Due ciechi felici alla guida della sanità e dell’Università di Siena

Paolo Morello Marchese e Angelo RiccaboniDi seguito il comunicato integrale dell’Associazione non-profit In fondo ai tuoi occhi”, un’associazione nata nel maggio 2012 per la raccolta fondi per il reparto di Oftalmologia dell’ospedale “Le Scotte” di Siena, dove si trova il centro di eccellenza per la cura del retinoblastoma. Porta avanti una campagna di comunicazione e di sensibilizzazione verso il trattamento del tumore che colpisce i bambini.

In fondo ai tuoi occhi. Questa è la storia di un medico, ricercatore, licenziato dall’Asl di Siena che ospita un centro di riferimento nazionale per il retinoblastoma, e che, senza perdere la speranza e l’entusiasmo, ha continuato a fare ricerca in laboratorio a 1.200 euro al mese. Adesso le sue ricerche potrebbero aprire “autostrade” per la cura del retinoblastoma, il tumore agli occhi che colpisce i bambini da zero a tre anni di età.

Siena vanta l’eccellenza nella cura di questo tumore. Ogni anno nel reparto di Oftlmologia della dottoressa Doris Hadijstilianou arrivano almeno 30 nuovi casi. A Siena lavora anche Domenico Mastrangelo, 33 anni di laurea in Medicina e Chirurgia, quattro specializzazioni, più di 100 articoli scientifici pubblicati su riviste internazionali ed esperienza pluridecennale sul retinoblastoma. Mastrangelo paga ancora oggi una vicenda legata a un concorso e a una sua denuncia contro l’allora Rettore, Piero Tosi e una serie di processi che ne sono nati. «La mia ricerca sul retinoblastoma – afferma Mastrangelo – apre la strada a nuovi approcci diagnostici e terapeutici. Ma non c’è da illudersi che questo possa rappresentare uno stimolo per chi dirige le “aziende” da farsa che dicono di occuparsi della salute della gente. Di fatto con questa scelta si tiene fuori dal centro di riferimento sul retinoblastoma l’unico esperto, oltre alla dottoressa Hadijstilianou, operativo sul territorio nazionale».

Scaricato dall’Asl senese, Mastrangelo ha scelto comunque di continuare a lavorare e portare avanti le proprie ricerche. «Sono andato avanti con la sola forza del mio intelletto e, contrario, come sono sempre stato, all’ipotesi genetica sull’origine del retinoblastoma, ho elaborato l’ipotesi “epigenetica”, sull’origine della malattia». Nonostante il successo scientifico dell’ipotesi, Mastrangelo vive da due anni, con lo stipendio più che dimezzato «e la vergogna di sentirmi circondato dall’omertà di colleghi, amici, ex amici, associazioni, sindacato e quant’altro». Tuttavia parallelamente alle vicende legali, Mastrangelo continua a scrivere di retinoblastoma. «Un mio articolo sull’epigenetica del retinoblastoma è stato pubblicato dal “Journal of Cancer Therapy” e può essere scaricato gratuitamente. Ho poi ultimato il capitolo di un libro dell’editore Springer, dal titolo: “The epigenetics of retinoblastoma”, nel quale pongo in evidenza le prospettive che questa ricerca apre, nell’ambito della diagnosi e della terapia di questo tumore, mentre un terzo articolo scientifico, sempre sullo stesso argomento, mi è stato pubblicato dall’European Ophthalmic Review».

A parte il lavoro sull’epigenetica del retinoblastoma, le indagini di Mastrangelo interessano anche altri fronti. «Entro il mese di ottobre, presso il dipartimento di Scienze Biomediche, diretto dal professor Giovanni Grasso, dovremmo poter essere in grado di stabilire dei saggi di chemiosensibilità in vitro, ossia selezionare, in laboratorio, i farmaci verso i quali le cellule tumorali mostrano maggiore sensibilità. Questo sistema ci consentirà, inoltre, di verificare anche l’efficacia di farmaci nuovi e persino di “non farmaci”, da avviare alle sperimentazioni cliniche nel retinoblastoma».

La Cina è vicina per l’azienda ospedaliera universitaria senese

Come altre volte, pubblichiamo un articolo, utile alla discussione in periodi di crisi, inviatoci da un anonimo.

VIVA LA TRASPARENZA

Pasquino. Si credeva che la sigla CSI si riferisse alla pluripremiata serie televisiva statunitense “Crime Scene Investigation”, in onda dal 2000. Invece la stessa sigla è usata anche dalla Regione Toscana per la cosiddetta Cooperazione Sanitaria Internazionale, che è il soggetto di molteplici delibere della Giunta Regionale, sempre proposte dal governatore Enrico Rossi. Dal 2008 al 2011 sono stati stanziati dalla Toscana circa 14 milioni € per finanziare i progetti CSI, ma fra questi non risulta il progetto di cooperazione tra l’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese (AOUS) e il Ministero della Sanità della Cina. Come mai? Come si è finanziato il progetto cinese del Dott. Morello, Direttore dell’AOUS? Come hanno fatto i nostri assessori al Diritto alla Salute, prima Enrico Rossi e dopo Daniela Scaramuccia, ad approvare un programma CSI con la Cina? La delibera 695/2011 (Allegato A, pag. 3) dice: «La Regione Toscana riconosce nell’obiettivo generale di “lotta alla povertà”, nella sua più ampia accezione, il focus di tutte le sue iniziative, perché soltanto attraverso il miglioramento delle condizioni di vita delle persone si può migliorare la Salute dei popoli.» Poveri i Cinesi!… Inoltre, nella stessa delibera (Allegato A, pag 6): «La Regione Toscana, per lo svolgimento delle sue progettualità di cooperazione sanitaria, ha individuato le seguenti aree di intervento prioritario: Medio Oriente, Africa Sub Sahariana, Area Balcanica e l’Europa dell’Est, Paesi arabi del Mediterraneo.» E la Cina dov’è? Che non si tratti di un programma di Cooperazione Sanitaria Internazionale approvato dalla Regione Toscana?

In un Comunicato Stampa del 30/9/10 si legge: «È appena arrivato alle Scotte il nuovo gruppo di medici cinesi impegnati in uno scambio formativo e scientifico con i professionisti senesi. “Il programma di formazione clinica tra la Regione Toscana e il Ministero della Salute cinese – spiega Paolo Morello Marchese, direttore generale – ha prodotto risultati più che positivi e molto promettenti per il futuro. In un anno ci sono stati più di 50 medici cinesi impegnati in una proficua collaborazione con i nostri medici”. Il progetto è andato avanti grazie ad un accordo di cooperazione internazionale tra Assessorato al Diritto alla Salute della Regione Toscana e Ministero della Salute della Repubblica Popolare Cinese, con pieno coinvolgimento dell’AOUS, che è l’unica sede toscana a ospitare i professionisti cinesi.» Come mai tra le tante delibere della giunta regionale non c’è quella che riconosca l’esistenza della CSI con la Cina? Anche l’Università di Siena è coinvolta, ma è difficile ipotizzare che possa contribuire alle spese. Da un comunicato stampa congiunto: «Accordi di collaborazione e scambio nell’ambito della ricerca, della didattica, della formazione specialistica dei medici sono stati raggiunti tra Università di Siena, Azienda Ospedaliera Universitaria Senese e alcune delle più importanti istituzioni universitarie e ospedaliere della Repubblica Popolare Cinese. Questi gli obiettivi conseguiti dal rettore, Silvano Focardi, dal preside della Facoltà di Medicina, Gian Maria Rossolini e dal direttore generale delle Scotte, Paolo Morello Marchese, appena rientrati da un viaggio di lavoro in Cina, nel quale hanno incontrato alti funzionari ministeriali e rettori di Atenei. Grazie a un solido rapporto di collaborazione instaurato da tempo tra Regione Toscana e Cina, lo staff senese ha portato a casa concreti risultati, con ben cinque progetti innovativi». Al viaggio per lavoro, hanno partecipato anche le relative consorti? È possibile sapere chi ha pagato?

Qualche mese fa il Dott. Morello ha portato in viaggio premio in Cina anche i medici senesi, universitari e non, che hanno contribuito alle attività formative per i Cinesi. Non basta! Anche le segretarie del Dott. Morello hanno beneficiato di un viaggio premio in Cina per meriti organizzativi. Infatti, coordinano tutte le attività “culturali” dei Cinesi in formazione che, grazie allo stage senese, conoscono le bellezze della Toscana meglio di noi. Tutti gli automezzi e gli autisti dell’AOUS sono mobilitati per portare in giro i medici cinesi, dimostratisi pienamente soddisfatti. Alla fine dello stage, medici cinesi e italiani, segretarie e autisti tutti sul pulman aziendale per una cena d’addio offerta dal Dott. Morello. È possibile sapere chi ha pagato?
Forse la sigla CSI non è poi così inappropriata.