A metà novembre scadrà il contratto della Dott.ssa Ines Fabbro e, per la nomina del Direttore Generale, l’Università di Siena ha indetto una selezione pubblica per titoli e colloquio. Segreto assoluto sulle candidature pervenute, delle quali non si conosce neppure il numero, nonostante che il principio della trasparenza si configuri, in base al D.lgs 150/2009, come accessibilità totale, per tutti i cittadini, all’intero patrimonio informativo delle pubbliche amministrazioni, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo. Il 16 ottobre la Commissione (composta da Lidia D’Alessio, Carlo Alfonso Antonio Maviglia, Alberto Caporale) ha effettuato una preselezione, ammettendo al colloquio del 25 ottobre i seguenti candidati: Giovanni Colucci (Dirigente dell’Università di Siena), Maria Orfeo (Direttore Generale dell’Università di Teramo e dirigente a tempo indeterminato dell’Università di Firenze), Giuliano Palagi (Direttore Generale della Provincia di Pisa), Marco Tomasi (Direttore Generale della Provincia Autonoma di Trento ed ex Direttore Generale del Ministero dell’Università), Paolo Vicini (fino al 12 ottobre Direttore dell’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario della Toscana e Dirigente a tempo indeterminato dell’Università di Bologna). È molto difficile che si presentino tutti al colloquio di oggi! Sicuramente ci sarà Giovanni Colucci e, forse, un altro candidato. Interessante, però, ricordare alcune notizie non riscontrabili nel curriculum dei candidati. Ecco cosa diceva dei concorsi per direttore amministrativo Marco Tomasi (intercettato dalla Procura di Siena) ad Angelo Riccaboni, il 4 e 5 novembre 2010: «lei ha visto il parterre dei candidati? …uno che è bravo non verrà mai a mettersi in concorso! I concorsi sono falsa democrazia, demagogia, finto rispetto delle regole che poi diventa masochismo.» Cosa avrà fatto cambiare idea a Tomasi? Nel 2008, il candidato Paolo Vicini era nella delegazione di parte sindacale, per conto della RSA Dirstat, che firmò il contratto collettivo integrativo per il personale dirigente dell’Università di Bologna. La delegazione di parte pubblica era rappresentata dal direttore amministrativo, Ines Fabbro.
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Secondo me è una battaglia persa.
Il sistema dei concorsi pubblici, così come quello dell’articolo 18 della Legge 300, è un metodo arcaico che deriva dal diritto feudale mischiato con il sacro rito della cooptazione a noi italici assai caro da sempre.
Tutti in Italia sanno – finanche i bambini a scuola – che i concorsi pubblici per titoli ed esami sono spessissimo una finzione, un mero rito per coprire una cooptazione già avvenuta. Tutti noi o quasi siamo stati cooptati in questo modo, compresi quelli che con falso pudore dicono di esserne stati immuni. A suo tempo qualcuno garantì per la nostra bravura.
Oggi però bisogna avere il fegato di dire che gli incarichi non sono a vita ma a tempo, tutti, compresi i nostri. Solo dopo potremmo ergerci a custodi.
Il sistema universitario attuale è spesso inefficiente, sprecone, vetusto e già mostra segnali di crollo per semplice implosione interna legata ai clan etnici, ai nepoti, ai gruppi di potere ecclesiali, in una parola alla avidità diffusa che se unita al sapere è terribile.
Dei nostri clienti finali (studenti) interessa poco ai molti.
Non sarà una o dieci denunce in più anche se mediatiche a precipitarne l’ iter demolitivo. E’ semplicemente un mondo spesso inefficace e non competitivo con il resto del mondo che corre rispetto a noi alla velocità della luce, anche nel sistema universitario.
Se ci sono “sprechi” vanno denunciati in toto alla autorità giudiziaria e se i giudici che dovrebbero giudicare sono inerti, rivolgiamoci ai giudici dei giudici. Si troverà di sicuro qualcuno a cui interessa debellare questa mala pianta.
Cominciamo a fare resistenze pubbliche ghandiane, a diffondere i dati degli Atenei se inefficienti anche fuori dai nostri ambiti.
Diceva Nelson Mandela – che dal carcere ha liberato una intera Nazione e direi anche sotto certi aspetti il pianeta dai tarli della discriminazione – che il vincitore è un sognatore che resiste: ebbene la resistenza è la sola arma che ci rimane oltre al nostro libero pensiero ed alle nostre intelligenze.
Francesco Russo
Medico-Chirurgo
Ricercatore Confermato
Dipartimento di Medicina Sperimentale e Chirurgia
Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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…Poi sarebbe curioso sapere che fine ha fatto il procedimento di nomina di due membri esterni nel cda dell’Università, secondo un bando uscito ormai ad agosto, nomina che pare sparita nel nulla e che – peraltro – avrebbe dovuto, ai sensi di legge, riequilibrare l’evidentissima violazione della parità di genere in seno all’organo di governo.
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