Atenei americani d’eccellenza con studenti funzionalmente analfabeti

bencivengaRiflettiamo con Ermanno Bencivenga, da 30 anni negli Stati Uniti, sul provincialismo, i centri d’eccellenza e la fuga dei cervelli in Italia. (La Stampa 11 aprile 2007)

NON MI UNISCO AI CERVELLI ITALIANI

Un noto filosofo che insegna in California spiega perché non andrà al raduno di Washington. «Ma quale eccellenza? Basta con le reti per pochi privilegiati»

Ermanno Bencivenga. Ci sono due cose che mi preoccupano nell’appello all’unità, o almeno alla creazione di una «rete», associato alla riunione di studiosi italiani in programma a Washington il 13 e 14 aprile (e presentata ieri su La Stampa). Primo, il suo provincialismo. Io sono italiano, legato da rapporti e affetti ampi e profondi al mio paese d’origine; e sono anche americano, avendo vissuto negli Stati Uniti per quasi trent’anni, cioè quasi tutta la mia vita di lavoro, e avendoci tirato su una famiglia. Non mi considero però un italo-americano o nessun’altra creatura con trattini; né un cervello in fuga (da che? aveva senso parlare di fuga dalla Germania nazista, ma non dall’Italia del dopoguerra); né particolarmente rappresentativo della cultura italiana o europea.
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