Con la nomina dell’attuale direttore amministrativo, l’università di Siena ha scritto una brutta pagina – contraddistinta da ingerenze esterne, procedure calpestate, abusi, omissioni, organi di governo esautorati e acquiescenti – culminata con due esposti in Procura. In seguito, le intercettazioni telefoniche ufficiali dell’autorità giudiziaria hanno rivelato come il rettore anteponesse interessi di gruppo a quelli dell’ateneo e come fosse proprio il futuro direttore a dettare le condizioni, chiedendo «un contratto scarno, di quelli standard, non attaccabile». A tal proposito, apparare emblematica la retribuzione del direttore amministrativo, sottratta alle competenze del CdA e maggiorata di circa 60.000 € lordi, probabilmente non dovuti. Alle contestazioni successive, che chiedevano almeno un adeguamento della retribuzione ai mutati parametri (fondo di finanziamento ordinario, numero di studenti e dipendenti) dell’ateneo senese, la Dott.ssa Fabbro rispondeva, nel dicembre 2012, che «la Corte dei Conti ha chiarito che non si applicano automatismi diretti tra la variazione dei parametri e il calcolo della retribuzione, che rimane fissata in base ai criteri validi al momento della sottoscrizione del contratto». Sarebbe interessante sapere se nel quesito rivolto ai magistrati contabili, la DA abbia evidenziato la seguente condizione del contratto da lei sottoscritto: il «trattamento verrà automaticamente adeguato in caso di modifiche ed integrazioni dei criteri e dei parametri indicati nel decreto interministeriale del 2001».
In questi giorni, però, ecco un colpo di scena! Sul sito dell’ateneo è comparsa una scheda con la quale il direttore amministrativo informa d’essersi ridotto lo stipendio tabellare di ben 16.391,37 € lordi annui (bontà sua!). A nostro parere, la DA è tenuta anche a rimborsare all’ateneo quel che ha riscosso nei due anni precedenti. E cioè: 32.782,74 € lordi di stipendio tabellare, ai quali si aggiungono 59.009,24 € lordi di retribuzione di risultato, tra l’altro non giustificati. Da notare, inoltre, che la Dott.ssa Fabbro percepisce anche un assegno pensionistico annuo superiore a 160.000 euro.
A questo punto, ci si chiede cosa e chi abbia fatto cambiare idea al direttore amministrativo. Forse la ventilata ipotesi di reato che l’importo, superiore a quello dovuto, dovesse servire a pagare le consulenze personali a professionisti, per lei necessari allo svolgimento della sua attività di direttore amministrativo? E se così fosse, qual è l’interesse per l’ateneo di un DA che, per svolgere la sua attività, necessita di consulenti esterni (pur in presenza di competenze interne) e pone come condizione, per accettare il prossimo incarico di Direttore generale, la nomina di tre nuovi dirigenti? Ovviamente, non mi rivolgo ai Procuratori, sotto organico e troppo impegnati con la vicenda della Banca Mps. Ma i candidati a sindaco non hanno proprio nulla da dire?
Articolo pubblicato anche da: il Cittadino Online (9 maggio 2013) con il titolo «Università e retribuzioni dei vertici. I candidati a sindaco tacciono?»
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«Siena diventerà davvero città europea, quando sarà riconosciuta a livello internazionale anche per le sue importanti Università.» Valentini
Vabbè, a parte quell’involontariamente comico “le nostre due università”, ma insomma, che vuoi fare in concreto? Mentre cominciavo a scrivere questo post (sabato sera), a commento del Valentini, udivo Landini da Fazio asserire: “in questa fase la priorità è evitare la chiusura delle aziende”; pare che invece all’università la chiusura di cattedre, la scomparsa di competenze, la disgregazione di gruppi di ricerca, la perdita di professionalità e di tradizioni e la polverizzazione di molte di quelle che furono “eccellenze” di questo ateneo, con la conseguenza di un’emorragia di studenti (-20% di immatricolati in un anno circa) e di finanziamenti, costituisca un problema trascurabile, quasi non avesse un nesso con il principio della domanda e dell’offerta.
Sarebbe bene smetterla coi vaniloqui ad uso dei beoti intorno ad improbabili “piccole Oxford”. Siena, bene o male, è “conosciuta” internazionalmente per almeno una delle sue “due università”: sebbene, per l’esattezza, secondo le più accreditate classifiche “Academic Ranking of World Universities” non rientri nemmeno tra le prime cinquecento del mondo 😦 http://www.shanghairanking.com/Search.jsp. Ma la ingenerosa autosvalutazione o il dileggio non servono a nulla, così come la frivola autoesaltazione; a questo punto occorrerebbe giusto l’opposto di quella universale quanto ipocrita reprimenda contro tutti e tutto che va tanto di moda nei discorsi dei demagoghi: sarebbe al contrario urgente separare l’organismo morto dal vivo, per evitare che anche quest’ultimo venga trascinato nella tomba.
Occorre diffidare altresì del nichilismo di recupero di certi teorici della ineludibile dequalificazione “fuffologica”: specialisti del depistaggio, dopo anni di inutili schiamazzi ideologici in cui ci si è sistematicamente accapigliati su cose astruse, adesso sostengono non esservi rimedio alla “décadence”: costoro possono anche romanticamente cantare “la redenzione beata nella morte”, tra i crepitanti ceppi di frassino del Walhallah in fiamme, ma non sfugge a nessuno che alludono naturalmente alla morte altrui.
«Alta specializzazione; reclutamento di giovani talenti; riorganizzazione e innovazione didattica; valorizzazione di competenze e risorse umane; nuovo spirito di impegno e solidarietà; pari opportunità nel mondo delle intelligenze; nuova governance, efficienza ed efficacia dei servizi; ottimizzazione e adeguamento sistema bibliotecario; integrazione regionale e nazionale; sviluppo di reti formative.» Neri
Di grazia, si può sapere come realizzerebbe queste cose, in palese controtendenza con ciò che sta accadendo sotto il sole? Il dato più evidente e più eloquente, che letto alla luce delle vigenti severissime e oltremodo cervellotiche leggi sulla sostenibilità dei corsi di studio per quanto riguarda la docenza rivela chiaramente come da qui a pochi anni a Siena rimarrà ben poco, è il dimezzamento del corpo docente: in teoria ne resterebbero per una trentina di corsi (12+8 docenti per corso non riciclabili quanto ad afferenza), ma è un calcolo puramente ed inutilmente teorico: un “upper bound”, naturalmente, perché bisognerebbe che il destino cessasse momentaneamente di essere cinico e baro e che per avventura andassero in pensione esattamente le persone che non ti servono nei settori ove sono in abbondanza, fatto la cui probabilità è prossima allo zero.
Non ripeto per intero ciò che ho detto nei precedenti post, ma batto sullo stesso tasto, perché repetita iuvant: il silenzio assordante è sospetto e mi induce a continuare il martellamento; è infatti norma fondamentale del giornalismo ripetere una domanda all’interlocutore recalcitrante, finché non si ottiene una risposta: Siena, per le ragioni suddette, non ce la fa più a sostenere diversi settori della sua offerta formativa, anche perché, sebbene vi siano molte persone che vi lavorano, queste non bastano o non basteranno da qui a breve a soddisfare i tirannici ed esagerati “requisiti di docenza” previsti dalle leggi, a causa del pensionamento di circa metà dei docenti. Visto che è stato accorpato l’accorpabile (con effetti, peraltro, abbastanza nefasti), la soluzione di ulteriori mescoloni senza capo, né coda è anch’essa preclusa.
Pertanto, non solo non si capisce come potrebbe scaturire una qualche “eccellenza”, laddove semmai il destino è perdere anche quelle che c’erano, ma ci si ritrova oltretutto nella situazione paradossale che il dimezzamento dei docenti sta provocando e provocherà come “effetto collaterale” quello di non saper cosa fare di molte delle energie vitali e delle professionalità che resteranno, una volta chiusi i corsi a causa della fuoriuscita degli altri. La situazione assurda che si va delineando è pertanto la seguente: avrai due impiegati per ogni docente, ma la ricerca e l’offerta formativa – di conseguenza le iscrizioni – annichilite e dulcis in fundo una parte cospicua del personale docente inutilizzabile. Bel capolavoro, no, a proposito di “valorizzazione di competenze e risorse umane”?
«La crisi della nostra Università e l’impoverimento dell’offerta formativa ha contribuito ad abbassare ulteriormente il nostro livello di competitività. Abbiamo già perso molte scuole di specializzazione e corriamo il serio rischio di perderne altre .La qualità del nostro Ospedale non può prescindere dalla qualità della nostra Università superando il provincialismo e l’autoreferenzialità che spesso ha abbassato il livello di quella Istituzione, in passato vissuta più come centro di potere che come servizio alla comunità.» D’Onofrio
A mio avviso occorrerebbe dunque focalizzare alcuni settori strategici che possono essere portati all’eccellenza in loco e per il resto, ragionare alzando il naso “dalle lastre” e puntare oramai ad una dimensione regionale, stringendo urgentemente rapporti con gli altri atenei del medesimo lembo di terra, pensando alla possibile mobilità dei docenti (e non solo del personale TA) e federando (art. 3 della legge Gelmini) alcuni settori non più autonomamente sostenibili, a Siena, ma anche altrove: almeno come soluzione transitoria “in tempore belli” verso nuovi equilibri, onde utilizzare razionalmente le “risorse umane”, preservare e migliorare interi comparti della ricerca a rischio di scomparsa e dar luogo a un’offerta formativa a livello regionale di una qualche sostanza, capace di stare “sul mercato”.
Naturalmente il Valentini, il Mancuso, il Neri, il D’Onofrio sono liberi di pensarla diversamente o contestare quello che dico, ma visto che ci chiedono il voto sarebbe utile sapere – da loro come da altri- come la pensano concretamente e come attuerebbero il loro libro dei sogni, al di là dei soliti gorgheggi dialettici ai quali ci ha abituato una politica maggiormente capace di eludere i problemi che di dire qualche SI e qualche NO. Giacché quasi tutti i candidati nominati sono professori, tocca prendere atto che un dibattito intorno a tutto ciò non esiste nenache in ambito accademico.
Perché un dibattito serio stenta a prendere l’avvio anche tra i diretti interessati? Forse perché purtroppo l’università è anche un posto di personaggi narcisi q.b. da ritenere, al pari degli antichi imperatori nipponici prima del “Tenno no ningen sengen” (“Dichiarazione della natura umana dell’imperatore”), di non doversi lasciar distrarre dalle “cose terrene”, preferendo osservare con disgustato distacco l’affannarsi di noi comuni mortali.
Pietà! Ne sento già troppe di prediche… Mi costringerete a non leggere più niente! Non sono io che non voglio… siete voi che mi costringete!
[…] I candidati a sindaco a occhi chiusi sulle vicende dell’università di Siena […]
Facciamoci due risate:
Neri: “L’università è uno dei motori propulsivi della città”
http://www.ilcittadinoonline.it/news/159813/Neri___L_universit%C3%A0_%C3%A8_uno_dei_motori_propulsivi_della_citt%C3%A0_.html