Tommaso Salomoni. Entriamo nel vivo dell’argomento che riguarda l’Ateneo di Siena, in particolare del processo, iniziato il 16 ottobre (la seconda udienza ci sarà il 30 ottobre alle ore 9,00), che vede chiamato in causa il professor Giovanni Grasso, che ha un blog “Il senso della misura”, dove esprime spesso dei commenti molto critici sull’operato dell’amministrazione dell’Università di Siena. L’ha fatto, in passato, anche con gli altri rettori, lo sta facendo e lo ha fatto anche con Angelo Riccaboni. Ebbene, per un articolo scritto sul blog nel 2013, è arrivata la querela da parte del rettore. Sembra una cosa di normale amministrazione, capita spesso una querela per diffamazione. In realtà, se andiamo a scavare nelle carte di questo processo, capiamo che forse può farsi veramente interessante, specialmente se si ricerca la motivazione per la quale il prof. Grasso aveva fatto alcune osservazioni sul rettore Angelo Riccaboni e se si va a scavare, in particolare, sul passato dell’Università decisamente burrascoso, non tanto nell’epoca Riccaboni quanto negli anni in cui si è arrivati anche a formare, e scoprire successivamente, il buco di bilancio. Insomma, cerchiamo di fare chiarezza con il prof. Giovanni Grasso e con l’intervista che ha realizzato per noi Susanna Guarino.
Dal Corriere di Siena (28 ottobre 2015): «Al termine della conferenza stampa, al rettore è stato chiesto un commento anche sulla vicenda giudiziaria con il professor Grasso: “C’è un procedimento in corso – ha detto Riccaboni –. Francamente mi sembra che i fatti dimostrino che le cose in ateneo stanno andando bene. E sentirsi dire certi epiteti non è mai una cosa piacevole“.»
Da La Nazione Siena (28 ottobre 2015), Orlando Pacchiani: «Tra le questioni scottanti sul tavolo, c’è anche la questione per la querela al professor Grasso. Risponde Riccaboni (n.d.r.): “Diatriba? Nessuna diatriba, c’è semplicemente un procedimento in corso. Accetto critiche e accuse di ogni tipo senza replicare, ma qui si è passato il segno con epiteti eccessivi, basta leggere ciò che è stato scritto“.»
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…Ma veniamo al commento delle dichiarazioni del “Rettorino”:
1 – «Francamente mi sembra che i fatti dimostrino che le cose in ateneo stanno andando bene.»
Argh, bla bla bla ! (vedi Codice Lelmi) o come Totò nella famosissima scena di Totò a colori ”ma mi faccia il piacere (onorevole Rettorino)”
2 – «Accetto critiche e accuse di ogni tipo senza replicare, ma qui si è passato il segno con epiteti eccessivi»
Bang, ma proprio tu (Cal) che scrivevi, nel 2011 il 23 Dicembre, in “Siena dalla piccola Oxford all’universita delle truffe” (consiglio a tutti i lettori di rileggere attentamente questo vecchio, ma pure attuale, post) “E se uno si sta dannando per tenere a galla la barca… farsi occupare da chi in parte ha contribuito a generare le falle… fa girare i cosiddetti.” ma mi ri-faccia il piacere!
Sena da Oxfo
P.S. Da “Siena dalla piccola Oxford all’universita delle truffe”
Da attenta mia analisi risulta che:
carat. Verdana; Arial; Helvetica; sans-serif;
tip. carat. Normale;
dim. 9,7;
sono del tipo utilizzati da Cal e Rettorino Unisi
Ma forse è solo un caso
[…] Sull’udienza del 16 ottobre, intervista di Susanna Guarino, di Siena TV, a Giovanni Grasso […]
La corte suprema saudita ha confermato la sentenza di 1.000 frustate e 10 anni di reclusione per il blogger Raif Badawi, accusato di apostasia. La pena verrà somministrata a rate, distribuendo le frustate in un arco temporale di 20 settimane. Ma quella, si sa, è la concezione religiosa della giustizia wahabita. In un paese che buffamente si ritiene ancora laico democratico, ci si aspetterebbe viceversa che, dopo un buco di trecento milioni che ha messo KO l’università senese, del quale pare che fino al giorno prima non si fosse accorto nessuno (e nessuno pagherà), anziché le querele e le carte bollate, venissero recapitate delle risposte all’indirizzo di chi solleva degli interrogativi. Il silenzio intorno ai fatti dell’università di Siena, sia nel mondo politico che nella pubblica opinione in genere, è assordante. Sembra che non sia successo niente e che tutto sia come prima.
@ Rabbi Jaqov Jizchaq
Più opportuno e calzante ossimoro, che condivido unitamente a tutto il tuo commento, non potevi usare, “silenzio assordante” ma il vero dramma è che si protrae oramai da oltre sette anni; ma sette sono pure le vite dei gatti e/o dei politici, sette sono i vizi capitali e sette sono i gironi infernali che vergò il sommo poeta. Forse è giunta l’ora per dire basta!
Sena da Oxfo
… per contiuare la tua disquisizione numerologica, ci vorrebbero sette blogger, come i sette samurai, ma oltre a quelli che eroicamente tengono oggi la posizione, facendoci sentire una musica un po’ diversa e polifonica, rispetto alla monodia (si potrebbe ben dire “a cappella”) dell’informazione ufficiale, è difficile trovare altri Ronin senza signore. Sette erano anche i ponti di Königsberg, ma qui abbiamo solo Due Ponti.
🙂
@Rabbi Jaqov Jizchaq
Carissimo Rabbi,
se bastasse una… canzone (E.Ramazzotti, 1990), è questa la melodia che gira liberamente tra i miei pensieri; in questa splendida giornata che promette bene, mezza luna e numerose “stelle” ancora brillano nel frizzante cielo di questo 2 Novembre, giornata di commemorazione dei Defunti.
Ma torno alla melodia, che ancora continua a far sponda e rimbalzare tra le mie sinapsi, e più precisamente alle “parole” della celebre canzone:
Se bastasse una bella “citazione”
a far piovere amore
si potrebbe cantarla un milione
un milione di volte
bastasse già
bastasse già.
E chiudo, altrimenti Giovanni mi rimprovera perché divago.
Sena da Oxfo