Il Mondo oggi in edicola (con la data del 2 dicembre 2011) pubblica un articolo sull’Università di Siena nel quale si paventa addirittura un buco da 600 milioni di euro. Esagerazioni? Mica tanto! Se si considera che la Procura ha setacciato solo cinque bilanci (2003-2007), è ragionevole chiedersi cosa ci possa essere negli altri nove anni del governo Tosi e, perché no, nei nove anni del rettorato Berlinguer, ideatore dei festeggiamenti a gogò nell’università. Pertanto rinnoviamo tre semplici domande a Luigi Berlinguer e, in subordine, a Piero Tosi.
1) È vero che Berlinguer, quando s’insediò alla guida dell’ateneo senese, trovò bilanci solidamente in attivo?
2) Quanto sono costati i famosi festeggiamenti del 750° anniversario dell’Università di Siena? Si dice che, a fronte dei circa 1,5 miliardi delle vecchie lire preventivati, si siano spesi 9 miliardi. Forse non è vero. Ci chiarisca, per favore, questo punto.
3) Quando lasciò l’ateneo nelle mani del suo delfino Piero Tosi, i bilanci erano in attivo o in passivo?
Trucchi e bilanci falsi, se Siena assomiglia alla Parmalat
Fabio Sottocornola. L’Università di Siena rischia di sprofondare nel baratro. Due inchieste appena concluse della Procura cittadina fanno tremare i vertici vecchi e nuovi. E sul futuro si aprono scenari inquietanti. Anche l’attuale rettore Angelo Riccaboni, aprendo, lunedì 21 novembre, l’anno accademico, ha avvertito: «La crisi finanziaria che l’ateneo sta attraversando mette in gioco la sua stessa esistenza». Secondo i magistrati, in quella che veniva chiamata la Oxford italiana, il falso era all’ordine del giorno. Il primo filone d’indagine, partito nel 2008, è sul buco nei bilanci di oltre 200 milioni di euro, ma qualcuno ipotizza 600. Leggendo le carte, l’università toscana assomiglia un po’ alla Parmalat di Calisto Tanzi: per cinque anni consecutivi (2003-2007) scrivono gli inquirenti, «di fronte a un disavanzo si era deciso che era necessario presentare un bilancio in pareggio o in attivo». Così i budget a consuntivo di ogni anno sono stati taroccati e gonfiati «attraverso la correzione di poste si facevano risultare residui attivi, in parte non esistenti, relativi a esercizi precedenti». In pratica, ogni volta erano scritti a bilancio svariati milioni non incassati o inventati. Ideatori e promotori sono stati, per la Procura, gli ex rettori Piero Tosi e Silvano Focardi insieme con 16 tra direttori amministrativi, revisori dei conti e contabili. Le accuse: falsità ideologica in atti, abuso in atti d’ufficio, peculato. Focardi avrebbe pagato con 15 mila euro dell’università cene, visite e palchi al Palio per la Contrada della Chiocciola di cui era stato Capitano. Sempre a metà novembre si è chiusa l’inchiesta (dieci indagati compresi presidi di facoltà) per i presunti imbrogli nelle elezioni del 2010 vinte da Riccaboni. Tra gli «atti oggetto di falsità, il decreto di nomina del rettore» firmato da Maria Stella Gelmini. Convocata, suo malgrado e non senza attriti con la Procura, è stata ascoltata dai Pm a febbraio e oggi è «persona offesa». Per ora Riccaboni ha escluso le dimissioni. Nel 2006 Tosi venne destituito dalla Procura. Normativa alla mano, il ministro Francesco Profumo può mandare un commissario: obiettivo salvare Siena.
Articolo pubblicato anche da:
Il Cittadino Online (26 novembre 2011). Università: bilanci e ipotesi “da paura”.
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Seicento milioni????? Va bene, mettiamoci il pollame trafugato, abbondanti libagioni, scopini da cesso lussuosissimi in piuma di pernice, cestini dell’immondizia cesellati da Benvenuto Cellini; mettiamoci pure le assunzioni a go-gò che hanno gonfiato a dismisura certi settori (impoverendone altri), gli uffici per la propaganda del Minculpop, le imprese fallimentari, le ambiziose edificazioni che si confanno a ogni faraone, i vari tributi al nepotismo e alla partitocrazia ecc. … sarà che queste cifre inebrianti mi danno il capogiro, ma mi pare che per arrivare a seicento milioni ci voglia qualcosa di sensibilmente più grosso di quanto sin qui ipotizzato. O mi sbaglio?
Concordo in pieno. E aggiungo… voragine che vuol dire? Debito? Disavanzo? O cosa? Senza definire il termine è aria fritta e poi chi è che ipotizza 600 milioni? Su quali calcoli…?
…sì, ma senza dimenticare che al peggio non c’è limite….
Premesso che per me siete tutti preparatissimi e informatissimi, ho trovato un sito nel quale mi pare che sia tutto scritto a chiare lettere: http://www.governo.it/Governo/Provvedimenti/dettaglio.asp?d=64973 e dal titolo molto significativo: Decreto Legislativo: Disciplina del dissesto finanziario delle Università e del commissariamento degli Atenei, a norma dell’articolo 5, commi 1, lettera b), e 4, lettere g), h) ed i), della legge 30 dicembre 2010, n. 240.
Tra l’altro, ecco qualche passo significativo (secondo me) su piani di rientro commissariamento:
1. Il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, entro trenta giorni dalla dichiarazione di dissesto, diffida il Rettore a predisporre il piano di rientro, secondo i criteri definiti all’articolo 8 nel termine massimo di centoottanta giorni che decorrono dalla data di ricevimento della diffida ministeriale. Con successivo decreto del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, sono dettate le linee guida per la redazione del piano di rientro di cui all’articolo 8.
1. Il Consiglio dei Ministri delibera il commissariamento dell’ateneo, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, quando, in base alle risultanze del controllo annuale sull’attuazione del Piano di rientro di cui all’articolo 8, emergano scostamenti tra gli obiettivi raggiunti e gli obiettivi programmati, tali da far ritenere che la realizzazione del Piano di rientro sia in tutto o in parte compromessa.
Nella mia pochezza di spirito (sulla materia) ho avuto come la sensazione che le leggi siano tutte scritte … quanto, poi a rispettarle, ce ne passa!!!
Se questa è solo la scoperta dell’acqua calda, allora mi scuso con tutti!
@ Domenico
Il Decreto Legislativo in questione è stato approvato dal Consiglio dei Ministri del Governo Berlusconi ma non è ancora Legge. Nonostante ciò, il CdA dell’Università di Siena ha approvato una delibera che impegna il Rettore a vendere il Palazzo Bandini-Piccolomini facendo riferimento proprio a questo decreto.
E naturalmente non vi sarà sfuggito che il punto centrale sono i criteri sui quali gli atenei potrebbero avere voce.
http://www.youtube.com/watch?v=jZzjtmNCyI0 …se si volesse cambiare il mondo basterebbe una sana emulazione dell’esempio islandese che però richiede serietà nei comportamenti e sanità delle menti che sono scarsamente presenti dalle nostre parti!
@ Giovanni
Capisco… ma io immagino il “piano di rientro” come qualcosa di più ampio respiro, rispetto alla vendita di uno stabile (per quanto costoso) e il decreto stesso come una linea di condotta di cui certamente tenere conto (in prospettiva) anche se non ancora legge. Mi chiedo, allora: ma il “piano di rientro” non doveva già essere stato realizzato? E, in caso di mancata realizzazione, il commissario non doveva già essere arrivato?
@ Cal
… spiega meglio.
P.S. Cade a fagiuolo:
“Cina, il wc d’oro da 129 mila sterline”
http://www.repubblica.it/esteri/2011/11/27/foto/cina_il_wc_d_oro_da_129mila_sterline-25676673/1/?ref=HRESS-5
«…ma il “piano di rientro” non doveva già essere stato realizzato? E, in caso di mancata realizzazione, il commissario non doveva già essere arrivato?» Domenico
Hai ragione! Pur esistendo l’obbligo dell’adozione di una manovra di risanamento e di un piano di rientro, in presenza di un disavanzo d’amministrazione, i rettori dell’Università di Siena non li hanno mai presentati. Neppure il sedicente “tecnico” Riccaboni si è preoccupato di presentarlo, tanto che ora è costretto dalle circostanze a dichiarare “lo stato di dissesto”. Ma di questo ne parleremo a breve. Ho ripetuto più volte che questo blog è un “Archivio”, ti segnalo, pertanto, quello che scrivevo cinque (ripeto cinque) anni fa sull’argomento:
«Occorre un piano di risanamento rigoroso per l’Ateneo senese» (16 luglio 2006)
«L’autonomia universitaria consente anche di “taroccare” i bilanci?» (29 giugno 2006)
«A Siena la malauniversità è disordine strutturale, inefficienza endemica, organizzazione mirata a scopi diversi da quelli propri dell’università che, com’è noto, sono didattica e ricerca» (7 maggio 2010)
Un buco di 600 milioni? Ci dev’essere uno sbaglio. Non eravamo rimasti a 200? O c’è qualcuno che fa terrorismo psicologico per smorzare gli entusiasmi intorno all’aumento delle matricole?
Comunque anche qualora un mago avesse triplicato il buco con un colpettino di bacchetta magica io manterrei i nervi saldi.
Abbiamo o non abbiamo babbo Monte? Abbiamo o non abbiamo il presidente dell’ABI? Abbiamo o non abbiamo comprato Antonveneta per 9 miliardi?
Cosa vuoi che siano 600 milioni se non noccioline?
E poi abbiamo il palio, la Robur e la Mens Sana. Tranqulli ragazzi! Siamo sempre in una botte di ferro. Abbiamo anche un sindaco refrattario alla costruzione del nuovo stadio per cui potremo continuare a seguire le partite nel salotto di casa. Cosa si può volere di più dalla vita?
Non date retta ragazzi! Il mondo è infestato di fantasmi intenti a sferrare attacchi ingiustificati all’euro. Qualche fantasma un po’ sbadato deve aver sbagliato mira puntando sulla nostra Università. Spero si corregga presto.
Roba da manicomio! Ma si sa, son cose che possono succedere.
@ Domenico
L’art. 3 del decreto dice:
“1. Il collegio dei revisori dei conti, con la relazione annuale al bilancio unico di esercizio ed entro il 30 aprile di ciascun anno, verifica la condizione economico, finanziaria e patrimoniale dell’università applicando alle risultanze del bilancio i parametri economico-finanziari, definiti con regolamento adottato ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400.”
Tale regolamento ancora non c’è. Ma chi lo farà? È ministeriale pare di capire. Ma se la Crui partecipasse al processo definitorio potremmo avere sorprese soprattutto considerando che Siena è il case study. E quanti altri atenei andrebbero in dissesto? La partita si gioca qui. Perché se in dissesto ci fosse solo Siena è una cosa – se ci fossero tanti atenei anche importanti allora la faccenda diventa politica più che tecnica.
Capisco…
Ovviamente, sai meglio di me che la questione non è “quanti atenei andrebbero in dissesto” (magari modulando a piacere la soglia oltre la quale dichiarare il crack!), ma “quanta ce n’è di gente che ruba in questo benedetto Paese?” …il malessere, come ho più volte detto in questo blog, è prima di tutto morale e, per quanto qui il fenomeno abbia assunto forse dimensioni parossistiche, nessun ateneo nazionale può essere immune, almeno a mio modesto parere… è una rete,un sistema, che funziona (anzi non funziona!) dovunque allo stesso modo.
Io non credo nelle “eccellenze”;
http://milano.virgilio.it/primopiano/san-raffaele-pista-petrolio.html
http://247.libero.it/focus/20042389/85/crack-san-raffaele-resta-in-carcere-b-dacc-b/
L’unica cosa in cui eccelliamo, in questo Paese, è la furbizia, la disonestà, la corruzione e il malaffare!!! …
Se poi “tutti colpevoli” significa “nessuno colpevole“, allora mi pare proprio che siamo nella cacca… (due palmi sopra la testa!)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/28/cimice-nellufficio-presidenza-raffaele-svelato-metodo-verze/173611/
…alla faccia nostra e della “cultura”:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/27/linciucione-della-fondazione/173450/
Scusate, ma il decreto ministeriale indicato è fatto sulla delega prevista dalla legge 240 (Gelmini). Ovvero, è legge. Al massimo deve passare la Corte dei Conti.
Si legga:
http://www.istruzione.it/web/ministero/cs220911
Comunque la situazione di dissesto la decreta il collegio dei revisori dei conti.
Sulla questione del regolamento, indicata da Cal efettivamente non ne so niente.
http://www.italianiliberi.it/
… Italia dopo Botswana, Bhutan, Capo Verde e Ruanda, nella classifica dei paesi più corrotti del mondo… Complimenti!!!
http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2011/12/01/paesi_piu_corrotti_italia_guardian_transparency_international.html