Inauguriamo la categoria “Codice etico” con l’articolo di Lucia Lazzerini (già apparso su: “Università-Notizie, maggio/giugno 2008; “Agenda Coscioni”, luglio 2008; ateneopulito) che evidenzia il rischio che i Codici etici autogestiti dalle singole università possano trasformarsi in subdoli strumenti per colpire il dissenso.
Da Bari a Firenze, parola d’ordine: predicare bene
“CODICI ETICI” PER RIFARSI LA VERGINITA’
Lucia Lazzerini. Una nuova parola d’ordine sta circolando nelle università italiane: «ci vuole un Codice etico». Non bastavano le decine di moduli demenziali da riempire, i consigli di facoltà, di corso di laurea, di dipartimento; le commissioni e le consulte; le assemblee logorroiche dove spesso non si riesce neppure a capire di che cosa si va sproloquiando, e per qual motivo a pochi mesi da una riforma ne debba subito partire un’altra, sempre magnificata dalle cricche egemoni come una palingenesi salvifica (ma che poi, a cose fatte, si rivela l’ennesimo bidone). Il continuo vaniloquio e la stolida vessazione burocratica sembrano funzionali a un unico scopo: distogliere l’attenzione dai problemi veri. Che sono tremendi: citerò soltanto, per la mia facoltà, lo smantellamento di settori disciplinari fondamentali, dove ai professori di fama internazionale che lasciano la cattedra subentrano – in nome dell’austerità finanziaria, inevitabile conseguenza dei tanti sprechi – pivellini il cui valore scientifico è ancora tutto da dimostrare; o i corsi di laurea magistrale affidati a ricercatori di livello men che mediocre (e qui davvero dovrebbe intervenire il Garante: chi prosegue gli studi e paga le tasse per ottenere un titolo qualificato avrebbe tutto il diritto di seguire lezioni tenute da docenti di riconosciuta “piena maturità scientifica”).
Filed under: Codice etico | 4 Comments »