Evidente l’analogia tra i governatori delle regioni Lombardia e Piemonte e il prossimo rettore dell’università di Siena: tutti e tre rischiano la poltrona. Ultimo, in ordine di tempo, il ricorso depositato il 13 ottobre al Tar della Toscana, con il quale si chiede l’annullamento dell’elezione del rettore Angelo Riccaboni. I punti contestati, tra irregolarità e illegittimità gravi, rivelano quel che è accaduto: una completa violazione delle regole più elementari in materia elettorale ed operazioni condotte nella massima superficialità ed approssimazione. «Si è sempre fatto così» è l’espressione che si sente ripetere in questi giorni negli ambienti universitari. E con il pensiero che corre al governo di Piero Tosi, viene spontanea una riflessione: «l’ex rettore ha colpito ancora». Per molti anni, nell’ateneo senese, si è agito (e si continua ancora) per consuetudine, diventata poi prassi consolidata e, infine, regola locale, senza alcun rispetto delle leggi esistenti. Di seguito i punti contestati dal ricorso.
1) Mancata identificazione degli elettori: né con l’indicazione del documento d’identità e neppure con l’apposizione, nella colonna d’identificazione, della firma di un membro del seggio.
2) Mancata nomina del segretario del seggio, espressamente prevista dal Regolamento elettorale.
3) Inesistenza dei verbali della postazione di voto d’Arezzo e inesistenza di documenti che attestino quali componenti del seggio la costituissero.
4) Individuazione dei criteri di nullità del voto avvenuta dopo l’apertura delle schede.
5) Inserimento dei ricercatori a tempo determinato nell’elettorato attivo, nonostante lo Statuto preveda il voto solo per quelli di ruolo.
6) Errata ponderazione del voto di due incaricati esterni, conteggiati per intero e non per un decimo.
7) Violazione del DPR 382/80 che prevede il ballottaggio dopo la terza votazione e non dopo la seconda, com’è avvenuto a Siena.
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