Su “UniNews24”, Marco Viola ha analizzato criticamente i dodici indicatori usati dal “Sole24Ore” per le sue graduatorie degli Atenei italiani. Si consiglia la lettura integrale dell’articolo intitolato «Classifica “Sole24Ore”, il bluff degli indicatori», la cui conclusione è: «la graduatoria complessiva offre un’informazione per così dire “tossica” (…) auguriamo ai colleghi del Sole24Ore di guarire dalla malattia delle “classifiche calderone” onde poter discutere di più importanti quesiti.»
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… avevo segnalato il sito “uninews24” (strana coincidenza che siano due testate che contengono il numero 24, ad occuparsi di classifiche di atenei! … bisognerebbe consultare un kabbalista!), ma ho trovato più esauriente e convincente la classifica del “Times Higher Education”.
http://www.timeshighereducation.co.uk/world-university-rankings/2013-14/world-ranking
Sebbene non si sappia chi, fisicamente, redige queste classifiche, personalmente sono più portato a ritenere valide quelle riportate dal “Times Higher Education” che non quelle de “Il sole 24 ore”.
Basta leggere l’introduzione, per capire i criteri ai quali la classifica si ispira … molto semplici e lineari:
“Le classifiche delle università per l’anno 2013 – 14, riportate dal Times Higher Education, sostenuto da Thomson Reuters, sono le sole tabelle globali di giudizio delle università, basate su quella che è la missione di fondo di qualsiasi ateneo, che comprende: insegnamento, ricerca, trasferimento di conoscenza e visibilità internazionale.”. Per chi volesse entrare nel dettaglio dei parametri, di seguito, il link: http://www.timeshighereducation.co.uk/world-university-rankings/2013-14/world-ranking/methodology. Analisi ancor più dettagliata, dei criteri, si può trovare in quest’altro link: http://www.timeshighereducation.co.uk/world-university-rankings/2013-14/world-ranking/analysis
Il sito http://www.timeshighereducation.co.uk/world-university-rankings/2013-14/world-ranking fa una classifica dei primi 400 atenei al mondo e Siena non mi pare proprio di averla trovata, in questa classifica! Tuttavia, atenei nazionali, inclusi quelli che qualcuno ha posto a confronto con Siena, come Pisa e Firenze, in questa classifica possiamo trovarli!
Nella classifica del “Times Higher Education”, il primo ateneo nazionale sembra quello di Trento … al numero 221 e dopo un paio di atenei turchi (tanto di cappello alla Turchia!). Segue, Milano – Bicocca, al numero 235. Poi, Trieste al 245, Torino al 247, Pavia 267, Bologna 278, Milano 289, Milano Politecnico 292, Padova, Pisa, Salento e Roma, dal 330 al 333, rispettivamente, Bari (Aldo Moro) 351, Ferrara 357, Firenze 358 … Siena, semplicemente, non compare! Dunque, la classifica del “Times Higher Education” (un tantino più informato de “Il sole 24 ore”!) sarebbe:
1 – Trento
2 – Milano Bicocca
3 – Trieste
4 – Torino
5 – Pavia
6 – Bologna
7 – Milano
8 – Milano Politecnico
9 – Padova
10 – Pisa
11 – Salento
12 – Roma
13 – Bari (Aldo Moro)
14 – Ferrara
15 – Firenze
… questa classifica mi convince di più di quella de “il sole 24 ore”. Poi, tutto è relativo: anche Saddam Hussein, mentre la disfatta era prossima, diffondeva notizie e documentari che “dimostravano” la netta supremazia dei suoi eserciti su quello americano!
[…] Anche i bambini conoscono gli indicatori giusti per le classifiche delle Università […]
SEMPRE PIÙ DIFFUSI I QUESTIONARI ONLINE CHE HANNO DEBUTTATO A BOLOGNA NEGLI ANNI ‘70
Voti ai prof: all’Università Bicocca le «pagelle» vanno online.
http://www.corriere.it/scuola/universita/14_luglio_15/voti-prof-all-universita-bicocca-pagelle-vanno-online-f94ee480-0c10-11e4-b3f9-bc051e012a1f.shtml
Che notizia sarebbe? Oramai le valutazioni dei docenti da parte degli studenti sono on-line anche a Siena. Che gli studenti (come “utenti” di un servizio) valutino i docenti è in certa misura giusto, e succede da un bel po’ persino a Siena, purché i parametri scelti non siano demenziali e non sia solo un modo per assecondare le pulsioni di una burocrazia che mira solo a riprodurre sé stessa, con la mania che imperversa di voler quantificare tutto, senza curarsi troppo della superficialità dei pesi e delle misure adottati.
Vorrei capire inoltre come l’importanza conferita alla valutazione della didattica si concilia con il contenuto di quest’altra notizia:
“Il Ministro Giannini si rallegra per la maggiore responsabilizzazione degli atenei: «la qualità delle loro assunzioni – si legge nel comunicato MIUR – peserà sulla quota premiale del Fondo di finanziamento che ricevono ogni anno». E come sarà misurata questa qualità? Prioritariamente in base alla «qualità della produzione scientifica dei professori reclutati dagli atenei». Chi pensava che i professori venissero selezionati e assunti per insegnare, dunque, era completamente fuori strada. Non solo la qualità del loro lavoro con gli studenti è del tutto irrilevante prima. Resta tale anche dopo.” (ROARS http://www.roars.it/online/universita-senza-didattica-il-ministro-si-rallegra/)
Questo vuol dire per esempio che i ricercatori che in questo momento risultano affidatari di corsi potrebbero ben rifiutarsi di insegnare. Ma se lo facessero (stiamo parlando di almeno un paio di centinaia di persone, dei trecentocinquanta ricercatori attualmente in forze a Siena), cadrebbero all’istante almeno un’altra decina di corsi di laurea per caduta dei requisiti di docenza e rimarrebbero scoperti un paio di centinaia di corsi. Comunque quello che c’è di temibile in queste valutazioni è che si tende ad assolutizzare quello spesso è molto relativo, cambiando di volta in volta il punto di vista, ossia certi parametri scelti. Il meccanismo delle valutazioni, pur rimanendo ferma l’esigenza reale condivisibile di valutare la didattica e di quantificare la produzione scientifica, ha ancora un che di fasullo e di manieristico, di opportunistico e manipolabile, come dimostrano le vicende che hanno originato questo dibattito e dev’essere meglio calibrato: leggevo su un quotidiano che il matematico russo Grigorij Jakovlevič Perel’man, che ha dimostrato la congettura di Poincaré, per giungere a questo risultato epocale ha impiegato sette anni di studio intenso, durante i quali non ha pubblicato niente: secondo i parametri dei nostri attuali valutatori sarebbe stato collocato nella lista nera dei ricercatori fannulloni. Canetti impiegò, mi pare venti anni per scrivere “Masse e potere” e sicuramente Kant, dovendosi attenere a simili parametri di produttività, più quantitativi che qualitativi, per i quali la vita scientifica di un ricercatore non costituisce un continuum, ma è frazionata in istanti discreti ed indipendenti in cui il presente è scisso dal passato come dal futuro, non avrebbe mai scritto la Critica della Ragion Pura.
“ho esercitato la funzione di docente finché, nel 1991, sono andato in pensione con un certo anticipo, in parte, disse Austerlitz, per la stupidità che si sta diffondendo sempre più anche negli istituti universitari…” (W.G. Sebald, “Austerlitz”)
P.S. ROMA Concordia, Schettino alla Sapienza: «intervento tecnico in base della mia esperienza».
…l’impact factor del transatlantico “Concordia” sugli scogli del Giglio, in effetti, è stato assai forte, così come elevato il numero di citazioni… pòra Italia!
Segnalo questo articolo da “la Repubblica” http://firenze.repubblica.it/cronaca/2014/08/16/news/universit_per_il_ranking_shangai_pisa_tra_i_migliori_atenei_d_italia-93897849/. Ho cercato nel sito http://www.shanghairanking.com/ARWU2014.html, ma Siena non esiste fra le prime 500. Meno fronzoli, dunque, per favore, egregi politici ed autorità accademiche e più olio di gomito:
Università, per il ranking Shangai http://www.shanghairanking.com/ARWU2014.html
Pisa tra i migliori atenei d’Italia.
Passo indietro, però, rispetto allo scorso anno. Firenze più in basso, tra il 201 e il 300° posto. Università, per il ranking Shangai Pisa tra i migliori atenei d’Italia
L’Università di Pisa continua a essere, insieme a Bologna, Milano, Padova, Roma ‘La Sapienza’ e Torino, la migliore in Italia secondo l’Academic ranking of world universities elaborato dalla Jiao Tong University di Shanghai per il 2014. Lo rende noto l’Ateneo pisano spiegando però che “Pisa e Roma fanno un passo indietro rispetto allo scorso anno, scendendo tra il 151° e il 200° posto, dove si collocano Milano e Padova, che confermano il risultato del 2013, e Bologna e Torino, che salgono invece di un gradino”.
Più in basso si piazzano l’Università di Firenze e il Politecnico di Milano, posizionate tra il 201° e il 300° posto. Altri 13 atenei italiani sono tra il 301° e il 500° posto. In testa alla classifica di Shanghai ci sono gli Atenei Usa (146 tra i prime 500), a seguire Cina (44), Germania (39) e Regno Unito (38). Con 21 atenei nelle prime 500 posizioni l’Italia aumenta di due unità il suo contingente, posizionandosi sullo stesso livello di Francia e Canada ma per la prima volta non ha rappresentanti tra le prime 150 posizioni.
“Il ranking di Shanghai dimostra che Pisa, in campo nazionale, conferma di essere ai primissimi posti della graduatoria e ribadisce la tradizione e la vitalità di alcuni suoi settori di punta, ma a livello generale, la classifica è frutto di un panorama internazionale dinamico e globalizzato, in cui guadagnano posizioni le università dei Paesi che continuano a investire nel settore”, il commento del rettore di Pisa Massimo Augello.