La dispersione scolastica di chi non si è potuto né iscrivere né mantenere all’Università

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L’ineleggibile, l’impresentabile e il presentabile a rettore dell’Università di Siena

I programmi sintetici dei tre candidati a rettore dell’Università di Siena riportati dal “Corriere di Siena” del 14 giugno 2016.

Francesco Frati, l’ineleggibile: in base alla legge Gelmini e perché ha condiviso con Angelo Riccaboni la pessima gestione dell’Università di Siena.

Felice Petraglia, l’impresentabile: il gruppo che lo sostiene è lo stesso che ha provocato il default economico-finaziario e istituzionale dell’Università di Siena.

Alessandro Rossi, il presentabile: un candidato a rettore autorevole, autonomo, con una visione aperta e libera da pregiudizi e vincoli culturali localistici.

Pubblicato anche da:
Bastardo Senza Gloria (14 giugno 2016) con il titolo: «Per un pugno di voti, la corsa a rettore dell’Università di Siena».

Per leggere cliccare sulle rispettive immagini.

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Risvegli da un sonno profondo di sei anni per docenti, amministrativi, giornali stampati e online, istituzioni senesi

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Per leggere gli articoli cliccare sulle foto.

Università di Siena: dalla creazione e trasmissione della conoscenza all’integrazione tra città e cultura, tra città e innovazione

Alessandro Rossi

Alessandro Rossi

Uno stimolante articolo del candidato a rettore Alessandro Rossi sull’economia della cultura e della conoscenza (così denominata dalla UE) come strumento per la realizzazione dell’integrazione tra città e cultura, tra città e innovazione. Sullo stesso quotidiano è stato pubblicato (il 4 giugno) una sintesi del programma di un altro candidato, Felice Petraglia. È possibile leggere entrambi cliccando su: articolo oppure su piano strategico. Così come, di Alessandro Rossi, si possono leggere la sintesi delle attività da realizzare e le linee programmatiche.

Università e città poli dello stesso magnete (dal: “Corriere di Siena” del 6 giugno 2016)

Alessandro Rossi. I temi trattati nei programmi elettorali per la carica di Rettore delle Università percorrono di default le linee di azione indicate dal Ministero. Temi teoricamente ineccepibili e ineludibili, come la responsabilità e sostenibilità economica (condizioni essenziali dell’autonomia di cui le Università godono), l’adeguamento dell’offerta formativa, la promozione e la valorizzazione della ricerca (anche allo scopo di facilitare l’accesso ai fondi di finanziamento europei) e l’internazionalizzazione. Questi temi vengono declinati spesso secondo la logica novecentesca di un’Università ancora chiusa nel proprio splendido isolamento. In questo senso non sembra faccia molta differenza se l’Università è di Milano, di Urbino o di Catania: i temi programmatici sono sostanzialmente simili.

Invece l’Università, in quanto inserita nel proprio territorio, deve oggi aprirsi alla diversità imposta dai singoli specifici contesti territoriali. La storia e le dinamiche evolutive delle Università sono state legate a quelle della propria Città: l’una ha condiviso e condivide le sorti dell’altra. Siena per la sua lunga tradizione accademica, ha un legame inscindibile con l’Università che, sebbene con fasi alterne, è patrimonio della stessa opinione pubblica. Benché la missione dell’Università debba rimanere saldamente ancorata alla creazione e alla trasmissione della conoscenza, l’Università è anche l’elemento fondamentale per l’integrazione tra città e cultura, tra città e innovazione e come tale essa può essere un potente fattore di sviluppo e di trasformazione del territorio a cui appartiene. Affinché questo si realizzi è necessario un forte sistema di relazioni sociali ed istituzionali in grado di promuovere ciò che viene oggi denominata dalla UE economia della cultura e della conoscenza.

Questa è la cosiddetta terza missione dell’Università, che non riguarda solo il trasferimento tecnologico e i processi di innovazioni delle imprese, ma riguarda anche il settore sociale e culturale. Questi settori possono promuovere la crescita di lavori strettamente legati non solo alle nuove tecnologie ma anche alla cultura e alla conoscenza (per esempio, produzione di eventi culturali, organizzazione e conservazione di informazione e conoscenza nei musei, nelle biblioteche, nei centri di documentazione, promozione di attività creative e artistiche, stampa, editoria e multimedia, produzione di beni immateriali, ecc.). Siena con la sua accademia ha a disposizione un elevato numero di esperti in differenti discipline oltre alla presenza consistente di risorse umane giovani e qualificate. D’altra parte una città culturalmente vitale potenzia la sua attrattività anche nei confronti degli studenti, la cui vita non può essere solo scandita dalle lezioni, dai tirocini e dagli esami.

È implicito che l’Università deve parallelamente valorizzare il proprio prestigio scientifico, adeguare i propri corsi di studio e la formazione alla ricerca, promuovere la propria internazionalizzazione e quindi la sua reputazione: tutti indiscutibili fattori di attrazione. Bisogna però considerare che, per esempio, l’internazionalizzazione, quale elemento di attrazione di studenti stranieri, dipende da tre principali fattori: la lingua di insegnamento, il costo degli studi e della vita, le politiche di immigrazione. Il solo fattore della lingua (l’offerta formativa in inglese è in espansione anche nel nostro ateneo) favorisce certamente l’occupabilità dei nostri studenti nel territorio europeo, ma è insufficiente per attrarre stabilmente studenti da altri paesi. Il ruolo dei governi è infatti indispensabile nel processo di internazionalizzazione non solo per le politiche di immigrazione ma anche per l’aiuto finanziario a studenti stranieri (95 milioni di dollari in Usa, 48 milioni di dollari in UK, 100 milioni di euro in Fr a Dl). Nulla in Italia. D’altra parte un paese come il nostro con un livello di disoccupazione giovanile al 40% non favorisce certo l’arrivo di studenti stranieri. In tutto il mondo la mobilità degli studenti è naturalmente diretta verso i paesi con maggiore offerta lavorativa. Quindi la nostra Università, se da un lato deve aumentare il livello di aggressività nella competizione nel territorio europeo (se non altro per il reclutamento di risorse) deve anche, con altrettanta determinazione, investire nella valorizzare e promozione della sua città e del suo territorio, contribuendo ad invertire l’attuale fase di declino e con esso anche il declino di immatricolazioni avvenuto negli ultimi 10 anni. A proposito di attrattività: l’Università e la città sono i due poli dello stesso magnete.

Tra finti risanamenti dell’Ateneo senese comincia il palio del Rettore

Ombra«All’interno della Facoltà di Medicina un confronto serio e costruttivo per trovare la sintesi sul nome» (Corriere di Siena, 2 febbraio 2016)

Anna Coluccia (Docente universitario). Dal Corriere di Siena del 28 u. s. apprendo con sorpresa che nelle elezioni per il futuro Rettore della nostra Università sarebbero in corsa due candidati, contrapposti quasi a singolar tenzone.

Senza entrare ora nel merito dell’attendibilità o meno della notizia, ritengo che essa – nella forma in cui è stata data – rischia di far passare sotto silenzio, e quindi svilire, il dibattito tuttora in corso all’interno del nostro Ateneo e della ex Facoltà di Medicina in particolare. Dispiace soprattutto che le prossime elezioni per il Rettorato vengano presentate come una specie di competizione agonistica tra due “contendenti”. Posso assicurare che fortunatamente non è così: nel nostro Ateneo fervono ancora le discussioni sul futuro dell’Università, si confrontano idee e programmi. Il tutto all’insegna di una progettualità alta, che appassiona ed impegna tutti coloro che hanno a cuore lo Studio senese mentre attraversa una fase molto delicata, e direi cruciale, della sua storia plurisecolare. La situazione dell’Ateneo è infatti più complessa rispetto a quanto emerge dalle Sue fin troppo benevoli osservazioni sull’asserito “risanamento” attuato dall’attuale governance. Per molti aspetti infatti tale situazione è da ritenersi ancora critica. A meno che di non voler considerare in termini positivi, dissennatamente, l’innegabile ridimensionamento cui l’Università di Siena è andata incontro in questi ultimi anni, a molti livelli.

Al di là di questi rilievi, vorrei che il lettore del «Corriere» sapesse, per esempio, che nella ex Facoltà di Medicina è in corso un dibattito serio e costruttivo alla ricerca di una piattaforma comune capace di diventare sintesi per un discorso che affronti con reale efficacia, finalmente, le sfide del presente. Proprio per questo, prima di fare i nomi di chicchessia, noi del Dipartimento di Scienze Mediche Chirurgiche e Neuroscienze, abbiamo scelto la strada della riflessione, affidando a un nostro collega, il professor Alessandro Rossi, l’incarico di perlustrare le differenti progettualità disponibili e di individuare una possibile sintesi tra di esse. Ciò al fine di giungere a una candidatura unitaria, espressione della nostra ex Facoltà ma capace di dialogare con i molteplici saperi presenti nel nostro Ateneo. È una questione di metodo: vorremmo che il nostro candidato fosse frutto di una consapevole partecipazione democratica da parte di tutti e non di una designazione dall’alto (ogni riferimento è, mi creda, meramente casuale…).

Tanto mi premeva precisare, caro Direttore, senza alcuna intenzione polemica, ma in spirito di verità e come contributo a un’informazione più ricca e articolata rispetto alle attuali vicende della nostra Università.

Sull’udienza del 16 ottobre, intervista di Susanna Guarino, di Siena TV, a Giovanni Grasso

Tommaso Salomoni. Entriamo nel vivo dell’argomento che riguarda l’Ateneo di Siena, in particolare del processo, iniziato il 16 ottobre (la seconda udienza ci sarà il 30 ottobre alle ore 9,00), che vede chiamato in causa il professor Giovanni Grasso, che ha un blog “Il senso della misura”, dove esprime spesso dei commenti molto critici sull’operato dell’amministrazione dell’Università di Siena. L’ha fatto, in passato, anche con gli altri rettori, lo sta facendo e lo ha fatto anche con Angelo Riccaboni. Ebbene, per un articolo scritto sul blog nel 2013, è arrivata la querela da parte del rettore. Sembra una cosa di normale amministrazione, capita spesso una querela per diffamazione. In realtà, se andiamo a scavare nelle carte di questo processo, capiamo che forse può farsi veramente interessante, specialmente se si ricerca la motivazione per la quale il prof. Grasso aveva fatto alcune osservazioni sul rettore Angelo Riccaboni e se si va a scavare, in particolare, sul passato dell’Università decisamente burrascoso, non tanto nell’epoca Riccaboni quanto negli anni in cui si è arrivati anche a formare, e scoprire successivamente, il buco di bilancio. Insomma, cerchiamo di fare chiarezza con il prof. Giovanni Grasso e con l’intervista che ha realizzato per noi Susanna Guarino.

Dal Corriere di Siena (28 ottobre 2015): «Al termine della conferenza stampa, al rettore è stato chiesto un commento anche sulla vicenda giudiziaria con il professor Grasso: “C’è un procedimento in corso – ha detto Riccaboni –. Francamente mi sembra che i fatti dimostrino che le cose in ateneo stanno andando bene. E sentirsi dire certi epiteti non è mai una cosa piacevole“.»

Da La Nazione Siena (28 ottobre 2015), Orlando Pacchiani: «Tra le questioni scottanti sul tavolo, c’è anche la questione per la querela al professor Grasso. Risponde Riccaboni (n.d.r.): “Diatriba? Nessuna diatriba, c’è semplicemente un procedimento in corso. Accetto critiche e accuse di ogni tipo senza replicare, ma qui si è passato il segno con epiteti eccessivi, basta leggere ciò che è stato scritto“.»

Università di Siena, giornaletti locali e primati nascosti

Corrierino

La voce circolava da tempo: «fra venti giorni vedrete che bomba; così la finiranno i detrattori della nostra università!». Erano queste le espressioni usate dal “Magnifico” negli incontri sindacali e istituzionali, senza mai precisare a cosa si riferisse. «Sta per essere reso pubblico un risultato clamoroso sull’ateneo cittadino» aggiungevano sindaco e presidente della Provincia di Siena, opportunamente allertati. A chi mi chiedeva qualche notizia, rispondevo che, forse, la Ministra Carrozza aveva deciso di dirottare qualche milione d’euro sull’ateneo senese; oppure che qualcuno aveva proposto l’assegnazione al rettore – sempre più percepito come figura priva di credibilità, autorevolezza e senso delle istituzioni – di un riconoscimento per la sua innovativa politica, basata su: pensionamento dei docenti senza turn over (per ridurre le spese strutturali), eliminazione delle prove d’ammissione (per accaparrarsi più studenti), congelamento per cinque anni delle rate dei mutui (per cercare di chiudere qualche bilancio in attivo).

Finalmente, venti giorni dopo, s’è scoperto l’arcano. La classifica Censis-Repubblica ha assegnato quest’anno il 1° posto all’ateneo senese, considerando alcuni indicatori che tengono conto del rapporto tra quantità di servizi (numero di posti letto, di pasti erogati, di posti in aule e biblioteche, di borse e contributi) e numero di studenti iscritti. Per tale graduatoria non sono stati valutati parametri di qualità essenziali, tipo la didattica, la ricerca e gli strumenti usati nei laboratori didattici. Ebbene, in questo modo, paradossalmente, è possibile che sia assegnato il 1° posto proprio all’ateneo che perde più studenti. Per restare in ambito senese, si scopre che nell’anno accademico 2012/2013, l’università di Siena ha perso circa tremila studenti: la sola Facoltà di Farmacia ha avuto un calo, riferito all’anno precedente, di 920 unità (-83%). Un primato assoluto. Notizia, questa, che nessuno ha mai riportato! È del tutto evidente che con gli indicatori usati dal Censis, un ateneo moribondo (che gli studenti scelgono sempre di meno), se mantenesse inalterata la quantità di servizi erogati, occuperebbe sempre le prime posizioni. Trasformandosi in un ateneo con tanti servizi ma pochissimi studenti e, per quanto riguarda Siena, anche con pochi docenti e molti amministrativi. Altro che bomba, la notizia del 1° posto nella classifica Censis. Si trattava di una bombetta puzzolente che tanta ilarità ha destato in tutti gli atenei e che è stata clamorosamente smentita con la pubblicazione della classifica Arwu delle 500 migliori università al mondo, nella quale Siena non esiste. Eppure si sono sprecati i titoli: «L’ateneo migliore d’Italia è Siena» o, addirittura, «tra i migliori atenei del mondo», come scriveva un giornaletto senese. Questa etichetta non è piaciuta all’inventore del groviglio armonioso, che mi ha scritto: «Il giornaletto locale di cui parli è fatto di persone che lavorano, che lavorano molto, anche il giorno di Ferragosto, che hanno combattuto per fare questa professione». Non metto in dubbio che lavorino e che abbiano combattuto per farlo. Il problema è cosa scrivono, censurano e perché. È facile definire un organo che censura le notizie scomode o stravolge la realtà. Dire che è un giornaletto locale… fatto da ragazzi, è certamente preferibile per tali giornalisti “in erba e in trincea”!

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Rotto il silenzio sulla morte di David Rossi, riflettiamo su quel che si scrive

Silenzioperlutto

Qualcuno usa il drammatico evento per cercare una rivincita impossibile e tentare d’imbavagliare l’informazione libera dei blog e della rete. Eppure, ancora non esiste inequivocabilmente la certezza che si sia trattato di suicidio e non di un incidente o di un omicidio.

Raffaele AscheriIl suicidio di David Rossi (Eretico di Siena, 6 marzo 2013).

Raffaele AscheriLettera a Filippo, fratello di David Rossi (Eretico di Siena, 7 marzo 2013).

Raffaella Zelia RuscittoAbbiamo perso le parole… non perdiamo l’obiettivo (il Cittadino Online, 7 marzo 2013).

Redazione di Fratello IlluminatoSolo due righe… (Fratello Illuninato – Il blog, 7 marzo 2013)

Stefano CecchiFinanza e scandali (QN, 8 marzo 2013)

Nino CirilloAffetto e veleni sui blog, Siena sotto choc (Il Messaggero, 8 marzo 2013).

Carlo CambiMps, ecco poerché si è ucciso Rossi (Libero, 8 marzo 2013).

David AllegrantiUna città spezzata fra i fantasmi del web (Corriere Fiorentino, 8 marzo 2013).

Enrico TucciI media ci tartassano senza requie, ne abbiamo sentite di tutti i colori (Corriere di Siena, 8 marzo 2013).

Gaia TancrediLe candide preghiere si scontrano on line con il risentimento (Corriere di Siena, 8 marzo 2013).

Marco ImarisioGli insulti sui blog e gli odi antichi in una Siena lacerata (Corriere della Sera, 8 marzo 2013).

Stefano Tesi – Domani non sarò ai funerali di David Rossi. O forse sì (Alta fedeltà.it, 8 marzo 2013).

Enrico TucciMetterci la faccia, i pareri scomodi gli insulti gratuiti e le minacce (Corriere di Siena, 9 marzo 2013).

Marco Norcini – Stampa scomoda e blogger dissidenti. Il potere progetta la restaurazione (il Cittadino Online, 9 marzo 2013).

Mario AscheriSiena: tra il dolore e l’uso che ne viene fatto (il Cittadino Online, 9 marzo 2013).

Simonetta Losi – Le parole sono pietre: David è stato lapidato, superato ogni limite (Corriere di Siena, 10 marzo 2013)

Al “nuovo”/vecchio che avanza nell’Università di Siena: «ccà nisciuno è fesso»

Ines Fabbro

Ines Fabbro

Il tormentone agostano per l’ateneo senese, il waka waka accademico che sta rendendo un pessimo servizio all’interessata, riguarda il nome del prossimo direttore amministrativo. È il Corriere di Siena che intona il motivetto, con le movenze, i passi giusti, e i cori in sottofondo, ancor prima che i due rettori avessero deciso la procedura per la scelta del dirigente. Comincia l’8 agosto Sandro Benetti con foto della designata e titolo eloquente: «Ines Fabbro per il dopo Barretta; già direttore amministrativo dell’università di Bologna con Roversi Monaco e Pier Ugo Calzolari, è considerata dirigente di ferro, Cavaliere della Repubblica.» In seguito, però, l’emissione del bando per una “selezione pubblica” del direttore amministrativo spiazza i fautori del progetto, al punto che, il 13 agosto, interviene con durezza Stefano Bisi sul suo blog per dettare la linea a questi universitari sprovveduti: «Chi sarà il nuovo direttore amministrativo dell’Università di Siena? È stato finalmente emesso il bando per la scelta (…). Il nome più gettonato è quello di Ines Fabbro. Ma chi lo sceglierà? Il rettore uscente Silvano Focardi o il successore Angelo Riccaboni?» Molto opportunamente, un commento a firma Valeria L. fa notare che: «La domanda nella sua evidente e voluta irriverenza è di certo accattivante come effetto, ma forse poco “educativa” equivalendo a dire (e dandolo di buon grado per assunto) che i concorsi sono solo una mera legittimazione formale di esiti già prestabiliti.
 Ciò appare lesivo verso la figura, l’autorevolezza che entrambe le persone citate (Focardi e Riccaboni, n.d.r.), invece, meritano in virtù del loro ruolo presente e futuro.» Da quest’orecchio, però, Gaia Tancredi non ci sente e sul Corriere di Siena del 21 agosto rincara la dose: «Ines Fabbro favorita. I colloqui dei candidati saranno pubblici e si svolgeranno il prossimo 3 settembre da parte della commissione preposta. Tutto alla luce del sole quindi, senza alcuna iniziativa personale che avrebbe sollevato nuove ed inutili polemiche.»

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