Siena: le prime cinque domande dei 5 stelle ai tre candidati rettore

Felice Petraglia - Alessandro Rossi - Francesco Frati

Felice Petraglia – Alessandro Rossi – Francesco Frati

Logo5stellesienaLettera aperta ai “magnifici” candidati (meetup 20/05/2016)

Fra non molto l’Università di Siena eleggerà il nuovo Rettore. In considerazione del fatto che si tratta di un ruolo fondamentale per il futuro della città, crediamo giusto rivolgere ai candidati alcuni quesiti. Questi sono i primi cinque, tanto per cominciare …

1. il 4 novembre 2004 l’Università di Siena ratificò, insieme a molte altre Università italiane, la Convenzione di Messina sull’Open Access: “verso l’accesso aperto alla letteratura di ricerca“, riconoscendo e sottoscrivendo la Dichiarazione di Berlino. A distanza di 12 anni non sembra che l’Ateneo senese abbia fatto molto in termini di Open Access che, lo ricordiamo, prevede due clausole fondamentali per la divulgazione dei prodotti della ricerca sviluppati all’interno dell’Ateneo usufruendo di risorse pubbliche:
a) L’autore(i) ed il detentore(i) dei diritti relativi a tale contributo garantiscono a tutti gli utilizzatori il diritto d’accesso gratuito, irrevocabile ed universale e l’autorizzazione a riprodurlo, utilizzarlo, distribuirlo, trasmetterlo e mostrarlo pubblicamente e a produrre e distribuire lavori da esso derivati in ogni formato digitale per ogni scopo responsabile, soggetto all’attribuzione autentica della paternità intellettuale (le pratiche della comunità scientifica manterranno i meccanismi in uso per imporre una corretta attribuzione ed un uso responsabile dei contributi resi pubblici come avviene attualmente), nonché il diritto di riprodurne una quantità limitata di copie stampate per il proprio uso personale.
b) Una versione completa del contributo e di tutti i materiali che lo corredano, inclusa una copia della autorizzazione come sopra indicato, in un formato elettronico secondo uno standard appropriato, è depositata (e dunque pubblicata) in almeno un archivio in linea che impieghi standard tecnici adeguati (come le definizioni degli Open Archives) e che sia supportato e mantenuto da un’istituzione accademica, una società scientifica, un’agenzia governativa o ogni altra organizzazione riconosciuta che persegua gli obiettivi dell’accesso aperto, della distribuzione illimitata, dell’interoperabilità e dell’archiviazione a lungo termine.
Nel bilancio dell’Ateneo Senese la spesa per l’accesso alle riviste scientifiche assume un ruolo preponderante nel capitolo delle uscite, vedendo talvolta l’Ateneo costretto ad acquistare i lavori dei suoi stessi ricercatori.
Nel caso fosse eletto Magnifico Rettore, come intende perseguire gli scopi citati nella Dichiarazione di Berlino e nella conseguente Convenzione di Messina per ridurre i costi relativi all’acquisto dell’editoria scientifica?

2. Rispetto alle altre due università toscane – Pisa e Firenze – l’Ateneo senese si trova in una condizione di incertezza per la sua collocazione nel contesto regionale. Come ha recentemente dichiarato il Prof. Emilio Barocci in una intervista, “[…] Siena è invece un boxeur che è appena andato ko, si è ripreso ma ancora non sa bene quale futuro potrà avere”. Qual è la sua visione ideale di collocamento dell’Ateneo senese nel contesto formativo universitario regionale ?

3. Prosegue, se pur a rilento, l’inchiesta sul “buco di bilancio” di cui è stato protagonista l’Ateneo negli anni 2004-2007, dove risultano attualmente 14 indagati tra cui i due ex rettori Piero Tosi e Silvano Focardi, imputati a vario titolo di abuso d’ufficio, falso ideologico e peculato. Il “buco” di cui si parla è una cifra enorme, circa 200 milioni di €, faticosamente ripianati con importanti sacrifici economici da parte dell’intera struttura e con il conseguente innalzamento delle rette che gli studenti devono pagare per studiare nell’Ateneo.
Nel processo, l’Università di Siena si è costituita parte civile: nel caso la Procura dovesse confermare le ipotesi di reato, come utilizzerebbe i risarcimenti che – auspicabilmente – potrebbero arrivare ?

4. L’Università di Siena è una tra le più antiche d’Europa, nata nel 1240 dalle scuole di Medicina e Diritto: ancora oggi l’Area Biomedica sembra essere un importante motore trainante per l’intera istituzione, tanto da riuscire – almeno così si dice – ad eleggere un Rettore. Fermo restando che due dei tre candidati provengono proprio dall’Area Biomedica, considerando inoltre le dichiarazioni più volte rilasciante anche dal Governatore Rossi sull’intenzione di realizzare a Siena un importante polo di Ricerca per le Scienze della Vita (Tuscany Life Science) alle quali però si susseguono “attacchi” e depotenziamenti alla sanità senese, come vede il futuro dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese e, soprattutto, come si riuscirà a renderla sostenibile economicamente?

5. Al di là degli eventi e dei proclami di questi ultimi anni, i dati indicano una progressiva diminuzione del numero degli studenti e riduzione costante delle matricole. I dati, sempre nel contesto toscano, parlano chiaro: gli immatricolati delle lauree di primo livello negli ultimi 10 anni sono rimasti stabili a Pisa, diminuiti del 14% a Firenze e precipitati a –62% a Siena.
Se venisse eletto Rettore, quali politiche intende attuare per rendere più accattivante l’Ateneo senese e provare ad invertire la tremenda spirale al ribasso delle iscrizioni?

Le prime semplici, ragionevoli e concrete proposte per salvare l’università di Siena

SienasimuoveSiena si muove. Da più parti sono arrivati rimproveri a chi, come il professor Giovanni Grasso, alcuni blog, “Siena si muove”, Laura Vigni e altri (pochi) candidati alle prossime elezioni comunali, ha sottoposto alla pubblica attenzione un’aspra critica alla gestione dell’Ateneo senese, passata e presente. A parte coloro, come Valentini e i numerosi membri della lobby universitaria che lo appoggiano, impegnati soprattutto a minimizzare la reale portata del dissesto (non soltanto finanziario, sia chiaro), altri argomentano che non siano state presentate proposte costruttive. È venuto dunque il momento di avanzarle, queste proposte, pur premesso che se non verranno individuate e adeguatamente sanzionate le responsabilità, l’Ateneo non avrà alcuna possibilità di salvarsi, perché troppi sono ancora coloro, inclusi gli attuali vertici, che hanno contribuito a gestire in modo dissennato la massima istituzione culturale cittadina.

Le proposte:

  1. È fondamentale chiudere tutte le sedi distaccate e richiamare i dipendenti – docenti e no – a Siena. La didattica e la ricerca sono state gravemente danneggiate dalla mancata sostituzione nell’organico dei docenti nel frattempo andati in pensione (o prepensionati e poi premiati con cospicui contratti). L’Ateneo ha bisogno di tutti a Siena. Se Arezzo, Grosseto, Colle, San Giovanni vogliono l’università sotto casa devono investire risorse proprie. Il Comune di Siena non si ritenga estraneo a questa dinamica, perché il dialogo con gli altri comuni interessati è cosa di evidente pubblica utilità.
  2. È necessario che il Comune di Siena si costituisca parte civile nei processi che hanno a oggetto l’Ateneo, in particolar modo quello sul dissesto. Tutta la retorica sulla cittadinanza studentesca, l’attrattività per gli studenti, rimane priva di senso se non si riesce a capire che l’Ateneo è attrattivo solo quando ha i conti in ordine e riesce a dispiegare la propria funzione di produrre cultura ed educazione, evitando di alimentare – con mosse infelici come il taglio del salario accessorio e la riduzione dei servizi – la macelleria sociale effettuata sui Collaboratori Esperti Linguistici e sulla Cooperativa Solidarietà e dando un’idea di armonia e concordia in cui tutti collaborino: docenti, personale TA e studenti. Finora, come è evidente, non è stato così, si è anzi alimentato un incomprensibile conflitto tra poveri. Soprattutto, si deve avere la consapevolezza della portata del danno causato al Comune e a tutti i cittadini, danno anche economico, oltre che sociale e culturale.
  3. Chi rappresenta gli enti locali nel Consiglio di amministrazione deve in tutti i modi perorare l’applicazione della legge. Legge pessima (n. 240/2010, la famigerata Legge Gelmini), ma che, come tutte le leggi dello Stato, deve essere rispettata ed applicata nella sua interezza. Se Siena non ce la facesse a mantenere la propria autonomia, andrebbe avanzata la proposta (anche a salvaguardia del personale docente e tecnico amministrativo) di federazione di atenei contigui prevista dall’art. 3 della legge. In questo modo si potrebbero ridistribuire le risorse con Firenze e Pisa, con proficuo vantaggio di tutti. Meglio un po’ di pendolarismo tra città vicine che essere mobilitati a forza (nel caso del personale TA), oppure rimanere senza strutture didattiche e scientifiche per mancanza di requisiti minimi. Sarebbe più equo, onesto e trasparente per tutti. Non ne risentirebbe, almeno sul piano della ricerca e della didattica, neppure l’indipendenza dell’Ateneo, la cui autonomia semmai è stata finora più volte compromessa dalla pesante mano della politica.
  4. Un’applicazione troppo rigida della succitata (e pessima) legge Gelmini, ha consentito di trasformare la Direzione amministrativa dell’Ateneo in una sorta di burocratica satrapia orientale. A cascata, vi è stata un’enfatizzazione dei ruoli amministrativi a danno di didattica e ricerca, un tempo autentiche ragioni sociali e pubbliche di una università, ora umiliate sotto una coltre di regolamenti spesso ai limiti, talvolta oltre il grottesco.

È tempo che studenti, docenti e lavoratori tornino al centro della vita dell’Ateneo senese.