
Raffaele Ascheri
Gli speculatori del caso Rossi
Raffaele Ascheri. «Buffone… hai bisogno di pietà… vergogna gente così via da Siena subito… il prof. Ascheri non sa cosa sia la coscienza… il rispetto non sa cos’è»; poi si apre il fronte lavorativo-professionale: «Si continua a dargli i soldi dello stato… non capisco come faccia il Preside a non prenderlo a calci una volta per tutte». Questo per quanto concerne una breve sintesi dei commenti negativi relativi alla lettera rivolta a Filippo Rossi. Torniamo all’articolo, del giorno prima, sulla morte di David Rossi, con qualche altra perla di umanità e saggezza: «Ma vai a cacare, buffone… sei solo un pagliaccio… l’eretico con l’ipocrisia ci fa colazione tutti i giorni da quando è nato… questa città ha perso l’umanità, ed è anche grazie a un pezzo di merda come te» (primissimo commento, 30 minuti precisi dopo il pezzo). Tutti interventi – a scanso di equivoci – rigorosamente anonimi, dal primo all’ultimo (controllare per credere): se fossero stati rivolti ad altri (come spessissimo accade), non li avrei mai pubblicati. Essendo rivolti a me, l’ho fatto. Come sempre, forse più di altre volte. Avrei potuto invece pubblicare i tanti messaggi, privati, di solidarietà ricevuti da fior di giornalisti, indignati per la vigliacca strumentalizzazione della tragica vicenda: ma preferisco così (ringrazio solo Tonino Polistena, l’unico locale che abbia avuto il coraggio di manifestare solidarietà, tra l’altro firmandosi).
Non scriverò una sola riga su David Rossi, oggi: quello che mi sentivo di scrivere, l’ho scritto quando era ben vivo e, soprattutto, ben potente. A questo punto, parce sepulto, come è giusto che sia. Chi ha interpretato la mia posizione come mancante di pietas, faccia pure: per me è solo mancanza d’ipocrisia (unita alla considerazione che nessuno mai dovrebbe morire a 52 anni). In attesa degli sviluppi delle indagini, perché è giusto che si sappia che cosa lo ha effettivamente spinto al suicidio. L’eretico cercherà piuttosto di commentare quello che è accaduto in questi 4 giorni: forse il punto più basso e vergognoso mai toccato dalla Casta senesota, parlando da un’ottica prettamente mediatica. Anche perché per la prima volta c’è scappato il morto (potente, perché il Sistema Siena dei morti li ha già provocati tempo fa, in qualche modo: ne scriveremo). Neanche si sapeva con certezza se Rossi si fosse suicidato (2 fascicoli aperti dal Pm Nicola Marini), niente si sapeva dei tabulati telefonici, niente si conosceva del materiale informatico sequestrato dalla Procura, che quel giornalismo impresentabile che ha contribuito fattivamente a determinare lo sfascio della città partiva, lancia in resta, per colpire la libera informazione, anonima o meno che fosse. Come sempre e come giusto, scriverò per me, sapendo gli altri difendersi da soli.
Mediaticamente, prende subito corpo che Rossi sia stato sotto indicibile pressione per un articolo (duro e sarcastico quanto si vuole) scritto nel blog “Eretico di Siena”, pezzo dello scorso 2 giugno (!): un’offesa all’intelligenza delle persone, ed anche dello stesso comunicatore Mps, che certo stupido non era (e difatti mai mi sarei permesso di descriverlo in siffatto modo). Grazie verosimilmente a ben dosati suggerimenti, si arriva poi all’articolo di tale Cambi su “Libero”, in cui si istituisce un nesso causale, diretto ed esplicito, fra il suicidio e l’articolo del 2 giugno 2012. Quando si arriva a questo, ad accusare di avere fatto morire un’altra persona, credo proprio che si debba fare un’eccezione alla regola aurea che l’eretico si è autoimposto anni fa (non querelare): molto probabilmente ci sarà un po’ di lavoro in più, per l’avvocato (anzi, il Superavvocato) Luigi De Mossi… A livello locale, inutile infierire; ci piace (si fa per dire) sottolineare l’unica presa di posizione ufficiale ed istituzionale, da parte dell’unica autorità che è rimasta in carica in città (per quello che conta). Ecco che il Presidente della Provincia (Simone Bezzini) si fa scrivere un interventino di cui cito questo alato passaggio: «Mi auguro che questa vicenda faccia riflettere seriamente sul clima d’odio che è stato coltivato in questa città, anche attraverso il vergognoso utilizzo dell’anonimato». Rifletteremo, rifletteremo, e con calma; ho mezzo scaffale di articoli e dichiarazioni di castisti e giornalisti embedded improntate alla Pace universale ed al volersi bene, nonché al rispetto dell’altro e della sua dignità, soprattutto se debole e senza nessuno alle spalle. Diamo tempo al tempo.
La Casta dunque prima che si sappia alcunchè di certo, attacca in modo forsennato, trovando subito il capro espiatorio. Che gran voglia di darci dentro, ragazzi: David Rossi ammazzato dai blog, David Rossi morto per quel infame articolo ereticale del 2 giugno. Non può attaccare – come magari vorrebbe – la Magistratura, perché sa che diventerebbe una parodia del Pdl, e a quel punto anche gli “omini degli orti” finalmente aprirebbero gli occhi, vedendo l’assoluta complementarità morale fra gli schieramenti. Urge quindi trovare altro, ed ecco l’attacco alla libera informazione. Da notare, anche se potrei tirarmi fuori, dato che mi firmo senza problemi: attacco agli anonimi, senza mai fare un nome ed un cognome. Curioso, no? Fortunatamente, questo giochino (disperato quanto vergognoso) scoppierà verosimilmente in mano a chi l’ha azionato, come altri bluff (do you remember la discontinuità di Ceccuzzi, per esempio?): il tempo è galantuomo, e credo non ci sia nemmeno – in questo caso – da aspettare anni ed anni. Chi ha comprato i quotidiani, in questi giorni, faccia un regalo all’eretico e, soprattutto, a se stesso: li conservi. Potranno tornare quanto mai utili, in un prossimo futuro.
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Un breve commento di Raffaele Ascheri alla sentenza del processo a Giovanni Grasso querelato da Angelo Riccaboni
Raffaele Ascheri. Abbiamo intervistato – per la trasmissione di stasera – il professore e blogger Giovanni Grasso, a pochi minuti dall’udienza finale del Processo cagionato dalla querela che l’ex Magnifico Angelo Riccaboni gli aveva intentato. Il Giudice ha condannato il blogger, su certe espressioni usate da Grasso versus Riccaboni (“impreparazione ed insipienza”, per esempio), mentre per altre cose scritte sul blog di Grasso (Il senso della misura, cui si rimanda per il dispositivo completo della sentenza) negli anni scorsi, il blogger è stato assolto (e su accuse, verso Riccaboni, mica da sorridere, eh).
Morale del Processo: visto che l’esito, oltre ad essere in I grado, è stato controverso, con pro e contro, non possiamo che augurarci che l’ex Magnifico – oggi nel Cda di banca Mps – accolga il nostro invito ad una delle prossime puntate della nostra trasmissione del martedì.
Così, giusto per comprendere meglio – e soprattutto fare comprendere a dipendenti, studenti e semplici cittadini – certi passaggi del suo pregresso modus operandi. Restiamo, dunque, in trepidante attesa.
E a Giovanni, infine, che dire? Forza e coraggio, da persona verticale: chi si muove con cotanta mole di documentazione, può senz’altro perdere una battaglia, ma difficilmente la guerra…
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