Aldo Ferrara. Ricordate Todo Modo di Sciascia? Ebbene l’epilogo sta per essere scritto e riferisce di una strana ed oscura vicenda, avvenuta nell’Università “che non c’è”, in un piccolo paese della Regione che invece c’è ed è nota a tutti come sede d’importanti Atenei, tre per l’esattezza. Oggi, con il proliferare dei Corsi e degli insegnamenti, proliferano anche gli Atenei inutili, e quindi, magari, mentre scriviamo, saranno diventati, cinque, sette e così via. C’è anche un’altra Regione italiana che ne vanta tre, la Sicilia. Di Messina, vista dal Ponte, che, naturalmente, “non c’è”, abbiamo già detto; di Palermo ha scritto l’Espresso oggi ed ha dimenticato qualcosa. Dovete sapere che nel Capoluogo siciliano c’è un Istituto, sede d’insegnamento inferiore e superiore, retto dai Gesuiti, e frequentato dall’ambiente-bene della Città. Negli anni Cinquanta vi si iscrissero giovani rampanti come Leoluca Orlando, figlio del Prof. Salvatore Orlando-Cascio, ordinario di Diritto Privato e poi Civile, legatissimo all’On. Bernardo Mattarella, ministro, notabile dc e padre di Sergio, ministro pure lui negli anni novanta, e di Piersanti, ucciso dalla mafia; compagno gli fu Enrico La Loggia, figlio di Giuseppe, presidente della Regione Siciliana (1958-1965), poi presidente della Commissione Bilancio della Camera; ed ancora Francesco Musotto, figlio di Giovanni, ordinario di Procedura Penale, deputato socialista, poi euro-parlamentare e poi arrestato, rilasciato e rieletto. Poi ancora Giovanni Mercadante, professore di Radiologia, deputato regionale per FI ed arrestato nel 2006, per concorso esterno in associazione mafiosa, tuttora detenuto.
Cosa lega tutti questi personaggi? Innanzitutto il fatto d’essere allievi del Gonzaga, di essere figli, quasi tutti di professori universitari e di essere compagni di scuola di Domenico Massari. Vita diversa, venduta (secondo alcuni), quella di questo giovane e promettente che si trasferisce giovanissimo al Karolinska Istitutet, per poter lavorare in pace, senza assilli e senza il timore che attanaglia chiunque non si presti alla mafia, quella della volgare accezione, ma anche quella della vita universitaria. Per carattere ombroso, diffidente ed intransigente, lottando contro favoritismi e nepotismi, si trovò a dover emigrare extra-moenia per lavorare e produrre in piena tranquillità. Quando poi, nell’anno “che non ci fu“, venne chiamato dalla Facoltà di riferimento dell’Università toscana “che non c’è”, lì trovò sul suo cammino Tosco Monati, che gli sbarrò il passo per preferirgli qualcun altro che, naturalmente “non c’è”, almeno scientificamente. Domenico non protestò, si affidò alla Consulta e perse la battaglia. Era in preda alla sua naturale tranquillità, quando scese dalla macchina nella piazzola del Policlinico, dove lavorava. Il passo gli fu sbarrato da un uomo che si fece avanti, liberò da un giornale, che portava in mano, una Mauser 75 che esplose tre colpi a raffica. Domenico non morì subito, fece in tempo a vedere in viso il suo assassino, un compagno di un tempo, anche lui isolano, e non si stupì più di tanto, ed in un lampo rivide la sua vita tra presente e passato: il Gonzaga, i figli di …, i compagni amici-nemici, gli anni duri dell’Università “che non c’è”, la fine dura per mano di chi si era pronunciato amico. È sempre così, cari lettori, anche nell’Università, prima ti isolano e poi ti fanno fuori. Falcone docet. Fantapolitica? Si. Non del tutto!
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