Luciano Li Causi. (Sinistra Ecologia e Libertà) Il futuro di Siena dipende in buona misura chiaramente dalla capacità dell’istituto bancario di risanarsi e di riformarsi per tornare ad essere – sia pure con modalità totalmente diverse dal passato – un punto di riferimento importante per la città ed i suoi abitanti. Ma Siena vuol dire anche Università degli Studi; di questa fondamentale istituzione si discute assai di meno; anch’essa, tuttavia, naviga in acque assai agitate, e il declino che la investe – già palesatosi ampiamente, a mio avviso – può portare ad una sua definitiva marginalizzazione.
Gli sforzi, necessari, per risanare il disastroso bilancio dell’Ateneo, hanno prodotto dei risultati positivi. L’attuale disavanzo di bilancio, pur significativo, non è più un’anomalia, ma è paragonabile a quello di altre sedi universitarie. Il risanamento finanziario, tuttavia, ha comportato molti sacrifici e costi culturali altissimi. Ma pensiamo anche che dal governo il trasferimento ordinario di fondi, dal 2008 ad oggi, è stato decurtato di ben 12 milioni di euro, ma per costi culturali intendo dire che nel 2008 insegnavano nell’Ateneo senese 1.064 docenti. Oggi, nel 2013, il loro numero si riduce a 816 unità. Quasi 250 insegnanti in meno in soli cinque anni. Tra soli sette anni, nel 2020, saranno soltanto 602. Tra pre-pensionamenti e pensionamenti l’università senese perde dunque, in 12 anni complessivi, un po’ meno della metà dei suoi effettivi. Ordinari, associati e ricercatori che svaniscono, portando con sé i loro saperi e le loro conoscenze. Che non vengono rimpiazzati, se non in piccolissima misura. Sicuramente tra di loro vi sono anche baroni e baronetti costretti a lasciare il servizio per raggiunti limiti d’età, ma per gli studenti, in ogni caso, si tratta di una perdita secca, tale da rendere sempre meno appetibile un trasferimento a Siena per intraprendere gli studi universitari.
La ‘razionalizzazione’ che ha colpito i corsi di studio ha mietuto e miete innumerevoli vite culturali e didattiche assai vivaci. I corsi di laurea triennale, 61 nell’a.a. 2008-2009, sono nell’attuale 33. Dimezzati in soli cinque anni. I CdS per la laurea magistrale, nello stesso arco di tempo, sono scesi da 45 a 29. Le scuole di dottorato da 32 a 18. Una falcidia. Un’amministrazione comunale non può cambiare le sorti di un ateneo. Si tratta di istituzioni diverse, con funzioni diverse. Un’amministrazione deve certamente adoperarsi per fornire servizi agli studenti, e rendere la città fruibile e ‘amica’ dei suoi giovani ospiti. Il rispetto per l’autonomia universitaria, inoltre, deve essere totale. Tuttavia il nuovo Consiglio e la nuova giunta comunale che verranno eletti prossimamente potranno, se lo vorranno, compiere un passo decisivo, modificando profondamente un atteggiamento di insufficiente attenzione del passato. Potranno, infatti, assumere la questione del futuro dell’Ateneo come politicamente fondamentale per il futuro della città. Potranno farsi carico, in tutte le sedi, locali, regionali e nazionali, di portare con forza all’attenzione dei vari livelli istituzionali di governo i pericoli per l’economia della città e per la cultura del Paese intero che derivano dal lasciar decadere progressivamente ma velocemente un importante centro nazionale di formazione e di propagazione di cultura. Forse con la cultura non si mangia, come sosteneva (sbagliando) l’ex ministro Tremonti, ma certamente senza cultura Siena potrà solo sopravvivere. Mentre l’Italia intera s’impoverirà.
Credo infine che un’amministrazione cittadina che voglia agire da protagonista e contribuire pertanto ad assicurare un futuro al suo Ateneo, possa agire e proporre politiche anche a livello regionale dove sollecitare e verificare, insieme alle altre amministrazioni comunali nei cui territori risiedano sedi universitarie (Firenze e Pisa), ed insieme quindi alle istituzioni accademiche, la possibilità di forme di sinergia, nella didattica e nella ricerca, tali da eliminare da un lato inutili doppioni e, dall’altro, concentrare le forze e le energie finanziarie ed umane disponibili per un’offerta di elevata qualità, lasciando alle singole sedi la facoltà di mantenere e di coltivare indirizzi di studio specifici all’interno di un medesimo corso di laurea regionale. I consiglieri che eleggeremo dovranno farsi carico di questo compito politico e culturale di primaria importanza per il futuro della città.
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