Jean-Paul Fitoussi. Investire nella ricerca, nello sviluppo, nell’insegnamento superiore è diventato il leitmotiv di ogni discorso politico che si prefigga come obiettivo la crescita economica, in particolar modo in Europa. …Una concezione troppo naif della ricerca, troppo utilitaristica ai fini di ottenerne rapidi risultati, potrebbe portare a escludere dalle fonti di finanziamento i progetti più fruttuosi, qualora essi dovessero apparire i più gratuiti, i meno suscettibili di applicazione pratica. …Privilegiare le ricerche suscettibili di un’applicazione pratica o aventi scadenza più o meno breve è normale per politiche pubbliche che si preoccupino della loro efficienza sociale, ma è un sistema che comporta il rischio di scartare i progetti più fruttuosi. Ancor più discutibile è basare i criteri di eccellenza dei ricercatori sul solo numero delle loro pubblicazioni sulle riviste scientifiche di più alto livello. Una ricerca può richiedere parecchio tempo prima di dare frutto e la norma del “publish or perish” (pubblica o soccombi) conduce troppo spesso ad assecondare il conformismo, se non addirittura la superficialità. Poiché nell’attività di ricerca “il valore della gratuità” – prendendo in prestito la bella espressione coniata da Bertrand de Jouvenel – è significativo, occorre sapere investire altresì nella speculazione pura, in progetti apparentemente privi di rapporto con applicazioni concrete, in quelli la cui unica motivazione è la passione per la curiosità. In questo campo, in definitiva, un certo grado di anarchia è sommamente auspicabile.
Da: Jean-Paul Fitoussi, I valori della ricerca, la Repubblica 28 settembre 2005.
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