Malauniversità: un libro che si legge tutto d’un fiato

Zagaria_processoIl libro non è “vecchio di stampa”, anzi … è uscito lo scorso gennaio. Ma gli argomenti riguardano la solita malauniversità che, ormai, è presente praticamente in quasi tutte le sedi. «Un libro veloce come un articolo di quotidiano, ma di largo respiro come un saggio», si legge nel retro di copertina. Molti i riferimenti che riguardano l’Università di Siena. Buona lettura.

Cristina ZagariaProcesso all’Università. Cronache dagli atenei italiani tra inefficienze e malcostume. Dedalo, 2007.
Un lucido e documentato atto d’accusa contro l’università di «Cosa Nostra». Intercettazioni telefoniche, confessioni, conversazioni rubate con microspie e denunce raccontano il volto malato degli atenei italiani da Palermo a Milano. Questo libro vuole capire cosa sta succedendo, senza finti pudori. È un immaginario processo all’università, dall’ultima riforma Moratti ai primi passi del governo Prodi. Un libro veloce come un articolo di quotidiano, ma di largo respiro come un saggio. Storie vere, avvincenti, con nomi e cognomi di singoli atenei, professori e studenti. Storie, però, che al di là della cronaca, diventano esempi generali e offrono uno sguardo senza censure su un’università in cui esiste un «galateo» delle buone regole per truccare i concorsi; un’università nella quale, in una logica tribale, si accavallano e si sovrappongono leggi di «territorio», «di sangue», «di fedeltà» e dove comunque vince quasi sempre il potere. Una rigorosa ricostruzione che propone ai lettori la fotografia di un’università irrimediabilmente malata, smascherando debolezze e inefficienze di politici e istituzioni.

24 febbraio: trionfo della Pietà Rondanini

RondaniniNon solo leggi ad personam ma ad personas
Aldo Ferrara e Giovanni Grasso. Con l’informale espressione legge ad personam s’intende una legge (o atto avente forza di legge) che si ritiene sia stata realizzata mirando specificamente al raggiungimento di determinati effetti favorevoli (o sfavorevoli) per una singola e individuata persona o ristretto gruppo di soggetti, nonostante possa essere formulata, apparentemente, in modo generale. La locuzione, mutuata dal latino, è entrata nell’uso comune tramite il gergo politico e giornalistico.
Dal punto di vista giuridico, salvo i casi in cui vengano dichiarate incostituzionali, le cosiddette sono degli atti normativi formalmente legittimi, anche se di dubbia correttezza sotto il profilo etico e deontologico, non in diretto contrasto con i fondamentali principi di generalità e astrattezza del diritto. Va notato che tali leggi sono sul crinale scivolosissimo non solo del conflitto d’interesse, sul quale vige una normativa imprecisa ed incerta, ma sul più consistente reato d’interesse privato. Ricostruiamone la cronistoria.
Alcuni costituzionalisti hanno anche definito legge “ad coalitionem” la legge elettorale del 2006 che, data la morfologia delle formazioni politiche all’atto delle elezioni governative, si riteneva dovesse permettere ai partiti della coalizione di centrodestra di ottenere un numero di seggi fortemente superiore rispetto a quanto sarebbe avvenuto con la precedente normativa.
Esistono altre forme d’applicazione delle leggi ad personam?

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Per l’Università della Basilicata sassi e virus pari son

IlrestoAppena 25enne l’università della Basilicata, ma molto chiacchierata. Dopo il primo articolo, di seguito il secondo, che suscita, nel lettore, tanti interrogativi. A chi giova che vi sia un virologo a dirigere il Dipartimento di Geologia? È normale che un rettore riceva bacchettate dalla Regione per un illecito amministrativo e contabile? Può un rettore, coinvolto nelle irregolarità gestionali dei fondi europei, continuare a restare al suo posto? Nel caso di inerzia, l’iniziativa spetta al Ministro o, com’è successo a Siena, alla Procura della Repubblica?

IL DANNO MILIARDARIO ALL’UNIVERSITA’ DI BASILICATA
Da: IL RESTO (27 gennaio 2007)
Filippo De Lubac. Quella “testarda” della prof. Colella è riuscita a realizzare il progetto europeo più ambizioso in una situazione organizzativa difficile. Ha anche fornito risultati superiori al finanziamento ricevuto, talmente apprezzati dagli enti regionali da essere stati pubblicati a loro spese e divulgati online su siti regionali, nonché su riviste scientifiche internazionali. Lei ed il suo dipartimento erano diventati i maggiori referenti scientifici sulle risorse idriche e sul monitoraggio ambientale della Val d’Agri, grazie anche alla collaborazione del Politecnico di Torino, abbassando per giunta i prezzi di mercato in un’area dove erano previsti enormi finanziamenti (10 miliardi di lire per la realizzazione di un sistema di monitoraggio ambientale e 6 miliardi l’anno per 15 anni per la sua gestione). Ma il boccone appetitoso, ovviamente, faceva gola a molti. Al punto che, referente di questo monitoraggio, è diventato IMAA-CNR, del cui consiglio scientifico fa parte l’ing. B. De Bernardinis (ex docente di Ingegneria dell’Unibas), esponente del Gruppo 183, nonché direttore dell’Ufficio Pianificazione, Valutazione e Prevenzione dei Rischi del Dip. della Protezione Civile di Roma, i cui interlocutori nell’Ateneo lucano risiedono nei dipartimenti di Ingegneria del DIFA e del DISGG. Inquietante, e diciamo poco, è quello che abbiamo scoperto in merito alla vicenda giudiziaria: che i documenti contabili del progetto della prof. Colella sono stati trafugati; che il suo studio è stato ripetutamente perquisito; che il consulente della polizia e principale accusatore è stato un ricercatore del DISGG, vicino al Magnifico Prof. Tamburro, al secolo P. Harabaglia, geofisico. Lo stesso che dopo aver eseguito un monitoraggio delle acque privo di rigore scientifico, causando seri danni al progetto della prof. Colella, diventava “l’esperto scientifico” del Dip. della Protezione Civile della Provincia di Potenza in un megaprogetto europeo sul monitoraggio delle acque dove addirittura coordinava team multidisciplinari.

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Malauniversità: lo sguardo si allunga

Puntaperotti_1Non vi è scienza senza etica: chi è operoso ma omertoso è indegno della cattedra
Cosimo Loré. A Bari (si veda anche lo storico articolo di Bolzoni) come a Bologna (si veda anche e poi il commento di Balzanelli) esiste il fenomeno della collaborazione tra cattedratici e criminali comuni: a Bari da tempo avviene, come ben ricordano eccellenti cardiologi pisani candidati a suo tempo ad un concorso a professore di cardiologia; a Bologna, come gli arresti attestano, l’intreccio intimo è già stato produttivo di danni, come ben sanno valenti oftalmologhe senesi; le Procure barese e felsinea lavorano come quella senese e pisana, ma preoccupa assai l’inerzia rilevabile altrove, il silenzio dei Rettori interrotto solo dal tentativo di minimizzare la gravità di fatti, il cui significato trascende i singoli diritti calpestati perché riguarda la credibilità della istituzione e la sicurezza della popolazione, la faccia tosta di docenti anche di governo dell’ateneo senese che firmarono e fecero (sic!) firmare irresponsabilmente (per presunta immunità accademica?!) ambigui atti di interferenza indebita sulle gravi iniziative giudiziarie in corso che avevano indotto il Gip a rimuovere il rettore. Anche a Siena i concorsi sarebbero del tutto degenerati se non ci fossero stati candidati coraggiosi (reumatologi, criminologi, oftalmologi), cattedratici corretti (neurologi, anatomici, fisiologi) e avvocati degni di rappresentare la giustizia e di indossare la toga (troppo rari in verità). E chi è oggetto di provvedimenti giudiziari tenta di fare la vittima, esibendo la propria operosa carriera e, sottovoce, promettendo vendette, come si sa bene. Sfuggono a troppi, invece, i prerequisiti del professore universitario “indipendenza e onestà intellettuali” senza le quali gli scienziati diventano addirittura pericolosi e nocivi, come la storia insegna con il lungo elenco degli accademici asserviti al potere o autori di crimini contro l’umanità. Siena ha avuto un passato glorioso e oggi ha un Rettore Magnifico che meritano di essere sostenuti apertamente, lealmente, concretamente nell’attuale critica fase di transizione e di indagini penali, anche per i tanti che hanno dedicato vita, anima e cuore al nostro ateneo.

Dopo il ponte di Messina, uno sguardo dalle torri di Bologna

BolognaAldo Ferrara. Concorsi truccati all’università di Bologna. Sotto inchiesta con l’accusa di violenza privata ai danni di un loro collega e a tre commissari di un concorso per un posto di professore associato di Oftalmologia. In manette sono finiti gli autori materiali delle intimidazioni. Dopo aver letto l’articolo del Quotidiano Nazionale-il Resto del Carlino e quello di Repubblica, alcune considerazioni.
Prima. Dal Ponte (che non c’è, ricordate) vedevamo con lungimiranza la possibilità di un crimine che, invece, la magistratura bolognese ha, per fortuna, sventato.
Seconda. Questa volta Messina c’entra in positivo, essendo, presumibilmente, un suo ricercatore, parte lesa; ma Messina è sempre in ballo.
Terza. No amici cari, non c’è in ballo solo oculistica, anche se le cronache sono ricche di oftalmologi. Ve ne sono anche altri, di altre discipline. Ma trattandosi di oculistica chi vuol vedere, veda.

Ribollita sull’Ateneo senese nella stampa nazionale

RibollitaUn altro articolo, sul buco di bilancio lasciato da Tosi nell’ateneo senese, con vecchie, del giugno 2006, e nuove notizie.

Da: L’Indipendente del 15 febbraio 2007
L’EREDITA’ DI TOSI ALL’UNIVERSITA’ DI SIENA
Quali sono le dimensioni del buco di bilancio dell’Università di Siena ereditato dalla gestione dell’ex rettore Piero Tosi? C’è chi dice che si tratti di 33 milioni di euro, altri garantiscono che i milioni di ammanco siano addirittura 55. Cifre da capogiro comunque. E come nota Economy di questa settimana «Se si considera che gli studenti sono circa 18 mila si deve dedurre che il passivo viaggia tra i 2 e i 3 mila euro a testa. Tutto questo nonostante i 9 milioni di euro che la Fondazione Monte dei Paschi di Siena versa ogni anno nelle casse dell’ateneo». Una valutazione su cui non concorda la stampa senese che nelle settimane scorse aveva scritto che «tutto il dibattito alimentato in questi ultimi mesi sul grave buco finanziario, dovuto alle precedenti gestioni, è assolutamente privo di ogni fondamento». I revisori dei conti però nella relazione al bilancio scrivono che nel 2005 «sono state disposte spese eccedenti le autorizzazioni contenute nel bilancio di previsione e nelle successive variazioni» raccomandando all’amministrazione di fare impegni di spesa «soltanto in presenza di effettive e formali disponibilità finanziarie» e chiedono di «adottare senza indugi le iniziative idonee al rientro del disavanzo». Il nuovo rettore Silvano Focardi ha intanto annunciato che a giugno incontrerà il ministro dell’Università e della Ricerca Fabio Mussi. È presumibile la conversazione investirà la grave situazione dell’università senese.

Malauniversità a confronto: Basilicata e Siena

UnibaslogoL’Università della Basilicata (la regione dell’amaro lucano) come l’Università di Siena (la città del panforte e dei ricciarelli)? Solo analogie gastronomiche? No. Con un’ordinanza del giudice per le indagini preliminari, l’anno scorso il rettore dell’Ateneo senese fu rimosso dal suo incarico, per abuso d’ufficio aggravato e falso ideologico. Secondo il Gip, il rettore «ha commesso ripetute violazioni di legge allo scopo di favorire le persone a lui più vicine o accomunate da vincoli di interesse, ha mostrato un atteggiamento di sostanziale noncuranza dei vincoli di legge nell’espletamento della propria funzione». L’articolo seguente, il cui titolo riprende lo slogan di questo blog (Dopo i baroni … i bari), evidenzia numerose analogie tra i due atenei. Mancanza di senso delle istituzioni e della legalità. Buchi di bilancio. False dichiarazioni delle massime autorità di governo. Uso improprio ed inquietante dell’autonomia universitaria. Danni all’erario. Conflitto d’interessi diffuso. Uso massiccio delle consulenze. Intoccabili e bistrattabili. Con un’unica differenza: il fiume di denaro che scorre in Basilicata fa apparire stracciona la “lobby” accademica senese.

Dopo i vecchi baroni … i nuovi bari. “Basilicata che bello!”
Viaggio nell’Universitas della Basilicata
Da: IL RESTO (20 gennaio 2007)
Filippo De Lubac. Le cronache recenti hanno riportato le polemiche sulla malagestione dei megaprogetti europei 1994-1999 dell’Università della Basilicata: il Magnifico Rettore, prof. A. Tamburro, ha respinto le osservazioni mosse dal segretario dei radicali lucani M. Bolognetti e dalla prof. Colella. Nessuno contesta i danni per l’ammanco di circa 2 milioni di euro dalle casse dell’Ateneo nel 2004 (avvenuto in un periodo di crisi che ha portato all’esercizio provvisorio 2005), resta da stabilire di chi sia la responsabilità. Il Magnifico Tamburro scarica tutto sulla Regione Basilicata “la scadenza naturale del mio progetto era il 2004, la responsabilità del mancato collaudo è della Regione Basilicata”. Pronta replica dei funzionari di Via Anzio: “i documenti contabili per il collaudo sono stati consegnati dal Magnifico Tamburro solo nel 2006, mentre la rendicontazione scadeva nel 1998”. Come si dirime questa complicata matassa? Basta consultare gli atti ufficiali. Intanto la polemica è giunta al “calor bianco” e sono fioccate denunce e querele. Proviamo a vederci chiaro.

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Bilancio dell’Ateneo senese: un buco che viene da lontano

IlbucoIl settimanale Economy, oggi in edicola, ha pubblicato un breve articolo, di seguito riprodotto, sul buco di bilancio dell’ateneo senese ereditato dalla gestione Tosi. La stampa locale, 15 giorni fa, aveva scritto che «tutto il dibattito alimentato in questi ultimi mesi sul grave buco finanziario dovuto alle precedenti gestioni è assolutamente privo di ogni fondamento». Incredibile! Evidentemente il deficit del bilancio consuntivo dell’esercizio 2005 non è un fatto ma un’opinione.

ALL’ATENEO DI SIENA IL BUCO SFIORA I 50 MILIONI DI EURO
«All’Università di Siena stanno ancora cercando di capire le dimensioni del buco ereditato dalla gestione dell’ex rettore Pietro Tosi (in quota alla Margherita). Il rosso oscilla tra i 33 e i 55 milioni di euro. Se si considera che gli studenti sono circa 18 mila, il passivo viaggia tra 2 e 3 mila euro a testa. Tutto questo nonostante i 9 milioni di euro che la Fondazione Mps versa ogni anno nelle casse dell’ateneo. La scorsa primavera, Tosi è stato dimissionato, insieme ad alcuni dirigenti amministrativi, da una serie di avvisi di garanzia. Tra le ipotesi di reato anche quella di aver favorito il figlio per vincere un posto di ricercatore nell’ateneo senese, in un concorso che poi ha suscitato proteste ed esposti da parte degli altri concorrenti. Al suo posto è stato eletto Silvano Focardi. Nel frattempo, la magistratura ha iniziato uno screening su nomine, stipendi e consulenze, almeno 400. L’attenzione è sull’entità dei compensi e sulla discrezionalità di spesa riconosciuta al ristretto entourage che ruotava intorno al rettore, molti in quota Ds. Si vuole capire se i beneficiari possedessero almeno qualche requisito professionale per ricoprire simili incarichi.» (j.f.)

Da “Università: mafia e potere” a “Le mani sull’università”

Froio96terRaffaele Simone. (…) Nel 1996, “Le mani sull’università” di Felice Froio (Editori Riuniti, Roma) «rappresenta una sequel naturale di Università: mafia e potere, e la sua morale non è meno allarmante: nei 23 anni che sono passati da allora, la corruzione nell’università italiana non si è ridotta, anzi, semmai i metodi si sono fatti più raffinati, le tele delle amicizie più solide, le spoliazioni più sistematiche, i campi di scorreria più numerosi e più ghiotti. (…) Infine, al movente professionale, alla corruzione se ne sono saldati via via altri: quello sindacale, quello massonico, e così via, sotto la protezione di una endemica vocazione al consociativismo. (…) La conclusione del lettore non può che essere scoraggiata. Per darmi animo, ho finito per decidere che c’è solo un modo per sopportare un’università che funziona come Froio la descrive: considerarla non come l’università corrotta di un paese avanzato, ma come l’università, ancora in formazione, di un paese arretrato».

“Mistero buffo” sulla base Nato di Vicenza

RameFerraraCaro Giovanni,
ricevo dalla mia carissima amica e compagna di tante lotte, Franca Rame, l’invito pressante, che faccio mio con tutto il cuore, rivolto al Presidente Prodi perché riveda la sua infelice posizione sulla base Nato di Vicenza. Ognuno avrà il diritto di pensarla come vuole, e quindi non ti ribadirò il mio “Yankee go home immediately”, ma Ti prego di accettare questa protesta sacrosanta sul tuo ancora più sacrosanto blog. In fondo lottiamo tutti per la stessa causa, ossia contro i prevaricatori ed i prepotenti. Io personalmente non vorrò chiudere gli occhi se prima l’ultimo americano non avrà lasciato il suolo italico e l’ultimo despota universitario non sia andato a casa.
Ti abbraccio Aldo Ferrara

“Ripensaci Prodi”
Franca Rame. Le chiediamo di riconsiderare il suo editto da Bucarest sull’allargamento della base americana a Vicenza; una decisione espressa senza tener conto delle diverse opinioni degli abitanti della città veneta e di tutta la zona coinvolta. L’aprire una base (la più importante d’Europa come Lei ha riconosciuto), a due chilometri da una città d’arte e cultura d’importanza mondiale, senza considerare l’impatto ambientale disastroso che provocherebbe, ci sembra a dir poco insensato. La preghiamo quindi di tornare sulle sue decisioni. Apra un vasto dibattito. Pronunci, a reti unificate le inedite parole: “Ho sbagliato! Parliamone!” Sarebbe un gesto di grande civiltà, mai dimostrato da nessun governante al mondo.

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