Giorgio Federici. A cosa serve un Codice Etico all’Università? Per le università italiane che lo hanno fatto ha significato fornire una risposta agli interrogativi della società civile di fronte ai troppi scandali che di recente hanno coinvolto gli atenei. Il Codice Etico approvato, con qualche astensione, dagli organi accademici dell’Ateneo fiorentino può migliorare l’immagine sociale dell’Università? Lo vedremo alla prova dei fatti. L’etica andrebbe praticata e non solo regolamentata. La società civile giudicherà dai comportamenti reali e non dalle dichiarazioni. Non è stato certo per assenza di codici etici che abbiamo assistito all’uso distorto dell’autonomia universitaria che ha così fortemente nuociuto al degrado dell’immagine sociale e all’autorevolezza dell’Università.
(…) Il punto g) dell’art. 3 del Codice etico di Firenze recita: “astenersi da comportamenti che possano risultare lesivi della dignità della struttura universitaria”. Il che significa che questo mio scritto, di sostanziale critica al testo approvato del Codice Etico, è forse l’ultimo, prima che io possa essere accusato di “ledere la dignità della struttura universitaria”.
(…) Il “combinato disposto” fra Etica e Codice di Comportamento potrebbe indurre effetti devastanti in termini di conflittualità, senza risolvere il problema di sostanza che la società civile si aspetta: non una università etica ma semplicemente una università che funzioni, che rispetti alcune regole di correttezza elementari, che faccia il suo mestiere. Una università che sia utile alla società che cambia e non un luogo di privilegio.
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