Siena-Lecce: giustizia a due velocità

miccolis_emilio.jpgLa vicenda giudiziaria del Dott. Emilio Miccolis, in qualità di Direttore amministrativo e Direttore Generale dell’Università del Salento, a seguito della denuncia di due sindacalisti di quell’ateneo, si sta sgonfiando, dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione e dopo la recente decisione del Tribunale del riesame di Lecce. Del suo incarico a Direttore Amministrativo anche presso l’Università degli Studi di Siena, durato un solo anno, Emilio Miccolis ci ha lasciato alcuni importanti provvedimenti. Qui se ne citano due: 1) il corposo “Atto di ricognizione dei residui attivi e passivi” (CdA del 30 marzo 2009); 2) la Commissione tecnica d’indagine per l’accertamento amministrativo delle cause e delle eventuali responsabilità soggettive e oggettive, che hanno condotto l’Ateneo senese alla crisi finanziaria. La relazione finale della commissione fu consegnata, il 7 aprile 2009, da Miccolis al Sostituto Procuratore della Repubblica di Siena, Dott. Mario Formisano.

Il “giuoco delle parti” all’università di Siena: il rettore, la direttrice, il dirigente

Il-giuoco-delle-parti

La nostra valutazione? Negativa, continuiamo a vigilare e pretendere ciò che è nostro

RSU d’Ateneo. La settimana scorsa in seguito all’invio della lettera della RSU e delle OO.SS. siamo stati convocati dal Rettore. A parte la condivisione di un calendario di sedute sindacali fino a maggio compreso, non possiamo ritenerci soddisfatti del resto dell’incontro. Infatti, a richiesta precisa sul pagamento dell’IMA 2013, quei lordi 420 euro, la risposta del Rettore è stata: “pensavo l’aveste capito che non la paghiamo perché ci è stato detto che non si può distribuire nulla senza valutazione.”

Cosa?! Ancora con la storia della valutazione? Nulla è cambiato nelle norme che facciano pensare che si debba valutare l’IMA, e questa è una palese sciocchezza che viene tirata fuori ogni tanto per giustificare qualche ritardo. Poi da chi è stato detto? Sembra sempre che una forza superiore abbia questo potere di imporre le mani e obbligare il nostro Magnifico a piegarsi, ovviamente per i nostri pagamenti. Abbiamo provveduto a mandare, poche ore dopo l’incontro, un documento di 4 pagine che spiega l’origine dell’IMA e la sua in-valutabilità e distribuzione mensile. Attendiamo risposta e che in futuro il documento sia prodotto dall’Amministrazione, se qualche altra forza oscura si presenterà a richiederne la valutazione.

L’IMA però è solo la punta dell’iceberg, infatti, abbiamo chiesto la contrattazione del salario accessorio 2013 e 2014, e quindi la presentazione del benedetto piano della performance che dal 2011 il nostro Direttore Amministrativo, ultimo in Italia, aspetta di presentare. Esigiamo di contrattare quello che ci spetta! Lo stesso Direttore Amministrativo in CdA ci ha tenuto a dire che non presentare il piano della performance di fatto danneggia anche lei perché così non può ricevere l’indennità di risultato. Oh perbacco, ci dispiace davvero, ma la sua è una scelta che forse, con quanto guadagna, poco incide, la nostra è un’imposizione, fatta da lei, che incide e parecchio. Comunque non si preoccupi il nostro Direttore Amministrativo che, se anche presenta il piano della performance, ci saranno da valutare i risultati e col personale ne ha ottenuti pochi: un’organizzazione che fa acqua da tutte la parti, pare che il nuovo Dirigente all’area servizi agli studenti l’abbia già criticata e sconfessata, un contenzioso che è aumentato del 200% e non è dovuto al passato, ma ad atti da lei emanati, e una confusione contabile fuori controllo. A meno che il risultato sperato fosse quello di farci perdere la pazienza, per il resto siamo ben lontani da risultati positivi.

Giovanni Colucci. In relazione alla nota diffusa a firma “RSU d’Ateneo” nella quale, con riferimento all’organizzazione, si afferma testualmente che “pare che il nuovo Dirigente all’area servizi agli studenti l’abbia già criticata e sconfessata”, intendo rendere noto che quanto affermato, pur con formula dubitativa, non corrisponde minimamente al mio pensiero. Il disegno complessivo dell’Area, infatti, tende ad unificare sotto un’unica direzione i processi di didattica e servizi agli studenti che fino a poco tempo fa, tipicamente, facevano capo alle presidenze di facoltà e alle segreterie studenti.

Questa visione è da me pienamente condivisa: per sincerarsene, basta prendere visione del D.D. 1499/2011 – prot. n. 80979 ­“Articolazione delle unità organizzative di vertice” dell’Università di Firenze, da me emanato, all’interno del quale viene strutturato il Progetto “Integrazione strutture didattiche di supporto” che, affidato al Dirigente dell’Area Didattica e Servizi agli studenti, perseguiva proprio quelle finalità. Per quanto mi riguarda, non posso perciò che fare i complimenti alla Dott.ssa Fabbro poiché è riuscita a realizzare un’ipotesi organizzativa che, nella mia esperienza di direzione dell’Università di Firenze è, invece, rimasta solo allo stadio di Progetto.

Questo non significa, naturalmente, che nell’attuale organizzazione, così come in qualsiasi altra modalità organizzativa, non si possano annidare sacche di inefficienza e riscontrare elementi di criticità: l’identificazione e la rimozione di tali elementi è, peraltro, forse il compito principale di un dirigente. Quando questi elementi saranno emersi con sufficiente chiarezza, sarà da parte mia doveroso rappresentarli anzitutto al Direttore amministrativo, in modo da trovare soluzioni condivise in un’ottica di miglioramento continuo dei servizi resi.

Ha senso parlare ancora della malagestione nell’ateneo senese? Sì! Ricominciamo da -14!

OmbraScrive un collega: «Caro Giovanni, oggi navigando in rete mi sono imbattuto nel tuo sito. Ho notato che da più di due mesi non parli più del nostro ateneo, ma sempre e solo di fatti e notizie “esterne”. Mi sono chiesto: capperi, ci sarà un motivo! Poi mi sono detto: ma perché non chiederlo direttamente a Giovanni? Ed eccomi qua…». La risposta è semplice: ho messo il bavaglio al blog perché, ormai, parlare della malagestione nell’università di Siena serve a poco! Interessa forse a qualcuno l’impreparazione e l’insipienza dei vertici, incapaci di gestire persino l’ordinaria amministrazione? O l’esautorazione e l’acquiescenza degli organi di governo? O l’illegittimità di molti provvedimenti adottati? O l’assenza totale di trasparenza? O la truffa dell’utenza sostenibile per alcuni corsi di laurea, con il conseguente scadimento dell’offerta formativa e l’attuale crollo delle iscrizioni (-14%)? O la nomina del Direttore amministrativo, contraddistinta da ingerenze esterneprocedure calpestate,  omissioni, la cui retribuzione è stata sottratta alle competenze del CdA e maggiorata di circa 60.000 € lordi, probabilmente non dovuti? O della mancata nomina del Direttore generale, nonostante siano passati più di due anni dall’emanazione dello Statuto? O dell’inesistenza del necessario e obbligatorio piano di rientro dal disavanzo d’amministrazione? O il tentativo di speculare sull’università, con la costituzione di un fondo immobiliare che gestisse gli edifici da alienare?

Probabilmente, tutto ciò non interessa a nessuno, specialmente al corpo docente muto e latitante. Tuttavia, ho deciso di riprendere a scrivere, seguendo l’insegnamento del molfettano Gaetano Salvemini: «Fa’ quel che devi, accada quel che può». Intanto, sulla colonna di destra, cliccando sulle figure, si potranno rileggere articoli fondamentali per capire la «prepotente urgenza» che impone, a noi tutti, di affrontare immediatamente le questioni strutturali di un ateneo dal glorioso passato, tra le quali, la voragine nei conti e il dissesto etico.

Articolo pubblicato anche daIl Cittadino Online (20 febbraio 2014) con il titolo: «Serve ancora parlare della malagestione dell’ateneo senese?»

Se, quello del pisano Letta, è un elogio dell’università di Siena…!

Enrico Letta

Enrico Letta

Eppure, il solito giornaletto locale, imbattibile nella sua opera di disinformazione sui problemi universitari, con riferimento al discorso del Primo Ministro presso l’Università di Siena, lo chiama “elogio” e titola in prima pagina: «Letta elogia Siena e l’ateneo». L’articolo su quattro colonne si conclude con le parole pronunciate dal capo del Governo: «Siamo in una delle più straordinarie città d’Italia e in una delle migliori università del Paese insieme a Pisa…». Due parole scarne (ma proprio due) di circostanza, che Letta doveva necessariamente pronunciare, come ospite nell’aula magna dell’università! Ma preoccupandosi, subito, di mitigarne la portata, accostando l’università di Siena a quella di Pisa, per riportare il discorso alla dura e cruda realtà. Infatti, nella classifica internazionale Arwu delle 500 migliori università al mondo, Pisa è prima in Italia e Siena non esiste. E questo, il pisano Letta e la pisana ed ex rettore Carrozza (presente alla cerimonia), lo sanno bene. Come conoscono bene la situazione economico-finanziaria dell’ateneo senese e l’analfabetismo gestionale del rettore e direttore amministrativo.

L’ateneo senese si affossa anche con la disorganizzazione amministrativa programmata dai vertici

Altan_dirigentiUSB PI Università di Siena. Stiamo cercando nelle ultime settimane di mettere in chiaro alcuni aspetti dell’organizzazione di questo Ateneo. Tocca alle segreterie amministrative: si parla del lavoro di 72 colleghe e colleghi, ma anche di un problema più grande la contabilità di questo Ateneo e del programma che la gestisce. Vogliamo proprio partire da questo ultimo aspetto perché la questione è oltremodo complessa. Il nostro Ateneo ha deciso di fare nel 2013 il passaggio alla contabilità economico patrimoniale con bilancio unico, di utilizzare dal 2013 un nuovo programma di contabilità e di riorganizzare le strutture dipartimentali dell’Ateneo.

Attuare una trasformazione così radicale in un Ateneo normale è azzardato, farlo da noi è follia a nostro modo di vedere. Non lo scriviamo perché reputiamo che non vi siano le professionalità ma perché presuppone una organizzazione svizzera nella gestione delle fasi, che noi non abbiamo. Si può essere bravi, svegli e competenti, ma se si aumenta il carico di lavoro, e lo si trasforma per giunta in disorganizzato carico di lavoro, tutto questo vanifica le competenze e serve solo ad aumentare lo stress. Proviamo a fregarcene dello stress e cerchiamo di focalizzarci sui “benefici” di tutto questo cambiamento.

Il passaggio alla contabilità economico-patrimoniale fatto in un solo anno e prima del 2014 ci ha permesso di avere un premio da parte del Ministero di poco più di 100.000 euro! A fronte però di un lavoro allucinante di migrazione manuale di tutti i dati contabili dell’anno 2012 dei vecchi dipartimenti, degli impegni assunti e da rendicontare quest’anno e di viaggi infiniti dai dipartimenti alla ragioneria per inserire i dati (è normale, ci domandiamo, che tutte le spese di viaggio con i mezzi pubblici siano a carico dei dipendenti che si spostano per motivi di servizio?). Infatti solo da lì si sono potuti caricare i dati avendo un bilancio unico. I 100.000 euro non sono serviti a niente nemmeno ce li hanno dati in medicine per lo stress!

L’acquisto del software dal Cineca, cioè di U-GOV ci è costato molto, è uno strumento versatile, che ragiona in modo trasversale, che è tarato sul mondo degli Atenei, ma noi abbiamo acquistato la versione base! Sarebbe troppo lungo spiegare come funziona, nello scrivere questo comunicato abbiamo letto i vari manuali e oltre ad esserci spaventati, ma non è la nostra materia, abbiamo capito che non si può riassumere un enciclopedia in una pagina. Ogni volta che i nostri colleghi con competenza chiedono se si può utilizzare per fare un dato procedimento viene risposto: “si ma voi avete il pacchetto base, questo modulo va acquistato separatamente.”

La riorganizzazione delle segreterie in funzione dei nuovi dipartimenti, adempimento obbligatorio, è stato fatto senza una reale valutazione dei carichi di lavoro delle singole strutture, attraverso una aggregazione di colleghe e colleghi con diverse professionalità che nel momento in cui hanno iniziato a lavorare insieme, a conoscersi, si sono visti scaraventare addosso l’immaginabile. Sì, perché U-GOV gestisce tutto dalla contabilità, alle risorse umane, alla didattica intesa come contratti, costi, ecc., e quindi tutto ciò che insiste sui dipartimenti è stato gettato nel tritacarne delle segreterie amministrative, dove però ad essere tritati sono i colleghi e non i dati contabili, ecc.. Facciamo l’esempio del software Titolus per il protocollo: tutta la posta in entrata (didattica e amministrazione) deve essere protocollata dalla segreteria.

Ciliegina sulla torta è la cassa economale prevista per ogni dipartimento nel regolamento delle strutture scientifiche, al momento è unica e gestita centralmente. Così quando un professore oppure la segreteria ha bisogno di soldi per pagamenti pronta cassa si deve andare al Rettorato. Arriva un corriere che devi pagare al momento del ritiro e tocca dirgli: “aspetti arrivo in centro prendo i soldi e torno”, o dobbiamo anticiparli!?!

Non è stata fatta poi una valutazione della funzionalità di certe scelte di ricollocazione dei procedimenti, basta fare un esempio: master universitari. I master sono materia complessa, fondamentale per un Ateneo come il nostro che vuole differenziare l’offerta oltre i moduli classici di formazione e studio. Uno penserebbe che tutti gli attori della gestione degli stessi si fossero incontrati per mettere a punto una nuova procedura di gestione, e invece no, c’è chi ha deciso senza conoscere la materia, senza parlare con chi se ne occupava e in parte continua a farlo e con chi se ne deve occupare per intero da oggi, cioè le segreterie amministrative. Risultato? Confusione più totale, evidenziata dai segretari, ma che non trova soluzione. Alcuni vedono i suggerimenti come giudizi e si offendono irrigidendosi, non capendo che si sta cercando di lavorare bene. Ognuno pensa di essere il più sfortunato della terra, ma noi non stiamo stilando una classifica stiamo evidenziando la necessità di parlare e confrontarsi per trovare le soluzioni.

Benefici da tutto questo cambiamento non ve ne sono stati, ma solo rischio di ulcere e gastriti. La Direttrice Amministrativa può liquidare come un nulla la ventilata minaccia di dimissioni di tutti i 15 segretari amministrativi di qualche settimana fa, ma sa bene che questa non deriva da una mancanza di voglia di lavorare, ma dalla mancanza di voglia di lavorare in questo modo. In certi consessi può sminuire il senso di una tale azione, ma in privato è meglio che rifletta, e bene. La DA non ha parlato poi con i collaboratori delle segreterie e ha fatto bene perché forse, per una volta, non avrebbe potuto utilizzare i suoi modi rudi ed intimidatori, ma si sarebbe trovata di fronte 57 persone imbufalite. Le decisioni assunte a livello centrale si ripercuotono nei dipartimenti e poi sono le segreterie amministrative a dover “dialogare” con i docenti. I docenti devono capire che coloro con cui si rapportano stanno cercando di capire anch’essi perché vengono assunte certe decisioni.

O l’azione di semplificazione è coordinata fra tutti oppure si cola a picco: ma forse è quello che si vuole ottenere. Le segreterie amministrative non hanno saputo lavorare! Spiegazione utile a livello centrale, ovvia per le ditte esterne, e semplice per i docenti. Troppo comoda e falsa!

Tempi duri per gli apprendisti stregoni che guidano l’ateneo senese

Bucoverita

L’Università di Siena condannata a pagare il salario accessorio e soccombe anche nelle spese

Uil-Rua – Csa della CisalUniversità. Con la sentenza del 13 Maggio il Tribunale di Siena ha affermato il diritto alla retribuzione accessoria per il personale dell’Università di Siena come invocato fin dal principio dalle OOSS – Uil-Rua – CISAL che incoraggiavano le cause dei singoli dipendenti. Il Tribunale ha condannato l’Università al pagamento dell’accessorio oltre alle spese e gli interessi legali relativamente all’anno 2011, dichiarando cessata tra le parti la materia del contendere per l’anno 2012 visto che è stato sottoscritto un contratto collettivo da alcune  organizzazioni sindacali.

Con questa sentenza c’è l’affermazione del principio che la retribuzione si compone di una parte fissa e una accessoria, ma entrambe  facenti parti del trattamento fondamentale del personale, e che questa non è nella disponibilità né dell’ateneo né degli organi vigilanti. Inoltre è stata sconfessata la road map che prevedeva un accordo in cui l’Ateneo avrebbe conguagliato al Mef risorse erogate in eccedenza, devolvendo l’intero ammontare 2011 a scapito dei lavoratori, scaricando sugli stessi le scellerate scelte delle gestioni precedenti. L’ultimo goffo tentativo di dichiarare nullo il contratto disdetto unilateralmente solo nella parte economica e non quella giuridica ha danneggiato ulteriormente l’Ateneo condannato a pagare perfino le spese legali.

Ricordiamo che senza la presentazione dei ricorsi anche il 2012 avrebbe ricevuto il blocco illegittimo da parte dell’amministrazione, tanto che la contrattazione si è svolta tardivamente nel corso del 2013 al solo scopo di limitare i danni, permettendo a qualche sigla di appropriarsi di meriti che francamente non ravvisiamo perché a nostro avviso se non ci fosse stato l’accordo, che riduce le somme erogate a titolo di accessorio, le spettanze dal 2012 in poi sarebbero state congrue e pari a quelle 2011, mentre invece sono ridotte dall’accordo.

La Uil e la Cisal a questo punto chiederanno all’Università di ripristinare le spettanze 2011 per tutti i lavoratori (e non solo per i ricorrenti vincitori) al fine di evitare l’attivazione di tanti nuovi ricorsi per tutti coloro che non hanno partecipato alla prima tornata; e vista la decisione del Giudice, ogni sconfitta porterebbe costi aggiuntivi per il ristoro delle spese legali. La condanna inflitta dal Giudice del Lavoro di Siena – Delio Cammarosano – conferma  il nostro giudizio negativo verso chi ha optato per una simile scelta: inopportuna in quanto si è rivolta alla parte più debole del sistema, incompetente rispetto a chi l’ha decisa, dimostrando scarsa conoscenza dei diritti dei lavoratori e del sistema che si vorrebbe amministrare.

Un grazie a quanti hanno sostenuto e condiviso le nostre scelte,  supportate dagli Avvocati Alessandro Cassigoli e Luigi De Mossi.

Quella processuale è stata l’unica via per ottenere quanto stabilito dalle norme contrattuali e battere un ingiustificato sopruso

La Confsal Federazione Snals Università – Cisapuni esprime tutta la propria soddisfazione per aver ottenuto, grazie all’abilità e alla tenacia dei propri legali Alessandro Cassigoli e Luigi De Mossi, il riconoscimento dell’illegittimità della sospensione del salario accessorio a far data dal 1/1/2011 messa in atto dall’Amministrazione dell’Ateneo.

L’oggetto dei ricorsi presentati era il salario accessorio per l’intero anno 2011 e di quello è stata ottenuta la restituzione nonostante i ripetuti dinieghi dell’Amministrazione e la scarsa collaborazione, per non dire la contrarietà ai ricorsi, di alcune sigle sindacali che oggi saltano inopinatamente sul carro dei vincitori.

Auspichiamo che l’esito di questa vertenza, chiusa in modo totalmente positivo per i ricorrenti e con la condanna dell’Amministrazione al risarcimento e al pagamento delle spese processuali, instradi le future contrattazioni verso comportamenti più corretti e legittimi, pur nel rispetto di ciascun ruolo. Duole dover constatare che quella processuale sia stata l’unica via per ottenere quanto stabilito dalle norme contrattuali e non; altresì duole considerare la mancata unità sindacale di fronte a quello che, come messo nero su bianco dal giudice, appariva – e lo abbiamo sostenuto sempre e con pervicacia – un sopruso del tutto ingiustificato.

Indifferibili le dimissioni del rettore e della direttrice amministrativa che, ormai, sono il “problema” del nostro Ateneo

Marco-FalorniMarco Falorni (candidato a sindaco). La sentenza del giudice del lavoro di Siena, che conferma il diritto dei lavoratori dell’Università di vedersi riconosciuto quel salario accessorio che dal 2011 gli era stato abusivamente sottratto, fa giustizia di un arbitrio contrario non solo alla legge, ma anche alla comune morale. Questa decisione, inoltre, sottolinea in modo emblematico la pesante responsabilità amministrativa e politica della dirigenza dell’Ateneo, che ha preteso di fronteggiare la grave crisi finanziaria dell’ente, non ponendo fine agli sprechi che l’avevano prodotta, bensì facendone ricadere il peso sui lavoratori, che in questo caso hanno visto decurtata parte della loro retribuzione, in altri, come per i lavoratori della cooperativa solidarietà, sono stati licenziati. A questo punto giudichiamo indifferibili le dimissioni del rettore e della direttrice amministrativa, atto che già da tempo avrebbe dovuto essere compiuto per le note e ancor più gravi ragioni. Chiunque ritenga davvero che per Siena l’Università è un’istituzione strategica e vitale dovrebbe sentire il dovere di fare propria questa richiesta, invece di indulgere a compromessi e aperture di credito verso coloro che ormai possono essere definiti “il problema” del nostro Ateneo.

L’università di Siena condannata a pagare il salario accessorio 2011, illegittimamente sospeso da Riccaboni e Fabbro

Riccaboni-FabbroIl giudice del lavoro ha condannato oggi l’università di Siena a corrispondere il salario accessorio per il 2011 (illegittimamente sospeso dal rettore e dal direttore amministrativo) e a pagare le spese legali dei ricorrenti. L’augurio è che Riccaboni e Fabbro dimostrino un pochino di senso comune (non senso della misura!) e usino i propri lauti emolumenti. Di seguito le prime reazioni di uno dei candidati a sindaco: “il piè veloce” Eugenio.

Eugenio Neri. In questi anni, la politica ha abdicato al suo ruolo d’indirizzo, con un comportamento globalmente passivo nonostante il tentativo di violazione della legge in atto all’Università. Questa sentenza riporta alla luce un dato di fatto molto importante. Nel tentativo di risanare un pesante deficit di bilancio, l’Università è intervenuta sulle categorie di lavoratori più deboli. A fronte di un debito di circa 200 milioni di euro, si è tentato di reperire risorse dai tagli agli stipendi dei dipendenti. Anzi, di quei dipendenti più vulnerabili. Un comportamento che è stato permesso dalla latitanza di una classe politica autorevole. Una classe politica che si è fatta imbrigliare in un rigido schema di potere, rinunciando, di fatto, al proprio ruolo di rappresentante della comunità. Chiediamo una presenza stabile, duratura e critica del Comune nel CdA dell’ateneo. Una rappresentanza che potrà porre fine alla passività della classe politica senese, che in questi anni ha lasciato campo libero a chi ha tentato di risanare i bilanci dell’Università sulla pelle dei lavoratori. Non si può permettere che gli errori degli amministratori ricadano in maniera indiscriminata sulle spalle delle fasce più deboli dei dipendenti. Dal Rettore Riccaboni e soprattutto dal Direttore Fabbro adesso ci si attende un’ammissione di responsabilità. In un quadro di crisi, è quanto mai importante e urgente fare fronte ai problemi del mondo del lavoro. Una Consulta Generale è necessaria per fare in modo che ci sia non solo parità di diritti ma anche equità di trattamento in situazioni di risanamento dei bilanci delle imprese o delle istituzioni.

I candidati a sindaco a occhi chiusi sulle vicende dell’università di Siena

Candidati sindaci: Corsini-Falorni-Marzucchi-Neri-Pinassi-Tucci-Valentini-Vigni

Candidati sindaci: Corsini-Falorni-Marzucchi-Neri-Pinassi-Tucci-Valentini-Vigni

Con la nomina dell’attuale direttore amministrativo, l’università di Siena ha scritto una brutta pagina – contraddistinta da ingerenze esterne, procedure calpestate, abusi, omissioni, organi di governo esautorati e acquiescenti – culminata con due esposti in Procura. In seguito, le intercettazioni telefoniche ufficiali dell’autorità giudiziaria hanno rivelato come il rettore anteponesse interessi di gruppo a quelli dell’ateneo e come fosse proprio il futuro direttore a dettare le condizioni, chiedendo «un contratto scarno, di quelli standard, non attaccabile». A tal proposito, apparare emblematica la retribuzione del direttore amministrativo, sottratta alle competenze del CdA e maggiorata di circa 60.000 € lordi, probabilmente non dovuti. Alle contestazioni successive, che chiedevano almeno un adeguamento della retribuzione ai mutati parametri (fondo di finanziamento ordinario, numero di studenti e dipendenti) dell’ateneo senese, la Dott.ssa Fabbro rispondeva, nel dicembre 2012, che «la Corte dei Conti ha chiarito che non si applicano automatismi diretti tra la variazione dei parametri e il calcolo della retribuzione, che rimane fissata in base ai criteri validi al momento della sottoscrizione del contratto». Sarebbe interessante sapere se nel quesito rivolto ai magistrati contabili, la DA abbia evidenziato la seguente condizione del contratto da lei sottoscritto: il «trattamento verrà automaticamente adeguato in caso di modifiche ed integrazioni dei criteri e dei parametri indicati nel decreto interministeriale del 2001».

In questi giorni, però, ecco un colpo di scena! Sul sito dell’ateneo è comparsa una scheda con la quale il direttore amministrativo informa d’essersi ridotto lo stipendio tabellare di ben 16.391,37 € lordi annui (bontà sua!). A nostro parere, la DA è tenuta anche a rimborsare all’ateneo quel che ha riscosso nei due anni precedenti. E cioè: 32.782,74 € lordi di stipendio tabellare, ai quali si aggiungono 59.009,24 € lordi di retribuzione di risultato, tra l’altro non giustificati. Da notare, inoltre, che la Dott.ssa Fabbro percepisce anche un assegno pensionistico annuo superiore a 160.000 euro.

A questo punto, ci si chiede cosa e chi abbia fatto cambiare idea al direttore amministrativo. Forse la ventilata ipotesi di reato che l’importo, superiore a quello dovuto, dovesse servire a pagare le consulenze personali a professionisti, per lei necessari allo svolgimento della sua attività di direttore amministrativo? E se così fosse, qual è l’interesse per l’ateneo di un DA che, per svolgere la sua attività, necessita di consulenti esterni (pur in presenza di competenze interne) e pone come condizione, per accettare il prossimo incarico di Direttore generale, la nomina di tre nuovi dirigenti? Ovviamente, non mi rivolgo ai Procuratori, sotto organico e troppo impegnati con la vicenda della Banca Mps. Ma i candidati a sindaco non hanno proprio nulla da dire?

Articolo pubblicato anche dail Cittadino Online (9 maggio 2013) con il titolo «Università e retribuzioni dei vertici. I candidati a sindaco tacciono?»

Sull’università di Siena risposte chiare e immediate

Il Maradona delle Università

Il Maradona delle Università

La selezione pubblica per la scelta dell’attuale Direttore amministrativo fu una tipica operazione lottizzatrice, con danni evidenti all’Ateneo, ai suoi dipendenti, agli studenti e alla città. Non per niente, presso la Procura della Repubblica furono presentati due esposti che, in seguito, trovarono conferma nelle intercettazioni telefoniche ufficiali dell’autorità giudiziaria. Ancor prima che si svolgesse il concorso, ecco cosa scriveva un giornale locale: «Ci vuole un curriculum di grande spessore e una personalità spiccata. Lo diciamo da giorni che Ines Fabbro, riconosciuta come una delle figure più autorevoli in questo campo, rappresenta la soluzione ideale.» E, infatti, fu scelta lei fra 49 candidati. Due anni dopo, ecco quel che scrivono di lei i dipendenti dell’Università di Siena.

Tiziana Fella. Il Direttore Amministrativo dell’Università di Siena, Dott.ssa Ines Fabbro, ha conferito, a titolo personale, consulenze a professionisti. Incarichi pagati direttamente dalla Dott.ssa Fabbro. La cosa strana è che i professionisti in questione hanno accesso agli uffici per la lavorazione di pratiche e altro concernenti l’Università degli Studi di Siena. E il personale è “subdolamente” costretto a fornire dati inerenti la propria attività lavorativa (tra l’altro coperti dalle norme sulla riservatezza) a terzi estranei all’Università, in quanto non può negare loro l’accesso in conseguenza dell’Autorità che il direttore amministrativo rappresenta. Moltissimi di quelli che hanno avuto a che fare con la Dottoressa Ines Fabbro, infatti, hanno notato che questa esercita l’autorità con molta decisione, molto spesso senza alcuna ragione. Per questo non viene percepita dal personale come autorevole ma solo cattiva, vendicativa, autoritaria. Esercitare l’autorità senza un’autorevolezza riconosciuta, per fare un esempio, è come far sesso senza amore; mostrarlo è come essere pornografico. Tornando agli incarichi, ecco alcune doverose domande:

1) è stata scelta questa strada per evitare che l’incarico fosse conferito dall’Università? Aggirando così eventuali norme di legge che non lo consentono?

2) a che titolo è stato assegnato l’incarico di Direttore Amministrativo dell’Università, se per svolgere lo stesso c’è bisogno di consulenze personali di professionisti? Nel curriculum della Dott.ssa Fabbro, quello presentato nel “concorso” per l’attribuzione dell’incarico di direttore amministrativo, la stessa dichiarava (per irrobustire il suo scadente – ben inteso, per il concorso cui partecipava – profilo formativo di laurea in Pedagogia) che “…In funzione delle scelte professionali ho integrato la mia formazione sostenendo esami presso le facoltà di Giurisprudenza ed Economia delle Università di Torino e Bologna, secondo un percorso personale”.1 E questo a garanzia della professionalità posseduta. Che, in questo caso, sarebbe forse solo millantata.

3) è questo il motivo per cui viene erogato un importo per l’incarico di Direttore Amministrativo superiore a quello forse dovuto?

4) sarebbe interessante conoscere quante consulenze personali sono poste in essere. Perché, qualora manchi il presidio di qualche Area Operativa, si può sempre ricorrere all’esenzione dagli obblighi didattici di luminari docenti dell’Ateneo che, in tal modo, possono prestare il proprio (opinabile) prezioso contributo al “Maradona” delle Università?.

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1Sostenendo esami? Torino e Bologna? Le stesse uniche sedi universitarie dove ha esercitato la sua autorità… È mai stata verificata questa dichiarazione? Se non veritiera (l’esame dovrebbe essere registrato) sarebbe causa di licenziamento in tronco per false dichiarazioni e di risarcimento danni!

Articolo pubblicato anche dail Cittadino Online (16 aprile 2013) con il titolo «Parliamo di università. Con riferimento al DA».