È forse questa la ragione per cui dovevano far fuori la professoressa Colella?

Un recente articolo de il Mondo sull’Università della Basilicata ha riproposto la vicenda del Dipartimento di Scienze geologiche, quella accademico-giudiziaria della Prof.ssa Albina Colella e quella sull’intreccio tra politica e magistratura locale attorno alla costruzione del complesso turistico “Marinagri”, un progetto da 200 milioni di euro realizzato sul delta del Fiume Agri, un’area ad alto rischio idrogeologico con un vincolo di inedificabilità assoluta imposto dal Piano di Assetto Idrogeologico (PAI).
Come è stato eluso il vincolo di inedificabilità? Lo stesso giorno in cui entra in vigore il PAI (14 gennaio 2002) viene presentata istanza per una variante, ritenuta illecita dagli inquirenti, che viene approvata (28 maggio 2002) dall’Autorità di Bacino – consulenti alcuni docenti del Dipartimento di Ingegneria e Fisica dell’Ambiente (DIFA) – sulla base di una relazione tecnica redatta dal figlio del patron di Marinagri, cioè dalla parte interessata all’edificazione del villaggio. Il complesso è stato così realizzato, beneficiando pure di un contributo pubblico di 26 milioni di euro.

Veniamo ai giorni nostri. Particolarmente illuminante è la lettura dell’ordinanza del GIP di Catanzaro, emessa il 29/04/08, che convalida il secondo sequestro preventivo del cantiere “Marinagri”, chiesto da De Magistris, nell’ambito dell’inchiesta “Toghe lucane” ed eseguito in via d’urgenza in data 14/04/08 dalla Guardia di Finanza di Catanzaro. L’ordinanza del GIP, convalidata dal Tribunale del Riesame di Catanzaro il 15/05/08, si basa anche su una perizia del geologo Carlo Alberto Vavalà che, partendo dalle caratteristiche idrogeologiche dell’area, dichiara la zona a rischio inondazione in quanto ubicata all’interno della fascia di pertinenza del fiume Agri e nel suo alveo di piena. «Il procedimento penale» si legge nell’ordinanza del GIP, «riguarda una serie di ipotesi di reato (corruzione, abuso di ufficio, associazione per delinquere, falso, truffa aggravata, abusi edilizi ed urbanistici), attribuite, in concorso tra loro (…) ad una serie di soggetti (…)».

Collegando tutto ciò alla vicenda Colella, possiamo cominciare a capire le ragioni dell’incredibile accanimento accademico-giudiziario nei suoi confronti. Albina Colella (ordinario di Geologia), esperta di ambienti deltizi e critica sulla gestione ambientale del territorio, poteva essere una mina vagante per il mega-progetto immobiliare, pomposamente denominato “Centro turistico ecologico integrato Marinagri”. Infatti, non sottoposta ad alcun controllo politico, nel novembre 2003 aveva denunciato scientificamente sulle televisioni nazionali i rischi geologici del sito unico delle scorie nucleari di Scanzano Ionico, mentre altri suoi quattro colleghi dell’Unibas, pur pagati dalla Regione Basilicata per una consulenza ad hoc, avevano taciuto. Un’analoga denuncia pubblica sul rischio idrogeologico di Marinagri sarebbe stata devastante, facendo perdere il requisito della cantierabilità e, quindi, il finanziamento pubblico. È azzardato ipotizzare che qualcuno abbia pensato di «far fuori», espressione usata in alcune intercettazioni telefoniche dell’inchiesta giudiziaria, la Prof.ssa Colella? Vediamo!
Due mesi dopo l’entrata in vigore del PAI e la contestuale richiesta della variante, il prof. A. Tamburro, attuale rettore, denunciava la Prof.ssa Colella per la gestione del progetto europeo Agrifluid sulle risorse idriche della Val d’Agri, peraltro molto elogiato dagli enti pubblici. La denuncia fu presentata alla Procura di Potenza dal pro-rettore, ing. Rosa Viparelli del DIFA, consulente dell’Autorità di Bacino sul rischio idraulico del fiume Agri. È la stessa Viparelli a firmare la sospensione facoltativa ad oltranza dal servizio (mai irrogata prima, neanche a docenti condannati in primo grado) della prof. Colella, ancora in fase di indagini preliminari. Il 4 giugno 2004 furono sequestrati un gommone per lo studio delle coste, un motore marino e un carrello rimorchio per imbarcazione, acquistati, secondo l’accusa, con i fondi europei non attinenti a quei beni; analoga accusa per l’acquisto di miscela per il gommone. In realtà, il mandato di pagamento indica che il motore ed il carrello, così come le spese di missione e di miscela, furono liquidati con fondi ministeriali MURST 40% riguardanti un progetto sulle coste, come si evince dal capitolo 02 del conto consuntivo dell’esercizio 1999. Inoltre, i mandati di pagamento, che si riferiscono sempre a fondi ministeriali, recano tutti una data antecedente a quella della concessione dei finanziamenti europei. Il 17 settembre 2004 la Prof.ssa Colella fu sottoposta a trenta giorni di domiciliari e ad una accanita delegittimazione mediatica sulla stampa regionale. Il responsabile delle indagini era il colonnello Pietro Gentili che, dopo essersi congedato, nel novembre 2004, diventò responsabile della sicurezza di Marinagri.

Questo articolo è stato in parte ripreso da: “Rinnovare le Istituzioni” col titolo: Colella e Marinagri.
Si consiglia anche la lettura dell’articolo di Francesca Patané: Colella-Tamburro chi vincerà l’ultimo match?

3 Risposte

  1. Il sospetto avanzato nell’articolo di Sottocornola è che la Colella, potesse dar fastidio attraverso i suoi studi e pareri tecnici contrari al progetto. Ma di questo, oltre che i giornalisti e i siti internet specializzati, dovrebbe occuparsi la Magistratura.
    Attendiamo gli eventi. Ma ripeto ancora una volta che il mio sito (Rinnovare le Istituzioni), insieme a ateneopalermitano, ateneopulito, quirinoparis, ilsensodellamisura, continuerà questa battaglia, attendendo che le indagini della magistratura facciano il loro corso.
    Paolo Padoin

  2. […] sono i dati di fatto. Le domande, le lascio emer­gere da chi — leg­gendo que­sto spunto — appro­fon­dirà que­sta sto­ria. Io, essendo uno scien­ziato ed un atti­vi­sta, ho tro­vato subito le rispo­ste alle mie […]

  3. Chi vincerà l’ultimo match?
    Spero la giustizia, ma quella vera!

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