Con la divisione tra realtà e senso comune si viola il diritto alla conoscenza

Ora chi glielo dice a Galli Della Loggia? (Editoriale, da: Il Dubbio, 17 agosto 2017)

Piero Sansonetti. (…) Perché esiste questa frattura, vistosissima, tra realtà e senso comune? E chi lavora per tenere aperta questa frattura?

La frattura esiste perché tutto il sistema dell’informazione è impegnato nel fornire un quadro sbagliato all’opinione pubblica. E nell’alimentare la spirale tra opinione pubblica che insegue l’informazione e viceversa, esaltandosi a vicenda e immaginando una società in crescente pericolo e bisognosa soprattutto di sicurezza.

Prima di morire, Marco Pannella iniziò l’ultima delle sue battaglie visionarie. Quella per il “diritto alla conoscenza”. Sembrava una cosa astrusa, eccentrica, come spesso appaiono, a prima vista, le campagne di Pannella. Invece affrontava esattamente questo tema: non le fake news, che sono occasionali e possono essere facilmente smentite. Ma la rappresentazione organica e insistente della realtà in modo diverso o addirittura del tutto opposto a come la realtà è. È in questo modo che, sistematicamente, si viola il diritto alla conoscenza e si limitano in modo drastico le possibilità di libero sviluppo della democrazia. Gli organi di informazione, in larghissima parte, sono responsabili di questa violazione di diritti. E lo sono, generalmente, in legame stretto con una parte consistente della politica.

Perché questo avviene? Io credo che avvenga per due ragioni. Da una parte c’è la forza del populismo, che è un movimento politico forte, generalmente privo di ideologie e anche di idee, che trova la sua forza nell’alimentare l’ira popolare su temi facili e che non chiedono grande cultura e grandi strumenti politici. Come appunto i temi della sicurezza e della ricerca del linciaggio. Dall’altra c’è la debolezza dei liberali, che non trovano la forza di contrastare il populismo e preferiscono assecondarlo. E nell’esercito dei liberali metto gran parte dell’intellettualità, che evidentemente ha rinunciato consapevolmente al proprio ruolo di “sapienza”. Accettando la divisione netta tra realtà vera e realtà raccontata.

In questa divisione c’è la morte della politica. Perché non è possibile nessuna politica seria se si confonde realtà e demagogia.