Sul Corriere della Sera, Michele Salvati pubblica un articolo del tutto condivisibile, con una precisazione: tutta l’Italia è Mezzogiorno. Utile anche la seguente lettura su questo blog.
LA RIVOLUZIONE DEL SENSO CIVICO
Michele Salvati. (…) L’Italia è un Paese ricco, solitamente assimilato ai Paesi civili del mondo occidentale, ma si tira appresso gravi difetti di cultura civica che lo rendono diverso dagli altri. (…) Moralismo? Esterofilia? Conosco molte persone intelligenti che scrollerebbero le spalle di fronte a queste lagnanze, ritenendo che altri caratteri positivi del nostro popolo più che compensino quei difetti. Questo giudizio d’insieme poteva forse avere un senso durante la fase più semplice e travolgente del nostro sviluppo economico, quando bastava lo scatenarsi degli «spiriti animali», la voglia di intraprendere e di guadagnare, la capacità di arrangiarsi, per superare gli svantaggi provocati dalla mancanza di senso civico, dalla debole legalità, dallo scarso rispetto per tutto ciò che è collettivo, dalla sfiducia nello Stato e nelle sue istituzioni. Ma da tempo siamo entrati in una fase di sviluppo del tutto diversa, nella quale non sono solo i moralisti a lamentarsi della mancanza di senso civico e dei suoi corollari: sono gli economisti e i sociologi che hanno scoperto, con prove sempre più solide, che un «capitale sociale» appropriato è un potente motore di sviluppo, e lo è soprattutto in un contesto di crescente complessità. E il senso civico, il rispetto delle leggi, la fiducia nelle istituzioni, la capacità di cooperare onestamente, sono ingredienti essenziali di quel capitale sociale. Il programma di un ceto politico decente deve avere tra le sue priorità quella di affrontare il «vecchio problema» che l’Italia non ha mai risolto: la deve avere non per moralismo, ma per moralità; e la deve avere per lungimiranza, perché una sua soluzione è indispensabile per affrontare i nuovi problemi che si affacciano all’orizzonte. Dunque tolleranza zero per i comportamenti illegali.
(…) è il Mezzogiorno la zona del Paese in cui i caratteri negativi che abbiamo prima descritto, presenti ovunque, assumono i loro aspetti più estremi e non ci sarà alcuna crescita, civile prima che economica, se essi non verranno combattuti e il Mezzogiorno non contribuirà con forza allo sviluppo del Paese. Col tempo — un lungo tempo, purtroppo — e se un indirizzo coerente e severo verrà tenuto fermo, cambieranno anche le mentalità e gli atteggiamenti degli italiani e lo spirito civico e la legalità attecchiranno quanto basta per diventare un Paese civile. È qualcuno in grado di indicare che cosa dicono — che cosa dicono di diverso — la destra e la sinistra su questi problemi di civiltà, di legalità, di buona amministrazione, di controllo dello Stato sul territorio? Una soluzione accettabile, in altri Paesi, è stata fornita prima che iniziasse il confronto tra destra e sinistra: un confronto che si occupa di altri problemi, importantissimi, ma assai diversi: di libertà, di eguaglianza, di democrazia, di distribuzione del reddito. Ma quando una soluzione accettabile non si è stabilizzata, quando in un lontano passato il processo di formazione dello Stato e della Nazione non l’ha fornita, quando il problema centrale è proprio quello di raggiungerla oggi, in grave ritardo, le ideologie politiche cui destra e sinistra fanno riferimento, che ancora alimentano i nostri partiti, sono mute. All’interno degli schieramenti di centrodestra e centrosinistra esistenti in Italia ci sono persone pienamente consapevoli dell’importanza di questo problema. Ma il gioco politico in cui sono immerse non consente loro di affrontarlo con la priorità che merita: affrontarlo significa scontrarsi con interessi e mentalità diffuse, con ideologie radicate; significa sostenere misure impopolari e un riformismo… rivoluzionario. (…)
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