Rabbi Jaqov Jizchaq. A nove colonne “La Nazione di Siena” riporta le già citate conclusioni delle prestigiose valutazioni “di Shanghai”, rompendo la cortina fumogena di autoincensamenti e reciproci salamelecchi con i quali giornale e autorità politiche sono soliti congratularsi vicendevolmente. Va detto che è la prima (e unica) volta che i giornali locali insinuano che il re è nudo: vecchi tempi in cui ebbri gazzettieri vaneggiano del “mejo ateneo der monno”! Intorno al tema dell’università si è creata una sorta di “spirale del silenzio”, per cui è considerato addirittura riprovevole il solo dubitare delle granitiche certezze ripetute come un mantra “ar popolino” da lor signori. Non è per disfattismo antipatriottico, ma per la profonda ostilità verso la bêtise dei fastidiosi luoghi comuni somministrati alla pigrizia mentale dell’uomo della strada (non ancora investito dal tram), verso ogni sorta di superficiale e vanesio “ottimismo”, di conformismo, di demagogia da impostori e di piaggeria, che ritengo apprezzabile questo articolo de “La Nazione”, invero di tono assai più sobrio e realistico di altri improntati ad un frivolo “ottimismo”. Esorto i lettori a meditare sul “memento mori” lassù in altro a destra (il grafico delle uscite di ruolo), incrementando la cospicua lista dei commiati col numero, non indifferente, purtroppo, di decessi occorsi negli ultimi due anni, e riconsiderare, uno per uno, tutti i punti critici che sono stati evidenziati anche in questo blog, onde “resettare” il dibattito pubblico, finalmente ponendolo su basi meno fantasiose, auspicando in tal modo che al pessimismo dell’intelligenza faccia seguito un maggiore “ottimismo” (cioè determinazione) della volontà.
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