Le bugie di Riccaboni e Frati sui bilanci dell’Università di Siena

DuoseneseDi seguito la trascrizione integrale della prima parte dell’intervista di Orlando Pacchiani (per Radio Siena TV) ai candidati rettori, nella trasmissione Siena Diretta Sera del 19/05/2016. Per il momento si riporta solo il primo tema, quello relativo ai bilanci e allo sbandierato risanamento operato da Riccaboni e Frati. Su questo argomento la domanda sarebbe facile: «il bilancio consuntivo 2013 è falso o no?». Se la risposta è sì, ricordo che per la stessa ragione sono sotto processo, presso il Tribunale di Siena, i due precedenti rettori, tre direttori amministrativi e quattro revisori dei conti. Ricordo, infine, che la domanda è stata posta per la prima volta il 14 maggio 2015, specificando, in quella sede, che è stato certificato, per il bilancio unico dell’esercizio 2013, un avanzo di competenza di 6,91 milioni d’euro, ottenuto mediante una non corretta e impropria allocazione degli importi corrispondenti alle partite di giro. L’esordio del candidato Frati, nell’intervista, è un impegno al quale non può sottrarsi; dichiara, infatti: «fortunatamente sul bilancio contano i dati e non le opinioni!» Ebbene, aspettiamo questi dati, che confutino definitivamente il sospetto che il bilancio 2013 sia stato ritoccato, con evidenti effetti anche sugli esercizi successivi.

Orlando Pacchiani. Io introdurrei già il primo tema che un po’ è stato al centro del dibattito sull’Università negli ultimi anni. È stato anche al centro di situazioni giudiziarie e, comunque, molto dibattuto, che è il tema del bilancio e quindi del risanamento del bilancio delle Scotte. Il rettore Riccaboni lo pone come uno dei punti di forza del suo mandato. Qualche osservatore, in realtà, fa notare che si potrebbe discutere su questo risanamento, perché ci sono delle partite importanti che si sono giocate sul Policlinico delle Scotte (con la Regione) e sul San Niccolò. Però, ecco, qual è la vostra opinione su questo tema del bilancio?

Francesco Frati. Fortunatamente sul bilancio contano i dati e non le opinioni! I nostri dati dimostrano che da tre anni il bilancio consuntivo dell’Università – 2013, 2014 e 2015 – si è chiuso con un utile. Anche il bilancio preventivo 2016 ha registrato un utile; è stato apprezzato anche dal Collegio dei revisori dei Conti che hanno approvato la relazione del rettore e il relativo bilancio. Quindi, possiamo dire che, al momento, noi ci troviamo in una situazione di bilancio risanato e di un bilancio che ci consente, mettendosi al pari di tutte le altre università, di poter programmare degli investimenti. Sono quegli investimenti che saranno necessari per proseguire la fase di consolidamento del rilancio iniziato negli ultimi anni e che inevitabilmente dovranno tracciare la strada della futura guida politica di quest’ateneo per il prossimo mandato di sei anni. Io credo che tutta la Comunità universitaria debba essere orgogliosa dei risultati raggiunti in questi sei anni perché l’obiettivo del risanamento e del raggiungimento del pareggio di bilancio non era assolutamente un obiettivo facile da raggiungere e, se ce l’abbiamo fatta, è grazie alla coesione, al senso di appartenenza dell’intera comunità che ha superato i periodi più critici e che ha traghettato sostanzialmente l’Ateneo verso questa nuova fase. La nuova fase si apre adesso e sarà una fase che, proprio sulla base di un bilancio risanato, potrà prevedere degli investimenti e saranno quegli investimenti che consentiranno il consolidamento della fase di rilancio dell’Ateneo.

Alessandro Rossi. Cosa aggiungere…! Mi sembra che ha accennato precedentemente alle questioni delle Scotte piuttosto che agli investimenti che la Regione Toscana ha fatto sulla nostra Università. Io credo che sia il momento di dare valore alle soluzioni più che ai problemi. C’è una ricca stampa che affronta criticamente il problema del bilancio, io penso che ci dobbiamo limitare ai numeri e non alle illazioni o alle suggestioni.

Felice Petraglia. Ma, io sono felice, di nome e di fatto, di sentire che siamo stati tutti coinvolti in questo risanamento! Chiaramente va riconosciuto anche all’ultima parte della precedente gestione d’aver fatto, appunto, la vendita del San Niccolò e delle Scotte. Quindi gli ultimi sei anni sono serviti a corroborare una situazione che già era stata presa in oggetto e che sicuramente è andata a migliorare, anche se ci sono delle situazioni nel bilancio, per esempio, i mutui, il patrimonio netto, che non fanno sì che ci sia proprio tanta cash, tanto liquido di soldi in cassa. Quindi, ha ragione, il Prof. Frati, a dire che sicuramente stiamo meglio di sei anni fa e meglio di dodici, però sicuramente non credo ancora ci sia una situazione di finanza, di disponibilità tale da poter fare investimenti molto importanti.

Pubblicato anche da:
il Cittadino online (23 maggio 2016) con lo stesso titolo.
Bastardo Senza Gloria (23 maggio 2016) con lo stesso titolo.

6 Risposte

  1. Si odono parole improntate ad un poco prudente ottimismo e non ho chiaro a quali “investimenti” si alluda: visto che l’ateneo si avvia ad essere dimezzato, per parlare di “rilancio”, su quanti “punti organico” pensano di poter contare nei prossimi anni? Insomma, su quale quota di turnover? Qual è, adesso, in percentuale (per citare uno dei parametri necessari per dare una risposta a questi quesiti), la spesa per il personale? “Al di sotto dell’80%” vuol dire “al 79,999…%”? Quanti nuovi docenti di ruolo pensano in definitiva di poter reclutare, a fronte dei circa 500 che se ne vanno? Come già ricordato, l’equilibrio dell’ateneo senese (e oramai non solo il nostro: pare che gli atenei in grado di discostarsi dalla quota minima di turnover siano pochi) è molto instabile: come la “casa di Swift”, così equilibrata che non poteva sopportare che vi si posasse un passero.

    Mi pare che, al di là delle sortite di qualche giornale nazionale, invero sempre più ricorrenti, o le opinioni formulate non certo casualmente da qualche professore, la costituzione di “hub” regionali sia più che una mera ipotesi di scuola. Per non cadere, come si suol dire, dal pero, occorre collegare i punti 2.4. e 5 che nella “lettera aperta” del M5S qui sopra compaiono separatamente. Siena ha chiuso decine di corsi di laurea. Dal sito ministeriale http://offf.cineca.it/pubblico.php/ricerca/ricerca/p/cercauniv al 2008 risultano 68 lauree triennali e 40 magistrali. Si disse che alcune andavano giustamente chiuse per varie ragioni: ebbene, ne hai chiuse più della metà e molto di quello che è sopravvissuto è in realtà assai rabberciato, improntato a progetti di poco momento. Moria delle lauree magistrali, decimazione dei dottorati: ci svegliamo ora? Come potevi pensare di non avere ripercussioni sulle iscrizioni, in misura assai più grave rispetto al già sconfortante dato nazionale?

    Siena era sull’orlo del fallimento. La leva sulla quale si è agito è stata quella del personale docente: erano tutti d’accordo (del resto, come potevi impedirlo?), e in un empito neo-luddista, tutti convenivano sulla necessità di smantellare molte strutture didattiche e della ricerca (tranne alcune che, non si sa perché, apparivano intangibili, quanto implausibili). Lo si è fatto con estrema nonchalance. Anche nell’applicazione della legge Gelmini sullo scioglimento delle facoltà si è manifestato un particolare zelo. A Siena molti dicevano che occorreva dismettere le vesti di ateneo semi-generalista e puntare su alcuni settori, lasciando cadere tutto il resto: “pochi ma bòni, piccolo è bello ecc. ecc. Ma puntare alla “decrescita felice” mentre i tuoi vicini puntano serenamente alla crescita significa esattamente assecondare il disegno di costituzione del famoso “grosso hub” regionale. Difatti non è chiaro se un “piccolo ateneo” siffatto conserverebbe una qualche sorta di più o meno eufemistica autonomia, oppure si ridurrebbe di fatto ad una sede distaccata. La Luna gira attorno alla Terra e non viceversa. A me pare dunque evidente, alla luce dei fatti e delle tendenze già ricordate, che un ateneo di massa molto grande risulterà alla fine per attrarre verso di sé uno di massa sensibilmente più piccola che gli ronza nelle vicinanze.

    Ancora di recente il Rettore uscente, forse dimenticando di aver perso per strada 6000 studenti, ha osservato che il rapporto docenti/studenti è più alto della media nazionale, senza alcun distinguo tra settore e settore, ricorrendo alle ben note “statistiche” trilussiane. È difatti noto che in molte aree il corpo docente era sensibilmente più anziano che in altre e soprattutto, che al tempo della “Grande Bouffe”, taluni si distinsero per una pantagruelica voracità. Se i docenti sono ancora troppi (pur avviandosi ad essere la metà del personale TA) un buon punto programmatico sarebbe quello di mandarne via un altro po’ 🙂 ….così, non riuscendo a soddisfare i requisiti minimi imposti dalla legge, chiuderai un’altra ventina di corsi di laurea, perderai altre migliaia di studenti, la VQR ti condannerà all’infamia, ma potrai ancora vantare ad uso della demenziale statistica del CENSIS che il rapporto docenti/studenti è rimasto alto.

    Questo ci interroga, non solo sulla sorte dell’ateneo, ma anche, ammesso e non concesso che la geografia delle università toscane si avvi ad essere quella descritta dall’articolo di Repubblica (Pisa grosso “hub” della ricerca, Firenze università generalista, Siena sede distaccata, per lo più “teaching university”), innanzitutto sui mezzi che le “competenti autorità”, a cominciare dal Ministero, intenderanno mettere in campo per realizzare l’obiettivo, oramai palese, di una sempre maggiore integrazione: su questo prima o poi dovranno esprimersi. Dire: “a Siena puntiamo tutto su pochi settori”, vuole anche dire indirettamente (e trovo strano che nessuno lo sottolinei) “non puntiamo niente su molti settori”, e una qualche illustrazione di questo concetto alle decine di persone che in questi disgraziati “settori” condannati a morte (che poi annoverano molti settori base) devono continuarci a lavorare altri vent’anni forse dovrai fornirla. Infine, siccome svariate decine di quei 600 docenti che ti rimangono appartengono a questi “altri settori” fuori dal cono di luce dei salvati, alla fine della fiera i tuoi favolosi progetti di rilancio dovrebbero poggiare su poco più di 500 persone?

  2. […] Indicando il Palazzo comunale al suo ospite, nel corso della trasmissione “di Sabato” del 16 aprile 2016, Daniele Magrini chiedeva : «Non s’è sempre detto che l’Università è il polo trainante della città? Interesserà capire se l’Università è risanata o non è risanata?». No! Ai consiglieri di maggioranza non interessa conoscere le reali condizioni dei bilanci dell’Ateneo senese. E purtroppo, non interessa neppure ai consiglieri di minoranza: sia agli oppositori balneari che a quelli montani, eletti e non eletti in Consiglio comunale. Tutti! Nessuno escluso, a giudicare dal silenzio di tomba sull’argomento! Come non interessa ai giornalisti e ai mezzi d’informazione online e della carta stampata, con l’eccezione, ovviamente, del “Cittadino online” e dei blogger non allineati. Prendiamo, per esempio, l’intervista al consigliere comunale Enrico Tucci, di seguito trascritta integralmente, solo per la parte riguardante l’Università e la sanità, dalla trasmissione “di Sabato“ (30 aprile 2016) di Radio Siena TV. Leggendo le dichiarazioni del consigliere Tucci, si pensa che lui disponga di notizie di prima mano sull’università, tanto è deciso e categorico: «nell’Università in questo momento c’è un po’ di rivolgimento; il Rettore ci fa sapere che farà nuove assunzioni; sono arrivati un po’ di soldi e il bilancio, almeno sulla carta, è stabilizzato». Sarebbe interessante che il consigliere Tucci dicesse la sua sulla semplice domanda, che Riccaboni e Frati eludono da un anno: «il bilancio consuntivo 2013 è falso o no?». […]

  3. […] consiglieri comunali interesserà capire se l’Università è risanata o no? Il bilancio consuntivo 2013 è falso o no? Riccaboni e Frati (prorettore vicario fino a febbraio 2016 e candidato rettore) per quanto ancora […]

  4. […] se uno pensa che l’Università senese sia stata bene amministrata negli ultimi sei anni (e il Bilancio 2013?), lo voti subito. A chiocco. Infine abbiamo il professor Rossi; il quale, con quello stile pacato […]

  5. […] perfettamente “equilibrata” che rischiava di crollare non appena vi si posava un passero. Gli rispose anche il prof. Grasso… un chiarimento definitivo sullo stato delle finanze sarebbe auspicabile (e pensare che io […]

  6. […] Grasso. Riccaboni e Frati eludono da un anno questa domanda: «il bilancio consuntivo 2013 è falso o no?». Il lettore “dubbioso” non lo vuol sapere. Noi, invece, sì; e continueremo a chiederlo […]

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