Filed under: Apparentemente personale, Diritti negati, Per riflettere, Quelli dell'uva puttanella, Sentenza, Trasparenza o invisibilità? | Tagged: Angelo Riccaboni, Diffamazione a mezzo blog, Dispositivo di sentenza, Giovanni Grasso, Querela, Tribunale penale di Siena | 2 Comments »
Dispositivo di sentenza del processo a Giovanni Grasso querelato da Angelo Riccaboni
Il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione sulla sanità
Cantone e i «primari in reparto senza concorso»
Presidente Anac denuncia: «è una patologia del sistema»
(DIRE – Notiziario settimanale Sanità) Roma, 5 ottobre 2016 – «Esistono dei reparti ospedalieri gestiti da anni da primari che non hanno mai fatto un concorso, e questa è una patologia del sistema». Così il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, in occasione del dibattito dal titolo “Gare centralizzate, spending review e sostenibilità Ssn: come garantire innovazione, qualità, trasparenza e sicurezza per il paziente”, organizzato dall’Acoi all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Il numero uno dell’Autorità nazionale anticorruzione ha ribadito che la sanità «è politicizzata e la scelta dei primari spesso non avviene per merito». In questo senso «è stato un disastro aver attribuito alle Regioni la responsabilità a 360 gradi». E non si è fermato qui.
Tra problemi anche ingerenza politica – «L’ingerenza politica è uno tra i problemi della sanità italiana. In molti casi si è verificato un legame fra sanità, politica e criminalità organizzata, che nasce per esempio dalle considerazioni sugli scioglimenti delle aziende ospedaliere e delle Asl. Purtroppo, c’è una forte influenza della politica, che in alcune zone significa anche un pezzo dell’influenza della criminalità».
Contro corruzione non basta semplificare – «Non basta semplificare le procedure», per combattere la corruzione nella sanità, «perché significa mettere accanto gli strumenti che evitino che la semplificazione sia peggiore. Noi ad esempio pensiamo sia importante provvedere a dei sistemi di aggregazione, accompagnati da garanzie che sono quelle di trasparenza e controllo delle procedure, che riguardino i meccanismi di spesa. Credo che quello degli acquisti e dei meccanismi collegati agli appalti sia uno dei principali» ambiti di intervento, ha aggiunto Cantone. «Ma ne esistono altri che riguardano la gestione delle strutture, in cui molto spesso non viene premiato il merito ma altri criteri. Questo è più complicato da affrontare».
Più trasparenza su centrali uniche committenza – «Quando creiamo le centrali uniche di committenza, creiamo anche centri di potere, non per forza in senso negativo. Dobbiamo però ampliare i sistemi di controllo della trasparenza, altrimenti la questione diventa pericolosa. Le centrali uniche di committenza sono una scelta obbligata nella logica di efficienza e risparmio: qual è quindi l’idea del codice dei contratti? Valutare la qualità ma individuare dei paletti di controllo».
Più alto tasso di proroghe e rinnovi appalti – «Le giustificazioni sugli sprechi in sanità sono quasi sempre legate a problemi burocratici. Spesso nel nostro Paese ci si preoccupava più di come far partire gli appalti, piuttosto che di come andavano a finire. Nella sanità questo è uno dei problemi, ma ce ne sono altri. Il tema principale riguarda i meccanismi di programmazione della spesa: in sanità c’è il più alto tasso di proroghe e rinnovi di appalti, spesso a prezzi non concordati e non in linea con il mercato», ha spiegato Cantone. «Io non sono in grado di certificare gli sprechi, ma sicuramente tutto questo porta a inefficienza e corruzione, oltre che a mancati servizi».
Filed under: Per riflettere, Quelli dell'uva puttanella, Trasparenza o invisibilità? | Tagged: Anac, Appalti, Committenza, Corruzione, Criminalità organizzata, Primari, Raffaele Cantone, Sanità, Trasparenza | Leave a comment »
Le elezioni per eleggere il rettore dell’Università di Siena potrebbero essere sospese
Inizia oggi la seconda giornata di votazione, per l’elezione del nuovo rettore dell’università di Siena, con una grana che potrebbe compromettere il regolare svolgimento della competizione. In precedenza, nella prima e seconda votazione, risultava eletto il candidato che otteneva un numero di voti pari alla maggioranza assoluta degli aventi diritto. Invece, l’attuale rettore ha abbassato il quorum del secondo turno in modo da far eleggere «il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei votanti». In tal modo, oggi, basterebbero cinquanta voti a Frati per essere eletto rettore. Ed è questa la ragione che, ieri, ha spinto Rossi a ritirare la sua candidatura. Purtroppo, però, la formulazione adottata non solo è atipica, ma è mal formulata, confusa, non chiara e soggetta a interpretazioni diverse. Il sindacato Usb P.I., che al primo turno aveva convinto il personale tecnico e amministrativo a disertare le urne, a causa del voto ponderato (ogni preferenza espressa vale 0,084 voti), in questa seconda tornata ha invitato il personale a votare in massa perché ritiene che la dizione «maggioranza assoluta dei votanti» implichi che un votante, quindi una persona, valga uno e che non sia ponderabile. Pertanto, il quorum richiesto non sarebbe circa 360 (con un’affluenza alle urne di poco superiore al primo turno) ma più del doppio. Si potrebbero sollevare altri punti, che mettono in risalto le difformità in materia elettorale tra Statuto, Regolamento elettorale e Decreto di indizione delle votazioni, che hanno comportato e comportano interpretazioni autentiche. A nulla vale invocare la ratio sottesa nei commi precedenti dell’articolo 27 dello Statuto o l’articolo 34, comma 4 del Regolamento elettorale. Lo Statuto è la carta costituzionale del nostro Ateneo, che prevale su tutti i regolamenti e, inoltre, l’assenza del Regolamento Generale (che disciplina l’organizzazione e il funzionamento dell’Ateneo e l’attuazione dello Statuto) aggrava, ulteriormente, il disordine strutturale e l’inefficienza endemica della nostra università.
L’espressione massima della democrazia, il momento elettorale, ha come presupposti ineliminabili la certezza delle regole e delle procedure, la trasparenza e l’individuazione chiara del quorum elettorale. Non può dipendere da eventuali interpretazioni autentiche, espresse durante le votazioni. Mi rendo conto dell’arduo compito che spetta alla Commissione elettorale! Ritengo, molto modestamente, che allo stato attuale si debbano sospendere le procedure di voto e la Commissione elettorale dovrebbe approntare immediatamente le opportune modifiche di Statuto e del Regolamento elettorale e rinviare le elezioni a settembre-ottobre. Infine, la Commissione dovrebbe adottare un differente programma per le elezioni telematiche, perché tra gli elettori è diffuso il sospetto (secondo me non giustificato) dell’assenza di segretezza del voto, che potrebbe aver condizionato psicologicamente gli elettori.
Pubblicato anche da:
– il Cittadino online (22 giugno 2016) con lo stesso titolo.
Filed under: Candidati alla elezione del Rettore, Emergenze, Per riflettere, Quelli dell'uva puttanella, Trasparenza o invisibilità? | Tagged: Commissione elettorale, Elezioni 2016, Quorum, Regolamento generale d'Ateneo, Rettore, Sospensione, Sospensione del voto, Statuto, Università di Siena | 3 Comments »
«Grasso ha portato delle cifre che mettono in dubbio questo mantra dell’Università di Siena risanata! Perché tutti zitti?»
Spigolature senesi tratte dalla trasmissione “di Sabato” (16 aprile 2016) di Radio Siena TV.
Magrini. Sull’Università sorprende un po’ una cosa. A volte mi sorprendono le cose di questa città, forse perché vedendola da lontano per tutta la settimana …, mi sorprendono. Nella stessa trasmissione, lì dove sei ora seduto te, c’è stato, prima, il rettore: ha raccontato le sue cose. Poi c’è stato Giovanni Grasso, che ha raccontato altre cose, altri fatti e non altre opinioni, dicendo anche cose che, se fossi stato il Direttore amministrativo dell’Università e magari il Grasso non avesse avuto ragione, avrei detto: no! Non è mica così! E, invece, tutti zitti, sotto traccia. Non va bene. Grasso ha portato delle cifre che mettono in dubbio questo mantra dell’Università di Siena risanata, che circola da tutte le parti. E perché nessuno dice: no!
Piccini. Io l’ho detto!
Magrini. Non sto dicendo di te.
Piccini. Io l’ho scritto. Che questo mantra non era vero, l’ho scritto. Tanto è vero che Riccaboni, poi, si è anche un po’ adirato, e m’ha detto che voleva confrontarsi davanti a un giudice. Fra l’altro non capisco, perché quando uno solleva appunto dei dubbi su un bilancio … basta rispondere. Si risponde coi numeri. Non è che io ti parlo di un consuntivo e tu mi presenti un preventivo. Le cose non funzionano. Cioè, si fanno gli zucchini con gli zucchini, le carote con le carote. Poi, voglio dire, anche questa storia di minacciare sempre di querela tutti quelli che parlano, quando, per esempio, se fosse andato avanti, Riccaboni avrebbe pagato con i soldi dell’Università; io avrei dovuto pagare con i soldi miei, di tasca. Cioè mi sembra una cosa diseguale, quanto meno. Però, io questa cosa l’ho scritta.
Magrini. Però, anche lì, quel bel palazzo, il Palazzo comunale… Non s’è sempre detto che l’Università è il polo trainante della città? Interesserà capire se l’Università è risanata o non è risanata?
Piccini. Ma sai… Noi, quando siamo stati in Consiglio comunale con l’esperienza delle liste civiche, abbiamo chiesto ripetutamente di fare delle sedute monografiche con le varie realtà cittadine, anche perché in questo modo il Consiglio comunale acquista un ruolo di centralità. Mi sembra che questa abitudine sia stata perduta e siamo tornati agli incontri riservati.
Filed under: Per riflettere, Quelli dell'uva puttanella, Trasparenza o invisibilità? | Tagged: Bilanci, Daniele Magrini, Giovanni Grasso, Pierluigi Piccini, Risanamento, Siena, Università | 4 Comments »
Riccaboni dixit: «se voi andate in mensa ci sono moltissimi ragazzi colorati, persone che si vede chiaramente che non sono italiane»
Di seguito la trascrizione integrale della seconda parte dell’intervista di Daniele Magrini al Rettore (Radio Siena TV, di Sabato, 19 marzo 2016).
Magrini. Allora, veniamo al tema delle iscrizioni; cioè io ho visto che tutti gli atenei, tutte le università in Italia hanno avuto una flessione nelle iscrizioni, probabilmente anche in relazione alla situazione generale. Siena negli ultimi 5 anni ha perso circa 3.000 forse 3.500 iscritti a partire dal 2011, facendo il conto, mi pare – correggimi se sbaglio – che è una cifra in linea con la tendenza nazionale o un po’ più forte, com’è?
Riccaboni. Ma diciamo, anche su questo ti ringrazio dell’opportunità di parlarne, perché almeno così si sfatano alcuni miti. Allora, noi abbiamo avuto 15.775 iscritti nel 2014/2015. Diciamo che questa dimensione fra i 15 e i 17 mila è la nostra dimensione naturale. Ci sono stati degli anni in cui siamo stati anche vicini a ventimila, però, vorrei ricordare una cosa, perché se non si guardano i dati è difficile capire. C’era stato e parlo degli anni dal 2004 al 2007 la possibilità da parte del Ministero di riconoscere, a istituzioni come le Forze Armate, il percorso di carriera per arrivare a laurearsi. Noi in quegli anni abbiamo avuto 9.800 iscritti delle Forze dell’ordine. Allora se noi avevamo 19.500 studenti meno, in media, 2.500 all’anno ritorniamo a quel numero di 17 mila che è il nostro ordine di grandezza; quindi i 17 mila rispetto ai 15.775 dell’anno scorso è più che in linea con la dinamica nazionale. Ma noi abbiamo fatto anche un altro studio e abbiamo visto che negli ultimi tre anni – perché mi sia consentito che negli anni della grande crisi non è facile fare dei confronti con quegli anni – negli ultimi tre anni la nostra riduzione, rispetto alla media nazionale, è stata totalmente in linea; quindi, questo è un buon risultato, tenendo conto che Siena – questo va detto perché vorrei anche che ci fosse consapevolezza della qualità del nostro Ateneo – nelle classifiche del Censis, lo sappiamo, è sempre ai primi posti; ma quello che conta molto è la provenienza degli studenti da fuori regione; noi siamo i primi, in Toscana, per la provenienza da fuori regione; in particolare siamo i primi per la presenza, fra le lauree magistrali, di studenti stranieri; e questo lo dico perché era uno degli assi del mio mandato; e noi nelle lauree magistrali – tu sai che ora ci sono lauree triennali, i primi tre anni, e poi le lauree magistrali, i due anni – nei due anni della laurea più avanzata, in questi ultimi tre anni siamo passati dal 5% degli stranieri, al 10% degli stranieri, al 16% degli stranieri; questo penso che la città cominci a vederlo; cioè, se voi andate in mensa, o a San Francesco o a San Miniato, ci sono moltissimi ragazzi colorati, persone che si vede chiaramente che non sono italiane e questa è stata una grande attrattività di Siena che ha, probabilmente, aiutato a controbilanciare la riduzione degli italiani.
Magrini. Allora, è cronaca dei nostri giorni: si discute molto di sanità delle Scotte, come una struttura sanitaria che rischia di perdere un po’ di colpi. Mi pare che si discuta, non molto, sul ruolo della Facoltà di Medicina. O meglio, c’è stata l’iniziativa dell’Associazione “Confronti”, di Alberto Monaci, tre giorni fa, in cui è stato lanciato un appello anche molto preoccupato proprio al ruolo della Facoltà di Medicina, anche come Facoltà che fa buona ricerca, che attrae tanti studenti perché fa buona formazione. Che cosa pensi di questo ruolo specifico di Medicina a Siena?
Riccaboni. Innanzitutto, bisogna fare una contestualizzazione. Noi abbiamo, a parte che non c’è più la Facoltà, diciamo che abbiamo un’area biomedica molto forte, molto importante, un punto centrale del nostro ateneo, ma, vorrei dire, un punto centrale per lo sviluppo del nostro territorio. È chiaro, l’ha detto anche Rossi recentemente, che in futuro a Siena gli assi sono la cultura, il turismo, tutta la parte dell’agrifood e la parte biomedicale. Allora, la parte “biomedicale” vuol dire l’area biomedica, ma tutta la parte di farmacia e farmaceutica. Quindi noi abbiamo un grande asset perché sulla base della forza dell’area biomedica si può anche rafforzare il distretto farmaceutico; lo dico, questo, perché uno degli assi sui quali stiamo lavorando proprio in queste settimane, in questi mesi è rafforzare tutta questa parte: l’area farmacia, sperimentazione, clinica, l’area medica. Ed è proprio alla base del progetto che stiamo concordando con la Regione; quindi io posso assicurare che con la Regione c’è un confronto, un dialogo proprio per rafforzare queste aree su questi temi, come su anche altri temi legati alla medicina di precisione; però ora non vorrei entrare troppo nei dettagli. Quindi, è chiaro che ci sono state delle dinamiche che sono state tipiche soltanto di Siena, nel senso che a Siena abbiamo avuto negli anni una forte presenza dell’area universitaria dentro “Le Scotte”, come sappiamo. Quindi, questa grossa presenza in altri atenei in altre aziende della Toscana sappiamo che non è successo; quindi, la Regione lì interveniva tradizionalmente, ora deve intervenire anche di più da noi, ma sulla base di queste progettazioni io sono sicuro che ci sarà questo intervento; quindi c’è un dialogo con la Regione, con l’assessore Saccardi, in particolare, per riuscire a far sì che l’intervento della Regione sulle “Scotte”, per quanto riguarda anche la nostra Facoltà (per usare questo termine) sia maggiore. Come Università, come sapete, abbiamo ricominciato il percorso di programmazione dei ruoli e l’area medica, giustamente, ha una quota importante di questi ruoli.
Filed under: Commissariarla per salvarla, Quelli dell'uva puttanella, Trasparenza o invisibilità?, Truffa continua | Tagged: Angelo Riccaboni, Area sanitaria, Biomedicale, Calo, Daniele Magrini, Farmaceutica, Farmacia, Iscrizioni, Le Scotte, Regione, Siena TV, Toscana, Università di Siena | 6 Comments »
Sulla trasparenza Riccaboni è arrivato prima di Renzi. Che ne pensano i candidati a Rettore dell’Ateneo senese?
10 dicembre 2010: «Dalle vicende dell’università di Siena emerge la mancanza di trasparenza assurta ad ordine di governo»
17 febbraio 2011: Università di Siena: «preconsigli» di Amministrazione, un ritorno al passato
11 maggio 2011: Una lezione di democrazia a chi ostacola la trasparenza nell’università di Siena
8 giugno 2011: Davvero qualcuno pensa di usare un “Madoff italiano” per risanare l’università di Siena?
27 luglio 2011: Le sorti dell’Università di Siena nelle mani di un Madoff senese?
11 novembre 2011: Università di Siena: dissesto economico, sequestro di beni e inaugurazione dell’anno accademico
20 novembre 2011: Per la comunità accademica Riccaboni non è più il rettore dell’Università di Siena
27 agosto 2012: La casa dei misteri: Palazzo Bandini Piccolomini a Siena
30 agosto 2012: Ateneo senese: la trasparenza invisibile
11 febbraio 2013: È necessaria l’interdizione di Riccaboni dalla carica di rettore dell’Università di Siena
11 marzo 2014: «Lascia perdere, all’università di Siena si è sempre fatto così!»
25 ottobre 2014: È in arrivo il Direttore Generale dell’Università di Siena
Filed under: Emergenze, Per riflettere, Quelli dell'uva puttanella, Trasparenza o invisibilità? | Tagged: Accesso totale, Alessandro Rossi, Angelo Riccaboni, Candidati, Felice Petraglia, Foia, Francesco Frati, Freedom of Information Act, Matteo Renzi, Rettore, Siena, Trasparenza, Università | 3 Comments »
Altra prova di disordine strutturale, inefficienza endemica e assenza totale di trasparenza all’università di Siena
“Quer pasticciaccio brutto de” via Banchi di Sotto
USB P.I. Università di Siena. Nuovo anno, si riaprono le danze, anzi quelle sono finite, forse, il 31dicembre. Come sapete è stata pubblicata la graduatoria per la procedura delle progressioni economiche orizzontali (PEO). Evidenziamo subito che la graduatoria che troverete è sbagliata per la somma dei punteggi del gruppo 6, D tecnici! Va fatto però un passo indietro per cercare di capire qual è il risultato di questo “pasticciaccio”. Il 14 dicembre si chiude il bando, e in quei giorni, come USB, abbiamo vigilato sulla corretta esecuzione della procedura, inviando due comunicati al personale e quattro note per mail all’Amministrazione. Abbiamo solo richiamato il rispetto dei regolamenti in vigore, per esempio sulla composizione delle commissioni giudicatrici, per alcuni un eccesso di polemica per noi un tentativo di trasparenza e correttezza. Il primo aspetto che solleviamo su tutta questa procedura è la trasparenza. L’Amministrazione nei suoi vertici è consapevole di cosa sia la trasparenza per una pubblica Amministrazione e per una selezione per titoli?
Abbiamo assistito alla sostituzione degli atti con relativa eliminazione dal sito di quelli annullati. Due esempi: la composizione delle commissioni viene ritoccata tre volte, ma la prima disposizione, la n. 1369 del 14.12 non si trova più; forse, però, la nota più dolente sono le tre graduatorie e qui dobbiamo entrare nello specifico degli orari: la prima appare il 30 dicembre alle 15.00 circa, scompare alle 19.00, per riapparire alle 19.50, nuova versione, scompare poi alle 11.00 del 31 dicembre per riapparire nella versione che trovate al link alle 14.30, ed è comunque sbagliata! Il punto sulla graduatoria è che, al 31 dicembre, nell’albo online sono visibili tutte le versioni con la dicitura annullata, ma se lo controlliamo oggi non ve n’è traccia, scomparse. Corretto in una selezione pubblica far scomparire gli atti seppur annullati? Più avanti spieghiamo come mai sono stati effettuati tutti questi annullamenti.
Abbiamo contestato una procedura nata male, seppur voluta da molti, e le cui modalità di esecuzione hanno fatto acqua da tutte le parti. Non sta a noi additare responsabilità, gli atti sono davanti a voi, i risultati parlano da soli, e se qualcuno ritiene di voler rivendicare il risultato forse sarebbe meglio soprassedesse. Superata la firma del contratto si è trattato di analizzare il bando, interamente responsabilità dell’Amministrazione e di cui abbiamo già evidenziato alcuni problemi.
Per prima cosa il Thesaurus, risorsa indispensabile, ma abbandonata negli ultimi anni dall’Amministrazione. Una risorsa che è stata rimaneggiata durante la presentazione delle domande tra il 4 ed il 14 dicembre. La conseguenza di questo è la presentazione di thesaurus differenti come impaginazione con conseguente maggiore lavoro per le commissioni nel ritrovare i titoli, presenti ma in posizione e sezioni differenti. Andiamo a vedere come si è svolto il lavoro nelle commissioni. I verbali sono visibili al link condiviso sopra e la loro lettura chiarisce come l’Amministrazione abbia inteso applicare il suo stesso bando. I verbali però vanno pubblicati tutti non solo quelli delle prime riunioni, aspettiamo fiduciosi.
Per prima cosa un aspetto generale, sono stati valutati i titoli degli ultimi dieci anni. Corretto? Sì, forse, è una scelta che genera conseguenze. Chi ha fatto le PEO nel 2007 ha visto valutare alcuni incarichi due volte, allora e oggi. Tutti gli incarichi dal 2005 a tutto il 2014 sono stati valutati. Sono scelte che hanno distorto la percezione del valore di un incarico, dato negli ultimi tre legato ad un’organizzazione esistente, equiparandolo ad uno di dieci anni fa che dovrebbe non pesare affatto, oltre ad essere già stato valutato per la precedente PEO. Si sarebbe potuto usare almeno lo stesso metro di valutazione adottato per l’anzianità di servizio, gli anni usati per precedenti PEO non vengono valutati.
Altra questione, come sono stati valutati i singoli incarichi? Non è chiaro dai verbali perché solo in uno si trova ben evidenziato che alcuni incarichi non sarebbero stati valutati. Il bando però espressamente chiarisce che ogni incarico con atto formale debba essere preso in considerazione, e debba valere ogni atto in cui, con decorrenza e termine, sia stato attribuito nel tempo anche uno stesso incarico, come per esempio l’antincendio o il referente di plesso. Non entriamo nel merito degli incarichi non spetta a noi, ma richiamiamo il fatto che non è chiaro se ogni commissione abbia usato lo stesso metro di valutazione.
L’arricchimento professionale risulta schiacciato e compresso se messo in rapporto al valore dato alla formazione certificata e pertinente. Siamo così sicuri che fra due colleghi uno che frequenta tanti corsi di formazione della cui ricaduta sulla organizzazione del lavoro non si ha riscontro, possa avere un punteggio più alto del collega che magari ha prestato servizio con determinate responsabilità o non abbia avuto occasione di frequentare corsi? Di fatto senza una misurazione reale dell’arricchimento professionale questo è successo. Nessuno dei candidati ha colpa in questo, ma la fretta nell’applicare regole semplificatorie della valutazione di questi titoli ha generato questa distorsione.
Arriviamo alle graduatorie. Le tre graduatorie presenti sul sito, oggi ne vedete solo una, ma sono tre, erano ognuna sbagliata sotto certi aspetti. La prima contiene un errore di somma dei punteggi nei gruppi 5 e 7, D amministrativi e biblioteche, e qualche inesattezza ma per millesimi anche in altri gruppi. La seconda corregge l’errore della prima nei gruppi 5 e 7, ma nella fretta viene sostituita senza fare menzione dell’annullamento della precedente, così si arriva alla terza versione. La terza graduatoria spiega bene cosa sia successo nelle premesse, ma resta sbagliata nel gruppo 6. Gli errori non inficiano i punteggi ma rendono il calcolo di chi accede alle PEO complicato.
Abbiamo fatto delle simulazioni sugli aventi diritto ai benefici economicie giuridici delle PEO. Non avendo però dati definitivi sul valoreeconomico delle PEO fra le categorie e posizioni economiche, e avendo unagraduatoria ancora errata, possiamo solo ipotizzare dei risultati. Siamoall’incirca intorno ad un’esclusione del 35% dei colleghi. Le posizioni economiche più basse rientrano in misura diversa fra le varie categorie.
Nei B ed EP la situazione è molto specifica, da un lato passa il 90% e dall’altro essendo la categoria così ridotta non si può fare una valutazione generale. Le cose cambiano nella categoria C dove i C1 stabilizzati vengono penalizzati se non in possesso di titoli di studio che alzano molto i punti con i colleghi con anzianità di servizio maggiore.
Nei D le cose cambiano perché abbiamo molti colleghi che sono in posizione economica D1 ma a seguito di progressione verticale fatta nel 2004/05 che recuperano punteggio con un’anzianità di servizio elevata. Ci sarebbero molte analisi da fare sul risultato delle valutazione dei titoli, ma sarebbe molto lunga.
Forse verrà rosicchiato un 3% sul totale elevando l’accesso al 68%, ma per noi resta sempre il fatto inaccettabile che un 32% resta escluso. Dopo nove anni di blocco delle PEO chi passa oggi era più meritevole di altri? Ne dubitiamo, anzi con questa fretta viene fuori un quadro delicato che avrà conseguenza sulla tenuta del clima lavorativo, ma ne risponderanno altri.
Cosa ci aspetta ora? Intanto un lungo periodo di calcolo definitivo dell’accesso alle PEO, nessuno vuole essere il primo degli esclusi, un freddo periodo di ricorsi che di sicuro fioccheranno come neve. Per noi, invece, a livello sindacale garantire che già quest’anno si possa fare una nuova tornata di PEO per tutelare chi è rimasto escluso ed entra così nel decimo anno senza miglioramento stipendiale.
Filed under: Commissariarla per salvarla, Diritti negati, Quelli dell'uva puttanella, Trasparenza o invisibilità? | Tagged: Graduatoria, PEO, Thesaurus, Trasparenza, Università di Siena, Usb P.I. | 7 Comments »