Il declino delle Università si deve all’impreparazione e all’insipienza dei vertici amministrativi

Ganetino. Quello universitario è un sistema che non sa, o peggio non vuole, affrancarsi dal “passato”, forse perché in qualche modo è stato di utilità a tutti, anche se in diversa misura, ma sicuramente non lo è stato per l’Istituzione. Ma questa, l’istituzione, a chi sta veramente a cuore? È il “sistema” che non va, perché privo della volontà e della capacità di cercare il “nuovo”. Il declino delle Università nell’ultimo decennio ha messo a nudo l’impreparazione e l’insipienza dei vertici amministrativi, che, ciononostante, continuano ad essere lì, sui posti di comando, girando da una Università all’altra, beneficiari di un sistema relazionale da essi stessi creato. E se non sono stati loro (figli di un tempo in cui la gestione delle Università era abbastanza semplice, perché centralizzata a livello ministeriale), fosse solo per una responsabilità di tipo oggettivo, a chi va ascritta l’attuale situazione in cui versano le Università? Possibile che non abbia sbagliato nessuno e che le Università siano, come dire, implose da sole? Non ci credo e non voglio crederci. Se così fosse, dovrei ritenere che l’Università ha fallito nella sua missione, perché avrebbe formato giovani per consentire loro nella vita di fare un lavoro diverso dal percorso di studi intrapreso. Per dirla tutta, mi chiedo come può un laureato in lettere o filosofia gestire una pubblica amministrazione, la cui azione è tutta “diritto”. Sarebbe come se io, laureato in giurisprudenza, facessi il medico. È semplicemente assurdo! Sia chiaro, che queste mie “fantasticherie” non vanno assolutamente generalizzate, perché ci sono “vecchi” molto preparati e “giovani” che non lo sono affatto. Ma, non è possibile che, in via pregiudiziale, soltanto i primi siano dotati di capacità! Allora, mi chiedo, chi ha rovinato l’Università e perché il legislatore, negli ultimi anni, ha avvertito la necessità di intervenire per sancire, in sostanza, la fine dell’autonomia universitaria, mal gestita da qualcuno? Se il medico interviene è soltanto perché il paziente è malato! O forse è il medico che s’inventata la malattia per intervenire sul paziente, che non riusciva più a “controllare”, sentendosi privato del suo “potere ministeriale”? Tutto è possibile e tutto ha una logica, anche ciò che appare irragionevole! Sono convinto che un dirigente debba essere una persona giuridicamente preparata, che deve fare al meglio il proprio mestiere lasciando agli altri (Rettori e Organi di Governo) il loro, senza interferirvi.