Università di Siena: rettore, prorettore vicario e dirigenti bocciati dal sindacato Usb

A. Riccaboni - F. Frati - M. Tomasi - G. Colucci

A. Riccaboni – F. Frati – M. Tomasi – G. Colucci

A.A.A. Dirigenti cercansi …  astenersi perditempo

USB P.I. Università di Siena. L’Ateneo di Siena ha due dirigenti in servizio, il Direttore Generale (DG), e un dirigente assegnato all’area di servizi allo studente. Da anni sentiamo ripetere un concetto: mancano dirigenti e l’Ateneo non può funzionare con piena efficienza senza altri dirigenti. Lo ha ripetuto il Rettore in carica e lo ripetono i candidati a Rettore in primis, poi molti altri. Vogliamo proporre una versione differente dell’esistente e del futuro di questo Ateneo in relazione ai dirigenti. Prima di valutare se e quali dirigenti assumere dovremmo analizzare cosa hanno fatto i dirigenti in carica.

Partiamo dal DG. Ha già superato oltre la metà del suo contratto con l’Ateneo e si possono trarre delle conclusioni di medio percorso. In questa fase il DG avrebbe dovuto essere una persona con una visione chiara, capace di prendere decisioni in merito all’organizzazione del lavoro, rimettere in pista l’Ateneo per un rilancio, oltre a seguire la redazione del bilancio. Questo è stato fatto?

No, anzi, il DG ha vissuto di rendita per un anno delle deliberazioni assunte dal suo predecessore, non entriamo nel merito di tali decisioni sia chiaro, ma il DG in carica ha potuto per un anno godere di una rendita. Esauritasi la spinta del passato, a cosa abbiamo assistito nel 2015? Un continuo rimandare, una mancata assunzione di atti urgenti alla organizzazione e lo spostamento verso i Direttori di Dipartimento, oppure alle divisioni e uffici amministrativi, della responsabilità su certe decisioni che non gli competono. Il tutto ha generato solo una grande confusione e la disgregazione del già misero senso di appartenenza ad una Pubblica Amministrazione del personale contrattualizzato. Alcuni diranno che la nostra valutazione non tiene conto della complessità del periodo appena passato ma così non è. Una visione chiara avrebbe dato la possibilità di stabilire priorità di intervento ed implementazione di decisioni. L’urgenza del risanamento ha occupato a pieno ritmo l’area della ragioneria fino alle segreterie amministrative, non altri settori che non sono stati presidiati, anzi lasciati andare. Poche priorità, ma chiare avrebbero permesso di ottenere dei risultati.

Guardiamo alla contrattazione decentrata. A marzo del 2015 il DG dichiara che la definizione di un’indennità di reperibilità è centrale per l’efficienza dell’Ateneo. Ad oggi siamo ancora in attesa di definire cosa sia la reperibilità, e ciò non dipende dalla parte sindacale. La gestione del tavolo di contrattazione è lenta, passano settimane fra un seduta e l’altra. La mobilità interna e l’affidamento delle responsabilità sono allo sbando. Vengono formate persone per nuovi adempimenti e poi non gli viene dato il presidio di quei processi per cui sono formati, e si disperdono competenze.

Non esiste una progettualità, il piano della performance con le strategie sono un puro esercizio di stile, peraltro pieno di errori (non sappiamo a quale dei due dirigenti imputarli sia chiaro). Facciamo l’esempio del Piano integrato della performance 2016 nel documento Sistema di misurazione e valutazione della performance, alla tabella 2 è scritto che il segretario amministrativo partecipa al consiglio del dipartimento con voto consultivo o deliberativo (???), che gestisce il personale assegnato alle strutture didattiche (???), chi ha scritto questo documento o ha cambiato l’organizzazione senza dirlo a nessuno, oppure ignora una serie di regolamenti, dallo Statuto, al RAC, ecc.

Arriviamo al secondo Dirigente in servizio, assegnato all’area servizi allo studente. Verrebbe da pensare, essendo l’unica area con dirigente, la migliore in termini di efficacia e gestione, invece no. Caos fra gli uffici, procedure trasferite ad altre strutture, nemmeno della stessa area, senza che nessuno sappia il perché ne come gestirli dopo il loro trasferimento. Una riorganizzazione delle segreterie studenti dell’area sanitaria che fa venire i capelli dritti agli studenti, non ha semplificato i rapporti fra Dipartimenti e Amministrazione centrale e ha acuito i conflitti fra colleghi. Solo? No, il dirigente ha gestito la procedura delle PEO, un fallimento totale. Non abbiamo mai approvato la modalità con cui sarebbero state eseguite le PEO, ma se possibile il risultato è stato peggiore delle premesse. Sei mesi e ancora non si sa chi beneficerà delle PEO! Questo ritardo può essere solo causato dalla superficialità con cui è stata gestita la procedura. Vi ricordate le graduatorie pubblicate e tolte per tre volte perché sbagliate? Ecco ora sapete chi ha diretto il tutto. Chiedete agli studenti cosa sta succedendo con il pagamento della terza rata delle tasse. Non entriamo nel merito del problema, ma come si può lasciare gli uffici a gestire ognuno per conto proprio la questione senza dare una risposta chiara e unica, senza dare indicazioni? Un dirigente è chiamato a intervenire con direttive chiare, immediatamente, non con alzate di spalle e silenzio.

Scrivere nero su bianco la nostra valutazione della performance dei dirigenti è più che legittima. Quando si parla di valutazione non si ragiona mai dal basso verso l’alto, ma solo al contrario, ma perché avere timore di essere valutati dai propri collaboratori? Crediamo che sia legittimo riflettere sulla performance dei dirigenti, visto che le loro indennità di risultato equivalgono a svariate decine di migliaia di euro. Poi gli obiettivi dei nostri due dirigenti, in tutto questo gran parlare di trasparenza, qualcuno sa dove trovarli? Da chi vengono valutati? Crediamo che il CdA di questo Ateneo debba essere informato anche dal personale tecnico e amministrativo.

Crediamo che il Rettore in carica debba assumersi la responsabilità di non aver saputo spingere la Direzione Generale ad operare in modo efficace e produttivo. Crediamo che il prossimo Rettore debba intervenire con urgenza sulla Direzione Generale, coinvolgendo il CdA, l’inattività è sotto l’occhio di tutti, ora basta. Non preoccupiamoci di prendere nuovi dirigenti, magari prima vediamo se si possono rendere produttivi quelli che abbiamo.

Il “giuoco delle parti” all’università di Siena: il rettore, la direttrice, il dirigente

Il-giuoco-delle-parti

La nostra valutazione? Negativa, continuiamo a vigilare e pretendere ciò che è nostro

RSU d’Ateneo. La settimana scorsa in seguito all’invio della lettera della RSU e delle OO.SS. siamo stati convocati dal Rettore. A parte la condivisione di un calendario di sedute sindacali fino a maggio compreso, non possiamo ritenerci soddisfatti del resto dell’incontro. Infatti, a richiesta precisa sul pagamento dell’IMA 2013, quei lordi 420 euro, la risposta del Rettore è stata: “pensavo l’aveste capito che non la paghiamo perché ci è stato detto che non si può distribuire nulla senza valutazione.”

Cosa?! Ancora con la storia della valutazione? Nulla è cambiato nelle norme che facciano pensare che si debba valutare l’IMA, e questa è una palese sciocchezza che viene tirata fuori ogni tanto per giustificare qualche ritardo. Poi da chi è stato detto? Sembra sempre che una forza superiore abbia questo potere di imporre le mani e obbligare il nostro Magnifico a piegarsi, ovviamente per i nostri pagamenti. Abbiamo provveduto a mandare, poche ore dopo l’incontro, un documento di 4 pagine che spiega l’origine dell’IMA e la sua in-valutabilità e distribuzione mensile. Attendiamo risposta e che in futuro il documento sia prodotto dall’Amministrazione, se qualche altra forza oscura si presenterà a richiederne la valutazione.

L’IMA però è solo la punta dell’iceberg, infatti, abbiamo chiesto la contrattazione del salario accessorio 2013 e 2014, e quindi la presentazione del benedetto piano della performance che dal 2011 il nostro Direttore Amministrativo, ultimo in Italia, aspetta di presentare. Esigiamo di contrattare quello che ci spetta! Lo stesso Direttore Amministrativo in CdA ci ha tenuto a dire che non presentare il piano della performance di fatto danneggia anche lei perché così non può ricevere l’indennità di risultato. Oh perbacco, ci dispiace davvero, ma la sua è una scelta che forse, con quanto guadagna, poco incide, la nostra è un’imposizione, fatta da lei, che incide e parecchio. Comunque non si preoccupi il nostro Direttore Amministrativo che, se anche presenta il piano della performance, ci saranno da valutare i risultati e col personale ne ha ottenuti pochi: un’organizzazione che fa acqua da tutte la parti, pare che il nuovo Dirigente all’area servizi agli studenti l’abbia già criticata e sconfessata, un contenzioso che è aumentato del 200% e non è dovuto al passato, ma ad atti da lei emanati, e una confusione contabile fuori controllo. A meno che il risultato sperato fosse quello di farci perdere la pazienza, per il resto siamo ben lontani da risultati positivi.

Giovanni Colucci. In relazione alla nota diffusa a firma “RSU d’Ateneo” nella quale, con riferimento all’organizzazione, si afferma testualmente che “pare che il nuovo Dirigente all’area servizi agli studenti l’abbia già criticata e sconfessata”, intendo rendere noto che quanto affermato, pur con formula dubitativa, non corrisponde minimamente al mio pensiero. Il disegno complessivo dell’Area, infatti, tende ad unificare sotto un’unica direzione i processi di didattica e servizi agli studenti che fino a poco tempo fa, tipicamente, facevano capo alle presidenze di facoltà e alle segreterie studenti.

Questa visione è da me pienamente condivisa: per sincerarsene, basta prendere visione del D.D. 1499/2011 – prot. n. 80979 ­“Articolazione delle unità organizzative di vertice” dell’Università di Firenze, da me emanato, all’interno del quale viene strutturato il Progetto “Integrazione strutture didattiche di supporto” che, affidato al Dirigente dell’Area Didattica e Servizi agli studenti, perseguiva proprio quelle finalità. Per quanto mi riguarda, non posso perciò che fare i complimenti alla Dott.ssa Fabbro poiché è riuscita a realizzare un’ipotesi organizzativa che, nella mia esperienza di direzione dell’Università di Firenze è, invece, rimasta solo allo stadio di Progetto.

Questo non significa, naturalmente, che nell’attuale organizzazione, così come in qualsiasi altra modalità organizzativa, non si possano annidare sacche di inefficienza e riscontrare elementi di criticità: l’identificazione e la rimozione di tali elementi è, peraltro, forse il compito principale di un dirigente. Quando questi elementi saranno emersi con sufficiente chiarezza, sarà da parte mia doveroso rappresentarli anzitutto al Direttore amministrativo, in modo da trovare soluzioni condivise in un’ottica di miglioramento continuo dei servizi resi.