Quando Barni diceva: «A Siena siamo troppo convinti di essere i migliori e che non possa accaderci nulla. È tempo di farsi meno lodi e di guardare i problemi più concretamente.»

Mauro Barni (1927-2017)

Sempre per ricordare Mauro Barni, ripubblichiamo un vecchio post del 13 maggio 2007 con alcune sue riflessioni che, con quel che è successo in seguito, si sono rivelate profetiche.

Sulla “concorsopoli” senese, e non solo, silenzio totale nei media locali

Il bambino de “il Re è nudo”, oggi, è Mauro Barni, professore emerito di Medicina Legale, attuale presidente toscano del Comitato nazionale di Bioetica, già Rettore dell’Università di Siena e dell’Università per stranieri, già sindaco di Siena. Nel brano che segue, tratto da un’intervista al Corriere di Siena, si chiede quello che ogni cittadino si è già chiesto: «perché la storia dei concorsi all’università di Siena finisca per comparire solo sulMessaggero, mentre qui non se ne fa neanche cenno?»

Mauro Barni. « (…) Un errore che scaturisce da un contesto tecnico e quindi diverso da quello sanitario, non può togliere nulla al buon nome della sanità senese. E invece ciò che mi sorprende in questo caso, e in molti altri in questa città, è che si cerchi di creare attorno una cortina fumogena. A Siena siamo troppo convinti di essere i migliori e che non possa accaderci nulla. Così cadiamo sistematicamente nell’errore di sottovalutare ciò che accade. Mi chiedo, in omaggio a che cosa? Il livello amministrativo di questa città lo considero ancora fra i migliori, ma esiste ed è diffusa la tendenza ad ovattare tutto. Anche nel caso di cui la magistratura si sta interessando, non si è sentito il bisogno di documentare prima ciò che stava accadendo. In sostanza a Siena è tempo di farsi meno lodi e di guardare i problemi più concretamente.
(…) Cercando di minimizzare, evitando di parlarne, si generano solo sospetti. Prendiamo un altro caso. E chiediamoci perché la storia dei concorsi all’università di Siena finisca per comparire solo sul Messaggero, mentre qui non se ne fa neanche cenno. È emblematico. La trasparenza serve a rendere consapevoli i cittadini, a non generare paure e timori, e a salvare la sanità buona che nel nostro ospedale è molto ben rappresentata.»

Il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione sulla sanità

Raffaele Cantone

Raffaele Cantone

Cantone e i «primari in reparto senza concorso»

Presidente Anac denuncia: «è una patologia del sistema»

(DIRENotiziario settimanale Sanità) Roma, 5 ottobre 2016 – «Esistono dei reparti ospedalieri gestiti da anni da primari che non hanno mai fatto un concorso, e questa è una patologia del sistema». Così il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, in occasione del dibattito dal titolo “Gare centralizzate, spending review e sostenibilità Ssn: come garantire innovazione, qualità, trasparenza e sicurezza per il paziente”, organizzato dall’Acoi all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Il numero uno dell’Autorità nazionale anticorruzione ha ribadito che la sanità «è politicizzata e la scelta dei primari spesso non avviene per merito». In questo senso «è stato un disastro aver attribuito alle Regioni la responsabilità a 360 gradi». E non si è fermato qui.

Tra problemi anche ingerenza politica – «L’ingerenza politica è uno tra i problemi della sanità italiana. In molti casi si è verificato un legame fra sanità, politica e criminalità organizzata, che nasce per esempio dalle considerazioni sugli scioglimenti delle aziende ospedaliere e delle Asl. Purtroppo, c’è una forte influenza della politica, che in alcune zone significa anche un pezzo dell’influenza della criminalità».

Contro corruzione non basta semplificare – «Non basta semplificare le procedure», per combattere la corruzione nella sanità, «perché significa mettere accanto gli strumenti che evitino che la semplificazione sia peggiore. Noi ad esempio pensiamo sia importante provvedere a dei sistemi di aggregazione, accompagnati da garanzie che sono quelle di trasparenza e controllo delle procedure, che riguardino i meccanismi di spesa. Credo che quello degli acquisti e dei meccanismi collegati agli appalti sia uno dei principali» ambiti di intervento, ha aggiunto Cantone. «Ma ne esistono altri che riguardano la gestione delle strutture, in cui molto spesso non viene premiato il merito ma altri criteri. Questo è più complicato da affrontare».

Più trasparenza su centrali uniche committenza – «Quando creiamo le centrali uniche di committenza, creiamo anche centri di potere, non per forza in senso negativo. Dobbiamo però ampliare i sistemi di controllo della trasparenza, altrimenti la questione diventa pericolosa. Le centrali uniche di committenza sono una scelta obbligata nella logica di efficienza e risparmio: qual è quindi l’idea del codice dei contratti? Valutare la qualità ma individuare dei paletti di controllo».

Più alto tasso di proroghe e rinnovi appalti – «Le giustificazioni sugli sprechi in sanità sono quasi sempre legate a problemi burocratici. Spesso nel nostro Paese ci si preoccupava più di come far partire gli appalti, piuttosto che di come andavano a finire. Nella sanità questo è uno dei problemi, ma ce ne sono altri. Il tema principale riguarda i meccanismi di programmazione della spesa: in sanità c’è il più alto tasso di proroghe e rinnovi di appalti, spesso a prezzi non concordati e non in linea con il mercato», ha spiegato Cantone. «Io non sono in grado di certificare gli sprechi, ma sicuramente tutto questo porta a inefficienza e corruzione, oltre che a mancati servizi».

Sul risanamento dei conti nell’università di Siena: «No! Il dibattito no!»

Rabbi Jaqov Jizchaq. Leggo su “La Nazione Pisa”: «Sono due gli atenei italiani, entrambi toscani, tra i primi cento nella nuova classifica europea delle migliori duecento università in Europa. Nella ristretta lista dei top 100, secondo la graduatoria dell’inglese The Times Higher Education ci sono la Scuola Normale Superiore e la Scuola Superiore Sant’Anna, tutte e due con sede a Pisa, che si piazzano rispettivamente in 50a e in 90a posizione. …L’università di Firenze si attesta tra il 170° e il 180° posto.”

Qualcuno di voi conosce il romanzo “Epepe” dello scrittore ungherese Ferenc Karinthy? C’è un tizio che all’aeroporto di Budapest sbaglia a prendere l’aereo e finisce in un paese sconosciuto dove parlano una lingua incomprensibile (e non ne parlano altre). Un misterioso paese dell’Est. Una situazione giustappunto kafkiana. Mi pare di riviverla quando cerco di interloquire con qualcuno sui temi oggetto dei miei interventi in questo blog.

Insomma, a proposito di trasparenza, io non sono tanto preoccupato della partecipazione del Rettore a un dibattito del PD, quanto di quello che non si dirà, a quello come ad altri dibattiti di altri partiti. Dell’assoluta opacità, cioè, delle proposte politiche riguardo al futuro di questo ateneo. Quale sarà il posto di Siena, ateneo già pesantemente ridimensionato, dove molte aree scientifiche oramai sono ridotte a simulacro, nel sistema degli atenei toscani? Cosa si studierà in terra di Siena? Cosa non si studierà più? Parlano de “l’università” ai dibattiti, ma che dicono? Dovrebbero specificare quale sia l’ubi consistam, l’oggetto di questo parlare. Il modo in cui si affrettano a sottolineare che “abbiamo salvato le strutture” appare talvolta una sorta di excusatio non petita.

L’opinione condivisa, in questi dibattiti, è che tutto stia oramai gradualmente tornando come prima del diluvio. Parola d’ordine; normalizzazione, e tuttavia, non solo non esistono più le facoltà e la plausibilità della configurazione che ne è conseguita meriterebbe lunghe discussioni, ma non è chiaro come qualche avanzamento di carriera e l’arrivo eventuale di un ricercatore a tempo determinato per ogni dipartimento, o il futuro bando di una mezza dozzina di concorsi possano compensare la fuoriuscita di ben cinquecento professori di ruolo, cioè il dimezzamento dell’ateneo, e per di più a casaccio. Quindi, niente è tornato, né tornerà come prima.

No! Il dibattito no!”. È una celebre esclamazione dal morettiano “Io sono un autarchico”. Anche riguardo a quello che accade ed è accaduto all’università pare regnare nel pubblico il medesimo orrore per il dibattito. Al più ci si limita ad imprecare (gli uni) contro gli autori del buco, oppure (gli altri) a vantarsi di averlo ricoperto, dando la colpa del medesimo agli extraterrestri. Ma riguardo a quello che è avvenuto dopo la raccapricciante scoperta, regna una sorta di fatalismo: eppure non è che tutto sia riconducibile all’accanimento di un destino cinico e baro, o alla necessità di applicare regole in modo deterministico per ristabilire comportamenti finanziari virtuosi.

Volenti o no, le decisioni che per esempio hanno condotto all’assetto attuale dell’ateneo senese, o che riguardano il suo assetto futuro, hanno una valenza culturale (o politico-culturale) precisa, sottendono una precisa visione del destino dell’istruzione superiore, che non può essere dissimulata appellandosi all’ineluttabile e al potere soverchiante di quell’apparato tecno-burocratico-ministeriale aduso a tiranneggiare con le scartoffie. Così come mi pare che non possano essere elusi gli interrogativi di cui ai precedenti messaggi. I quali evidentemente non interessano a nessuno. Politici di tutte le razze sono sostanzialmente d’accordo e sono solo pochi idioti che s’interrogano su quale sia “l’orizzonte di senso” di tutto ciò.

Sulla trasparenza Riccaboni è arrivato prima di Renzi. Che ne pensano i candidati a Rettore dell’Ateneo senese?

10 dicembre 2010: «Dalle vicende dell’università di Siena emerge la mancanza di trasparenza assurta ad ordine di governo»

17 febbraio 2011: Università di Siena: «preconsigli» di Amministrazione, un ritorno al passato

11 maggio 2011: Una lezione di democrazia a chi ostacola la trasparenza nell’università di Siena

8 giugno 2011: Davvero qualcuno pensa di usare un “Madoff italiano” per risanare l’università di Siena?

27 luglio 2011: Le sorti dell’Università di Siena nelle mani di un Madoff senese?

11 novembre 2011: Università di Siena: dissesto economico, sequestro di beni e inaugurazione dell’anno accademico

20 novembre 2011: Per la comunità accademica Riccaboni non è più il rettore dell’Università di Siena

27 agosto 2012: La casa dei misteri: Palazzo Bandini Piccolomini a Siena

30 agosto 2012: Ateneo senese: la trasparenza invisibile

11 febbraio 2013: È necessaria l’interdizione di Riccaboni dalla carica di rettore dell’Università di Siena

11 marzo 2014: «Lascia perdere, all’università di Siena si è sempre fatto così!»

25 ottobre 2014: È in arrivo il Direttore Generale dell’Università di Siena

Altra prova di disordine strutturale, inefficienza endemica e assenza totale di trasparenza all’università di Siena

Altan-trasparenza“Quer pasticciaccio brutto de” via Banchi di Sotto

USB P.I. Università di Siena. Nuovo anno, si riaprono le danze, anzi quelle sono finite, forse, il 31dicembre. Come sapete è stata pubblicata la graduatoria per la procedura delle progressioni economiche orizzontali (PEO). Evidenziamo subito che la graduatoria che troverete è sbagliata per la somma dei punteggi del gruppo 6, D tecnici! Va fatto però un passo indietro per cercare di capire qual è il risultato di questo “pasticciaccio”. Il 14 dicembre si chiude il bando, e in quei giorni, come USB, abbiamo vigilato sulla corretta esecuzione della procedura, inviando due comunicati al personale e quattro note per mail all’Amministrazione. Abbiamo solo richiamato il rispetto dei regolamenti in vigore, per esempio sulla composizione delle commissioni giudicatrici, per alcuni un eccesso di polemica per noi un tentativo di trasparenza e correttezza. Il primo aspetto che solleviamo su tutta questa procedura è la trasparenza. L’Amministrazione nei suoi vertici è consapevole di cosa sia la trasparenza per una pubblica Amministrazione e per una selezione per titoli?

Abbiamo assistito alla sostituzione degli atti con relativa eliminazione dal sito di quelli annullati. Due esempi: la composizione delle commissioni viene ritoccata tre volte, ma la prima disposizione, la n. 1369 del 14.12 non si trova più; forse, però, la nota più dolente sono le tre graduatorie e qui dobbiamo entrare nello specifico degli orari: la prima appare il 30 dicembre alle 15.00 circa, scompare alle 19.00, per riapparire alle 19.50, nuova versione, scompare poi alle 11.00 del 31 dicembre per riapparire nella versione che trovate al link alle 14.30, ed è comunque sbagliata! Il punto sulla graduatoria è che, al 31 dicembre, nell’albo online sono visibili tutte le versioni con la dicitura annullata, ma se lo controlliamo oggi non ve n’è traccia, scomparse. Corretto in una selezione pubblica far scomparire gli atti seppur annullati? Più avanti spieghiamo come mai sono stati effettuati tutti questi annullamenti.

Abbiamo contestato una procedura nata male, seppur voluta da molti, e le cui modalità di esecuzione hanno fatto acqua da tutte le parti. Non sta a noi additare responsabilità, gli atti sono davanti a voi, i risultati parlano da soli, e se qualcuno ritiene di voler rivendicare il risultato forse sarebbe meglio soprassedesse. Superata la firma del contratto si è trattato di analizzare il bando, interamente responsabilità dell’Amministrazione e di cui abbiamo già evidenziato alcuni problemi.

Per prima cosa il Thesaurus, risorsa indispensabile, ma abbandonata negli ultimi anni dall’Amministrazione. Una risorsa che è stata rimaneggiata durante la presentazione delle domande tra il 4 ed il 14 dicembre. La conseguenza di questo è la presentazione di thesaurus differenti come impaginazione con conseguente maggiore lavoro per le commissioni nel ritrovare i titoli, presenti ma in posizione e sezioni differenti. Andiamo a vedere come si è svolto il lavoro nelle commissioni. I verbali sono visibili al link condiviso sopra e la loro lettura chiarisce come l’Amministrazione abbia inteso applicare il suo stesso bando. I verbali però vanno pubblicati tutti non solo quelli delle prime riunioni, aspettiamo fiduciosi.

Per prima cosa un aspetto generale, sono stati valutati i titoli degli ultimi dieci anni. Corretto? Sì, forse, è una scelta che genera conseguenze. Chi ha fatto le PEO nel 2007 ha visto valutare alcuni incarichi due volte, allora e oggi. Tutti gli incarichi dal 2005 a tutto il 2014 sono stati valutati. Sono scelte che hanno distorto la percezione del valore di un incarico, dato negli ultimi tre legato ad un’organizzazione esistente, equiparandolo ad uno di dieci anni fa che dovrebbe non pesare affatto, oltre ad essere già stato valutato per la precedente PEO. Si sarebbe potuto usare almeno lo stesso metro di valutazione adottato per l’anzianità di servizio, gli anni usati per precedenti PEO non vengono valutati.

Altra questione, come sono stati valutati i singoli incarichi? Non è chiaro dai verbali perché solo in uno si trova ben evidenziato che alcuni incarichi non sarebbero stati valutati. Il bando però espressamente chiarisce che ogni incarico con atto formale debba essere preso in considerazione, e debba valere ogni atto in cui, con decorrenza e termine, sia stato attribuito nel tempo anche uno stesso incarico, come per esempio l’antincendio o il referente di plesso. Non entriamo nel merito degli incarichi non spetta a noi, ma richiamiamo il fatto che non è chiaro se ogni commissione abbia usato lo stesso metro di valutazione.

L’arricchimento professionale risulta schiacciato e compresso se messo in rapporto al valore dato alla formazione certificata e pertinente. Siamo così sicuri che fra due colleghi uno che frequenta tanti corsi di formazione della cui ricaduta sulla organizzazione del lavoro non si ha riscontro, possa avere un punteggio più alto del collega che magari ha prestato servizio con determinate responsabilità o non abbia avuto occasione di frequentare corsi? Di fatto senza una misurazione reale dell’arricchimento professionale questo è successo. Nessuno dei candidati ha colpa in questo, ma la fretta nell’applicare regole semplificatorie della valutazione di questi titoli ha generato questa distorsione.

Arriviamo alle graduatorie. Le tre graduatorie presenti sul sito, oggi ne vedete solo una, ma sono tre, erano ognuna sbagliata sotto certi aspetti. La prima contiene un errore di somma dei punteggi nei gruppi 5 e 7, D amministrativi e biblioteche, e qualche inesattezza ma per millesimi anche in altri gruppi. La seconda corregge l’errore della prima nei gruppi 5 e 7, ma nella fretta viene sostituita senza fare menzione dell’annullamento della precedente, così si arriva alla terza versione. La terza graduatoria spiega bene cosa sia successo nelle premesse, ma resta sbagliata nel gruppo 6. Gli errori non inficiano i punteggi ma rendono il calcolo di chi accede alle PEO complicato.

Abbiamo fatto delle simulazioni sugli aventi diritto ai benefici economicie giuridici delle PEO. Non avendo però dati definitivi sul valoreeconomico delle PEO fra le categorie e posizioni economiche, e avendo unagraduatoria ancora errata, possiamo solo ipotizzare dei risultati. Siamoall’incirca intorno ad un’esclusione del 35% dei colleghi. Le posizioni economiche più basse rientrano in misura diversa fra le varie categorie.

Nei B ed EP la situazione è molto specifica, da un lato passa il 90% e dall’altro essendo la categoria così ridotta non si può fare una valutazione generale. Le cose cambiano nella categoria C dove i C1 stabilizzati vengono penalizzati se non in possesso di titoli di studio che alzano molto i punti con i colleghi con anzianità di servizio maggiore.

Nei D le cose cambiano perché abbiamo molti colleghi che sono in posizione economica D1 ma a seguito di progressione verticale fatta nel 2004/05 che recuperano punteggio con un’anzianità di servizio elevata. Ci sarebbero molte analisi da fare sul risultato delle valutazione dei titoli, ma sarebbe molto lunga.

Forse verrà rosicchiato un 3% sul totale elevando l’accesso al 68%, ma per noi resta sempre il fatto inaccettabile che un 32% resta escluso. Dopo nove anni di blocco delle PEO chi passa oggi era più meritevole di altri? Ne dubitiamo, anzi con questa fretta viene fuori un quadro delicato che avrà conseguenza sulla tenuta del clima lavorativo, ma ne risponderanno altri.

Cosa ci aspetta ora? Intanto un lungo periodo di calcolo definitivo dell’accesso alle PEO, nessuno vuole essere il primo degli esclusi, un freddo periodo di ricorsi che di sicuro fioccheranno come neve. Per noi, invece, a livello sindacale garantire che già quest’anno si possa fare una nuova tornata di PEO per tutelare chi è rimasto escluso ed entra così nel decimo anno senza miglioramento stipendiale.

Si riorganizzano i Dipartimenti quando è in discussione l’esistenza stessa dell’Università di Siena

Altan-vivacchiareScampagnata fori porta

USB P.I. – Chissà cosa mai succederà in quell’ameno chiostro dove il Magnifico ha riunito ieri i Direttori di Dipartimento e altri alti dignitari. Il Rettore avrebbe invitato una ventina di colleghi a Pontignano per avviare nel modo più conviviale possibile la ristrutturazione dei Dipartimenti, che avverrà a breve. Questa scelta farebbe presupporre che una passeggiata proprio non sia, se si deve rendere lieve la discussione con un bicchiere di vino (nascondete i coltelli però).

Sono trascorsi tre anni dalla formazione dei 15 dipartimenti post-Gelmini e ora pare stia già crollando tutta l’impalcatura fragile creata dopo l’approvazione dello Statuto. Molti si chiederanno cosa ha a che fare con noi, personale tecnico e amministrativo, tutto questo, ma ci arriviamo. Prima una domanda posta col sorriso: il pranzo chi lo paga? Il Rettore di tasca sua o si usano i fondi di rappresentanza istituzionale? No, perché sembrerebbe uno spreco di denaro pubblico, che pare manchi ancora qui da noi, visto che si poteva fare un incontro in sala consiliare al Rettorato a costo zero. Sappiamo la risposta…

Insomma cosa interessa a noi della ristrutturazione dei dipartimenti? Molto. Infatti, a luglio dovrebbe essere presentato il nuovo assetto degli uffici didattica e studenti dei suddetti dipartimenti e forse qualcuno si è mosso, o si sta muovendo, unendo le due cose. Quindi, si preparino i colleghi del settore didattica, a breve, vi saranno grandi manovre. Qualcuno dovrebbe sapere già dove va e con chi si sposta, ma altri, la maggior parte, vivrà nell’ignoranza fino al giorno prima. Siamo abituati ormai a questo modo di fare. L’organizzazione del lavoro è diventata un fatto di pochi, nemmeno vengono banditi avvisi per incarichi di ufficio, niente, ormai ognuno contratta il proprio posticino.

Le segreterie studenti si divideranno di nuovo fra carriera (sportelli accorpati per plessi?) e didattica, che rimane nei dipartimenti. Tutto questo viene discusso senza coinvolgere nessuno. Il rispetto si vede dalle piccole cose, figuriamoci dall’organizzazione del lavoro. Se sarà confermata la stretta sui dipartimenti, a breve forse anche il settore amministrativo gestionale periferico potrebbe subire una riforma. Dopo appena tre anni come si intende agire? Questa Amministrazione ormai non comunica nulla, l’organizzazione del lavoro è per pochi, e la trasparenza è al buio.

Forse invece di andare a fare giri fori porta si potrebbe comunicare agli organi di governo e alla comunità universitaria, cosa si vuole fare per rilanciare, quando il problema non sono i dipartimenti, o gli orticelli, ma la tenuta dei corsi di laurea, la tenuta delle iscrizioni, l’esistenza stessa di questo Ateneo. Salute a tutti!