Il silenzio interessato sull’Università di Siena delle opposizioni in Consiglio comunale

Enrico Tucci e Daniele Magrini

Enrico Tucci e Daniele Magrini

Indicando il Palazzo comunale al suo ospite, nel corso della trasmissione “di Sabato” del 16 aprile 2016, Daniele Magrini chiedeva : «Non s’è sempre detto che l’Università è il polo trainante della città? Interesserà capire se l’Università è risanata o non è risanata?». No! Ai consiglieri di maggioranza non interessa conoscere le reali condizioni dei bilanci dell’Ateneo senese. E purtroppo, non interessa neppure ai consiglieri di minoranza: sia agli oppositori balneari che a quelli montani, eletti e non eletti in Consiglio comunale. Tutti! Nessuno escluso, a giudicare dal silenzio di tomba sull’argomento! Come non interessa ai giornalisti e ai mezzi d’informazione online e della carta stampata, con l’eccezione, ovviamente, del “Cittadino online” e dei blogger non allineati. Prendiamo, per esempio, l’intervista al consigliere comunale Enrico Tucci, di seguito trascritta integralmente, solo per la parte riguardante l’Università e la sanità, dalla trasmissione “di Sabato“ (30 aprile 2016) di Radio Siena TV. Leggendo le dichiarazioni del consigliere Tucci, si pensa che lui disponga di notizie di prima mano sull’università, tanto è deciso e categorico: «nell’Università in questo momento c’è un po’ di rivolgimento; il Rettore ci fa sapere che farà nuove assunzioni; sono arrivati un po’ di soldi e il bilancio, almeno sulla carta, è stabilizzato». Sarebbe interessante che il consigliere Tucci dicesse la sua sulla semplice domanda, che Riccaboni e Frati eludono da un anno: «il bilancio consuntivo 2013 è falso o no?».

Tucci. (…) Nella sanità senese ci sono dei lati meno brillanti: a fronte di un forte investimento della Regione soprattutto su Careggi, ma con Pisa che non si fa mancare niente, con una campagna-acquisti forte di Careggi, Siena, invece, sembra quelle squadre che devono vendere tutti gli anni i giocatori migliori per cercare di stare a galla. Non è la nostra missione.

Magrini. Cioè, questa campagna-acquisti significa che bravi primari, bravi medici, bravi chirurghi non restano a Siena e vanno via?

Tucci. Allora, io sono abituato a fare i cognomi, è la mia indole che non mi procura tanti amici ma, insomma, sono amico della verità. L’ultimo esempio è il Prof. Trabalzini, che non ho l’onore di conoscere personalmente, di cui, però, conosco il curriculum e le pubblicazioni. Trabalzini è un chirurgo della base cranica, un posto difficile da operare al confine fra l’otorino e la neurochirurgia. Sono pochissimi gli specialisti di questa disciplina. Allora, Trabalzini è venuto a Siena e ha fatto bene; quando è stato il momento di riconoscergli un ruolo – sappiamo tutti che nell’Università in questo momento c’è un po’ di rivolgimento, il Rettore ci fa sapere che farà nuove assunzioni e questo ci fa molto piacere, quindi sono arrivati un po’ di soldi, il bilancio, almeno sulla carta, è stabilizzato e, quindi l’Università deve investire su grandi professionisti e sui giovani, parimenti, perché abbiamo bisogno di nuove leve e di professionalità consolidate –. Il morale della favola è che il Dott. Trabalzini non è potuto diventare professore, non sta a me dire perché e per come, però è in forza ora all’ospedale Meyer di Firenze, altro punto di aggregazione di grandissimi professionisti perché la regione punta a scalzare il Gaslini dalla classifica del top ospedali pediatrici, per far diventare il Meyer il miglior ospedale pediatrico d’Italia. Benissimo! Ma noi? Questi sono i problemi. Ma noi? Avevamo un chirurgo toracico di grande livello, il mio amico Luca Voltolini, senese, dirige la chirurgia toracica di Careggi nell’ambito di questa campagna-acquisti promossa dalla direttrice Calamai di Careggi. Abbiamo occasioni perse, di grandi chirurghi che a Siena non sono potuti afferire. Non sta a me dire se è un bene o un male, dico solo una cosa: l’esperienza di Grosseto insegna che un ospedale modesto diventa un ospedale importante – e Grosseto lo è e lo vedremo nei prossimi anni – quando arriva uno dei grandi chirurghi. La venuta del Prof. Mariani, lupaiolo e nostro carissimo amico, a Grosseto nel 1998 ha cambiato il volto dell’ospedale e l’ha preparato all’avvento di un grandissimo chirurgo Cristoforo Giulianotti, attualmente a Chicago, Università dell’Illinois, il pioniere della robotica in chirurgia generale, conosciuto in tutto il mondo, che dal ‘98 al 2007 è stato a Grosseto. Poi è andato a Chicago, ma lui sarebbe andato volentieri in un’altra cittadina senese molto vicina a Grosseto.

Magrini. Grazie a Enrico Tucci di essere stato con noi. Complimenti al figlio Francesco brillantemente laureato in …?

Tucci. In Economics che è una laurea magistrale in Inglese che la nostra Università offre in concorso (ha fatto un double degree) con l’Università di Uppsala, dove è stato un anno.

Magrini. È un cervello in fuga?

Tucci. No! Io non credo alla nozione dei cervelli in fuga, credo che i cervelli debbano girare, perché è la circolazione dei cervelli che alza la qualità totale. Sarebbe bello se qualche cervello si fermasse anche più da noi. Ma, non necessariamente di Siena, non so se rendo l’idea. Cervelli!

Pubblicato anche da:
il Cittadino online (26 maggio 2016) con lo stesso titolo.
– Bastardo Senza Gloria (26 maggio 2016) con il titolo: «Concordiamo con Giovanni Grasso riguardo la poca attenzione che certe “opposizioni” hanno dedicato alla questione dell’Università».

«Grasso ha portato delle cifre che mettono in dubbio questo mantra dell’Università di Siena risanata! Perché tutti zitti?»

Pierluigi Piccini e Daniele Magrini

Pierluigi Piccini e Daniele Magrini

Spigolature senesi tratte dalla trasmissione “di Sabato” (16 aprile 2016) di Radio Siena TV.

Magrini. Sull’Università sorprende un po’ una cosa. A volte mi sorprendono le cose di questa città, forse perché vedendola da lontano per tutta la settimana …, mi sorprendono. Nella stessa trasmissione, lì dove sei ora seduto te, c’è stato, prima, il rettore: ha raccontato le sue cose. Poi c’è stato Giovanni Grasso, che ha raccontato altre cose, altri fatti e non altre opinioni, dicendo anche cose che, se fossi stato il Direttore amministrativo dell’Università e magari il Grasso non avesse avuto ragione, avrei detto: no! Non è mica così! E, invece, tutti zitti, sotto traccia. Non va bene. Grasso ha portato delle cifre che mettono in dubbio questo mantra dell’Università di Siena risanata, che circola da tutte le parti. E perché nessuno dice: no!

Piccini. Io l’ho detto!

Magrini. Non sto dicendo di te.

Piccini. Io l’ho scritto. Che questo mantra non era vero, l’ho scritto. Tanto è vero che Riccaboni, poi, si è anche un po’ adirato, e m’ha detto che voleva confrontarsi davanti a un giudice. Fra l’altro non capisco, perché quando uno solleva appunto dei dubbi su un bilancio … basta rispondere. Si risponde coi numeri. Non è che io ti parlo di un consuntivo e tu mi presenti un preventivo. Le cose non funzionano. Cioè, si fanno gli zucchini con gli zucchini, le carote con le carote. Poi, voglio dire, anche questa storia di minacciare sempre di querela tutti quelli che parlano, quando, per esempio, se fosse andato avanti, Riccaboni avrebbe pagato con i soldi dell’Università; io avrei dovuto pagare con i soldi miei, di tasca. Cioè mi sembra una cosa diseguale, quanto meno. Però, io questa cosa l’ho scritta.

Magrini. Però, anche lì, quel bel palazzo, il Palazzo comunale… Non s’è sempre detto che l’Università è il polo trainante della città? Interesserà capire se l’Università è risanata o non è risanata?

Piccini. Ma sai… Noi, quando siamo stati in Consiglio comunale con l’esperienza delle liste civiche, abbiamo chiesto ripetutamente di fare delle sedute monografiche con le varie realtà cittadine, anche perché in questo modo il Consiglio comunale acquista un ruolo di centralità. Mi sembra che questa abitudine sia stata perduta e siamo tornati agli incontri riservati.

Il rettore dell’Università di Siena: il Gil Cagnè dei bilanci.

Riccagne«Io sono arrivato a fare il rettore da patologo e il mio successore è un ecologista. Cosa volete che ne sappiamo noi di conti?», dichiarava Piero Tosi nel novembre 2011. Si riferiva alle accuse della Procura della Repubblica (riportate in seguito in modo dettagliato nel corso del processo sul dissesto economico-finanziario dell’università) che dimostrava come il “grande timoniere” Tosi ritoccasse i bilanci, aggiungendo per più anni consecutivi l’importo (circa quattro milioni di euro) della vendita della casa dello studente o inserendo tra le entrate otto milioni di euro di un inesistente finanziamento ministeriale. Analogamente, cosa potrebbe dichiarare oggi Angelo Riccaboni a chi gli fa notare che il Bilancio unico dell’esercizio 2013 dell’Università di Siena non s’è chiuso, come lui dice, con un avanzo di competenza di 6,91 milioni d’euro ma con un disavanzo di competenza di 3,55 milioni d’euro? Anche in questo caso, Riccaboni ha imbellettato il bilancio 2013 (il terzo rettore; «non c’è due senza tre»?) inserendo le partite di giro e le entrate per conto terzi in una colonna impropria che gli consentisse di ottenere un avanzo di competenza. Beh, potrebbe sempre dire che lui, pur essendo un docente di economia aziendale, in realtà, è un esperto visagista.

Pubblicato anche da:
– Bastardo Senza Gloria (11 aprile 2016) con il titolo: «I conti dell’Università: un po’ di storia a cura di Giovanni Grasso».
– il Cittadino Online (11 aprile 2016) con il titolo: «Bilanci imbellettati dell’Ateneo: Grasso non molla».
Il Santo Notizie di Siena (12 aprile 2016) con il titolo: «Qualcuno dovrà rispondere al Professor Giovanni Grasso!!!».

Riccaboni dixit: «se voi andate in mensa ci sono moltissimi ragazzi colorati, persone che si vede chiaramente che non sono italiane»

Di seguito la trascrizione integrale della seconda parte dell’intervista di Daniele Magrini al Rettore (Radio Siena TV, di Sabato, 19 marzo 2016).

Magrini. Allora, veniamo al tema delle iscrizioni; cioè io ho visto che tutti gli atenei, tutte le università in Italia hanno avuto una flessione nelle iscrizioni, probabilmente anche in relazione alla situazione generale. Siena negli ultimi 5 anni ha perso circa 3.000 forse 3.500 iscritti a partire dal 2011, facendo il conto, mi pare – correggimi se sbaglio – che è una cifra in linea con la tendenza nazionale o un po’ più forte, com’è?

Riccaboni. Ma diciamo, anche su questo ti ringrazio dell’opportunità di parlarne, perché almeno così si sfatano alcuni miti. Allora, noi abbiamo avuto 15.775 iscritti nel 2014/2015. Diciamo che questa dimensione fra i 15 e i 17 mila è la nostra dimensione naturale. Ci sono stati degli anni in cui siamo stati anche vicini a ventimila, però, vorrei ricordare una cosa, perché se non si guardano i dati è difficile capire. C’era stato e parlo degli anni dal 2004 al 2007 la possibilità da parte del Ministero di riconoscere, a istituzioni come le Forze Armate, il percorso di carriera per arrivare a laurearsi. Noi in quegli anni abbiamo avuto 9.800 iscritti delle Forze dell’ordine. Allora se noi avevamo 19.500 studenti meno, in media, 2.500 all’anno ritorniamo a quel numero di 17 mila che è il nostro ordine di grandezza; quindi i 17 mila rispetto ai 15.775 dell’anno scorso è più che in linea con la dinamica nazionale. Ma noi abbiamo fatto anche un altro studio e abbiamo visto che negli ultimi tre anni – perché mi sia consentito che negli anni della grande crisi non è facile fare dei confronti con quegli anni – negli ultimi tre anni la nostra riduzione, rispetto alla media nazionale, è stata totalmente in linea; quindi, questo è un buon risultato, tenendo conto che Siena – questo va detto perché vorrei anche che ci fosse consapevolezza della qualità del nostro Ateneo – nelle classifiche del Censis, lo sappiamo, è sempre ai primi posti; ma quello che conta molto è la provenienza degli studenti da fuori regione; noi siamo i primi, in Toscana, per la provenienza da fuori regione; in particolare siamo i primi per la presenza, fra le lauree magistrali, di studenti stranieri; e questo lo dico perché era uno degli assi del mio mandato; e noi nelle lauree magistrali – tu sai che ora ci sono lauree triennali, i primi tre anni, e poi le lauree magistrali, i due anni – nei due anni della laurea più avanzata, in questi ultimi tre anni siamo passati dal 5% degli stranieri, al 10% degli stranieri, al 16% degli stranieri; questo penso che la città cominci a vederlo; cioè, se voi andate in mensa, o a San Francesco o a San Miniato, ci sono moltissimi ragazzi colorati, persone che si vede chiaramente che non sono italiane e questa è stata una grande attrattività di Siena che ha, probabilmente, aiutato a controbilanciare la riduzione degli italiani.

Magrini. Allora, è cronaca dei nostri giorni: si discute molto di sanità delle Scotte, come una struttura sanitaria che rischia di perdere un po’ di colpi. Mi pare che si discuta, non molto, sul ruolo della Facoltà di Medicina. O meglio, c’è stata l’iniziativa dell’Associazione “Confronti”, di Alberto Monaci, tre giorni fa, in cui è stato lanciato un appello anche molto preoccupato proprio al ruolo della Facoltà di Medicina, anche come Facoltà che fa buona ricerca, che attrae tanti studenti perché fa buona formazione. Che cosa pensi di questo ruolo specifico di Medicina a Siena?

Riccaboni. Innanzitutto, bisogna fare una contestualizzazione. Noi abbiamo, a parte che non c’è più la Facoltà, diciamo che abbiamo un’area biomedica molto forte, molto importante, un punto centrale del nostro ateneo, ma, vorrei dire, un punto centrale per lo sviluppo del nostro territorio. È chiaro, l’ha detto anche Rossi recentemente, che in futuro a Siena gli assi sono la cultura, il turismo, tutta la parte dell’agrifood e la parte biomedicale. Allora, la parte “biomedicale” vuol dire l’area biomedica, ma tutta la parte di farmacia e farmaceutica. Quindi noi abbiamo un grande asset perché sulla base della forza dell’area biomedica si può anche rafforzare il distretto farmaceutico; lo dico, questo, perché uno degli assi sui quali stiamo lavorando proprio in queste settimane, in questi mesi è rafforzare tutta questa parte: l’area farmacia, sperimentazione, clinica, l’area medica. Ed è proprio alla base del progetto che stiamo concordando con la Regione; quindi io posso assicurare che con la Regione c’è un confronto, un dialogo proprio per rafforzare queste aree su questi temi, come su anche altri temi legati alla medicina di precisione; però ora non vorrei entrare troppo nei dettagli. Quindi, è chiaro che ci sono state delle dinamiche che sono state tipiche soltanto di Siena, nel senso che a Siena abbiamo avuto negli anni una forte presenza dell’area universitaria dentro “Le Scotte”, come sappiamo. Quindi, questa grossa presenza in altri atenei in altre aziende della Toscana sappiamo che non è successo; quindi, la Regione lì interveniva tradizionalmente, ora deve intervenire anche di più da noi, ma sulla base di queste progettazioni io sono sicuro che ci sarà questo intervento; quindi c’è un dialogo con la Regione, con l’assessore Saccardi, in particolare, per riuscire a far sì che l’intervento della Regione sulle “Scotte”, per quanto riguarda anche la nostra Facoltà (per usare questo termine) sia maggiore. Come Università, come sapete, abbiamo ricominciato il percorso di programmazione dei ruoli e l’area medica, giustamente, ha una quota importante di questi ruoli.

C’è, a Siena, un giornalista, un blog, una TV che voglia organizzare un confronto sul risanamento dell’Ateneo senese?

Can che abbaia non morde?

Can che abbaia non morde?

Scrive Marco Sbarra, commentando l’intervista a Riccaboni e la mia richiesta di un pubblico confronto sul risanamento dei conti dell’Ateneo senese: «Il professor Riccaboni dice che a Siena cani rabbiosi abbaiano contro le persone che operano per il bene della Città.
Il professo Riccaboni è uomo d’onore, per cui non potrà non accettare la sfida a duello lanciatagli dal professor Grasso. Aspetto con ansia la fissazione della data e l’individuazione del campo neutro dove si svolgerà la singolar tenzone sotto la supervisione di un arbitro imparziale.
Qualcuno avanza il sospetto che il magnifico rettore prudentemente diserterà l’incontro? Non credo sia possibile: ciò significherebbe che Il professor Riccaboni, che è uomo d’onore, ha qualche scheletro negli armadi dell’Università ed è uomo vile. Suvvia…
Se poi a Siena esistessero TV libere e indipendenti farebbero a gara per organizzare e trasmettere – in diretta – un tale avvenimento.»
Di seguito la trascrizione integrale della prima parte dell’intervista di Daniele Magrini ad Angelo Riccaboni (Radio Siena TVdi Sabato, 19 marzo 2016).

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Magrini. Iniziamo dai conti! Vorrei, però, cercare di mettere a punto alcune cose che continuano a far dire : “Ma no guarda quello che dice Riccaboni non va bene”. Per esempio il risanamento. Nel 2013 in occasione del varo del bilancio di previsione i sindaci revisori non firmarono il bilancio e dissero addirittura: “ci vuole il commissariamento”. Che cosa è successo dal 2013 in poi per l’inversione di tendenza? La seconda domanda è: va bene risanamento, però 500 professori sono andati via pensionati, prepensionati ecc., il blocco del turnover, molti corsi che sono stati cassati… Come dire, è un risanamento che è costato tanto! Partiamo da qui.

Riccaboni. Partiamo da ieri, ero al Ministero e c’era il Direttore generale attuale che diceva: “nessuno avrebbe scommesso che l’Università di Siena si sarebbe sollevata”. Quindi, o si capisce che la situazione era non al limite del collasso ma dentro al collasso, o è inutile fare alcune riflessioni…

Magrini. Quant’erano le cifre? Ricordiamolo.

Riccaboni. Ma, ci sono stati degli anni in cui il disavanzo di competenza è stato dell’ordine di decine e decine di milioni di euro; quindi parliamo di una cosa gravissima. Poi vorrei ricordare che non conta soltanto la parte finanziaria, conta tutta una serie di fenomeni che avvengono intorno e dentro l’Università, che fanno collassare l’Università non tanto nella parte finanziaria, che pure è importante, ma mille altre pressioni, mille altre questioni. Infatti, ho sempre detto che ci sono stati tre assi fondamentali: il risanamento finanziario che è stato veramente importante e ora entriamo nel dettaglio; lo sviluppo, infatti in questi mesi stiamo raccogliendo anche i semi che abbiamo gettato in questi anni; e poi non crollare, qualcuno oggi parla tanto di resilienza, cioè voglio dire sarebbe stato molto facile… Ci sono stati dei momenti in cui, col direttore amministrativo, che io ringrazio ancora una volta, Ines Fabbro, veramente ci siamo trovati molto soli e siamo riusciti a resistere rispetto a delle pressioni fortissime perché c’erano richieste di approfondimenti, indagini in corso, interrogazioni, questioni, vertenze sindacali… Allora non crollare – e questa è una grande lezione che ho imparato – è forse più importante del risanamento finanziario perché ci vuole forza, tranquillità, serenità, consapevolezza che ci si può fare. Quindi, questo è il punto; se non partiamo da questo, tutto il resto fa ridere. Passiamo alle strumentalizzazioni che ora tu dicevi.

Magrini. No, sono sottolineature, non strumentalizzazioni…

Riccaboni. No! No! Sono strumentalizzazioni! Allora, diciamo che se in questa città si continua a dare retta a qualcuno che abbaia giusto perché gli dispiace che le cose vadano bene, non è il percorso migliore per uscire dalla situazione in cui siamo. Quindi, chi abbaia, lasciamolo dove abbaia! La questione si risolve in pochi secondi. Parliamo di fine 2012, quindi ancora la situazione molto difficile. Parliamo di revisori appena entrati; di un bilancio di previsione che, questo lo sanno tutti, presenta sempre risultati peggiori di quello consuntivo, perché, specialmente nella nostra gestione, siamo sempre molto prudenti. Quindi è ovvio, non è una cosa strana, è normale che, in una situazione pesante dal punto di vista finanziario, com’era ancora allora, oltretutto essendo un bilancio di previsione era anche particolarmente pesante (perché molto prudenti noi lo siamo sempre stati), i revisori appena entrati – sottolineiamo questo punto – si trovano ad essere nel caso più difficile d’Italia: Siena. Voi cosa avreste fatto? Cioè, avreste dato segnali di positività? Uno sta molto attento! Quindi, questi signori, anche qui per favore evitiamo di abbaiare, non dissero richiesta di commissariamento, perché non c’è la legge sul commissariamento, neanche adesso; auspicavano che fosse approvata questa norma che poteva dare, forse col commissariamento, una soluzione. Ma i criteri per il commissariamento non c’erano.

Magrini. E come siete usciti voi da quella fase?

Riccaboni. Quindi parliamo di un’altra cosa! Perché poi nel 2013 e nel 2014 il bilancio ha presentato un risultato positivo per 9 milioni e 10 milioni. E direi che anche, comunque, nel 2012 il consuntivo presentava una perdita ma non eccessiva! Come ne siamo usciti? Come si deve fare in questi casi: estrema attenzione alle spese, blocco del turnover, naturalmente, c’era un discorso di uscita da tutta una serie di situazioni – noi avevamo 8 corsi di studio fuori le mura – li abbiamo chiusi tutti quanti; siamo usciti da tutta una serie di locazioni… Quindi, insomma, tutto il pacchetto del buon risanamento che si insegna e noi l’abbiamo applicato qui e devo dire, questo va sottolineato, però, con il contributo, la pazienza, la motivazione di tutto il personale, sia quello amministrativo che quello docente siamo riusciti, con il contributo di tutti, a fare un miracolo. Questo è quello che c’è adesso, abbiamo sistemato tutto quanto; anche questo discorso dei 500, non è vero che sono 500 docenti (sono meno di 500); il rapporto, comunque, fra numero di docenti e numero di studenti a Siena è ancora più alto che in altri luoghi, forse avevamo troppi docenti, allora; la ristrutturazione dei corsi è stata fatta secondo la legge, quindi non è che abbiamo chiuso particolari corsi… Allora, si parlava di futuro va bene! Se, invece, si vuole strumentalizzare lasciamo le strumentalizzazioni ai blog, ai bar, ai corridoi… Non mi sembra…

Magrini. Però, sai, secondo me, è sempre molto utile parlare delle cose, perché, come dire se ti vengono poste delle domande, “come sei stato bravo a risanare l’Università” la gente che ci vede non ci crede. Se la dialettica è tale, ed è quindi feconda di una democrazia vivace, anche le voci contro devono avere ascolto e poi il rettore dice la sua, questo è il dialogo.

Riccaboni. Certo! Ma, infatti, come vedi, non mi sottraggo certo a… Anzi, devo dire che quello che è importante – anche questo vorrei che fosse chiaro a tutti – c’è il risanamento, però c’è stato anche il rilancio con le iniziative di sviluppo che voi avete visto, che tutti vedono; qui c’è stato il resistere alle pressioni. Ma tutto questo si trasforma in fiducia, si trasforma in reputazione. Io sono fra i rettori che sicuramente stanno lavorando per il confronto col governo su interventi sull’Università. Allora cosa vuol dire questo? Vuol dire che chi guida l’Università di Siena mentre all’inizio era visto come un paria, ti assicuro come un paria, le Istituzioni non ci volevano neanche parlare con me…

Magrini. Si diceva all’inizio che siccome ci fu l’inchiesta per il voto “truccato” che non riguardava te ma i membri della Commissione elettorale… invece, quell’inchiesta è finita?

Riccaboni. Ma certo! Fammi finire. Credo che sia molto importante sapere che chi guida l’Università di Siena ha una forte reputazione ed è attore a livello nazionale e internazionale su molti tavoli. E questo è dovuto al fatto che l’Università di Siena in questi anni ha fatto questo grande passaggio e quindi c’è una fiducia nei suoi confronti. L’inizio è stato tremendo, anche perché in maniera del tutto inopinata ci sono state delle segnalazione su cose che tutti sapevano che non erano vere; tutti sapevano che non c’era stato nessun broglio; tant’è che le indagini, proprio i verbali della sentenza con la quale non c’è stato il rinvio a giudizio per i membri della Commissione elettorale, i verbali dicono chiaramente che dopo alcune settimane era chiaro anche a loro che non c’era stato alcun broglio.

Magrini. Quindi c’è stato il decreto di archiviazione?

Riccaboni. Certo! Per quanto riguarda questa storia non c’è stato mai niente, mai alcuna cosa sostanziale. Poi ci sono piccoli aspetti formali che verranno risolti nelle prossime settimane… Ma dal punto di vista dei brogli, dal fatto che avessero votato persone che non avevano il diritto di votare, questo è stato dimostrato che non è successo.

Pubblicato anche da: “il Cittadino online” (23 marzo 2016) con il titolo: «Si può organizzare a Siena un incontro sul risanamento dell’Ateneo? Il professor Grasso lancia la sfida, all’indomani dell’intervista rilasciata dal rettore Angelo Riccaboni al giornalista Daniele Magrini».

E se l’incontinenza di qualche blogger senese fosse il mezzo per rompere il muro del silenzio?

Blogger incontinente

Blogger incontinente

Bloggers: brutti, sporchi e cattivi (Da: il Cittadino online, 26 luglio 2014)

Luigi De Mossi. Sognatore è un uomo con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole (Ennio Flaiano – Diario degli errori)

Qualche settimana fa ho partecipato ad un programma a SienaTv ospite di Daniele Magrini. Si è parlato, in via principale, del processo Antonveneta migrato a Milano; ma poi il conduttore, con abilità, ha fatto scivolare la discussione su altri argomenti e ad un certo punto si è venuti a parlare della circolazione delle notizie e della funzione della stampa e finalmente dei bloggers. L’altro ospite era Roberto Barzanti e quando si è discusso dei bloggers Barzanti ha espresso alcune personali riserve su queste forme di comunicazione. Sull’argomento bloggers e stampa credo che sia il caso di fare qualche precisazione per la loro stringente attualità nella società di oggi e nella nostra città in particolare.

Prima di tutto occorre puntualizzare che senza l’attività dei bloggers senesi e segnatamente, senza sfumature e classifiche che pure ci sono e ci devono essere, senza Raffaele Ascheri (ereticodisiena), Federico Muzzi (ilsanto), Giovanni Grasso (ilsensodellamisura) Carlo Regina  (bastardosenzagloria) e di un giornale online Il cittadinoonline.it non si sarebbe mai saputo nulla di tanti fatti rilevanti e significativi per la città. A loro ed anche – absit iniuria verbis – a qualche sito anonimo si deve la circolazione delle idee e delle notizie in una città che era completamente addormentata. Se qualche coscienza civile s’è risvegliata è anche e soprattutto merito loro. Il silenzio della carta stampata è stato assordante, le televisioni non sono mai intervenute sulle vicende senesi e solo il crollo verticale – di natura squisitamente economica – ha portato ad un repentino cambiamento di atteggiamento. Anche perché da un certo momento in poi sarebbe stato impossibile non accorgersi di ciò che stava accadendo.

È il paradosso senese: una classe politica che si dice progressista, mostra spiccati segni di conservatorismo. C’è anche da domandarsi se più che un paradosso questa non sia la conseguenza dell’aver gestito il potere per tanti, troppi anni. In più la città ha sempre mostrato una doppia natura: conservatrice da un punto di vista sociale e progressista per tendenza politica. Tutto nella nostra città, dall’impianto stradale cittadino alle istituzioni, rimanda ad un’idea di tradizioni ben difficilmente collocabili con gli afflati più veri del progressismo. Ed i mezzi d’informazione ordinari non hanno fatto altro che adeguarsi. In questo senso l’opinione di Barzanti è pienamente in linea con il pensiero più coerente e tradizionale della città o meglio di una certa parte della città: quella che comanda.

Inoltre bisogna dire che ognuno porta in sé la propria cultura e il proprio essere; i bloggers sono persone e come tali possono scrivere bene o male come un qualunque giornalista o scrittore. Ce ne possono essere di bravi e meno bravi, di apocalittici o integrati, come in ogni altra attività di questo mondo. Se i toni dei bloggers non piacciono o se peccano di ineleganza e magari qualche volta sono incontinenti e sbagliano, bisognerà mettere sulla bilancia un fatto e cioè che la verità alle volte fa male e può puzzare ma è sempre meglio di una pietosa ipocrisia, specialmente se quest’ultima è utilizzata al fine principale – se non esclusivo – di conservare il potere. C’è anche da dire che poi, alla fine, i bloggers rispondono in prima persona della loro libertà di pensiero senza sconti e senza frignare; anche i cosiddetti anonimi perché l’anonimato in internet è molto difficile e gli IP sono rintracciabili. Daniele Magrini ha anche detto che gli piacerebbe scrivere la storia dell’informazione a Siena negli ultimi quindici anni. Con l’onesta intellettuale che gli riconosco vedrete che se il lavoro vedrà la luce un capitolo fondamentale sarà dedicato proprio ai bloggers.

Se conservazione significa rispetto delle tradizioni e del proprio passato Siena ha fatto bene ad essere conservatrice. Ma se conservazione significa difendere l’indifendibile e una storia recente che ha portato la banca e la fondazione nella situazione attuale, la Mens Sana Basket al fallimento, l’A.C. Siena in serie D ed al concordato e tanti fornitori, accompagnatori, operatori creditori delle due società a rischi estremamente concreti di perdere il risultato del proprio lavoro e le generazioni nuove a veder erose tutte le opportunità, allora è il caso di continuare con questa litania e questi paraocchi? In politica il massimizzare i meriti e dimenticare gli errori è pratica comune ed anche scusabile ma diviene inaccettabile quando ha il solo e precipuo scopo di difendere esclusivamente gli interessi di una classe di boiardi i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Allora il voler tappare la bocca ai bloggers, considerati la cattiva coscienza di una città, ha un significato prima di tutto politico; quello di non svegliare questo popolo che continua a credere alle favole, mentre, invece, ha una sola opportunità di riscatto e rinascita: quella di tornare immantinente con i piedi ben piantati per terra. Prima questo accadrà meglio sarà per tutti.

Chi ha contrastato il groviglio armonioso perché, oggi, dovrebbe accettare il Mangia d’oro?

MangiadoroIl Mangia e i Tafazzi di Siena (Corriere Fiorentino 17 maggio 2014)

Daniele Magrini. Anche per il 2014, come già era accaduto lo scorso anno, Siena il 15 agosto prossimo non assegnerà il Mangia d’Oro, il suo personalissimo «scudetto» a un senese che abbia dato lustro alla città. Entro il tempo scaduto mercoledì sera, infatti, non si è proceduto a nessuna designazione per il prestigioso riconoscimento che veniva consegnato, fino al 2012, nel giorno dell’Assunta, alla vigilia del Palio di agosto. Squillavano le chiarine, prima nel Teatro dei Rinnovati e poi in quello dei Rozzi; gli insigniti ricevevano il premio con al collo il fazzoletto della Contrada. E davanti a una platea ribollente di passione civica ed emozioni forti, si celebrava il premio più classico della senesità. Da due anni, dopo i grandi scandali cittadini, tutto questo non c’è più. Siena vive la sua crisi profonda, in attesa di riveder le stelle, abiurando anche il suo Premio amato. Nessuno viene ritenuto meritevole, neppure per quei premi graditissimi, da tanti senesi magari in poca luce, ma onesti e specchiati, che venivano celebrati con le medaglie di riconoscenza civica. Niente. La città depredata dai potenti, non riesce più neppure ad assegnare un premio ai propri cittadini. Si capisce anche da questo che il trapasso da una classe politica e dirigente che ha fallito a quella del rinnovamento, attende ancora di giungere ad approdi visibilio almeno percepibili. Il sindaco Bruno Valentini ha spiegato al Corriere di Siena: «Niente Mangia se non ci sono figure eccezionali». In città e su Facebook, impazzano i commenti: perché negli anni della «Siena da bere», tutti gli insigniti erano eccezionali davvero? Nel mirino, soprattutto il Mangia d’oro assegnato nel 2004 a Ferdinando Minucci, ora ai domiciliari per l’operazione Time out. Così, Siena città saccheggiata di tutte le sue risorse, punisce se stessa e tutti i suoi «figli», ed elimina per il secondo anno consecutivo anche il Mangia. Ma se l’eccezionalità si va cercando, notano in molti, eccezionale è senz’altro chi negli anni del groviglio armonioso aveva previsto tutto quello che poi è accaduto, chi ne è stato distante – sfiorando l’eresia – e lo ha contrastato. In quegli anni, ora è facile. E allora perché non avere il coraggio di premiare questa eccezionalità? Oppure, dicono altri: quest’anno si assegnino solo le medaglie di riconoscenza civica, per cominciare a ritrovarsi, come comunità, insieme nel giorno dell’Assunta per onorare cittadini specchiati. Che non saranno eccezionali, ma esempi positivi per ripartire. E poi non si dica ogni anno che a Siena non c’è nessuno da premiare. Che non è mica una bella pubblicità, mentre la città corre per la Capitale europea della cultura. Non si arrivi ogni anno alla scadenza, «taffazzandosi». Non è tanto questione di regolamento da cambiare. È che la classe dirigente della città, come l’hanno voluta prima, era complessivamente fatta – salvo mosche bianche – solo di fedeli e non di uomini «eccezionali». Ora siamo in una fase di transizione. In mezzo ad un guado fatto di aspirazioni e speranze, ma anche di timori e titubanze, che coinvolge anche il Concistoro del Mangia che riunisce le istituzioni cittadine comprese le Contrade. Nell’attesa di concludere la traversata, intanto si potrebbe dire oggi, che il Mangia verrà riassegnato, per esempio, nel 2016. Magari assegnato ogni tre anni. Ma da quest’anno potrebbero tornare le medaglie della riconoscenza civica. Per contribuire a ridare un po’ di ossigeno ad una città smarrita, depredata proprio quando il Mangia veniva assegnato.