Ieri il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha presentato il suo disegno di legge sulle intercettazioni che, prevedendo fino a 60 mila euro di sanzione per i giornalisti che pubblichino nel corso delle indagini preliminari stralci di conversazioni, è considerato un deciso freno alla libertà di stampa. Si riporta la posizione di Marco Travaglio apparsa su l’Unità del 5 agosto 2006 nella sua rubrica Uliwood party.
Marco Travaglio. Stavolta Di Pietro ha torto. Se è vero che ha dato il via libera al ddl Castella, o Mastelli, o Berluschella, o Mastelloni sulle intercettazioni, ha fatto malissimo. Per diversi motivi.
1) Salvo i reati di mafia e terrorismo, le intercettazioni potranno durare non più di 3 mesi, rinnovabili solo in presenza di elementi nuovi. Una pura assurdità: se s’intercetta una gang di trafficanti di droga e nei primi tre mesi questa è in ferie, bisogna attendere il successivo trimestre perché si rimetta in attività: con questa riforma invece i controlli si arrestano subito. E la gang non si arresta più. La verità è che le intercettazioni più si prolungano, più aiutano a scoprire verità scomode. Per esempio, i traffici dei furbetti del quartierino e di Calciopoli. La Procura di Napoli ha tenuto sotto osservazione Moggi & C. per tutto un campionato, che di mesi ne dura nove: l’avesse fatto solo per tre (come quella di Torino, bloccata sul più bello da un gip poco attento), gli imbroglioni sarebbero ancora al loro posto.
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