Quando manca il senso della misura. Si riporta uno stimolante intervento di Pasquale Santé apparso sul forum: unilex.
Pasquale Santé. Vi sono vicende marginali rispetto allo “zoccolo duro” delle problematiche universitarie che però, quanto più forte si sente l’esigenza di chiarezza e pulizia, non mancano di suscitare perplessità. Su “Il Mattino” di giovedi’ 3 maggio è riportata la notizia che il Prof. Raimondo Pasquino, Rettore dell’Università di Salerno, è stato eletto per acclamazione presidente regionale della Margherita e che tale evento è stato recepito “nel partito come segnale di apertura alla società civile in vista del partito democratico”. Ora, fermo restando che ciascuno è ovviamente libero di pensarla come crede e di essere iscritto a qualsivoglia partito, una carica politica così alta associata ad una carica accademica altrettanto alta mi sembra possa legittimamente dare adito a qualche critica.
In un momento in cui l’autonomia universitaria ha dato ai vertici accademici ampia libertà di muoversi sul territorio, la commistione tra politica ed Università rischia di diventare commistione tra politica, Università ed affari (a parte la possibilità di facilitare carriere accademiche di “amici” politici e di ostacolare quelle di “nemici”). Non mi riferisco in particolare al Rettore in questione, che non conosco e che è senz’altro una persona degna, ma il problema andrebbe a mio avviso preso in considerazione. Ricordo a tal proposito la dura presa di posizione dei docenti delle università inglesi di alcuni anni fa, al debutto dell’autonomia, che invitavano i loro colleghi (se non vado errato sul “The Guardian”) a diffidare dei docenti italiani che avrebbero potuto avere mano libera in rapporti con il malaffare (e si precisava che tale rischio era simile al Nord e al Sud) proprio in virtù dell’autonomia (ristrutturazione di vecchi fabbricati, edificazione di nuove strutture, creazione di consorzi, ecc.).
Infine una curiosità. Negli altri Paesi europei (UK, Francia, Spagna, Finlandia) vi sono leggi o disposizioni al riguardo? E negli USA? Ringrazio anticipatamente chi volesse rispondere.
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Contro l’indifferenza e l’ignavia è giunta l’ora della rottura anche nell’Università. Come diceva Leonardo Sciascia, «credo si possa usare il verbo rompere in tutta la sua violenza morale e metaforica. Rompere i compromessi e le compromissioni, i giochi delle parti, le mafie, gli intrallazzi, i silenzi, le omertà; rompere questa specie di patto tra la stupidità e la violenza che si viene manifestando nelle cose italiane; rompere l’equivalenza tra il potere, la scienza e la morte (…); rompere le uova nel paniere, se si vuol dirla con linguaggio e immagine più quotidiana, prima che ci preparino la letale frittata.» Consideriamo il ruolo dei “barbari” nell’Università, partendo dai chimici, con un articolo sull’Università della Basilicata, valido anche per la realtà senese. Con due differenze: a Siena la situazione è ancora più drammatica (ci ritorneremo con dati precisi) e, cosa più importante, è a rischio un Ateneo di 766 anni d’età, non un 25enne come l’Università della Basilicata. Dell’Ateneo lucano ci siamo già occupati: si veda il 






















