Di seguito l’articolo integrale de “La Nazione Siena” del 16 novembre 2011.
La Nazione Siena. Lunedì prossimo nell’Aula Magna del Rettorato avrebbe dovuto risuonare il «Gaudeamus Igitur». Invece, ora, con la conclusione dell’inchiesta sulla regolarità delle elezioni che nel luglio dello scorso anno videro prevalere al ballottaggio Angelo Riccaboni su Silvano Focardi, l’apertura del 771° Anno Accademico rischia di saltare. I magistrati, infatti, ravvisano «tra gli atti oggetto di falsità proprio il decreto di nomina» del rettore firmato il 4 novembre 2010 dal ministro Maria Stella Gelmini. Quello stesso ministro che proprio in queste ore ha lasciato il dicastero. Ora spetterà al nuovo titolare del dicastero di risolvere quella che a questo punto è la ‘patata bollente’ Siena. Un vero e proprio rompicapo che ci rimanda indietro di 12 mesi. Allora la Gelmini non aveva ancora firmato e un docente, affacciandosi alla finestra del suo studio, ci disse allargando le braccia: «Vede noi siamo come un galeone spagnolo in mezzo alla tempesta. Abbiamo la stiva piena d’oro ma non una fetta di pane per mangiare». Il rettore Angelo Riccaboni in questi dodici mesi ha cercato in tutti i modi di tenere la barra del timone al centro ma la burrasca non è mai cessata. «L’importante – rispose in un’intervista di qualche mese fa – è scollinare gennaio sperando nell’anticipazione del fondo ordinario 2012 e nella ricontrattazione dei mutui bancari». Ad oggi né il primo, né il secondo sono diventati realtà. Invece, da ieri pomeriggio, quando è stato diramato il comunicato del comando provinciale dei carabinieri il galeone naviga «a vista». E chissà cosa penserà l’ex ministro Gelmini in queste ore. Certo la caduta del Governo di cui faceva parte pesa, ma anche quell’ombra sul decreto non è da poco. Soprattutto se si pensa che lo scorso 24 febbraio, la stessa Gelmini, fu costretta a varcare il portone della Procura per esser ascoltata dal procuratore capo della Repubblica Tito Salerno e dal sostituto Antonino Nastasi. Un colloquio di 50 minuti, prima dei saluti formali. Certo il ministero, come precisa la nota dei carabinieri «in questa indagine riveste la qualifica di persona offesa», ma quel decreto di nomina viene indicato «tra quelli oggetto di falsità». Dodici mesi fa il ministro fu impossibilitato dalla legge a nominare un commissario, oggi che la legge che porta il suo nome, lo consentirebbe lei può rimanere solo alla finestra a vedere cosa farà il suo successore. Ma nella mente del cronista tornano le parole di un altro docente proprio un anno fa: «In fondo, facendo un paragone, qui è come per l’immondizia a Napoli: una situazione fuori controllo. Per risolverla, serve per forza una figura fuori dai giochi». Forse si sarebbero risparmiati dodici mesi. E per i dipendenti dell’Ateneo e la città il futuro sarebbe meno incerto
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