Rabbi Jaqov Jizchaq. Dopo il messaggio augurale del Magnifico rettore, tutto colmo di ottimismo, arriva una sferzata gelida leggendo questo articolo sul sito ROARS. A parte l’interpretazione che necessita di nozioni di numerologia cabalistica dei risultati della valutazione, su cui si è soffermato Andrea, che rafforza nell’uomo della strada la convinzione che la matematica sia un’opinione, l’effetto di questa alchimia ci consegna un mesto fine d’anno:
«Dati ufficiali FFO premiale: Messina +37%, Catanzaro +33%, Milano Statale -9%, Udine -14%, Siena -39%»
«(…) La maglia nera è Siena (-39%), ma tra chi perde terreno ci sono anche diverse università del Nord: Udine -14%, Milano Statale -9%, Milano Bicocca -6%. Con un terremoto simile, qualche ateneo dovrà chiudere? Per fortuna no, perché una clausola di salvaguardia limita al -2.25% la possibile diminuzione dell’FFO.»
“Chiove e schiove”, come canta Catarì; “nu poco chiove e n’ato ppoco stracqua torna a chiòvere, schiove”. E le previsioni del tempo dicono che nevicherà.
Buon anno a tutti.
Filed under: Dati sull'ateneo senese, Emergenze, Per riflettere, Quelli dell'uva puttanella | Tagged: Anvur, FFO, Quota premiale, Siena, Università, VQR |
Bene. Molto bene. Ma soprattutto invito i lettori del suo blog a riflettere sulla colonna 4, “Politiche Reclutamento” della tabella 4 del MIUR. Come può essere interpretato un disastro simile?
Fai clic per accedere a tabella4totale_ffo_2016.pdf
..riporto questo commento da parte di un lettore, sempre dalla pagina citata del sito ROARS, circa la situazione senese, che evidenzia, tra le altre cose, come la perdita nel periodo interessato del 30% dei docenti ed il blocco totale del turnover non siano indifferenti al risultato:
«Prendete il caso del mio ateneo (Siena). Il peggiore di tutti. Perde 4 milioni di euro sulla qualità del reclutamento. Ma nel periodo 2011-2014 (feroce austerity, come molti forse ricordano, per uscire dalla crisi finanziaria) credo abbia fatto 2-3 passaggi di carriera in totale. E perde 7 milioni sulla qualità della ricerca. È peggiorata la qualità della ricerca? A giudicare dal voto medio di ateneo normalizzato (R) direi di no: il voto medio cresce leggermente tra le due VQR passando da 1,04 a 1,05. Che sarà successo allora? Il combinato disposto di due cose: il cambiamento di voti nella VQR. Ed una riduzione ingente della dimensione dell’ateneo che ha perso il 30% dei docenti (passando da circa 1000 a circa 750). Questa è la valutazione e la premialità all’italiana. Non ne sono felice, ma lo ripeto dal 2011 che questa valutazione e questa premialità sono ridicole. Lo sostengo da tempi non sospetti da quando cioè il mio ateneo era tra quelli che godevano di più della premialità.»
Alberto Baccini
31 dicembre 2016 at 10:07
@ Giovanni Longo
Se non lo hai letto ti suggerisco:
https://ilsensodellamisura.com/2016/08/13/siena-e-tra-gli-atenei-piu-indebitati-ditalia-e-rischia-di-non-poter-sopravvivere-parola-di-trequattrini-prorettore-vicario-di-cassino/
I conti non tornano! Da anni pongo la seguente domanda: Riccaboni e Frati (vedi la foto che accompagna l’attuale post) hanno o no falsificato il bilancio consuntivo 2013?
Chiedilo anche tu, chissà che non riesca ad ottenere una risposta, visto che Riccaboni (il Gil Cagnè dei bilanci) non è più rettore ed è stato anche promosso revisore dei conti effettivo presso la Banca d’Italia.
La terzultima e penultima colonna a dx del pdf di Giovanni Longo dovrebbero indicare il risultato aggregato definitivo di trasferimento (differenza e differenza%). Alcuni con quota premiale positiva hanno alla fine un decremento e viceversa.
Difficile capire che risultati può produrre nel lungo periodo questa ratio.
[…] Nella ripartizione della quota premiale del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) l’università d… […]
P.S. Ecco come viene somministrata la notizia dai media:
«Pubblicata la ripartizione basata sul merito […]
L’ateneo che fa segnare la peggiore performance in termini percentuali è quello di Siena: meno 39 per cento di quota premiale, soprattutto sulla qualità della ricerca. 2016 da dimenticare anche per Firenze, Roma Tor Vergata, Udine e Milano Bicocca.» http://www.repubblica.it/scuola/2017/01/02/news/universita_suddivisi_i_fondi_tagli_agli_atenei_lombardi_guadagnano_quelli_del_sud-155275886/
Da questo articolo, assai tendenzioso, si evince che a Siena non si fa un tubo, vista la penalizzazione inflitta dalla “valutazione meritocratica”. Insomma, se siete nella cacca, ben vi sta. Eppure un lettore http://www.roars.it/online/dati-ufficiali-ffo-premiale-messina-37-catanzaro-33-milano-statale-9-udine-14-siena-39/ fa notare che a Siena la qualità della ricerca non è peggiorata, stando al VQR, visto che il voto medio cresce leggermente tra le due VQR (quella precedente e l’attuale) passando da 1,04 a 1,05.
Naturalmente del fatto che l’ateneo si è contratto come un buco nero e che si avvia a perdere il 40% del suo corpo docente, a questi popò di geni non pare avere un nesso con la mole di ricerca prodotta. E l’uomo della strada (non ancora investito dal tram) continua a ripetere “eh so’ troppiiiii!”. Il nipote avvocato dell’uomo della strada articola il concetto chiamando in causa il rapporto docenti/studenti, in modo, se possibile, ancor più demenziale. Dunque la domanda urgente è: dove va l’università di Siena? Possiamo far finta che tutto stia tornando come prima, che insomma mettendo indietro il film assisteremo allo spettacolo di miriadi di frammenti di vetro che si ricompongono ridiventando un bicchiere? E perché “Repubblica” continua ad attaccare l’università di Siena (si ricordi l’articolo preelettorale che delineava il futuro degli atenei toscani) senza però andare mai a fondo dei problemi?
…”chiove e schiove”, ieri pioveva, oggi cessa di piovere. Poi “chiove” nuovamente. Ma per alcuni organi di stampa c’è sempre il sole, oppure piove sempre:
“L’Università di Siena è l’unica tra le toscane nella top ten della classifica annuale pubblicata dal Sole24Ore.
“Siamo molto soddisfatti e consapevoli che le classifiche dipendono da indicatori che che hanno un livello di variabilità notevole. Essere però costantemente tra le prime dieci università italiane è un motivo di grande soddisfazione e testimonia l’ottimo lavoro del personale docente e tecnico amministrativo, sia per la didattica che per i servizi e per la ricerca, che punta ad essere sempre all’altezza delle aspettative soprattutto degli studenti”.
Così il rettore dell’università Francesco Frati commenta il risultato che vede Siena nelle posizioni più alte della classifica, unica tra gli Atenei toscani.” (Sienanews http://sienanews.it/in-evidenza/universita-di-siena-nella-top-ten-nazionale-frati-impegno-sempre-maggiore/)
Spenti gli ultimi bagliori di girandole e fontane, bengala tric trac, restano…i fumogeni: tutto va bene madama la marchesa. Mi rimane difficile capire che razza di paragone sia quello fra atenei generalisti con tutti i comparti scientifici a posto, ed atenei due o tre volte più piccoli con un’offerta sempre più limitata e concentrata in pochi settori. Uno potrà anche illudersi di aver battuto i pisani, ma resta in piedi il progetto di creazione di grossi hub, e in Toscana lo hub futuribile nei pensieri delle Loro Maestà, non è Siena. Per par condicio ci aspetteremmo una nota di rammarico per la ben più dolorosa (per le ricadute pecuniarie) classifica del fondo premiale dell’ANVUR:
“L’ateneo che fa segnare la peggiore performance in termini percentuali è quello di Siena: meno 39 per cento di quota premiale, soprattutto sulla qualità della ricerca.” http://www.repubblica.it/scuola/2017/01/02/news/universita_suddivisi_i_fondi_tagli_agli_atenei_lombardi_guadagnano_quelli_del_sud-155275886/
A scanso di equivoci ribadisco che non credo affatto che, come dice Repubblica, a Siena la ricerca sia qualitativamente peggiorata: dipende da come si fanno i conti; più significativamente c’è stata una ‘pesante contrazione per cui è andato via più del 30% dei docenti, all’incirca 350, non rimpiazzati, se non, recentemente, con poche unità di ruolo (più un po’ di contratti da ricercatore a termine). Nel prossimo triennio se ne andranno molti altri, al ritmo di 40 ogni anno. L’ateneo verosimilmente si attesterà sui 650 docenti (di 1056 che erano). L’uomo della strada seguita a dire “eh so’ troppiiiii!”, anche se sono meno della metà dei dirimpettai pisani o dei fiorentini, ma non capisce che questo quasi-dimezzamento è uno sconquasso avvenuto a casaccio, sulla sola base dell’anagrafe, e non sulla base di un disegno razionale.
Ma Repubblica non è giornale piddino e gli atenei toscani non sono piddinofili?
Il Polo del Nord Ovest. La stretta integrazione con Milano, la collaborazione con Human Technopole e la tentazione di scippare al capoluogo lombardo la sede dell’Agenzia europea del Farmaco. Da ieri, il primo passo per un polo di alta tecnologia del Nord Ovest è realtà. Tra due mesi toccherà al nuovo accordo di programma tra tutti i soggetti coinvolti (Università, Ght, Miur e Mise, Comune di Genova, Regione e Filse) per sancire che i fondi pubblici – quei 125 milioni messi a disposizione da anni e i 30 promessi da Matteo Renzi nel patto per Genova – dovranno finire tutti a Erzelli. Sarà poi Filse, la cassaforte finanziaria e tecnica della Regione Liguria, che dovrà mettere a gara il progetto della nuova facoltà di Ingegneria e dei servizi collegati: la cifra iniziale è di 123 milioni di euro, ma Luigi Predeval e il sindaco Marco Doria sperano in un contenimento dei costi attraverso il ribasso d’asta. “Questo è un vero progetto bipartisan, partito con la precedente giunta regionale e portato avanti da quella attuale – sottolinea Predeval – gli effetti saranno quelli di creare occupazione. Nei prossimi mesi, 300 ricercatori di IIT si trasferiranno nei 7 mila metri quadrati di laboratori nel grattacielo in parte occupato da Siemens. E quando partiranno i cantieri saranno impiegati 350 operai per tre anni”. Ancora: l’Ospedale del Ponente. “Gruppi di privati potrebbero investire per farlo sorgere a Erzelli – continua Predeval – e stipulare un accordo con la Regione per le prestazioni. L’incontro operativo sarà a metà gennaio”
http://genova.repubblica.it/cronaca/2017/01/03/news/titolo_non_esportato_da_hermes_-_id_articolo_5632710-155349121/
Premi per il merito alle Università, così commenta Riccaboni:
“Il calo di Siena dovuto alle mancate assunzioni. Il calo dipende da due fattori. In primo luogo bisogna guardare l’indicatore relativo al reclutamento dei docenti. Questo parametro ci ha fatto perdere circa quattro milioni. Nel periodo 2011-14 abbiamo assunto solo due persone…. avevamo ereditato una situazione drammatica e non potevamo fare altrimenti. Ci era proprio vietato reclutare nuovo personale. Il rammarico è che sia passato un meccanismo per cui il Ministero ha penalizzato gli atenei che non hanno assunto quando in realtà è stato il Ministero stesso a impedirci di assumere. L’altro fattore cui è dovuto il calo dipende dal cambiamento dell’esercizio di valutazione. La Vqr 2004-10 seguiva regole diverse rispetto a quella 2011-14. Abbiamo assistito a un appiattimento dei punteggi. ”
http://firenze.repubblica.it/cronaca/2017/01/04/news/premi_per_il_merito_alle_universita_riccaboni_il_calo_di_siena_dovuto_alle_mancate_assunzioni_-155369372/
Alla buon’ora! Non avrei potuto dirlo meglio. Ma la retorica ufficiale delle gazzette locali non era che si riducevano i docenti perché “eh so’ troppiiiii”? Non si mandavano in pensione “i vecchi” per reclutare i “gggiovani” (che poi non sono stati assunti)? Almeno diciamoci la verità: il parziale risanamento è stato ottenuto per lo più dimezzando il corpo docente dell’ateneo un po’ cinobalanicamente. Così diverse aree scientifiche sono entrate in crisi nera e non possiamo contentarci di metterci una bandioerina, come Bruno Vespa, sol perché nominalmente ne esiste ancora il simulacro. Partiamo almeno da questa consapevolezza. Si potrebbe soggiungere che però non è stato il ministero a provocare il disastro che avevamo ereditato. Comunque ciò conferma la tendenza verso una sempre maggiore spaccatura fra nord e sud, da un lato, e tra grandi “hub” (research universities) e università medio piccole di provincia. Però anche quelli del ministero sono ganzi assai: non è che possono lasciare questo processo di ristrutturazione radicale del sistema universitario al caso e alla legge della giungla.
“Okay, Houston, we’ve had a problem here”,
p.s. Leggo anche questo singolare commento:
“Non hanno ragione quanti si fregano le mani di soddisfazione per la non positiva performance nei finanziamenti ricevuti.”(R. Barzanti http://sienanews.it/in-evidenza/universita-barzanti-restano-ombre-ma-i-risultati-sono-incoraggianti/)
Ma chi è che “si frega le mani”? Mi permetto sommessamente di ricordare che dire “piove” quando piove è semplicemente dire la VERITÀ. O siamo già entrati nell’era della “post-verità”, insomma delle panzane anche all’università (tutto va bene, e se va male, la colpa è degli alieni), ovvero nel tempio del pensiero critico, dove però il dibattito è assente? E interrogarsi sul presente e sul futuro dell’ateneo senese credo sia un diritto/dovere per chi ci lavora, specie se non è alle soglie della pensione (che non avrà mai), se ha dedicato tutta la vita alla ricerca (e non alla politica) e se la propria esistenza è e sarà pesantemente condizionata dalla crisi che sta attraversando l’università senese (dieci anni di blocco di turnover e carriere, smantellamento di intere aree scientifiche….) e dalle trasformazioni in atto nell’università italiana, riguardo alle quali dice bene Viesti:
“Le decisioni prese e in corso provano che si mira a differenziare il sistema fra un nucleo limitato di atenei sui quali far convergere le risorse umane e finanziarie disponibili e tutti gli altri, abbandonati ad un futuro di difficoltà sempre maggiori. Tuttavia il Governo non ha mai pubblicato un documento che argomenti questo indirizzo.” http://www.roars.it/online/le-iniziative-del-governo-sulluniversita-un-discutibile-disegno-ideologico/
addendum.
“ANSTAAFL è l’acronimo dell’espressione inglese There ain’t no such thing as a free lunch, che in italiano si potrebbe tradurre con “Nessuno ti dà da mangiare in cambio di niente”, oppure “Non esistono pasti gratis”.
Per dovere di cronaca riporto anche il prosieguo della discussione sul nostro ateneo in corso sul sito ROARS http://www.roars.it/online/dati-ufficiali-ffo-premiale-messina-37-catanzaro-33-milano-statale-9-udine-14-siena-39/
Giuseppe De Nicolao
5 gennaio 2017 at 00:15
“Direi che Riccaboni (ex-Rettore di Siena) ha letto e capito bene la “lezioncina di aritmetica”:
__________________
«”L’altro fattore cui è dovuto il calo dipende dal cambiamento dell’esercizio di valutazione. La Vqr 2004-10 seguiva regole diverse rispetto a quella 2011-14. Abbiamo assistito a un appiattimento dei punteggi. Prima, ad esempio, era prevista una penalizzazione per i prodotti non valutati, quest’anno no. Questo ha fatto risalire la china a chi aveva fatto molto male, provocando una penalizzazione per chi invece aveva fatto bene”.»
__________________
Vediamo se Beltram e Terracini danno un po’ di ripetizioni al Presidente dell’ANVUR Graziosi in modo che la capisca anche lui.
__________________
Mi sembra sensato anche il commento di Riccaboni sulla premialità relativa al reclutamento che punisce chi non ha reclutato. In pratica questa voce diventa un cofinanziamento MIUR del reclutamento. Chi fa pagare tasse più alte riceve più punti organico, recluta di più e aumenta le distanze rispetto a chi viene punito nelle discutibili assegnazioni di punti organico. Un altro esempio della natura “cumulativa” della compressione messa in atto.”
…. dunque la conclusione è che non è calata la qualità della ricerca, bensì è calato sensibilmente (in capo a due anni saremo intorno al quaranta per cento) il numero di ricercatori, e siccome questo è avvenuto a macchia di leopardo, “sparando nel mucchio”, la conseguenza è che interi settori ne sono rimasti devastati. E col passo da lumaca a cui riprenderà il turnover, è improbabile che risorgano. Si dice che (dopo la discoverta del “Buho”) la falcidia di docenti, corsi di studio, settori disciplinari e dottorati fosse un male necessario. Con ciò si sorvola sul fatto che comunque è stato un MALE, e si dà ad intendere che non vi fosse alternativa alle scelte compiute nella riorganizzazione dell’ateneo, dopo lo scioglimento delle facoltà. Le gazzette scrivevano che comunque il ridimensionamento dell’ateneo (dagli al “negro”!) era cosa buona e giusta (ancorché avvenuto cinobalanicamente) e assicuravano che non stesse accadendo sostanzialmente nulla di significativo. Resta da spiegare al gentile pubblico come mai il Sole 24 ore scriva che siamo venti posizioni davanti a Pisa e Firenze (ma perché non si guardano le classifiche che contano, tipo ARWU?), mentre l’ANVUR ci scaraventi agli inferi con un roboante -39% della quota premiale “meritocratica”. Una contraddizione inspiegabile:
ch’assolver non si può chi non si pente,
né pentere e volere insieme puossi
per la contradizion che nol consente
Inferno/Canto XXVII
ps. scusate l’insistenza, mi dispiace se l’on. Barzanti mi annovera fra i disfattisti (e non amo le polemiche ad personam), non è una missione o una crociata, né devo difendere qualche interesse particolare e personale o pensi di dispensare stille di saggezza a chicchessia. Il punto è che trovo insopportabile il Pensiero Unico, la descrizione manierata e convenzionale somministrata dalle gazzette (la “post-verità”, come oggigiorno i sociologi definiscono le balle): ma quando i media riusciranno ad incanalare l’informazione circa gli eventi occorsi all’ateneo senese su un binario di verità e di realismo, anziché di mera e grossolana propaganda? Non è che interrogarsi sul proprio destino, su quello della propria disciplina, sul destino dei propri laureandi e dottorandi sia sinonimo di disfattismo: al contrario, NON farlo sarebbe sintomo di IRRESPONSABILITÀ.
Ecco come ci somministrano la (post)verità le gazzette:
“Questione di merito. Università di Siena, -39% di finanziamenti statali. Pesano qualità ricerca e mancata assunzione docenti. Primato nazionale, in termini negativi, per l’Università Siena. E’ quanto emerge dall’elenco del Fondo di Finanziamento Ordinario del Miur, ossia quanto lo stato trasferisce agli atenei italiani sulla base di 4 criteri: qualità complessiva della ricerca, politiche di reclutamento dei docenti, qualità della didattica in relazione alla mobilità internazionale degli studenti e qualità della didattica in relazione alla quota di studenti in regola con gli studi. Sulla risultante di questi 4 criteri di valutazione, rapportati al 2015, l’Università di Siena fa un enorme passo indietro in termini relativi con il suo -39,4%. http://www.agenziaimpress.it/news/questione-di-merito-universita-di-siena-39-di-finanziamenti-statali-pesano-qualita-ricerca-e-mancata-assunzione-docenti/
Sulla qualità della ricerca sono cambiati più che altro i criteri di valutazione http://www.roars.it/online/una-lezioncina-di-aritmetica-per-il-consiglio-direttivo-dellanvur/. Ciò viene sottolineato oggi anche da Il Fatto Quotidiano:
“Con l’applicazione dei contestati Vqr 2011-2014, cambiano i parametri per la valutazione della ricerca. A guadagnare più di tutti in percentuale è l’Università per stranieri di Perugia, di cui l’ex ministro è stato rettore: +114,8%. Maglia nera Siena che perde più del 35%…. La ripartizione del FFO 2016 avviene sulla base di un complesso algoritmo che non permette di capire a cosa sia dovuto l’exploit dell’università dell’ex ministra Giannini. ” http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01/06/miur-distribuisce-la-quota-premiale-dei-fondi-2016-redistribuzione-al-sud-e-lateneo-della-giannini-raddoppia-115/3298229/
Il sito ROARS fa notare che anche l’indicatore relativo alla qualità del reclutamento (20%) è misurato con la nuova metrica della VQR 2011-2014, diversa da quella impiegata nella VQR 2004-2010. Ma tant’è, e a parte l’interpretazione sadico-punitiva delle gazzette il risultato è questo.
[…] alieni), ovvero nel tempio del pensiero critico, dove però il dibattito è assente? E interrogarsi sul presente e sul futuro dell’ateneo senese credo sia un diritto/dovere per chi ci lavora, specie se non è alle soglie della pensione (che non […]