Inizia oggi la seconda giornata di votazione, per l’elezione del nuovo rettore dell’università di Siena, con una grana che potrebbe compromettere il regolare svolgimento della competizione. In precedenza, nella prima e seconda votazione, risultava eletto il candidato che otteneva un numero di voti pari alla maggioranza assoluta degli aventi diritto. Invece, l’attuale rettore ha abbassato il quorum del secondo turno in modo da far eleggere «il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei votanti». In tal modo, oggi, basterebbero cinquanta voti a Frati per essere eletto rettore. Ed è questa la ragione che, ieri, ha spinto Rossi a ritirare la sua candidatura. Purtroppo, però, la formulazione adottata non solo è atipica, ma è mal formulata, confusa, non chiara e soggetta a interpretazioni diverse. Il sindacato Usb P.I., che al primo turno aveva convinto il personale tecnico e amministrativo a disertare le urne, a causa del voto ponderato (ogni preferenza espressa vale 0,084 voti), in questa seconda tornata ha invitato il personale a votare in massa perché ritiene che la dizione «maggioranza assoluta dei votanti» implichi che un votante, quindi una persona, valga uno e che non sia ponderabile. Pertanto, il quorum richiesto non sarebbe circa 360 (con un’affluenza alle urne di poco superiore al primo turno) ma più del doppio. Si potrebbero sollevare altri punti, che mettono in risalto le difformità in materia elettorale tra Statuto, Regolamento elettorale e Decreto di indizione delle votazioni, che hanno comportato e comportano interpretazioni autentiche. A nulla vale invocare la ratio sottesa nei commi precedenti dell’articolo 27 dello Statuto o l’articolo 34, comma 4 del Regolamento elettorale. Lo Statuto è la carta costituzionale del nostro Ateneo, che prevale su tutti i regolamenti e, inoltre, l’assenza del Regolamento Generale (che disciplina l’organizzazione e il funzionamento dell’Ateneo e l’attuazione dello Statuto) aggrava, ulteriormente, il disordine strutturale e l’inefficienza endemica della nostra università.
L’espressione massima della democrazia, il momento elettorale, ha come presupposti ineliminabili la certezza delle regole e delle procedure, la trasparenza e l’individuazione chiara del quorum elettorale. Non può dipendere da eventuali interpretazioni autentiche, espresse durante le votazioni. Mi rendo conto dell’arduo compito che spetta alla Commissione elettorale! Ritengo, molto modestamente, che allo stato attuale si debbano sospendere le procedure di voto e la Commissione elettorale dovrebbe approntare immediatamente le opportune modifiche di Statuto e del Regolamento elettorale e rinviare le elezioni a settembre-ottobre. Infine, la Commissione dovrebbe adottare un differente programma per le elezioni telematiche, perché tra gli elettori è diffuso il sospetto (secondo me non giustificato) dell’assenza di segretezza del voto, che potrebbe aver condizionato psicologicamente gli elettori.
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– il Cittadino online (22 giugno 2016) con lo stesso titolo.
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Lo statuto non è scritto molto bene ma l’interpretazione mi sembra molto chiara: il personale TA vale 0,084 anche per il calcolo dei votanti, ritengo modestamente che altre interpretazioni avrebbero poco senso (paradossalmente potrebbe vincere colui che riportasse una netta maggioranza dei voti dei TA). Non capisco inoltre il senso della richiesta di sospendere le elezioni e rimandarle a settembre se non nell’ottica del “facite ammuina” di cui non credo ci sia ulteriore bisogno.
“Francesco”? Un omonimo del diretto interessato alla questione?
Che in questo momento sicuramente non ha di meglio da fare che commentare sul blog del prof. Grasso. Il mio rilevatore di complottismo sta per fondersi…