Francesca Patanè. Senza valori, senza famiglia, senza educatori. Una città come tante di questo mondo malato e globalizzato dove tutto è a perdere, dove la violenza è sinonimo di forza e la prevaricazione strumento di potere. In ogni ambito sociale, in ogni fascia di popolazione, nelle piazze antistanti gli stadi e negli uffici delle Pubbliche Amministrazioni. Dove non lanciano pietre per ucciderti, ma ti spappolano l’anima. E tu in silenzio a subire. Dolore, quanto dolore. Tutto il dolore di un mondo orfano di padri e di madri. Di un mondo con tanti professori e nessun maestro di vita. Voltare pagina? Certo. Ripartire da zero. Imparare parole desuete e persino ridicole: amore, solidarietà, partecipazione, giustizia. Cominciare, a casa, da una tavola di nuovo apparecchiata – momento di condivisione sempre più raro in ogni famiglia del mondo – e continuare tra i banchi, fino alle aule di una Università davvero rinnovata.
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Ha ragione Francesca Patanè, bisogna ripartire da zero, ricominciare da capo, ripartire dalla famiglia, tornare ad educare i ragazzi, come si faceva una volta… dando importanza alla scuola, all’università, allo studio serio e responsabile, lottando altresì per eliminare i privilegi ed il nepotismo, cercando di dare valore al merito! Si riuscirà mai in questa impresa? Lo spero vivamente perché, da vecchia educatrice, allo stato attuale sento proprio di aver fallito i miei traguardi.
…all’università, in particolare, suggerirei profonde meditazioni sulla vacuità e corsi forzati di buddismo tantrico onde mitigare il delirante ed insopportabile egocentrismo che la pervade, succedaneo della passione scientifica sempre più rarefatta.