Università: partita a carte con gli assi

Espresso307Aldo Ferrara e Giovanni Grasso. L’Espresso non è nuovo ad un interesse nei confronti dell’Ateneo senese. Oggi, nel numero in edicola, titola “la mafia dei baroni”; sottotitolo “Metodi da Cosa nostra, inchieste sui concorsi a favore di parenti ed allievi”. A pagina 48 e seguenti sono ripresi alcuni fatti che hanno visto coinvolto il nostro Ateneo con la rimozione dell’ex Rettore. A lui ed alla famiglia, anch’essa coinvolta, si ribadisce, e non per l’ultima volta, la nostra umana solidarietà, fermo restando che le bocce non sono ferme ed altre responsabilità vanno sviscerate. Dicemmo, già in tempi non sospetti, per nulla sospetti, che altre responsabilità vanno rivelate, e lo faremo, con dovizia di particolari. Alla magistratura, i cui atti, presenti e futuri, sono indiscutibili, il compito di fare chiarezza e trasparenza e metterci tutti nella casa di vetro che già nel novembre 2004 chiedemmo.
Punto Primo: l’inchiesta del giornale evidenzia un fatto di nepotismo. “Faccia i nomi” fu detto da qualcuno a qualcun altro. Eccoli i nomi! Ma chi può negare ad un figlio un posticino, una cattedrina o qualche sistemazione? È avvenuto a Milano con i chirurghi di Maranello, a Roma, a Siena, perché la reduplicazione del cognome è quasi d’obbligo.
Punto Secondo: l’Asso di picche poteva certo fare molto, ma dove erano l’Asso di cuori, l‘Asso di fiori ed il Re di picche? Intendiamo i presidi, i direttori generali dell’azienda ospedaliera che hanno avallato, completato e dimensionato l’opera di:
a) innanzitutto emarginazione dei competenti, mentre il criterio guida di selezione è stato ed è la cooptazione di elementi fidati, ma di area, con riqualificazione forzosa dei meno competenti;
b) emanazione di provvedimenti atti a concretizzare questo disegno, tramite posti surrettiziamente finanziati e, quindi, esubero di personale e penalizzazione di settori essenziali. Noi non siamo giuristi, tuttavia, al cittadino appare non solo il reato per posti ad personam, ma anche il reato contro il patrimonio, che si evidenzia anche con l’affidamento di strutture operative già esistenti ai soliti noti;
c) si è creato così un sistema con organi di governo e di controllo rinunciatari e accondiscendenti.
Punto Terzo: perché nessuno li ha fermati prima, questi atti intendiamo dire?
Ecco, adesso si faccia trasparenza perché non è giusto, ripetiamo non è giusto, che paghi solo l’asso di picche.

Università: è necessario un “buco” o una “voragine” per commissariarle?

ModicaCon il primo luglio 2007 comincerà a funzionare l’agenzia di valutazione dell’università e della ricerca (Anvur), un’autorità indipendente ed imparziale, con il compito di «creare, con criteri stabiliti precedentemente e noti a tutti, – come dice Luciano Modica – un rating delle università virtuose, in conformità ad una valutazione della qualità della ricerca e della didattica.» Alla domanda del giornalista su eventuali poteri di controllo dell’agenzia sui bilanci delle università, così risponde il sottosegretario: «Ci sono altri strumenti, per controllare il budget. Di verifiche se ne fanno ben poche, si cercherà d’incrementarle. Come tutti gli enti pubblici chiudono in pareggio. Se i conti non fossero in ordine, ecco questa è una ragione per chiudere un ateneo. Proporrò che le università con forti dissesti, di vario genere, possano essere commissariate.»