«Io sono un patologo e il mio successore un ecologista, cosa volete che ne sappiamo noi di conti?»
Luigi Berlinguer. Ai miei tempi i conti non erano in rosso. Il deficit di bilancio è grave: se ci sono i responsabili vanno individuati. Ma dobbiamo stare attenti alle vie di natura penale, perché il reato è personale e se c’e un dolo non si può genericamente renderne responsabile tutto il corpo dirigente.
Piero Tosi. Attenzione a non fare di tutta un’erba un fascio. Devo rispondere dei bilanci 2003 e 2004, non di regali in natura: e tutti sanno che i bilanci sono redatti dall’ufficio ragioneria e visionati dai revisori dei conti. Poi, certo, vengono firmati dal rettore, presente alla discussione in CdA. Ma nulla di più. Io sono arrivato a fare il rettore da patologo e il mio successore è un ecologista. Cosa volete che ne sappiamo noi di conti? Queste competenze sono di altri, c’è un ufficio apposito. Io non c’entro nulla con l’allegra brigata, non ho nulla a che fare con chi distribuiva o consumava vino, pesce e altre derrate. Mi spiace che si continui a infangare l’università di Siena, quando il suo disavanzo è più o meno lo stesso di quello di tutti gli atenei italiani. Ci sono stati degli errori, anche miei, ma, almeno per quel che mi riguarda, fatti in buona fede. Ci tengo a sottolineare che ho lasciato all’Università un patrimonio immenso: mi riferisco al patrimonio edilizio. Quando sono arrivato al rettorato parte degli studenti facevano lezione in chiesa, altri al palazzetto della Virtus. Se ho lasciato debiti, evidentemente non ho vigilato bene. Certamente, comunque, non abbiamo sprecato nulla. Sono tranquillo: ho fiducia nella magistratura, ho la coscienza a posto e sono sicuro di dimostrare di aver sempre agito in buona fede. A breve comunque mi farò sentire, è venuto il tempo di parlare e raccontare come stanno le cose veramente. Non solo leggere quanto viene scritto da altri.
Silvano Focardi. C’è un accanimento personale, che non merita chi ha sempre lavorato e vissuto del suo lavoro, con passione per la ricerca e lo studio. Sono amareggiato; per fortuna in città tutti mi conoscono, sanno come lavoro. Ho portato all’ateneo 20 milioni di euro e non ho mai beneficiato a livello personale di nulla. Ho portato ospiti dell’Università in contrada pagando loro cene e palchi? Si parla di un grande convegno fatto dall’ateneo a Siena con professori di livello internazionale. Vino e cibo per la crociera con la nave Università? Non si stratta di sprechi né di quei numeri esorbitanti diffusi: ho letto cose molto più “colorite” della realtà. Quando si lavora con altre persone è normale condividere: come quando si va a casa di qualcuno è educazione portare un omaggio. Comunque, la verità è che alla fine del mio rettorato ho tolto tutto il debito e il disavanzo è sceso da 65 milioni a 18 milioni di euro.
Angelo Riccaboni. Siamo consapevoli che la crisi finanziaria che la nostra Università sta attraversando è tale da mettere in gioco la sua stessa esistenza. È chiaro a tutti, però, che la pesante situazione finanziaria del nostro Ateneo, per troppo tempo tenuta nascosta, è anche frutto di errori, di comportamenti inaccettabili, di omissioni nei controlli. Abbiamo fiducia nel complesso lavoro che la Magistratura sta svolgendo. Al di là delle responsabilità dei singoli, sulle quali non mi compete esprimermi, siamo consapevoli della gravità dei danni che sono stati arrecati in questi anni alla reputazione del nostro Ateneo. Tanto che gli Organi di governo valuteranno, nel momento in cui la procedura giudiziaria lo consentirà, l’eventualità che l’Ateneo si costituisca parte civile nel dibattimento. A fine anno si può sostenere che la situazione appare sotto controllo e che nel prossimo futuro, in virtù delle misure adottate e dei sacrifici che la Comunità sta affrontando, il disavanzo di competenza è destinato a ridursi a livelli più sostenibili. Tempo è richiesto per la messa in atto di operazioni di natura straordinaria inerenti al nostro patrimonio immobiliare. Tale patrimonio, sebbene non ingentissimo come qualcuno pensava sulla base di precedenti stime approssimative, è caratterizzato da qualificate e prestigiose sedi, per le quali siamo grati a chi si è impegnato nel loro acquisto e valorizzazione. Oltre a quelli di natura più strettamente finanziari, l’Amministrazione si è trovata ad affrontare anche altri gravi problemi. Mi riferisco innanzitutto alla pressoché totale assenza di dirigenti che possano orientare autorevolmente le competenze e le capacità del personale tecnico e amministrativo e definire essenziali meccanismi di delega delle responsabilità. Proseguendo il trend positivo già registrato nell’anno accademico 2010/11 (aumento del 3.3%), anche i dati delle immatricolazioni per l’a.a. 2011/12 (seppure ancora non definitivi) hanno segnato un importante incremento. Complessivamente, gli immatricolati sono cresciuti di oltre il 40%, dato che comprende un aumento eccezionalmente elevato in alcuni corsi di studio delle Facoltà di Farmacia e di SMFN. Depurando il totale dai dati delle suddette Facoltà, e della Facoltà di Medicina e Chirurgia che ha tutti i corsi di studio a numero programmato, l’insieme degli immatricolati alle restanti Facoltà ha fatto segnare comunque un confortante incremento di oltre il 7%.
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Mi permetto un commento cadauno:
Lo storico del diritto: credo che un po’ in colpa si dovrebbe sentire, se non altro per aver spianato la strada all’incoronazione della Comunicazione a Regina di Ateneo. E poi l’inizio dello scialo mi risulta sia partito in questo periodo, dopo il 750°. Il diritto del 750° (nel senso della legge speciale) deve averlo abituato un po’ male.
Il patologo: per dirla con l’on. Bersani “ma di cosa stiamo parlando?”. Gli uffici preparano i bilanci e poi il Rettore li firma ? Ma siano matti? Il preventivo è per sua natura atto anche politico! Il consuntivo no, ma tuttavia lascia ambiti discrezionali che non potranno mai essere esercitati dalla sola burocrazia. E ovviamente non sono a conoscenza di eventuali patologie di bilancio.
L’ecologista: direi che apprezzo. Oltretutto è stato il Rettore Focardi che ha firmato la circolare sulle spese di rappresentanza che ha posto un freno agli abusi del passato. Ciò sembra contrastare con le notizie di stampa di questi giorni sull’ecologia dei tonni e del Brunello. La sparata finale sull’aver tolto tutto il debito se la poteva risparmiare.
L’economista: apprezzo pure. Sull’apertura alla costituzione di parte civile dell’Ateneo ho già detto. Anche qui si cade nel finale: l’inciso sulla contribuzione studentesca è, in sé, vero (credo). Sono stati sottaciuti i mezzi (assolutamente leciti) con cui si è ottenuto il vantaggio economico per l’Ateneo.
Parafrasando Alexandre Dumas padre (1844) “Les trois Rettorquetaires” se non ricordo male il Luis de Minister de Stiglian d’Berlingtagnan era il capo o no!
Ma lasciando per il momento i nostri “eroici” moschet-dissestatori voglio far riflettere i cittadini senesi tutti, con un ulteriore back time nella seconda metà del Duecento ricordate “La Brigata spendereccia (o godereccia)” (Decameron novella 9 e Dante inferno canto XXIX), noti giovani, ricchi e scialacquatori cittadini senesi che sperperarono in due anni “solo” 216.000 fiorini, una cifra che rapportata al valore aureo del fiorino corrisponderebbe ad una somma compresa tra i dodici e i quindici milioni di euro, però, soldi propri ed in tempi di opulenza e prosperità per la città di Siena.
Infine, concedetemi un’ulteriore rievocazione, cari cittadini senesi, se non ricordo male nel 1355 un certo ceto politico di famiglie molto vasto fu defenestrato (li ciondolarono dalle finestre del comune) da un movimento di piazza, sostenuto da famiglie senesi di nobili principi.
Ma cosa state aspettando?
Non ci dimentichiamo però che l’ecologista ha fatto stabilizzare 300 unità di personale amministrativo tra cui la di lui figlia ed il genero. E ha tenuto la relazione Mazars nel cassetto fino ad operazione conclusa.
Personalmente apprezzo molto meno…
Questi uffici vorrebbero sottoporre a Cal un conticino semplice semplice. Le stabilizzazioni sono state fatte tra 2007 e 2008 in quanto previste dalla finanziaria (all’epoca si chiamava così) 2007. Un impiegato costa circa 25.000 euro l’anno, quindi per gli anni 2007-2011 diciamo che gli stabilizzati, nella loro interezza inclusi figlia e genero di Focardi, sono costati 30 milioni puliti puliti. Se si dà per scontato che non servano a nulla e che siano lì a carico dello Stato e non producano niente di niente e a questa cifra aggiungiamo una ventina di migliaia di euro di bistecche e brunello possiamo addebitare a Focardi (e non solo, perché non era il duce, aveva degli organi di governo anche lui) 30 milioni e ventimila euro. L’economista Frediani (certo non vicino a Focardi) nel novembre del 2008 ha sostenuto negli organi di governo che la voragine si aggirasse intorno ai 300 milioni di euro di cui solo 15 imputabili alle tanto deprecate stabilizzazioni. Giusto? E mettiamo che Frediani abbia esagerato e si parlasse più correttamente di 270 milioni. Mancano da addebitare 255 milioni, al netto degli stabilizzati. Tieni presente che il tuo amico Riccaboni mentre si sputtanavano 255 milioni era il responsabile del Nucleo di Valutazione nonché il presidente del CRESCO ovvero del Centro di Valutazione e Controllo. E mentre si stabilizzavano 300 persone lui era il preside di Economia e quindi a pieno titolo in un organo di governo che, sia pure non decisivo sui conti, pure qualcosa da dire ce l’ha anche su quelli e comunque sulla gestione del personale tutto. Dulcis in fundo nel suo discorso all’inaugurazione sempre il tuo amico Riccaboni ha parlato di mancati controlli. Vuoi trarre qualche conclusione tu da quanto questi uffici ti hanno appena sottoposto? Nota bene che il tono è pacato e sereno. Vedi di mantenerlo tale.
Ossequi
Cesare Mori
Certamente. La prima è che Riccaboni non è San Francesco. Stava a San Francesco. Ed è ovvio che anche la sua Facoltà abbia beneficiato di parte delle 300 immissioni di personale. Altrettanto diffusa è la considerazione che Riccaboni sia un tosiano. Ovvero che nel periodo di Tosi sia cresciuto molto politicamente e come visibilità grazie agli incarichi. Ma non firmava lui i bilanci. E qui è un profilo giuridico che conta.
La seconda è che se leggi i verbali del Nucleo e del Cresco e se parli con chi ci lavorava ti diranno che ottenere i bilanci dagli uffici era un’impresa e che le analisi sono state condotte sui soli prospetti contabili e non sulla contabilità. Se leggi i medesimi verbali c’è chiaro l’allarme del nucleo per le spese in conto capitale e per il crescere delle spese di personale. Il tutto su bilanci che parevano essere non proprio veritieri e corretti. Peraltro in linea formale chi firma è il DA e il Rettore ed all’epoca Rettore era l’ottimo Tosi, che adesso si riscopre anatomopatologo, mentre qualche anno fa era così appassionato del ruolo di rettore da prolungare in modo discutibile il suo mandato per “adattarlo” a quello di presidente Crui.
Focardi. Al di là delle simpatie personale – a me sta molto simpatico – Focardi sapeva la situazione. Aveva una relazione Mazars nel cassetto. Non ha mai detto perché non l’ha tirata fuori subito. Per cui del casino è stato concausa nel momento in cui invece di portare subito i libri in tribunale ha prima fatto quella operazione di stabilizzazione che evidentemente ha aggravato il malessere. Con la ciliegina della stabilizzazione di suoi stretti parenti che quanto meno è una caduta di stile.
Il conto che fai è corretto ma solo in parte. In primis perché è vero che grosso modo un dipendente pesa quella cifra, ma questo dipendente Unisi se lo dovrà tenere per molti altri anni. In una situazione in cui i docenti si riducono e i docenti – Rabbi su questo insiste molto – rappresentano l’offerta formativa che l’ente eroga. Guarda l’andamento docenti/personale amministrativo. Chi è di supporto a chi? Con le 300 stabilizzazioni si è reso Unisi l’ateneo del personale amministrativo. Per i prossimi 30 anni. E nei prossimi trent’anni il loro costo del personale salirà. Con FFO decrescenti. Impedendo nuove assunzioni di docenti che amplierebbero la capacità produttiva di unisi. E mettendo a rischio gli avanzamenti di chi adesso è dentro, si fa il mazzo, tiene a galla la barca facendo il lavoro anche per molti colleghi. Ed infatti i docenti fuggono – come di nuovo dice correttamente Rabbi.
Veniamo al “buho”. Intanto bisogna capirsi su cosa si intende. Da una parte c’è il debito derivante dalle politiche immobiliari tosiane. Che il Rettore Tosi pensava di coprire grazie a babbo Monte e a fantomatici contributi ministeriali che ovviamente non sono mai arrivati. Poi c’è il disavanzo di amministrazione che deriva in grande parte dal personale in eccesso rispetto all’Ffo. Che certo le 300 stabilizzazioni di Focardi non hanno certo aiutato a colmare.
E la colpa sarebbe di Riccaboni perché lui è un aziendalista. Solo che prima di lui sui bilanci c’erano la responsabile del bilancio (un tecnico), il DA (un tecnico), il rettore ed i revisori (tecnici). E se per questo se ti sfogli gli annali di storia delle università c’è anche Mussari – ordinario di economia delle amministrazioni pubbliche – pro tempore delegato al bilancio che ha analizzato gli stessi prospetti senza ravvisare che eran falsi e nascondevano il “buho”. Ora o son tutti incapaci e disonesti, oppure gli artifici utilizati erano ben costruiti. Tanto è vero che è servita Kpmg, tempo e diversi soldi per il riaccertamento dei residui.
L’argomento “non poteva non sapere” vale gran poco in tribunale. Le accuse van dimostrate coi fatti e con gli atti altrimenti si rischiano figuracce.
Sono stato sufficientemente pacato?
Ossequissimi
Vorrei ricordare al Sig. Cal che gli stabilizzati non sono tutti e solo amministrativi. C’erano anche molti tecnici come il sottoscritto e di cui ora c’è una grande penuria. Io sono stato chiamato perché c’era bisogno di una persona per un ruolo non a tempo determinato. Quindi se c’era la liquidità per pagarmi prima del 2008 ci sarebbe stata anche dopo, perché non ero su fondi esterni. Questo è sempre quello che ha sostenuto il dott. Bigi e le varie sigle sindacali nelle varie riunioni pre-stabilizzazione. Dove lavoro adesso siamo solo in 4 in una struttura enorme e facciamo di tutto (siamo dei jolly), dai traslochi financo alle pulizie, oltre all’ordinario. Inoltre vorrei ricordare che ci sono tanti ricercatori che sono inquadrati come tecnici-amministrativi ma fanno solo ed esclusivamente ricerca. Il costo del personale salirà? Ma lo sa il Sig. Cal che ci hanno tolto tutto quello che si poteva levare? Altro che aumentare, qui cala sempre! Parli con qualcuno di noi prima di sputare sentenze, Grazie.
Premesso che per me siete tutti preparatissimi e informatissimi, ho trovato un sito nel quale mi pare che sia tutto scritto a chiare lettere: http://www.governo.it/Governo/Provvedimenti/dettaglio.asp?d=64973 e dal titolo molto significativo:DECRETO LEGISLATIVO: Disciplina del dissesto finanziario delle Università e del commissariamento degli Atenei, a norma dell’articolo 5, commi 1, lettera b), e 4, lettere g), h) ed i), della legge 30 dicembre 2010, n. 240.
Tra l’altro, ecco qualche passo significativo (secondo me) su piani di rientro commissariamento:
1. Il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, entro trenta giorni dalla dichiarazione di dissesto, diffida il Rettore a predisporre il piano di rientro, secondo i criteri definiti all’articolo 8 nel termine massimo di centoottanta giorni che decorrono dalla data di ricevimento della diffida ministeriale. Con successivo decreto del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, sono dettate le linee guida per la redazione del piano di rientro di cui all’articolo 8.
1. Il Consiglio dei Ministri delibera il commissariamento dell’ateneo, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, quando, in base alle risultanze del controllo annuale sull’attuazione del Piano di rientro di cui all’articolo 8, emergano scostamenti tra gli obiettivi raggiunti e gli obiettivi programmati, tali da far ritenere che la realizzazione del Piano di rientro sia in tutto o in parte compromessa.
Nella mia pochezza di spirito (sulla materia) ho avuto come la sensazione che le leggi siano tutte scritte … quanto, poi a rispettarle, ce ne passa!!!
Se questa è solo la scoperta dell’acqua calda, allora mi scuso con tutti!
@ stefano
Evidentemente lei costituisce una eccezione.
In ogni caso, il sig. Bigi e le sigle sindacali facevano un po’ i furbi. Perché la liquidità non c’era visto che per pagare gli stipendi non si pagavano i contributi. Speriamo che qualcuno paghi per queste bugie.
Gli stipendi saliranno amico mio perché si spera che dal 2015 tolgano il famoso blocco. Poi se uno non è contento del suo lavoro o del suo stipendio, si ricordi che esiste l’istituto delle dimissioni. E si ricordi anche che la sua presa di servizio, assieme a quella dei residui 299 – pur utilissima alla causa di Unisi almeno per quanto la riguarda – ha impedito quella futura di molti ricercatori e ha generato una diaspora di precari. E questi son fatti, le sentenze le aspetto anche io.
«Evidentemente lei costituisce una eccezione.
In ogni caso, il sig. Bigi e le sigle sindacali facevano un po’ i furbi.» Cal
A me, quello che mi terrorizza è che il sig. Bigi, se ben ricordo, fu leader locale di Comunione e Liberazione, e dunque non credo che abbia compiuto la sua resistibile ascesa “motu proprio”, ma come “uomo della Chiesa” nell’università: qui, evidentemente, dall’arcivescovo ai partiti, alle “famiglie”, al sindacato (che poco assomiglia a quello dei tempi di Di Vittorio), tutti hanno inciuciato in un clima che a dir poco potrebbe definirsi omertoso per la nuda e cruda spartizione del potere (“Tam pro papa quam pro rege/bibunt omnes sine lege!”). Veramente, altro che “sapere aude!”: ma che roba è? Pur avendo perso noi tutti da tempo l’illusione che l’università sia qualche cosa come il tempio di Sarastro, ci aspetteremmo dagli intellettuali accademici una maggiore consapevolezza del proprio ruolo sociale: questo aspetto, umano e morale, più di altre cose, credo che oramai appaia semplicemente insopportabile a qualunque studioso serio e di buon senso, che abbia svolto i suoi canonici “tre anni di militare a Cuneo”. E poi il modo in cui si valuta l’eccellenza, premiando le scienze del bue muschiato e marginalizzando le “scienze avanzate”, pure ed applicate, è assai bizzarro, se visto nell’ottica della cività occidentale (alla quale naturalemtne i nostri eroi si oppongono però con veemenza). Vabbè, che anche il chirurgo che operò di cataratta Johan Sebastian Bach e Georg Friedrich Haendel, ammazzandoli entrambi, è passato alla storia come “un grande chirurgo”, ma insomma, porca miseria, “relativismo” in campo scientifico fa spesso rima con “analfabetismo”! Come ho già ricordato, assistiamo, non a caso, allo svuotamento di molte cattedre, dovuto, non solo ai pensionamenti naturali e ai prepensionamenti, ma anche a un esodo presso altri atenei, e chiudere una cattedra, un corso di laurea, un dipartimento, non è come chiudere un ufficio o una portineria: chi pagherà per questo?
Premesso che concordo quasi sempre con Rabbi, sul relativismo scientifico vorrei aprire una mia parentesi che ci può riportare sul discorso di cosa si insegna all’università, come lo si insegna e soprattutto, chi lo insegna!
Io sono, per natura e per esperienza, un relativista. Essendo medico e vivendo in una comunità (Accademico/ospedaliera) nella quale troppo spesso la Medicina viene spacciata per “Scienza” (“… La Medicina è scienza dell’incertezza e arte della probabilità …”, affermava Sir William Osler, il padre della Medicina moderna!), ho maturato una viscerale idiosincrasia per la “Scienza” usata come le Tavole della Legge o, peggio, un codice dal quale non è possibile derogare. Mi limito a questo perché la spiegazione richiederebbe troppo spazio.
Ciò detto, se torniamo alle origini dell’«Universitas» vediamo come, all’inizio, essa non fosse altro che una comunità di discenti che si riuniva intorno ad una figura prima di tutto carismatica (e poi, ovviamente, anche molto preparata, nel suo campo) per apprenderne gli insegnamenti, preziosissimi ed unici… e il rettore, se non erro, era uno studente!!!… L’accento sul carisma mi pare importante perché esso deriva sempre, nel mio personalissimo modo di vedere, da una grande e consumata esperienza sul campo.
Dunque, se mi chiedete chi preferisco, tra il professore che insegna al di fuori di schematismi e nozionismi di dubbio valore e quello che si attiene alla lettera dei testi, io preferisco certamente il primo… ma ho fondato motivo di ritenere che anche molti studenti siano più attratti dal carisma del docente (oltre che dalla sua cultura e abilità nel trasmettere il proprio sapere) e anche da quel certo grado si empatia che molto serve a rafforzare il clima di cooperazione, studio e ricerca… con l’ovvia conseguenza che la capacità di un ateneo di “attrarre” studenti, dipende molto, a mio parere, dalla “figura” del docente, e molto meno da ciò che egli “insegna” (eccezion fatta per ‘sto “Bue Muschiato” che tanto viene richiamato e non so cosa sia, ma mi pare proprio una cosa insostenibile!)…
Tornando a noi e considerando il più volte richiamato (proprio in questo blog) silenzio della comunità accademica sui fatti gravissimi e spesso intollerabili che riguardano il nostro ateneo, sono propenso a ritenere che lo stesso (ateneo) scarseggi molto in “figure” di docenti in grado di attrarre folle di studenti e la nostra comunità accademica sia più incentrata sull’«aurea mediocritas» che non sul vero spirito della primigenia «universitas»… le conseguenze sono davanti agli occhi di tutti!
Mi sembra che Cal abbia evidenziato bene la situazione. Pacatamente e dettagliatamente. Stiamo parlando della situazione generale che coinvolge amministrativi e tecnici. In generale, sia amministrativi che tecnici, sono in numero sproporzionato rispetto a tutte le realtà universitarie nazionali, come già Giovanni Grasso aveva evidenziato a suo tempo. Questo naturalmente non significa che gli amministrativi e tecnici siano inutili! Ma sono troppi… come troppi erano (uso l’imperfetto anche per compiacere Rabbi) o furono (per i nostalgici) rispetto agli studenti.
Quindi non se la prenda Stefano sul piano personale.
Concordo infine sulla necessità di figure di docenti che siano in grado di attrarre studenti o non abbiano la possibilità di farlo e di creare una scuola, se non su esclusive conoscenze politiche e non certo scientifiche.
Bene. Buono che su alcuni temi ci sia una convergenza dei lettori del blog.
@ Golene
Siamo troppi noi tecnici? Si faccia un giro per tutte le strutture universitarie e conti quanti sono gli amministrativi in alcune segreterie e centri servizi di Facoltà e quanti sono i tecnici (parlo di tecnici veri e propri e non ammin.vi che si spacciano per tecnici) in alcuni plessi. Le ricordo che ultimamente sono andati via molti colleghi, chi in comando presso altre amministrazioni pubbliche e chi definitivamente. Vada al Qit a vedere quandi tecnici sono rimasti poi mi dica. Non parli per sentito dire… Ah!, non se la prenda sul piano personale eh….
«Come troppi erano (uso l’imperfetto anche per compiacere Rabbi) o furono (per i nostalgici) rispetto agli studenti.» Golene
Golene, il punto non è questo; ma se non lo capite o fate finta di non capirlo, non resta che rassegnarsi; i docenti erano e sono troppi in alcuni settori, mentre erano e sono pochi in altri settori.Chi più vicino era alla sorgente del potere, ha sistemato cani e porci moltiplicando i posti a iosa: carriere facili e rapidissime, senza titoli accademici e scientifici. Chi era più distante dalla fonte miracolosa, per quanto incardinato in materie più serie e scientificamente attrezzato, ha pagato il conto dei bagordi altrui ed è stato inesorabilmente fottuto: questo è accaduto per individui, settori scientifici, dipartimenti e corsi di laurea. Da qui i problemi del presente: settori cancellati a cazzo di cane per mancanza di docenti, e settori che, nonostante il plateale fallimento e la conclamata inutilità, continuano a succhiare risorse. Se non accetti questo dato elementare di realtà (e non per compiacere il sottoscritto, che non ha bisogno di essere “compiaciuto”), non potrai, né arrivare a charire le cause del dissesto, né tentare di porvi rimedio.
…mi pare che, al di là del linguaggio “colorito”, quella che Rabbi fa sia una foto perfetta della realtà.
Ciò che ha “succhiato via risorse” e denari all’ateneo è, a mio modo di vedere, l’italiota necessità di “scavare nicchie” per gruppi di familiari, amici, amanti, conoscenti, dirimpettai, condomini, ecc. … tutto allo scopo di fare “favori” per riceverne … ed è evidente che, tanto più elevata ed importante (e dunque più vicina alla “fonte miracolosa”) è la carica che si occupa, tanto maggiori saranno le dimensioni della “nicchia” che uno si può scavare … dunque, se si taglia “così come viene”, si rischia, tanto a titolo di esempio, di mandare via il povero disgraziato che è stato assunto per concorso (magari regolare), prende il “minimo sindacale”, non ha mai fatto carriera (perché non aveva santi in paradiso) e ciò nonostante si fa “il culo” tutti i santi giorni e tenersi in casa quello che è entrato per “chiamata” o per qualche altra diavoleria del genere (ai furfanti non manca mai la fantasia, quando si tratta del branco di appartenenza), occupa una bella posizione di “Elevata Professionalità”, becca uno stipendio di tutto rispetto (alla faccia della crisi) … e nessuno ha ancora ben capito cosa faccia o quali doti abbia per occupare la posizione che occupa.
Se così funziona, allora si capisce bene che dal futuro e dalle manovre “di rientro”, non possiamo aspettarci altro che il fallimento totale! Se non si trova il modo di disfarsi dei raccomandati delle pregresse gestioni, non ci potrà essere alcun risanamento!
Il problema è m orale! Non mi stancherò mai di ripeterlo … e il rettore, per quanto ho potuto capire, lo sa molto bene!
@ Cal e Golene:
«Ciò che ha “succhiato via risorse” e denari all’ateneo è, a mio modo di vedere, l’italiota necessità di “scavare nicchie” per gruppi di familiari, amici, amanti, conoscenti, dirimpettai, condomini, ecc. … tutto allo scopo di fare “favori” per riceverne … ed è evidente che, tanto più elevata ed importante (e dunque più vicina alla “fonte miracolosa”) è la carica che si occupa, tanto maggiori saranno le dimensioni della “nicchia” che uno si può scavare … dunque, se si taglia “così come viene”, si rischia, tanto a titolo di esempio, di mandare via il povero disgraziato che è stato assunto per concorso (magari regolare), prende il “minimo sindacale”, non ha mai fatto carriera (perché non aveva santi in paradiso) e ciò nonostante si fa “il culo” tutti i santi giorni e tenersi in casa quello che è entrato per “chiamata” o per qualche altra diavoleria del genere (ai furfanti non manca mai la fantasia, quando si tratta del branco di appartenenza), occupa una bella posizione di “Elevata Professionalità”, becca uno stipendio di tutto rispetto (alla faccia della crisi) … e nessuno ha ancora ben capito cosa faccia o quali doti abbia per occupare la posizione che occupa.» La miglior risposta ai due Sig. sopra citati. Bravo Dott. Mastrangelo.
il problema è morale ma la sua soluzione non può essere che tecnica. e mandare via la gente voi mi insegnate non essere facile anzi talvolta è proprio impossibile.
Anche perchè è impossibile realisticamente dire a qualcuno che la sua materia non è seria e se ne deve andare.
A quel che si legge il commissario potrebbe usare strumenti di alleggerimento del personale – ma per essere commissariati ci vuole il dissesto e per avere il dissesto ci vogliono gli indici…
@ Cal: «il problema è morale ma la sua soluzione non può essere che tecnica. E mandare via la gente voi mi insegnate non essere facile anzi talvolta è proprio impossibile.»
Verissimo … purtroppo!!!
… e neanche li puoi “declassare” … se sono entrati come EP (sempre a titolo di esempio) che fai, gli dici: “da oggi sei un D e ringrazia Dio che non ti mandiamo via a calci in culo”??? … che poi, se sono entrati come EP, i santi li dovevano avere proprio “boni” e magari proprio tra quelli che oggi si vogliono costituire “parte civile” contro l’università!!! No, Cal ha ragione.
Si potrebbe, però, nell’ambito delle soluzioni “tecniche” e come primo passo verso un concreto risanamento (o, almeno, la dimostrazione di una volontà, in tal senso), decidere che sia assolutamente indispensabile riprendere in considerazione e rivalutare i “curricula” e le competenze di ogni singolo dipendente, in modo che ciascuno cominci a fare ciò per cui è qualificato o, più semplicemente, ciò che sa fare … un sorta di “riordino” delle carriere, mirato a un migliore e più efficiente funzionamento; es.: se la “segretaria del boss” (lasciamo tutto nell’indeterminato!) era entrata con il massimo della retribuzione e al più alto livello della graduatoria tecnica solo perché sapeva incollare bene le buste (!), le diciamo: «Bene! Ora che le cose stanno cambiando (ma stanno veramente cambiando???), ci fai vedere i tuoi titoli e ci dici bene cosa sai fare, perché dobbiamo sfruttare al meglio tutte le qualifiche e le competenze di cui disponiamo …».
Ecco, se cominciassimo almeno da questo, sarebbe già un segnale! Certo meglio che tenersi dentro i “macigni”, pagandoli a peso d’oro e pensare di risanare, buttando via del misero “ghiaino”, che non costa nulla!!!
Infatti era iniziato un processo di valutazione delle competenze in unisi finalizzato alla redazione di un bilancio delle competenze. Ma credo che il tutto si sia anche arenato.
Il pesce comincia a puzzare dalla testa. Invece di andar a valutare le competenze delle donne delle pulizie cominciamo per esempio dal Rettore, o dalla Direttrice Amministrativa. Attenti poi alle competenze, possono riservare brutte sorprese.
Adesso per valutare le competenze hanno tirato fuori il progetto ‘in basket’. No comment….
E quand’anche si venisse a scoprire che in codesta antica e gloriosa Università ci sono dei cialtroni che raccontano che Cristo è morto dal sonno, o che i barbari hanno asportato il tetto d’oro di San Galgano, chi ce li manda a vendere il cocco sulle spiagge? Tu Cal? Il Ministero? Il battaglione Folgore? I Lagunari?
@ Outis
… Il desiderio di mandare quella gente ai lavori forzati credo sia grande e condiviso da tutti! Il fatto che non lo si possa fare è stato sottolineato proprio da Cal e io l’ho confermato. Tutto ciò non vorrà mica dire che questa gente debba rimanere e percepire stipendi d’oro senza fare un tubo e che tutti gli altri debbano rimanere a guardare senza poter fare nulla! Esempio: se metti la super segretaria super pagata dell’ex boss (che sapeva incollare bene le buste da lettere) di fronte a responsabilità nuove e più “consone” alla sua retribuzione, qualche difficoltà, magari, gliela crei… e magari, provando a rimettere ordine su “chi fa cosa”, puoi anche provare a sanare situazioni ancora oggi insostenibili (penso, in particolare, alla mia personale, che non credo sia lo sola in tutto l’ateneo), basandoti sul principio di premiare chi lo merita, per titoli, competenze e capacità accertate e dimostrabili…
@ outis & C
Spero che Voi tutti non la prendiate male, ma…
Ma il mio “Ma cosa state aspettando?” era indirizzato soprattutto al “popolo” di Siena (magari anche sotto lo sprono dei vostri commenti unitamente ad altri consigli più nobili) come appello ad “Agire” finalmente nella giusta direzione.
Vi invito e vi supplico, cari cittadini senesi, a leggere attentamente quanto scritto in “Siena fino alla caduta della Repubblica (1559)” da Mario Ascheri e che riporto di seguito:
«Nel 1355 questo ceto politico e complesso di famiglie molto vasto fu defenestrato da un movimento di piazza sobillato da famiglie di nobili…»
P.S. Nel terzo millennio, se non sbaglio, sono nati molteplici “movimenti di piazza” che a volte si si riuniscono mediante “Flash Mob”.
«Nel 1355 questo ceto politico e complesso di famiglie molto vasto fu defenestrato da un movimento di piazza sobillato da famiglie di nobili…» Sena da Oxfo
Un movimento “sobillato dai nobili”, cioè dalla quintessenza delle caste? Per carità del cielo: speriamo di no! “Il popolo” dovrebbe forse essere meno brutalmente “popolo”: ondivago e schiavo del luogo comune, e scoprirsi costituito da individui. Di populismi e di regimi oclocratici, ne abbiamo sin sopra i capelli. Ma dov’è “il popolo” in una cittadina che oramai entro i suo confini storici annovera meno di diecimila residenti? Come fa ad esserci un controllo del popolo sulla politica se oramai sono quasi più gli eletti e quelli che campano di e attraverso la politica, degli elettori? A me pare un po’ l’esercito di Franceschiello: più comandanti che soldati.
…grande Rabbi!!! …e piccola Siena…
Senza dimenticare che quella classe dirigente fornisce il pane a centinaia anzi migliaia di indigeni, li protegge dalla competizione, li mantiene a Siena a qualunque costo, li tutela dalle regole ecc.ecc.
@ Rabbi, @ Stefano, @ Domenico
Mi scuso per essere stato troppo generalista. Evidentemente bisogna essere precisi.
E’ evidente quanto dice Rabbi (e Domenico), ovvero che c’è uno squilibrio. Troppi Prof. e amministrativi e tecnici in alcuni settori o ssd e pochi in altri. Ed è purtroppo anche vero che i motivi che hanno rimpolpato alcuni settori (es. comunicazione per gli amministrativi, o alcuni ssd di medicina per i prof) non sono scientifici o di necessità dell’ateneo, ma di potere e magna-magna, per parafrasare Crozza.
Ma nonostante questo conclamato squilibrio, il numero totale di tecnici e amministrativi è superiore a quasi tutte le università italiane. Questo vuol dire che non basta (ammesso che fosse possibile) togliere tecnici e amministrativi da un settore (per es. comunicazione) e metterli in altri (es. Qit). Ma che un buon 30% va tolto dall’ateneo!
Per i professori ci sta pensando il pensionamento (naturale) e il prepensionamento. Per i TA la mobilità.
Purtroppo, come evidenzia Rabbi, questo non cura lo squilibrio esistente. E’ tristemente vero!
Ma quanto chiediamo io e Cal è: quale altro metodo c’è?
Cosa è possibile fare per spostare dei professori da un SSD ad un altro, seguendo possibilimente regole scientifiche e professionali e di opportunità per l’ateneo?
Come spostare tecnici e amministrativi dall’organizzazinoe delle feste alla gestione del Qit (giusto per esempio)?
Voglio sentire delle soluzioni vere, pratiche, attuabili!
Per i TA c’è per esempio la possibilità di corsi di formazione (obbligatori): ma non ci sono i soldi…
Per i prof. ci potrebbe essere un programma di reclutamento mirato nei settori deficitari e ritenuti strategici per l’ateneo: ma non ci sono i soldi…
Come fare???? Possiamo discutere di questo?????
@ Giovanni Golene
… perché i “corsi di formazione”? Se uno è dentro la struttura e riceve (ed ha ricevuto per anni) il suo stipendio, possiamo presumere che uno straccio di curriculum lo avesse e che almeno un giustificativo, per la sua funzione (anche se fittizia, ricevuta per meriti di carattere “clientelare” e finalizzata solo alla pagnotta), di fatto esista? Si prenda il tizio, si valuti il suo CV, lo si convochi, gli si chieda cosa sa fare o e in grado di fare e lo si “ricollochi” in maniera idonea e mirata a migliorare l’efficienza di tutto il sistema. Se poi non sa fare proprio nulla (di utile), allora lo si tenga a “far nulla”, magari con uno stipendio d’oro, in modo che tutti sappiano e si rendano conto di cosa è passato dentro questo ateneo!!!
Cal conferma che qualcosa del genere era iniziato, ma poi si è arenato: perché? Se non possiamo partire neanche da qui, allora, probabilmente non c’è soluzione al problema!
Apprezzo l’analisi fatta dal rettore sulla grave situazione finanziaria del nostro ateneo. Mi verrebbe di chiedere se, stante la suddetta situazione, il Magnifico stesso e il Direttore Amministrativo quest’anno abbiano pensato o meno a rinunciare al loro “premio di produzione” magari a favore di qualche borsa di studio o di qualche contratto a tempo determinato.
@ rabbi jaqov jizchaq
Mi verrebbe da dire, ma spero di non offenderti, “ma ci fai o ci sei”.
Ma ti capisco e chiedo venia (forse i mie messaggi sono troppo ambigui o criptati e di difficile interpretrazione!), però insisto, e ti invito a leggere con più attenzione cercando di cogliere l’essenza del mio messaggio (comunque nel mio primo post era riportato: “…sostenuto da famiglie senesi di nobili principi”.)
P.S. Per non creare ulteriori equivoci consiglio di leggere il testo integrale di Mario Ascheri “Siena fino alla caduta della Repubblica (1559)”.
Dal sito Unisi: http://ufficiamm.unisi.it/Personale_ufficiof.asp?id_sigru=2055&idpadre=1806
Qualcuno mi spiega a cosa serve? Non ho capito….
Vi voglio riportare quanto, un mio nobile concittadino, ha ritrovato presso il Catasto Onciario, cioè il provvedimento del 1783 dell’Università di Oxfo che approvava la donazione ai frati del castello nel 1622. Dai documenti, che sono tanto più importanti poiché di epoche distanti fra loro, si legge “risulta uniformemente che sugli affari d’interesse dell’Università di Oxfo deliberavano i cittadini riuniti in parlamento, senza limitazione di censo o di capacità, e che il reggimento e l’amministrazione dell’Università stessa era affidata al Sindaco, ad un capo eletto ed a due eletti, elettivi tutti, che duravano in uffizio un anno”. Il che la dice lunga sulla antica consuetudine di democrazia che si trova in una piccola comunità (Oxfo), peraltro sottoposta alle dure leggi feudali dell’epoca che si è soliti connotare come repressive. Mi pare che la storia di Siena e della sua “Univerità”, se pure in altra epoca, è simile a quella Oxfo!
Ma cosa state aspettando?
… Italia dopo Botswana, Bhutan, Capo Verde e Ruanda , nella classifica dei paesi più corrotti del mondo … COMPLIMENTI!!!
http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2011/12/01/paesi_piu_corrotti_italia_guardian_transparency_international.html