L’Ateneo torna all’utile ma il deficit è 28 milioni (La Nazione Siena 30 ottobre 2014)
Laura Valdesi. Sei anni per imboccare la strada giusta, dopo la crisi-choc. E lo spettro del commissariamento. Sei anni per cogliere i primi frutti: un utile di gestione di 9 milioni di euro da gennaio a dicembre 2013 che il direttore amministrativo Ines Fabbro lascia in eredità a Marco Tomasi, dal 15 novembre neo direttore generale fresco di selezione dopo l’esperienza di dg alla Provincia di Trento e al Miur. «Il bilancio consuntivo costituisce un discrimine nelle recenti vicende amministrative del nostro Ateneo. Siamo infatti completamente usciti da quel baratro finanziario in cui l’Università si era ritrovata – sottolinea con orgoglio il rettore Angelo Riccaboni –, così grave che ben pochi scommettevano sulla possibilità che potesse venirne fuori». Tutto vero. Ma la salita che attende l’Ateneo è quella del Pordoi, inutile nascondersi. Come ricordano anche i sindaci revisori nella loro relazione al bilancio consuntivo 2013 (cui non hanno dato parere favorevole), approvato ieri all’unanimità dal cda (compreso il voto del rappresentante degli studenti), dopo il via libera in Senato. Bisogna fare i conti con il debito pregresso che, tradotto, significa un deficit patrimoniale (quello che fotografa il reale stato di salute dell’ente) pari a 28 milioni. Il malato sta meglio rispetto al passato, riconosce il collegio, e le operazioni contabili sono corrette. Apprezzabile l’evoluzione positiva della gestione che permette di varare il primo «brillante» bilancio d’esercizio redatto in termini economico-patrimoniali con un esito positivo. Utili per 9 milioni, appunto. Ma non si può fare finta che quel patrimonio netto negativo di 28 milioni non esista. Se si fosse trattato di un’azienda privata, invece che dell’Università, il codice civile avrebbe imposto misure straordinarie. O peggio, lo scioglimento della società. Insomma, la cura è giusta ma lo squilibrio resta e i revisori, come detto, non hanno potuto dare parere favorevole. Monito che deve rappresentare il ‘faro’ dell’Ateneo nelle prossime stagioni. Guai a pensare che i sacrifici sono finiti. Sbagliato ritenere di essere definitivamente usciti dal tunnel considerato l’ingente ammontare dei mutui ereditato: 77 milioni al 31 dicembre 2013. E se il direttore Fabbro, nel suo saluto, riconosce «che, forse, una disattenzione all’organizzazione dell’Ateneo ha prodotto fenomeni di eccesso di spesa» rivendicando di aver agito proprio su tale versante «imponendo anche scelte dolorose ma usando bene ogni euro», il rettore Riccaboni definisce l’ammontare del deficit di 28 milioni «non particolarmente preoccupante specie se si tiene conto che l’intero patrimonio edilizio è valutato in 82,7». Quanto agli esborsi di liquidità necessari annualmente per pagare gli interessi sui mutui in essere e per restituire la quota capitale sono pari a 10 milioni. Sommati a quanto dovuto per la locazione del San Niccolò (4,5 milioni) fa 14,5: circa il 15% dell’intero Ffo spettante all’ateneo senese serve «per fronteggiare impegni assunti precedentemente», rimarca il rettore. «Finalmente a riveder le stelle», esordisce in cda il consigliere d’amministrazione Roberto Morrocchi sottolineando come al suo voto favorevole vada attribuito un significato «politico oltre che amministrativo, in quanto rappresentante degli enti territoriali della città e della provincia. In un momento nel quale Siena è prostrata per la situazione in primis di Banca e Fondazione, questo utile di 9 milioni deve essere visto come presupposto per una ripartenza di tutta la città». Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco Bruno Valentini che definisce «un successo essere riusciti ad ottenere saldi finanziari positivi mantenendo qualità dell’offerta didattica e formativa». «Il segnale che dà l’Ateneo è che con tenacia, qualità delle persone e programmazione si possono superare i momenti difficili. Ho grande fiducia nel presidente Mps Alessandro Profumo e nell’amministratore delegato Fabrizio Viola. Sono convinto che lavoreranno per la miglior soluzione possibile», ha chiuso Riccaboni sollecitato sul dopo stress-test della Bce.
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