Il Pm Carlo Lasperanza ha chiesto, il 20 giugno 2008, il rinvio a giudizio per tre docenti di una commissione concorsuale per un posto di professore ordinario di Statistica, bandito dalla Facoltà di Sociologia dell’Università di Roma “La Sapienza”. L’udienza preliminare (Gup Andrea Vardaro) si terrà il prossimo 28 ottobre con l’imputazione di abuso di atti d’ufficio e concorso in reato. Imputati tre commissari (Alfredo Rizzi, Roma-La Sapienza; Tonino Sclocco, Chieti-Pescara; Roberta Siciliano, Federico II di Napoli), Luciano Benadusi (per correità, dato il suo ruolo di Preside) e Mary Fraire (vincitrice del concorso). Merita riportare quanto richiesto dal Pm. Gli indagati, «agendo in concorso tra loro nelle rispettive qualità di candidata vincitrice di concorso (…) e di membri di maggioranza della commissione (…) adottando motivi non supportati da una corretta valutazione sulla produzione scientifica della candidata ed in contrasto con quanto previsto dalla legge (art. 4 del DPR 117/2000) e con i criteri stessi che la commissione si era prefissa in piena conformità a quanto previsto dalla surrichiamata normativa, in quanto i lavori della candidata non contenendo aspetti di innovatività nei contenuti disciplinari, non potevano essere selezionati e presentati tra le pubblicazioni scientifiche di un candidato ad una procedura di valutazione comparativa e quindi conseguentemente non potevano formare oggetto di valutazione comparativa nei confronti degli elaborati presentati dagli altri candidati che tale caratteristica invece avevano, attesa la carenza di requisiti di cui non si fa menzione alcuna nei verbali da parte della maggioranza della commissione che, abusando così del suo ufficio, al fine di procurare un ingiusto vantaggio anche di natura patrimoniale a Fraire Mary, la dichiarava vincitrice di concorso in danno di (…)». Gli altri due commissari (Lorenzo Fattorini, Siena; Giancarlo Diana, Padova) si dichiararono contrari alla decisione di maggioranza evidenziando la totale assenza di contributi metodologici originali ed una inadeguata collocazione editoriale della produzione scientifica della Prof.ssa Fraire. La denuncia fu presentata da uno dei candidati, il Prof. Tommaso Gastaldi, dopo la firma (2 febbraio 2007) della regolarità degli atti concorsuali da parte del rettore.
Pronta la risposta dell’avvocato Guido Calvi tutta incentrata sulla relazione dei due consulenti del Pm, i Proff. Fortunato Pesarin (Padova) e Bruno Chiandotto (Firenze) appartenenti entrambi allo stesso settore scientifico-disciplinare dei commissari e dei candidati. «Questa consulenza ha travalicato i limiti. Pretende di mettersi al posto di un organo come quello universitario. Non compete a nessuno se non all’università stabilire quale valutazione scientifica è stata fatta. Il giudizio delle commissioni è insindacabile. Quello che era stato chiesto ai consulenti era solo di valutare se c’era stato un abuso. Ora presenteremo una nostra consulenza di altissimo livello scientifico. La professoressa Fraire meritava quel titolo. Contesteremo anche la condotta dei consulenti che hanno travalicato i limiti del loro mandato. È scandaloso e inaccettabile. Lo dico anche da professore universitario.»
Nel frattempo la Prof.ssa Fraire è stata nominata dal CUN membro della commissione (costituita da tre docenti) che dovrà decidere della conferma nel ruolo di associato del Prof. Gastaldi. Che dire? Condividiamo quanto affermato da Gastaldi: «il CUN e i casi surreali della vita, ovvero quando gli eventi rari continuano a verificarsi».
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Niente più riesce a sorprendermi nell’Università italiana… Non ci si può tuttavia esimere dal porre un interrogativo: può un docente (Prof.ssa Fraire, imputato per irregolarità in atti concorsuali) essere coinvolto nella commissione concorsuale che dovrà giudicare l’attività dell’autore della denuncia a suo carico?
Ritengo che motivi di opportunità avrebbero dovuto suggerire scelte diverse.
Sarebbe interessante sapere cosa ne dice il codice etico dell’Università di casi come questo.
Non vale la pena spendere troppe parole se non per dire che la vita così si riduce a qualcosa d’assai più orribile del peggiore crimine perchè la storia di Gastaldi e Fraire (da fare un film) ci dimostra i livelli reali dell’attività universitaria, della professione forense, della umana convivenza. Viene in mente la vicenda dell’omicidio Marta Russo, che evidenziò la vile omertà che regna nell’accademia, la bieca impunità che copre ogni misfatto, perfino un assassinio così efferato, la stolta immoralità, carattere comune a tanti pseudoricercatori che non si vergognano ma si vantano di far solo il proprio lavoro, ignorando le caratteristiche d’indipendenza e onestà intellettuali che devon caratterizzare la figura del professore universitario di ruolo docg.
Addenda: se l’intervista al Prof. Tommaso Gastaldi http://current.com/items/88944622_concorsopoli_e_intervista_a_tommaso_gastaldi_da_theblog_tv
è stata giustamente inserita in RAI Educational la scrittura del Prof. Avv. Guido Calvi quale sede si merita (scienza giuridica, etica, civica…)?
…onore al Prof. Lorenzo Fattorini (senese doc, amico di chi scrive, ordinario di statistica) ed anche al patavino Prof. Giancarlo Diana per aver osato opporsi in commissione di concorso con una relazione di minoranza attestante apertis verbis la «…totale assenza di contributi metodologici originali ed una inadeguata collocazione editoriale della produzione scientifica della Prof.ssa Fraire». Qui è in gioco il rispetto umano minimo, la buona e la malafede marchiane, la decenza e l’oscenità: perchè su fatti del genere non si può nè si deve tergiversare nè dilazionare! Qui si tratta di scegliersi un ruolo tra criminale cialtroneria e credibile convivenza. Non è roba da disquisizione etica nè solo di rilevanza penale… Ogni limite di sopportazione possibile è valicato.
Ma perché non la finiamo con questa buffonata dei concorsi “all’italiana“? I concorsi servono oramai per lo più a riempire le gazzette locali di sapide storielle per titillare la morbosità del popolino, il quale è convinto che l’università sia solo un grande lupanare.
Oramai la stanca retorica concorsuale ha già predisposto i discorsi e le (scambievoli) arringhe della difesa e dell’accusa, nonché gli articoli che compariranno all’indomani sui giornali, buoni per difendere od esecrare chiunque e adatte a qualunque caso possibile: qualunque azzeccagarbugli può servirsene come un sofista per difendere una tesi, oppure la tesi opposta.
Si oscilla tra la difesa di una assoluta discrezionalità e il populismo per cui sembra che a decidere sulla carriera di un ricercatore debba essere la piazza (“volete Gesù o Barabba?”).
Il fatto è che il medesimo meccanismo dei concorsi “all’italiana” è qualche cosa di osceno e questa oscenità altro non è che il logico corollario di una caotica e non meno oscena organizzazione della vita universitaria, in cui gli obiettivi e i doveri di ciascuno non sono mai chiari, il meccanismo do-ut-des non è mai reso esplicito e la “meritocrazia” è solo un miraggio: nell’università del precariato e della pratica caporalesca dei “contratti” che qualcuno per darsi un tono da anglofono ha ridicolmente il coraggio di assimilare a tenure tracks, con miriadi di figure atipiche che rivestono ruoli anomali e tutte invariabilmente fuori posto: la prima vera riforma sarebbe la drastica riduzione delle figure operanti nell’università e la esatta definizione dei loro compiti, delle prospettive, tempi e modi del loro “Gradus ad Parnassum“, in modo che ciascuno sappia cosa deve fare per andare avanti e quando invece deve cambiar mestiere.
Ma il pesce puzza dalla testa: avere un volgo disperso a propria disposizione cui si può chiedere sottobanco tutto è utile per garantire dorate latitanze di chi si riempie la bocca con le “eccellenze”; poi magari si concede lo zuccherino all’asino con un concorso ad hoc (come lo sono tutti i concorsi), sorprendendosi persino, se purtroppo dopo lunghi ascetici digiuni, l’asino nel frattempo è morto.
Se non si impongono ferree regole a chi comanda, è inutile attendersi comportamenti virtuosi da parte di chi sta più giù nella graduatoria, soprattutto in un contesto in cui la mobilità e l’autonomia della ricerca non esistono.
A Siena tutto è pilotato dall’alto. Non si muove foglia che dio non voglia. Torna la città del silenzio e l’università è una corte di mandarini. Tutti gli altri son plebaglia cui il potere concede le baruffe paliesche come sfogo carnascialesco. Requiescat, o democrazia!
Io ho capito questo (ed è per questo che vorrei ‘entrare’):
1) gli ordinari e associati fanno lezione più o meno, gli esami e, se vogliono seguono qualche tesi, e poi non hanno alcun obbligo;
2) i ricercatori non hanno status giuridico per cui fanno solo nei primi tre anni e poi è praticamente impossibile imporre loro alcunché salvo che vogliano fare carriera e non si sa se e da chi dipendono;
Insomma, fare e studiare è un optional anche se gli stipendi non sono affatto i peggiori d’Europa e non per niente dalla GB e Francia vengono appena possono…la pacchia italiana è unica. Il mio prof. Ascheri non mi approverà (lui sconsiglia sempre i migliori a ‘entrare’) ma io ci voglio entrare lo stesso! Non sarà tanto, ma dove mai ho questa assoluta libertà di fare o non fare?
È il paradiso, superato qualche scoglio e detto qualche sì a qualche bischero che lo vuole…credetemi, signori miei! alla faccia anche di Brunetta, che in fatti non ci ha messo bocca, o sbaglio?
Servitor Vostro, pur di entrare,
Arlecchino
2) i ricercatori non hanno status giuridico per cui fanno solo nei primi tre anni e poi è praticamente impossibile imporre loro alcunché salvo che vogliano fare carriera e non si sa se e da chi dipendono;
(arlecchino)
Arlecchino, io avevo “capito” un’altra cosa, a proposito dei ricercatori di questa era (non quelli che sono entrati negli anni ’80 per grazia ricevuta), ossia che i ricercatori – n.b. oramai “i primi tre anni” sopraggiungono dopo dieci anni di precariato – insegnano talvolta più degli ordinari e costituiscono di fatto la “terza fascia”, onde per cui non capisco come mai non venga dichiarata ufficialmente tale, senza i tipici infingimenti che sono una delle cause della rovina dell’università (vedi il mio precedente post sulla confusione dei ruoli); gli ordinari – ovviamente non tutti, ma in percentuale brunettianamente significativa, se ne sbattono dell’immane e soverchiante burocrazia che sta soffocando l’università – indovina a chi tocca?-; che spesso gli studenti trovano in giro per le facoltà, solo sparuti ricercatori, le cui “vacanze”, con i “lauti” stipendi che prendono, dubito che durino tre mesi; che per i ricercatori insegnare è “spontaneamente obbligatorio”: benché il loro contributo sia oramai fondamentale alla copertura delle aumentate esigenze della didattica, mi pare assurdo che questo non sia in alcun modo riconosciuto da nessuno; che essi desidererebbero – senza offesa, e come sarebbe logico (se glielo consentissero)- dedicarsi un pochino anche alla ricerca. Non solo, ma se si eccettua il residuo brunettiano di “fannulloni”, i ricercatori non disdegnano affatto la didattica, e l’apprezzerebbero ancor di più laddove fosse possibile almeno insegnare ciò che hanno appreso, e non la didattica scadente ed approssimativa (mordi e fuggi), totalmente disgiunta dalla ricerca e dal livello richiesto per accedervi, ammannita dalle successive “riforme” che hanno ridotto l’università ad una scuola media inferiore.
Ma forse ho capito male e ho ascoltato voci fuorvianti.
Core ingrato: oggi sui quotidiani è apparsa la notizia di un ricorso ad un concorso svoltosi a Torino, in cui una canditata, ex amante del presidente della commissione, accusa costui di averla bocciata per gelosia. Scrive oggi il prof. Vattimo su La Stampa: “Ti faccio vincere, come ha spiegato la candidata esclusa, se «chini la testa» (alle 12,30, in auto, davanti all’istituto; e non certo per piangere o dormire).”
Ma insomma, cosa ci tocca sentire? I giornali si occupano di università solo quando c’è un po’ di sesso da sbattere in prima pagina, e il volgo si convince che quelli lì guadagnano 10.000 euro al mese, come ha scritto Il Giornale, solo per trombare (con rispetto parlando). Pare insomma che tutti facciano così e che l’università sia solo un gran lupanare, convizione che asseconda i propositi belluini ed iconoclasti del popolino in questa fase politica. Prosegue Vattimo: “Certo, le commissioni sono composte da più professori, la loro neutralità dovrebbe essere garantita; ma quel che succede in un concorso condiziona e prepara ciò che accadrà in quelli futuri. Ecco perché, tra l’altro, nessun candidato ingiustamente trattato ricorre mai ai tribunali; il giudizio di merito della commissione è insindacabile; e soprattutto, se metti in piazza le magagne del concorso che ti ha visto sconfitto non avrai mai più la possibilità di partecipare a un altro con qualche speranza di successo.”
Avrei solo un paio di osservazioni: 1) se le università sono monadi senza finestre, per definizione ostili alla mobilità, “autonome” in un senso perverso come rischia di essere il decantato federalismo bossiano, mi pare difficile che le cose possano andare altrimenti; 2) non è vero che “nessuno ricorre”; anzi, al contrario oramai quasi ogni concorso ha vichianamente il suo ricorso, ciò che arricchisce soprattutto vari azzeccarbugli, nel guazzabuglio di leggi che contraddicono sé stesse, fatte solo per consentire ai suddetti di pescare nel torbido guadagnando laute parcelle; c’è gente che va al concorso con l’avvocato (fra un po’ ci andranno col Whincester, modello Columbine) e francamente non riesco a figurarmi uno che diviene professore ad Harward seguendo le vie legali grazie all’intercessione di un azzeccagarbugli: nei posti seri tutto ciò è vieppiù inimmaginabile; infine, ritengo che l’eliminazione fisica e l’emarginazione degli indesiderati fuori-cordata avvenga anche per vie più sottili di quelle triviali che evidenzia il prof. Vattimo; 3) sul giudizio insindacabile delle commissioni: ma dovrebbero esserci delle assemblee popolari per provvedere al reclutamento universitario, del tipo “volete Gesù o Barabba”? Ma in quale sperduta landa dell’orbe terraqueo le cose vanno così? Nemmeno i tribunali del popolo della Cina di Mao Tze Tung. Escludendo casi espliciti di malaffare, alla fine l’elemento soggettivo del giudizio di persone che si ritengono esperte, temo che sia ineliminabile: il punto è che da noi si fa, ma non si dice: il ritagliare il concorso addosso a qualcuno è per lo più un succedaneo della cooptazione diretta, ma nessuno paga in solido per le scelte che compie, se queste si rivelano sbagliate: per questa ricerca ho bisogno di un tizio che sappia fare esattamente queste cose (bonus), ma se non c’è ricerca (malus), che differenza fa prendere un genio o un brocco come garzon di bottega per lavori di bassa didattica, a prezzo comunque modico e “senza nulla a pretendere”? Se non c’è valutazione di chi sta in alto, che differenza fa se c’è o non c’è ricerca nel suo istituto e nella mandria che governa? Questa è la struttura gerarchica e piramidale della nostra università, in cui di fatto il ricercatore non ha alcuna autonomia: una gerarchia che tuttavia si sfalda quando si tratta di definire compiti e responsabilità. Come potrebbe essere diversamente in una università ossificata dove nascita crescita riproduzione e morte si svolgono necessariamente e per forza di cose nello stesso luogo? Ripeto: il male a mio avviso è nella struttura stessa dell’università italiana, con questa eufemistica “autonomia” che ne ha solo accentuato il provincialismo, e i concorsi ne sono l’epifenomeno.
Stavrogin, bravo!
A me un professore che usurpa il titolo ma conta, amico di un potentisimo politico locale, dise: non abbiamo bisogno di professori, ma se vuoi vincere il concorso… sei disposto a dirmi sempre di si?
Lo mandai a fare in culo.
P. Fedeli ricercatore Santa Maria della Scala, poeta e scrittore.
P.S. Sono, o Stavrogin, naturalmente conscio che se continuerò a “cantare”, non potrò evitare dei colpi o una vendetta da parte delle istituzioni universitarie e politico-lobbistiche. Eppure il mio dovere socratico m’impone di… cantare, per fare migliore il paese e quei “colti” che ancora credono alla missione-cultura al pari di me. Diamo un paese migliore alle giovani generazioni (e non è retorica!).
La civiltà di una società si misura contando i Paolo Fedeli che ospita e ascolta e se la nostra è ridotta a mucillagine secondo la definizione dell’ultimo rapporto del Censis http://news.centrodiascolto.it/view/218739
analoghi commenti son acqua sorgiva che porta ristoro agli assetati di verità e dignità. Per chi non ha fegato né cuore nell’opporsi all’andazzo infame valga il motto degli eroici cattolici tedeschi che si opposero (fino alla morte) alla ferocia nazista dilagata a furor di popolo (e di magistrati, cattedratici, etc.): Etiam si omnes, ego no http://www.dialoghi.net/index.php/2007/07/etiam-si-omnes-ego-no
Complimenti, professore Loré! Ma in concreto su quanti docenti come Lei si può contare? Ascheri, se ho ben capito, l’han fatto fuori costringendolo ad andare a Roma, il Focardi sembrava che rivoluzionasse in bene e poi si è trovato invischiato nelle faccende di bilancio e di personale: penserà troppo alla Chiocciola? Quelli di Lettere sono di regime anziché intellettuali! Mai visto banalità più banali di quelle che scrivono su Metis, dove sta distinguendosi il prof. Belli.
Lui prima di diventare non so che al Monte dove è stato integrato al sistema è stato extraparlamentare, referendario con Ascheri (il mio babbo, uomo d’ordine, mi portava da ragazzino a vederli al banchino al Monte come si andasse allo zoo: urlavano persino al microfono!), poi non so se è stato in Alleanza democratica con Boldrini, il tutore di Tosi per Berlinguer, giornalista del giro Adornato ma messosi nel campo buono qui a Siena, poi DS poi PD. Itinerario normale per l’età?
OK per Fedeli ma non può tormentarci ogni giorno con messaggi e messaggi ripetitivi. Si calmi, che sicuramente gli fa bene ala salute, e porti problemi specifici, di tutti, non sempre la sua grande ingiustizia, che ormai la conosciamo. Portaci dati, facci sapere. Io non mi sono inventato quelo che vi ho raccontato. Ho chiesto, verificato, come bisogna fare sempre. Avete visto come hanno impallinato Raffaele Ascheri per una sciocchezza in cui si è fidato di Travaglio? Questi non aspettano altro, non potendo replicare alle cose giuste che scriviamo su questo blog. Nulla viene perdonato da questi ‘mozzorecchi’, così si chiamavano i sicari.
Ma tutto posso farlo solo anonimamente. Altrimenti quando mai mi prenderanno all’Università a vivere come in Paradiso se sapessero come la penso? Io striscio, saluto e ossequio tutti in attesa del gran giorno!!!
Stavorogin, mi consenta, non so che gli facciano fare come ricercatore per essere così ulcerato, ma io il posto di ricercatore lo vedo come la manna e nessuno di destra o sinistra ha chiesto che si blocchino questi concorsi burletta. Si appelli all’art. 5 se lo sfruttano, cioè alla 382 che prescrive solo un numero massimo di ore di impegno e null’altro salvo la prima verifica triennale che porta soldi, tanti per chi non ha praticamente obblighi.
E ci spieghi come si può evitare che si provino le attitudini alla ricerca di 100 e che ne arrivino solo 10 o anche meno. Questo succede in tutto il mondo, mi dicono i grandi.
Vostro umile Arlecchino
È vero, spesso son ripetitivo… ma ripetere a volte giova, specialmente in una città murata, del silenzio. “Metìs” -dove scrive la solita Piccinni e Belli da te citato oppure il … professor Boldrini ecc. -l’ho già denunciato come una nullità giornalistica, ultrabanale e vetrina per i sunnominati che sono dei portavoce di regime.
Anche le tivù locali sono strapiene di certi personaggi gabellati come “uomini di cultura” (e di potere) quando sono quasi tutti mezze tacche e, tranne la “materia paliesca”, ignorano … le cose del mondo e dell’arte…
Porterò anche dati… Come dici tu è meglio certo l’anonimato perché questi non aspettano altro, per salvare la faccia, che far querele, contando su una certa “giustizia”. Però chiederei a te e ad altri, di cercare una unità di intenti e di promuovere azioni antiregime e per rinnovare -almeno- la cultura a Siena da sempre monopolio degli pseudodemocratici e ora ex comunisti (c’è da rabbrividire).
Saluti
… come fare a non accogliere l’invito ad unire le forze vista la esiguità degli uomini disposti ad esporsi specie nella università e nella città in questione dove è difficile far mover foglia?!
… pur nel rischio di eccedere quanto a numero di commenti debbo aggiunger una doverosa segnalazione sempre a onor del vero: esiste per esempio e non è da poco tempo, data la collaudata militanza sia in ambito accademico che civico, un uomo che sempre è stato come il sottoscritto in prima linea quanto a battaglie civili e referendarie e mi riferisco con amicale passione al prode e colto Mario Ascheri!!!
Io ci sarò, spec. ora che, benché malridotto, sono uscito da pericolo mortale (a proposito della salute come diceva Arlecchino…). Vedremo se la mia ricerca sul Santa Maria della Scala verrà accolta dal Preside di Lettere che forse non fa parte della “cosca” ideologico-politica che colà domina e tiranneggia.
Tengo poi a precisare che la mia denuncia -lo dico per Arlecchino e altri- non è personalistica ma emblematica di una situazione, creata, fra l’altro, da Omar Calabrese… che ha pure preso un premio per la sensibilità su oncologia. …Ma chi ha dato un calcio in faccia al dr. Fedeli che da tre anni patisce di tale patologia!!??
Vallo a sentire a Sarzana al festival della Filosofia; ha già portato male all’Ulivo, ha distrutto la storia di San
Galgano, che altro può fare di danni?
Da Siena vengo a sapere che ha presentato il masgalano parlando a braccio. Sai che sforzo!
Rallegra più di Arlecchino a vedere con quale gravità dice le più grandi bischerate!
Vs. a.
…Infatti forse doveva restare in Comix ove pubblicava bischerate. E pensare che si paragonava a Eco -criticabile ma ha almeno scritto saggi e libri famosi in tutto il mondo. Di solito vedo queste gags di lorsignori in tivvù come digestivo. I nuovi comici.
I vari Paoli e Arlecchino mi sembra che sbaglino nel perseguitare Calabrese. Non esageriamo. Non è un personaggio minore? I grandi a Siena sono i vari Mussari, i Bisi, i due Monaci, il Ceccuzzi, futuro sindaco, quelli che continueranno a massacrare il MPS e a far vivere sempre più in questo mondo di concerti e galoppate più o meno controllate dalle scuderie e dal Fantino-capo grazie all’aiuto di una schiera infinita di gregari che sperano di salire nella gerarchia all’interno dell’oligarchia. Servendo prima e senza tentennamenti. È un mondo cortigiano, solo prosecuzione di quello mediceo.
Si dice che l’Istrice abbia speso un milione e 700mila euro per luglio. Non è pazzesco? come girano tutti questi soldi? Com’è possibile che il bubbone Siena non scoppi?
Archimede
Paolo, a me non frega tantissimo di Calabrese e delle sue storie tese, anche perché quando parlo di “ricerca”, di certo non penso alla scienza della comunicazione; ma vorrei tornare un attimo su un punto che ha sollevato Arlecchino:
«I ricercatori non hanno status giuridico per cui fanno solo nei primi tre anni e poi è praticamente impossibile imporre loro alcunché salvo che vogliano fare carriera e non si sa se e da chi dipendono».
(arlecchino)
Io non so bene a che genere di “ricercatori” alluda (avvocati?), ma quello che so è che la ricerca scientifica è un’impresa strutturata, che prevede gruppi di ricerca, progetti di ricerca (seri: non come la varie pagliacciate dei PAR ecc.), strumenti, contatti nazionali ed internazionali: l’organizzazione di tutto ciò spetta vieppiù agli ordinari, ed è per questo appunto che sono tali e che percepiscono il quintuplo dello stipendio dei ricercatori (pur insegnando quanto loro): se tutto ciò – come purtroppo accade spesso – non esiste a causa di latitanze dorate, omertà, furbizie, accidia giammai brunettianamente punite o solo esecrate da nessun “comitato” di valutazione (questo è il punto che mi sforzo di sottolineare: il pesce puzza dalla testa!), mi spieghi cosa vuoi che facciano un volgo disperso di precari e qualche sparuto ricercatore indaffarati per lo più a mettere insieme il pranzo con la cena? Per lo più insegnicchiano e basta e molti non hanno nemmeno uno studio dove studiare.
Si, la ricerca seria in Italia esiste solo in certi ambiti… poi vi sono-saranno i vari PAR… Occorre sollevare un moto di opinione pubblica e “sguinzagliare” serie procure a caccia dei magnaufo e dei “falsari”. O creare università alternative o non saprei… nell’attuale c o n g e r i e…
Si sbaglia però a sottovalutare gente come Calabrese che sarà pure un poco lungo d’orecchi, come si evince da prove documentarie, ma mette al lavoro pittori e fotografi, a scapito di altri – mi dicono dei testimoni oculari (pare).
Il suo amico Toti, “l’uomo della cultura senese”, quello dei vai e degli zendadi da lustrare, pare possa mettere al lavoro hostess e altro. (Resta da capire dov’è l’attualità della santa dell’Oca dopo che pure Woityla disse che le sue posizioni erano arretrate per l’oggi. Forse per il neopapista Toti la santa è attuale nella visione dell’Europa u n d e r lo papa santo…).
Il regime o sistema mafioso accademico politico si fonda su varie forze complementari. Mi rendo conto che abbatterlo è difficile ma quando ne va della ricerca e si infrangono regole (extra-lege) si può fare qualcosa. Certo, il pesce puzza dalla testa e… andrebbero riviste norme di ingaggio, concorsi, e poi far ripetere… l’anno agli asini.
…in ultima analisi le nefandezze legate ai concorsi (oramai una forma di cooptazione diretta, ma senza responsabilità, come invece accade nel modello americano) sono solo l’ultimo anello di una catena che comincia molto lontano: ne sono il logico corollario e non potranno essere eliminate se non riprendendo il bandolo della matassa fino a risalire ai nodi veri; onde per cui è ingenuo o forse ipocrita scandalizzarsi solo alla fine della catena, ossia affannarsi a chiudere la porta quando i buoi sono già fuggiti: è l’intera struttura dell’università e della ricerca, delle carriere, delle figure che si muovono su questo palcoscenico e del modo in cui vi si sta – da tempio del sapere è diventata quasi ufficio del catasto – che devono essere ribaltati, ponendo al centro il “core business” dell’impresa universitaria, ossia la formazione superiore e la ricerca (non lo spaccio di crediti, diplomi, improbabili qualifiche).
Oramai leggo stancamente articoli come quello di Vattimo o altri simili e mi viene in mente la riflessione di Woody Allen quando diceva: «smisi di credere ai propositi di suicidio di mia moglie, quando la vidi ciclostilare le lettere d’addio»; qui, porca miseria, se andiamo oltre i casi eclatanti che finiscono sui giornali (in genere per i loro risvolti boccacceschi), vediamo costantemente all’opera studi di azzeccagarbugli sguazzanti nel profluvio di norme e contronorme, casuisti che ingrassano con l’incertezza del diritto, alacremente impegnati a ciclostilare ricorsi tutti uguali, adatti per ogni circostanza e per ogni genere di concorso, cosicché il popolino si fa l’idea che per entrare all’università, più che un po’ di sale in zucca, occorra innanzitutto un buon avvocato: un avvocato, appunto, enigmaticamente una volta mi rivelò che intraprendere un’azione legale sovente “conviene” (a lui, I suppose!); si tratta di vedere chi è il pollo da spennare, ossia se economicamente regge la botta di una procedura giudiziaria che può durare anni, e che tipo di protezioni accademico-politico-familiari ha, onde evitare pericolose ritorsioni: in questo clima, vuoi che per l’oscuro figliolo di un agricoltore molisano valgano solo “i titoli”? Vuoi che trionfi “l’eccellenza”? Ma in quale paese civile si vedono cose del genere? C’è solo da vergognarsi. Ma nessuno, diconsi nessuno, mette mano a questo problema: neanche il piccolo sforzo di stilare la famosa lista di idoneità nazionale per i concorsi di ricercatore, è stato compiuto. Eppure i principi sarebbero semplici: la valutazione è possibile su basi oggettive, come accade in tutte le terre emerse, e anche quel residuo ineliminabile di giudizio soggettivo o “expertise” può essere aggiogato a meccanismi espliciti di sanzionamento, quando non venga esercitato responsabilmente: ma perché non lo si fa?
Quanto detto è giustissimo. Ormai viviamo perennemente in un mondo mafioso col concorso degli ex ribelli che volevano cambiare il mondo e ritrovatisi, grazie ad amicizie e lobbies, nuova borghesia (un tempo gridavano con le pezze al culo addirittura Viva Le BR! Ora anche qui son “professori” accademici… Ne conosco, ne conosco!).
E’ difficile smuovere tutto questo mondo mafioso. Nel mio caso io mi trovo dei cortigiani che hanno smanie di arruffianamento. Neopapisti e comunistacci in salsa stemperata.
Come dice l’Ascheri: ti voglion ricattare… i soliti “baroni plebei”! (Ma che facce! Roba che neppure i più trucidi della Commedia dell’Arte! Non fo nomi… basta accendere le tivvù locali, quelle masoniane…).
«Il regime o sistema mafioso accademico politico si fonda su varie forze complementari. Mi rendo conto che abbatterlo è difficile ma quando ne va della ricerca e si infrangono regole (extra-lege) si può fare qualcosa. Certo, il pesce puzza dalla testa e… andrebbero riviste norme di ingaggio, concorsi, e poi far ripetere… l’anno agli asini.»
(Paolo)
Ahime, Paolo, cosa dobbiamo concludere? Leggo su un quotidiano, a proposito dell’esperimento che sarà effettuato grazie al superacceleratore che ho citato in un precedente messaggio (quello di 26 km che a Siena nemmeno ci entrerebbe): “fermate il Big Bang di Ginevra o il 10 settembre finirà il mondo”: c’è chi teme che possa creare un mini buco nero, che inghiottirà la Terra.
In fondo mi verrebbe da dire speriamo!, e concludere con Zeno Cosini (inetto a vivere): «Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno piú, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ piú ammalato, ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.»
Sei apocalittico – meglio però non essere integrato, sarebbe come essere un laido mafioso, e qui come nel Paese ce ne sono tantissimi. Scoccia solo essere S-governati da imbecilli, idioti, ruffiani e cortigiani con le loro pupattole sceme e i loro ignobili portaborse. Il prof. Bonacci (Cartaepenna ed.) mi ha regalato suo libro. Quello che riprende gli studi einsteiniani. Il tempo è nulla. E qui siamo ancora al pascoliano “atomo del male”. Ma intanto ingrassano i nostri “professori” amici degli assessori e dei neopodestà.
Soggiungo che nelle casse della ricerca italiana il “buco nero” c’è già stato: forse erano test preliminari del diabolico ordigno svizzero.
Qui si sanno anche i nomi e me li ha detti un personaggio importantissimo dell’università. Ma si vorrà mai fare pulizia e creare una vera università e una vera ricerca? O carnevale sempre impazza?
Caro Paolo, chiunque, anche i muri, sa chi è che nell’università è presente, lavora, produce, fa il suo mestiere con competenza ed onestà, e chi invece si è guadagnato una sorta di diritto all’impunità, per cui può anche omettere di farsi vedere in giro per la normale attività didattica, di ricerca (che solitamente, salvo che per i Metafisici, la si fa in un contesto) e gli obblighi burocratici: con linguaggio vagamente allusivo, si è soliti classificare i docenti come “professori che vengono” e “professori che non vengono”, quasi che “non venire” fosse un’opzione legittima; io dispero che si riesca mai a sanzionare certi comportamenti esecrabili, potando cospicuamente gli stipendi di questi ultimi soggetti, ma non capisco perché nel frattempo non si provveda viceversa a premiare in solido i primi: il mio è un “brunettismo” positivo; in certe università straniere a cui si allude sempre nel dibattito nostrano, anche per spostare un foglio da una scrivania all’altra ti dicono in anticipo quanto ti pagano; da noi viceversa, vi è gente che in modo apparentemente scontato (con nonnismo casermeccio) si ritiene essere tenuta a svolgere a titolo del tutto gratuito un surplus di lavoro per consentire ad altri dorate latitanze perenni: perché? Eppure anche qui i provvedimenti sarebbero semplici: se mi chiedi sistematicamente di svolgere mansioni che non mi spettano e addirittura non previste dal mio contratto, pagami, o comunque dimmi cosa ottengo in cambio (possibilmente non un aristocratico “v’esibisco la mia protezione”!), regola aurea che vale anche per gli uscieri, quando si rifiutano di fare le fotocopie, in quanto non previste dal loro contratto. Vedresti che certe cose andrebbero a posto da sé: buona parte del malcostume attuale è dovuto a mio avviso proprio alla confusione di ruoli e alla sicurezza da parte di alcuni, di poter disporre sempre di un vasto servaggio della gleba: paria del regno, manodopera a basso costo a cui si può chiedere tutto. Ma qui torniamo al tema del messaggio precedente (tout se tient), ossia al fatto che difficilmente si potrà risolvere la faccenda dei concorsi, se non si rimette un po’ d’ordine nel modo stesso in cui si sta dentro l’università, nelle figure che popolano questo palcoscenico, il Gradus ad Paranssum dei giovani ricercatori, dalla laurea alla cattedra, nei diritti e doveri di ciascuno; ma francamente non vedo in giro una gran voglia di farlo.
Concordo sempre col tuo buon senso, amico virtuale. Voglio qui far notare ancora: mentre il MPS Fondazione ha silurato la mia ricerca, sta facendo grancassa per quella pubblicazione sui Terzi di città, con tanto di attori, cabarettisti e autorità (forse santificate sul modello di un signore coi baffetti).
Sulle “mende” ti dico anche questo. Quando la mia ricerca si spostò sulla Psichiatria e Criminologia andai a Lettere e mi fu assicurato che esisteva tutta l’Opera di Foucault, come quella di Jung (che avevo consultato). Invece non era così e feci richiedere subito Gli anormali di Foucault, opera fondamentale anche per (come si è visto ora sulla stampa nazionale) la ipostatizzazione del deviante da parte di Foucault -la denuncia, diciam così- è di un ex maoista ora prof. “basagliano”.
Da questi pochi elementi si vede come anche una ricerca come la mia sia silurata e non c’è alcuna voglia di provvedere alle mende se non espressamente denunciate. Certo, meglio, in questa orribile cittadina, sentir parlare alla tivvù masoniana i vari palloni gonfati e i ciarlatani che smarronano e cianciano sempre delle sante dell’Oca o di Meo di Pero o dei cavalli poco scossi…
Ma se lo Stato italiano… cioè noi… spende 4 miliardi e mezzo l’anno per mantenere il Clero… come si potrà mai pensare che si possano rinforzare le casse della ricerca, dell’Università, della scuola ecc… Non ci sono i denari…
Il pesce puzza dalla testa… Abbiamo politicanti, non politici che decidono… Ancora il popolo italiano non si è reso conto? Mi piacerebbe venisse rivista la legge sull’8 per mille… in sostanza rivedere il Concordato tra Stato e Chiesa…
Sia la destra che la sinistra… non lo faranno mai… Troppi interessi… e ipocrisie…
Proporrei un referendum… ”L’8 per mille alla ricerca… ”Oppure mantenessero il clero i credenti…
È pura utopia… lo so… Ma intanto, butto un sasso nel fiume… sperando che i cerchi formatisi s’estendano all’infinito… Non si sa mai!!!!
Silvia the fox
… l’otto per mille alla ricerca se stesse a cuore la tutela di vita, salute, dignità, libertà, ma si ha una idea sommaria e distorta del sapere scientifico che porta oggi ad indulgere non alle illusioni di riti e miti, sogni e fiabe, bensì alla ancor più deleteria sottomissione agli inganni truffaldini dei potenti di turno. La depressa inerzia collettiva spiana la strada ai criminali naturalmente solidali in disegni devastanti per l’ambiente ed il benessere della collettività: bene è descritta questa allarmante situazione dal New York Times http://www.pietroburgo.it/forum.aspx?f=1&t=7140&p=1
… ed anche questo episodio è stato scandito dalla disonestà delinquenziale della stampa nostrana, asservita fino alla più squallida ed evidente menzogna agli interessi illeciti di politici, magistrati, imprenditori saldamente al potere in Italia: basta esaminare per pochi secondi in http://it.youtube.com/watch?v=m-e8mGXl7Rw quel che è stato riferito sull’evento dal primo telegiornale della rete pubblica grazie a un direttore, Gianni Riotta, la cui condotta da sola – sul piano giuridico – non solo ci dovrebbe esentare dal canone ma obbligherebbe ad un risarcimento dei danni subiti dai cittadini italiani. Da cattedratico di materia anche criminologica potrei elaborare uno studio sul tema: il fatto è che qui non c’è più nulla da studiare, perché il degrado è tale che, in altre epoche, con nemici meno visibili, i nostri antenati riuscirono a cacciare cialtroni criminali che condizionavano le loro esistenze. Oggi si ingoia qualsiasi liquame e non si va oltre la mestizia della battuta magari a sostegno dell’insultante raggiro, senza alcun rispetto neppure per i nostri minori …
… per completezza aggiungo che oggi Grillo è fra i rari esempi di informazione che si riferisce al sapere scientifico nell’affrontare i singoli fatti: trattasi quindi di un’opera non di convincimento ma di collegamento fra utenza e scienza; se si riflette si può ben valutare chi ci somministra così indegne falsificazioni della realtà e della cronaca: http://it.youtube.com/watch?v=pBJLhFEOlfE&feature=related
… Riotta, a spese nostre (in tutti i sensi), sentenzia dal TG1 che i seguaci di Beppe Grillo sono solo coloro che scrivono parolacce nelle latrine degli stadi: a costoro vanno aggiunti però il Magistrato Luigi De Magistris, il Professor Paul Connett, il Magistrato Antonio Ingroia successore di Paolo Borsellino ed il sottoscritto Professor Cosimo Loré, come ben emerge da questo blog e da http://grillorama.beppegrillo.it/vday08/index.php?s_pdt=area
Prof. Loré è in buona compagnia. Nel marciume esistente e nel conformismo imperante (ormai si S-ragiona per binomi, nel caso migliore… La dialettica è cosa utopistica) esistono fortunatamente persone degne -io ne conosco- anche se risultano una minoranza. Certo, fa più chiasso un attor comico o un prof messo lì da cosche al servizio della casta e casta essi stessi. A Siena ce ne sono esempi su esempi, come lei ben sa. Silurare la mia ricerca è atto criminale e lo han fatto con nonchalance quelli del Gotha della “Sinistra” (fa quasi vomitare essere di sinistra… almeno in tal senso). Han preferito, i politicanti intriganti locali, le carnevalate. Debbo dire che quando lavoravo in una stanza universitaria messami a disposizione dal prof Sartorelli e presentai saggi su Chiarugi, Jung, ecc. anche i “Basagliani” mi liquidarono dicendo che “non ci sono quattrini“. Magari per le loro porcate ci sono eccome!!! Basta arruffianarsi al sindaco di turno e fare i leccac…, come è costume qui, a Siena. E non solo.
E pensare che ho studiato statistica sul libro Fraire – Rizzi… lo toglieranno dai testi d’esame, spero…!!!!!!?????????
Io ho visto un autore mentre lo “scriveva”. Ah, no, scusate, “ritagliava”. Aveva sulla scrivania un paio di forbici col manico nero e una miriade di pezzettini ritagliati da numerosi altri libri che venivano poi incollati su un supporto.
>E pensare che ho studiato statistica sul libro Fraire – Rizzi… lo toglieranno dai testi d’esame, spero…!!!!!!?????????
Why do you say that?
Don’t you know that Prof. Alfredo Rizzi is a genius?
http://www.datatime.eu/public/geniuses/AlfredoRizzi_PrimalityTests.htm
You should congratulate him:
http://rivista-statistica.cib.unibo.it/article/view/1291/697
in fact, i have heard he has been proposed (by the Brown Farm) for the “field” prize.
Not to be mistaken with the “Fields medal”. The “field” prize is not for contribution in mathematics:
http://www.browfarm.co.uk/potato_field.htm
-Pam
http://socialeanimale.wordpress.com/2008/11/16/la-mafia-accademica-gli-imbrogli-nelle-universita-italiane/
http://roma.repubblica.it/dettaglio/Docenti-a-giudizio-per-il-concorso-truccato/1503010
Povera Italia!
The scientific community noted in a public scientific discussion that he doesn’t have any paper on citeseer:
https://groups.google.com/group/sci.crypt/browse_thread/thread/3dc713a64776d7ff?hl=it
“when looking for papers he had written. Seems he edited a volume of
conference proceedings once, but as far as citeseer goes, that’s it –
seems he has no well-established published original work at all.
Even the paper you refer to isn’t in citeseer …
But that sort of thing happens in academia in other places than in
Italy. People who don’t deserve promotion or tenure get it because of
who they know or for other academic political reasons. It’s not usually so blatant though.” .