L’AUTORIFORMA IMPOSSIBILE DELL’UNIVERSITA’
Mario Ascheri. Assemblea “storica” nell’aula magna “storica” dell’Università di Siena, il 25 luglio. La FLC-CGIL chiama i due rettori senesi e gli altri sindacati per “uno spazio di riflessione (Chi difende l’Università?) per organizzare strategie contro il declino delle università voluto dall’attuale governo con il D. L. 112/08″ ed approvare in fine un documento (già preparato) contro i nuovi provvedimenti che limitano fortemente le spese delle università. Notevole l’assenza delle forze politiche (ma non delle liste civiche!) come pure del corpo docente, presente solo con pochi esponenti, tra i pochi a dire qualcosa di non scontato; il sindaco rappresentato da un assessore.
I provvedimenti governativi sono stati “sprovveduti”: poco o punto spiegati all’opinione pubblica e tali da colpire in modo indiscriminato buoni e cattivi. Si spiega bene la facilità con cui si è potuta coagulare la protesta. Meno invece le ambiguità, i silenzi. Che le università avessero bisogno di uno scrollone lo sapevano anche i sassi, e tanti silenzi imbarazzati si spiegano bene.
L’università ha dimostrato di essere non autoriformabile, un po’ come il sistema dei partiti e la magistratura e la sanità e … ha i difetti del sistema Paese, e non poteva essere diverso: con serena e piena consapevolezza di rettori e di presidi, non ha gli “ordinari” che non fanno neppure le 3 ore denunciate dal “Giornale”, o ricercatori che hanno tanto da “ricercare” che non vanno neppure in sede, o – per un esempio paradossale – i chirurghi che non operano, e forse è meglio per i pazienti…?
Ma come lamentare, com’è stato fatto nell’assemblea, l’attacco all’università pubblica e il pericolo delle Fondazioni (non rese obbligatorie, peraltro) quando le università già ora godono di un’autonomia tale che fanno e disfanno liberamente? E come si può sentir parlare di pericolo del condizionamento privato della ricerca proprio a Siena, dove essa già in gran parte dipende dal “placet” politico, e privatissimo, di un gruppetto oligarchico, ossia della Fondazione MPS? E proprio nel momento in cui, peraltro, è arrivata notizia dei “Prin” (fondi per la ricerca, molto tardivi peraltro) dallo Stato? Un momento invece davvero esilarante (ma per lo più non apprezzato dai presenti) si è avuto quando addirittura si è evocato il pericolo della libertà di informazione e di parola: a Siena, nella situazione in cui versano i “media“, e senza lamentazione alcuna, peraltro, dei vari intellettuali e giornalisti, di partito o no, presenti nelle due università!
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