Schiavitù di stampa (per il testo completo dell’Editoriale su Ateneo palermitano)
Francesca Patanè. (…)
La libertà di espressione è il più bel regalo di uno Stato democratico a ogni suo cittadino. Esiste in Italia una stampa libera? O non è piuttosto tutta una mistificazione?
(…) Ogni anno in Italia per l’editoria si stanziano milioni di euro: si parla di 700-750 in un anno, che in questo 2008 potrebbero lievitare a 1000. Ciò è possibile grazie a una legge, la 416 del 5 agosto 1981, i cui paletti, con meccanismi più o meno contorti, vengono spesso aggirati. Così un flusso notevolissimo di denaro pubblico si disperde in mille canali per approdare – sotto forma di contributi diretti o indiretti (come i rimborsi per le spese della carta o le agevolazioni postali) – nelle casse dei grandi gruppi editoriali, di vere o finte cooperative, di giornali e organi di stampa di partiti politici, di agenzie, radio e televisioni locali. Accrescendo gli utili degli azionisti delle grandi testate, alimentando sottogoverno e clientele e consentendo redditi ai limiti della legalità a destra, a sinistra e al centro.
(…) quello che ho scritto è frutto della ricerca appassionata di Beppe Lopez, un giornalista “libero” (e scomodo) che ha messo tutto questo sulla carta (nomi di giornali finanziati compresi) provocando con il libro che ne è venuto fuori, dal titolo “La casta dei giornali”. Così l’editoria italiana si fa sovvenzionare dalla casta dei politici” un terremoto, subito messo a tacere …
(…) A me qui non interessa discettare sui requisiti di accesso ai contributi statali: al di là di quanto stabilisce la legge, io contesto il punto di partenza. Perché lo Stato può agevolare l’acquisto della prima casa, ma non condizionare il pensiero. In nessun modo, né diretto né indiretto, né con l’imposizione, né con l’assistenzialismo. Altrimenti la libertà diventa regime.
Asservirsi al potere significa diventarne schiavi. Accettare anche un solo centesimo di finanziamento significa mettersi al servizio di chi finanzia. Tranquilli, non sono un’estremista del giornalismo nazionale: ben vengano i contributi, ma a determinate condizioni: che siano a tempo determinato e ridotto, destinati solo ai piccoli imprenditori e per il lancio di nuove iniziative. Perché l’incentivazione del merito non si trasformi di fatto in una sovvenzione a tempo indeterminato, con conseguenze disastrose per i cittadini, che hanno diritto a un’informazione di qualità e non condizionata. Questa non è utopia. Credo sia arrivato il momento di squarciare il velo d’omertà che copre col silenzio gli opportunismi di pochi e i compromessi di anni.
Ma c’è un altro aspetto della schiavitù di stampa che voglio sottolineare, che riguarda indirettamente i giornali e direttamente noi giornalisti: un aspetto legato ai temi di questa testata, quelli universitari, e a due leggi, perniciose entrambe, non nello spirito che le ha animate, ma nel modo in cui sono state entrambe applicate, la legge sull’autonomia (come più volte ho scritto) e la legge che ha istituito le Scuole di giornalismo nelle Università. Fornire alle Università italiane, dove l’unico ordine costituito è quello dei baroni, dove si decide non secondo norme, ma secondo clientele, dove una delle poche leggi che funziona è quella dell’ “io do una cosa a te, tu dai una cosa a me”, significa avallare scelte suicide che difficilmente possono essere comprese e giustificate dal resto del mondo che sta fuori. Dare ai rettori, ai presidi e ai Consigli di Amministrazione la libertà di scegliere, senza selezioni trasparenti e mediante la tecnica della chiamata diretta, a quali esperti rivolgersi per i propri corsi “professionalizzanti”, per i propri master di primo e secondo livello dove girano per le retribuzioni migliaia e migliaia di euro (ma non sono notoriamente poveri gli Atenei italiani? Da dove vengono tutti questi soldi?), e dove gli incarichi – all’insegna dell’era già tutto previsto – vengono formalizzati con il rito, per la verità alquanto ridicolo, dell’uscita dall’aula degli interessati al momento della nomina, significa di fatto avallare la politica dell’opacità, corrosiva dell’immagine dell’Istituzione che si sta rappresentando. Non solo. Ma – e qui ritorno al tema di questo scomodissimo editoriale – significa anche creare le condizioni per asservire al potere, con l’arma sottile ma efficace della gratitudine, chi invece in un Paese “political correct” ha il dovere deontologico, oltre che il diritto democratico, di essere libero; significa, nella peggiore delle ipotesi, rischiare di vedere Atenei addomesticare l’informazione locale con l’arma impropria di un contratto di collaborazione.
Intendiamoci, parlo di teoria, di rischi, di terreni favorevoli, non di certezze. Dunque anche le ipotesi più nefaste per potersi realizzare devono prima fare i conti con barriere d’integrità morale e di lealtà professionale generalmente invalicabili. Ciò però nulla toglie al mio discorso, e anzi lo rafforza. Perciò, fatte salve le scelte fatte finora dagli Atenei (che non conosco e che dunque non posso giudicare) e fatta salva, naturalmente, la limpidezza personale e professionale dei tanti colleghi che hanno accettato incarichi all’interno delle Scuole di giornalismo delle diverse Università italiane, io condanno senza appello la dicotomia tra norma e sistema. Se le leggi non sono adatte al sistema, o si cambiano le leggi o si cambia il sistema. Se il sistema nelle Università italiane è corrotto (cioè, preso atto dell’attuale situazione), è la legge che deve cambiare. Ergo, le Scuole di giornalismo devono uscire dalle Università. Devono affrancarsi dal giogo accademico (di questo tipo di Accademia che abbiamo oggi in Italia) e passare in carico all’Ordine nazionale e da esso, attraverso gli Ordini regionali, essere gestite autonomamente. È tempo che i giornalisti che insegnano a fare i giornalisti (scelti però in maniera trasparente attraverso sistemi di selezione inattaccabili) vengano “liberati” mediante rapporti di collaborazione che non prevedano “datori di lavoro” impropri, vengano stipendiati dall’interno e rispondano solo alla legge italiana, ai Regolamenti di settore, all’Ordine professionale e alla propria coscienza. Per assicurare a un Paese democratico la libertà di stampa occorrono interventi coraggiosi. E occorre gente che la voglia davvero.
Nel gennaio dell’83, un mese dopo l’uscita del primo numero del mensile “I Siciliani”, arrivò a Catania, a Pippo Fava, l’offerta del cavaliere del lavoro Mario Rendo: “Vi compro la rotativa”. Offerta rifiutata. Nell’ottobre dell’83, nove mesi e nove numeri dopo, il ministro Salvo Andò gli offrì la gestione di una nuova emittente. Offerta rifiutata. Poi arrivò la proposta del cavaliere del lavoro Gaetano Graci: 200 milioni per entrare nella proprietà del giornale. Offerta rifiutata. Pippo Fava morì di mafia il 5 gennaio dell’84, a un anno esatto dalla prima offerta.
È difficile essere liberi. Si rischia, se va bene di rimanere isolati, se va male di venire ammazzati. Ma a me sta bene così.
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Quando si scambia l’autonomia univ. per l’anarchia delle lobbies (gente che mangia sulla semiologia come il nec plus ultra o sulla critica letteraria fatta secondo gli schemi heideggerian-sartriani, che van di moda…) non può stupire che accadano fatti come i contratti milionari fatti ad amministrativi leccastivali o semiprof semianalfabeti o analfabeti di ritorno… Ben venga il repulisti e le ispezioni serie ministeriali… Occorre gettare giù dalla torre queste infami lobbies, anche se ci sono prof fintamente anti-pd, che girano in suv e cercano “un segno” nei cieli… Si rimanda a Giona…
P.S. Basta poi guardare ai “giornalisti” senesi e al loro arruffianamento col rettore di turno per capire il giuoco di potere e l’ingessamento delle masse (comprate) e della città, una delle più oscurantiste in assoluto. Clerical-pd, come dice il coraggioso Ascheri jr.
… che le Università siano gestite da lobbies…non vi è dubbio… I prof. in cattedra sono molto spesso non adatti … sia per preparazione e capacità… I motivi son da ripescare nel lontano 68, quando si dava il 6 politico a tutti … Promozione per tutti … lasciando spiazzato chi si era preparato … studiando le classiche sette camice… L’istruzione è convolata a nozze con la politica… e tutto è andato a carte quarantotto…
Io ho seri dubbi che le cose possano cambiare … È insito nell’uomo l’arte dell’arraffare… dell’essere più furbo… di mettere a tacere la propria coscienza (sempre che ce ne sia una)… La politica è una cosa sporca… (non ricordo chi lo disse), però non se ne può fare a meno…
L’uomo è un animale politico e la giustizia (dice Platone sarebbe un problema semplice, se gli uomini fossero semplici; basterebbe un comunismo anarchico…
Sono gli uomini caro Paolo che adattano la politica al loro tornaconto… Non è la politica in sè una ‘cosa sporca’…
Viviamo tempi duri in tutti i sensi… e uomini con la ‘U’ maiuscola, aggiungo io…, non ci sono più, si son perse le tracce… Viviamo in un mondo duro violento… senza alcun rispetto per nulla.
Vale solo l’avere e non più l’essere… Dove si pensa di andare con questo treno?
Non solo Siena è preda di lobbies… ma tutte le Istituzioni di questo paese. Esistono caste… privilegi in ogni dove… e allora?
Mi ritiro a riflettere… Ciao Paolo
the fox
Va da sé che la terminologia usata è probabilmente fuori dalla mia ottica essendo sociologo delle letterature (“glottologo letterario”). Tuttavia cogliendo la quiddità in progress si può dire che si, il Paese è Mafioso, essendo addirittura crollata l’ipotesi crociomarxista di una alleanza delle classi sociali propulsive (operai-industriali investitori, “nazionali”), cosa che propose a suo tempo uno scrittore, da me conosciuto e intervistato, oriundo napoletano, su cui detti la tesi di laurea.
Il problema quindi non è solo e non tanto il 6 politico (ci sguazzano i vari reazionari, anche quelli di estrema sinistra come M. Geymonat) del Sessantotto, quando vigeva un egualitarismo anche di stampo piccolo borghese… Il problema è strutturale. Lo aveva individuato Gramsci ma anche il primo (e… l’ultimo?) G. Gentile col suo c.d. “comunismo industriale”. Si tratta cioè di ammorbamento veteroumanistico, senza spazio alcuno per la professionalità e le profesioni, che dovrebbero almeno essere ex aequo con sonetti, latinismi, acrostici e quant’altro. Siamo tornati al gentilismo classista e ciò anche con la criminale complicità della sinistra borghese, anche versione “radicale”. Già era arretrata la posizione di Concetto Marchesi, che rinculò rispetto a Gramsci – che però ordinava perentoriamente ai militanti e alle classi sociali subalterne di studiare (e di andare a teatro).
Aufidersen
P.S. L’istruzione o la cultura, scrivi, è convolata a nozze con la politica. Quale? Io direi con una politica menefreghista e sostanzialmente conservatrice, anzi con la politicanza. La vera grande politica funzionale ai bisogni e ai diritti delle masse e dei cittadini avrebbe elevato e potenziato la cultura e l’istruzione, innestando “passato e presente” (varie civiltà e popoli).
Non credi?
II P.S. Per quanto concerne l’uomo-cultura io non lo vedo come i fondamentalisti e la setta dei mistici sempre, -INNATISMO-, peccatore (arraffa ecc.). L’uomo è un prodotto storico. Ove vige lo sviscerato amore per lo sterco del diavolo; è chiaro l’ammorbamento generale di tutta quanta la società…
… secondo me, è proprio la mentalità che è cambiata… La mentalità, il modo di fare politica… di essere politici… Sono cambiati i tempi… Ora tutti hanno qualcosa da difendere, interessi personali… ecc. Dopo la fine della guerra… c’era l’Italia da costruire… e chi ha collaborato alla sua costruzione… veniva dalla lotta partigiana … da carceri, da esilio politico… dal confino… Uomini che avevano come primo interesse quello del paese…
Quando dico ”L’istruzione e la cultura, è convolata a nozze con la politica” intendo proprio dire quello che sostieni tu… una poltica menefreghista e sostanzialmente conservatrice…
Quindi come possono le Istituzioni, tra queste ”la scuola, l’Università”, appunto, primeggiare in qualità … professionalità?
No, non possono… C’è un lavoro da fare, grande… Un educare fin dall’asilo. Il rispetto dell’altro… insegnare, orientare i ragazzi alla cultura…
Ai figli oggi si dà tutto… non c’è bambino delle elementari che non abbia il cellulare… Quando mai? Non si insegna loro quali sono i valori della vita… Genitori che portano le figlie alla selezione per fare la velina… o il grande fratello… la dice lunga su quale sia la media della cultura italiana…
È un momento storico strutturalmente borghese… Forse perché non ci sono più i proletari!! Oggi tutti hanno qualcosa da perdere… e gli idelali si sono stretti in
un abbraccio… e volati via…
Si legge e si studia poco…
I popoli sono il risultato di chi li governa… e viceversa…
Tutti i popoli della Terra vogliono poter essere felici. Obiettivo, questo, mai realizzato… sistemi sociali, civili, economici, politici, morali e religiosi in lotta fra di loro… ognuno s’arroga la supremazia… sostenuto il tutto, attraverso una prassi di verità mediata da un’informazione sottoposta al controllo ed alle riserve di chi intende mantenere e consolidare il proprio potere su tutti gli altri.
In fondo, Paolo, la pensiamo allo stesso modo non credi?
ciao
the fox
Ma, innanzitutto, la lotta fra etnìe e sistemi sociali rientra, per usare una terminologia non troppo scientifica, in quel che il filosofo Barcellona dice del Sistemico (che lui “eternizza”). Quindi non sono lotte per un ribaltamento di piani antitetici, contrastanti. La vera “teleologìa” si fonda su forbici sociali che divergono sui principii oltreché su trend economici. Ti rimando a Marx il quale dceva poi che tra due diritti prevale la forza, stante la maggior umanità di uno dei due, quello, secondo lui, proletario, storicamente propulsivo-dinamico sussumente e civiltà anteriori e contemporanee ed epistemologie e culture in senso lato.
Quando citi il dopoguerra però, mi pare che trascuri un elemento fondamentale: il passaggio presoché indolore della burocrazia fascista nel nuovo ordinamento c.d. democratico e l’involuzione elettorale e culturale del Fronte Popolare, a rimorchio delle antiquate ideologie e del clericalismo, al di là del fraseggio sloganistico demagogico e reboante. È un fatto ammesso dagli stesi leader del partito comunista e degli autonomisti nenniani (che furono stalinisti, come ammette il filosofo Luckàcs aderente al circolo Pètofi).
Sull’educazione-diseducazione delle giovani generazioni vi son colpe sinergetiche, polimorfe, tra cui – per dirla col Curzi – la tv trash e la “società dei consumi” come diceva il borghese radicale “para-marxista” Sartre.
Non servono quindi concioni e moralismi ma una filosofia costruttiva che pratichi il fare rispetto alla pura speculazione (va da sé che l’attività teoretica-teorica sia importante), che è destinata ad arenarsi in secche accademiche, magari dell’ultimo grido, quali quelle incensate da Eco e dal suo pallido epigono “nostrale”, uno pseudocomunista che adeso getta, al pari di altri suoi compari, la maschera, mostrando la vuotezza del… volto.
Spero con queste mie note di aver gettato delle fondamenta “attualiste” e in progress – e ciò è tipico di qualsivoglia “novatore”.
L’educazione – diciamo quella additata da te e ancor prima dalla Montessori o Froebel – esiste e vige ove esiste e vige la reale volontà perspicace e fondante di organismi del futuro e della lor base. Altre vie risultano sterili e inconcludenti – e la storia ce la farà pagare.
tu dici Paolo….””mi pare che trascuri un elemento fondamentale: il passaggio presoché indolore della burocrazia fascista nel nuovo ordinamento c.d. democratico e l’involuzione elettorale e culturale del Fronte Popolare, a rimorchio delle antiquate ideologie e del clericalismo, al di là del fraseggio sloganistico demagogico e reboante. E’ un fatto ammesso dagli stesi leader del partito comunista e degli autonomisti nenniani (che furono stalinisti, come ammette il filosofo Luckàcs adrente al circolo Pètofi).”’
Sono d’accordo con quest’analisi…
Il mio dire voleva essere un sintetizzare… osservare la differenza di onestà intellettuale della prima Repubblica…..con quella che abbiamo ora…
Oggi non c’è più il comunismo, nemmeno il fascismo…
Cosa significa essere fascista oggi ?
Oggi un fascita, al pari di un comunista, è una persona vecchia (non in
senso anagrafico) che si rifuggia negli ideali e negli entusiasmi di un
secolo fa. A differenza del comunismo, il fascismo, per la sua specificità,
non ha alcun futuro con il quale potersi confrontare e la storia insegna che
fascista è stato solo Benito Mussolini, morto lui, è morto il fascismo.
(…”quando per legge
tutti sono uguali, nessuno è più libero di essere diverso”)
Questo anche per quanto riguarda il comunismo….tutti i regimi totalitari
ciao
the fox
Ma qui a invecchiare sono i dinosauri della c.d. democrazia liberale. Poi la tua tesi è la stessa di Renzo De Felice, il revisionista storico, che diceva morto il duce morto il fascismo. Non è così. E Videla cos’era? E Pinochet? E i colonnelli greci? Ma considero fascista anche Breznev col suo imperialismo e il suo “carrismo”. Il comunismo, se si prende ciò che dice Marx, non è assolutamente morto né i comunisti (non la parodia dilibertian-bertinottiana e c.) sono vecchi. Infatti chiosa Marx: chiamiamo Comunismo il movimento reale che abbatte lo stato di cose presente. Va da sé che Cina, Cuba, Corea del Nord sono neppure alla fase del socialismo! Sono stati di capitalismo di stato, burocratico e feudale, nel caso della Corea.
Mi spiace quindi dissentire da te, ma considero defunto il vecchio comunismo (non “il comunismo”) ma non la possibilità di una nuova democrazia e di un’alterntiva in fieri. Reputo i neoliberali dei dinosauri col dogma del libero mercato, già messo in discussione dallo stesso Adamo Smith (che invocava la… Provvidenza!).
Ma le curiosità della storia son tante. Lenin considerava i socialisti dei traditori e perciò fece cambiare il nome al partito socialista operaio di Russia in partito comunista (maggioritario). Tuttavia Stalin tese le mani ad es. a Nenni che pranzava da lui e prese il Premio Stalin per la pace anche se Stalin lo considerava un “utile idiota”.
Ma qui esuliamo dal sito… Comunque sia odio il luogo comune e il vecchio-attuale-conformismo. Non mi adeguerò mai.
P.S. Il capo dei comunisti, Gramsci, si dichiara totalitario. Egli era filologo e quindi va alla radice, all’essenza, alla quiddità della etimologia. Era quindi per uno stato totalitario. La “democrazia” è di due o più tipologie. Vi è quella liberale, quella socialcomunista e pure quella di destra, elitaria. Democrazia senza aggettivi è sinonimo di luogo comune e di mentalità anarco-borghese. Io ne son ben lungi perché altrimenti sarei uno dei milioni di coglioni descritti da Goffmann. Ma ciascuno faccia le sue scelte e si tenga le proprie “buone compagnie”. Aborrisco dal luogo comune e quindi dal senso comune! I fascisti, poi, non sono affatto morti come affermi. Pino Rauti si dichiara fascista ed è il suocero di un certo Alemanno sindaco di Roma. Non credere che non conti un cazzo. Saddam Hussein per certi versi era un fascista che si ispirava a Hitler. Fu messo al potere, come tutti sanno, col benestare dell’ambasciata USA a Bagdad. I “desaparecidos” e le “madri di Plaza de Mayo” stanno a dimostrare che il fascismo argentino è stato vitale sino a pochi decenni orsono. Questi son fatti che mi pare né tu né altri posono demolire. Pena l’utopismo picolo-borghese, da sognatori.
Bye. (Uno storico).
….certo un’analisi storica corretta la tua…e sono pienamente d’accordo….Io non sono una storica lo sai,,,,mastico politica da sempre….e la vedo dal punto di vista pratico…
Mi spiego….quando dico che con Mussolini il fascismo è morto…intendo parlare di quel tipo di fascismo…Certo che Videla , Pinochet , i colonnelli greci erano fascisti… Cavolo se lo erano….
Mussolini aveva portato il nostro Paese…alla rovina….con le manie di grandezza e di potere e conquista….Quel fascismo….è un fatto che appartiene alla storia….Oggi i fascisti sono d’altra tempra….meno manovali più eruditi….
Oggi la gente non ha paura di questo fascismo ma si occupa di come trovare i soldi per la spesa….Questo volevo dire…
Per quanto riguarda la democrazia….io la intendo liberale….Aborro qualsiasi tipo di dittatura…sia questa nera o rossa o gialla…Dove si opprime il popolo…dove lo stato è l’unico sovrano,non si può chiamare democrazia… es.CINA CUBA IRAN ecc.la stessa Russia….oggi appare democratica…ma si benissimo che non è così….
Caro Paolo spero d’essermi spiegata…
Da quando esiste il mondo si son succeduti governi imperatori monarchi dittatori ….democratici….le cose comunque son cambiate poco per i poveracci…. Ancora oggi esistono i poveri e i diseredati.
NOn voglio demolire nessun fatto storico…
perchè la penso così anch’io
ciao
the fox
E come definiresti la democratica America che solo in Iraq, aggredito con false accuse (vedi la protesta di Pannella contro Bush), ha fatto solo tra i civili almeno 500.000 morti? Non è che questa democrazia liberale somiglia a un nuovo fascismo? L’equiparazione “liberale” (chiedo scusa però a Cavour o Hobbes) tra dittatura nera e rossa come fai tu per me è qualunquista e somiglia al motto fascista dell’Azione Francese-non siamo né di destra né di sinistra (fu ripreso da certi verdastri nostrani). Cuba è uno stato a orientamento socialista. Ci sono stato anni fa e mi è parsa molto più democratica della “europea” Turchia o di altre potenze europee xenofobe-razziste. E io sono critico col lìder maximo, un idolo di Bertinotti che è pseudocomunista un giorno e l’altro pure (ideologicamente parlando). No, cara amica, non ci sto, non divento liberale-perché sento puzza di aggresione sanguinaria alla Jugoslavia, all’Iraq, all’Afghanistan e forse all’Iran (naturalmente la potenza ocupante e atomica di Israele va benone, da Fini a Bertinotti e Fassino).
La tua democrazia liberale è quella che ha guastato, ad es. la “nostra” università, facendone un covile di parassiti e di ultrareazionari che sbeffeggiano il lavoro dei ricercatori e prendono per il culo gli studenti.
Se io adottasi il tuo metodo dovrei dire che Hitler rappresentava la volontà popolare perché andò al potere col voto. Ma non posso equiparare come fai tu (e Berlusconi) l’Urs di allora con la Germania. Nonostante le “purghe” della polizia segreta in Urss non c’erano le camere a gas e l’antisemitismo era punito dalla legge. Stupisce semmai che gli autori delle purghe abbiano fatto la “destalinizzazione” ( a cominciare dal “liberale” Krusciov, amico del “liberale” Kennedy, autore della guerra in Vietnam-ove caddero più bombe che in tutta la seconda guerra mondiale).
Parlando di Mussolini ometti che egli stesso si rese conto dell’impossibilità di proseguire quel regime da lui creato. Infatti prima di morire disse ai suoi di creare un regime pluripartitico! Gramsci diceva di lui, fascista per antonomasia e modello sino ad oggi di fascisti, che, per il potere era pronto a fare il liberale, il conservatore e il reazionario. Che la “gente” oggi non abbia paura del nuovo fascismo sarà tutto da dimostrare. Ci sta che a un re travicello segua un airone e allora saranno dolori…
Includo nel nuovo fascismo anche i boss della “sinistra”… del resto Mussolini era un ex socialista addirittura massimalista (prima soreliano poi votato a Le Bon).
Mi trovi in accordo dicendo che per i poveracci le cose son poco cambiate durante l’avvicendarsi dei tiranni e dei mostri della storia.
Tuttavia potrei dire che Cromwell o Robespierre eran tutta una merdata, applicando la mentalità liberale? Con quelle rivoluzioni borghesi (il terrore non è solo rosso, quindi) la storia andò avanti-solo qualche rosabianchino e i sanfedisti lo negano-. E il terrore fu voluto dal popolo e non solo dalle élites giacobine (es. il buon Marat).
Mi hai trascinato in un dibattito storico e credo di aver deliziato i frequentatori del forum e anche il Grande Fratello dei soliti agenti provocatori in … ausculto. Il fatto delle nostre diversità si evince e sarà la storia nel suo farsi a dar ragione a l’uno o all’altra. …Ma quando si dice di Cuba o dell’Iran, per favore, non si dimentichino tutte le vittime del Vietnam e dell’Iraq (sono milioni). Io rendo omaggio ai soldati Usa che han lottato con noi contro il nazifascsmo e anche ai venti milioni di morti dell’Armata Rossa di quel regime da brivido che han lottato per l’istesso scopo (mi pare fossero alleati…)-
P.F. Sociologo della letteratura storica
Ho citato la Turchia. Sono stato anche là. Ci accolsero i militari turchi al passo dell’oca…
ADDENDA. Se mi leggono gli “storici” accademici locali ci sta gli venga un infarto, abituati come sono a straparlarci delle sagre paesane e dei campanili e a manovrare per piazzare “figli e amanti” tanto per citare lo scrittore dallo bello stile, D. H. Lawrence.
… mi arrendo Paolo… Ti dico solo che la democrazia è sicuramente piena di difetti… non conosco altro sistema in alternativa… però… Si può migliorare… e qui s’aprirebbe un altro profondo e lungo discorso… con questo caldo mi scoppia la testa….
Democrazia da migliorare… no alla dittatura… non tipare?
Ci vuole il dialogo… non i pugni sbattuti sul tavolo o la scarpa battuta in un parlamento russo… dialogare… ma secondo me è utopia… purtroppo…
ciao…. non bastonarmi… in fondo vogliamo le stesse cose…
the fox
P.S. Un altro tuo errore, a mio avviso: dici che oggi i fascisti son più colti di ieri. Non è vero. Uno come Gentile han da ritrovarlo i vari “Gramsci neri”. E anche i colti nobili nazionalisti confluiti nel PNF! Malgieri è quello che i post-neo-fasciti han rigurgitato… altro non v’è. È vero che c’erano idioti come Starace, ma non dimentichiamo che Pavolini era pur sempre un intellettuale che competeva con Montale…magari in 16°… Ma oggi?? Ricorda che anche un tal poeta nato ad Alessandria d’Egitto era fascista e volle a tutti i costi una introduzione alle sue opere di Mussolini. Pirandello idem.
Ma la domanda a cui si sfugge (non solo tu) è: Quale democrazia? Quella solo per i ricchi o quella popolare? Se si continua con quest’imbroglio non se ne esce fuori e si favorisce, obiettivamente, l’oligarchia che, sia con Prodi, sia col Berlusca, continua a tiranneggiare il Paese. Marx diceva che la dittatura operaia era democrazia e che la democrazia borghese era tirannide. Un bel rompicapo vero? Ma non per chi ha una mentalità dialettica e non binaria (come mi pare sia la tua – senz’offesa).
Si può semmai impostare così: quale influenza sullo Stato hanno le classi produttive e subalterne. Se non si pone così la qustione e si blatera di democrazia sic et simpliciter apparteniamo non agli umani ma ai fossili. E, dai liblab ai neoliberali (really liberisti, N.B.), da Veltroni al c.d. cavaliere nero, son tutti fossili. Quel che non tollero è che si facciano concioni dopo aver imposto con la truffa e i media l’attuale modello pseudodemocratico (vero occhi di mammola Bertinotti???). Modello ove se la spassano non solo i ricconi ma anche i banditi professori senza meritocrazia, senza poterli licenziare, bighelloni peggio dei lavativi parastatali e simili.
Tu, cara amica, citi il parlamento russo io ti cito il parlamento italiano, pieno di “pianisti” (persino il postfascista Fini s’indigna!!!), di leggi-truffa e di “lodi”, e dove un tale sventolava un cappio di forca (era un democraticissimo leghista).
quale democrazia paolo?….Mio padre mezzo analfabeta e vecchio socialista mandato ad Addis Abeba da Mussolini a fare le strade….mi spiegò in poche e semplici parole qual’era la differenza tra il socialismo e il comunismo….
disse…vedi vogliono tutt’e due la stessa cosa, solo che gl’uni per ottenerla si siedono attorno ad un tavolo e discutono….gl’altri battono i pugni sul tavolo e obbligano…..impongono….
Ecco io sono seduta a quel tavolo ancora e cerco di capire…mi sforzo….e aborrisco tutto ciò che violenza….casta, lobbies
disonestà…In sostanza non appartengo a questo mondo politico…Mi fa orrore….
the fox
PS. credo ancora in certi ideali di fratellanza di liberalsocialismo…..un liberalismo di sinistra
the fox
Anche mio nonno diceva che tra anarchismo e comunismo non c’erano differenze e che il fine era il solito (non lo dice solo lui). Tuttavia sono schematizzazioni – ivi incluse le cose dette da tuo padre. La violenza fa parte della lotta politica. Quando Gramsci era socialista giustificava l’efficacia del “cazzotto” e quando fu comunista disse a Mussolini in Parlamento che lui giustificava la violenza rossa – che differiva da quella nera (son sue parole) perché la prima era temporanea e la seconda perenne. Ma potrei continuare… Lenin voleva le mine, gli scudi umani e i processi sommari, Mao giustificava il fatto che i contadini oppressi da secoli ora sbattevano “nella polvere” i proprietari fondiari. Che Guevara fondò i gulag cubani a Pinar del Rio, dopo essersi proclamato figlio di Lenin, Stalin, Mao… Trotskij elogiava il terrorismo e, da buon operaista disse: Chi non ha calli nelle mani sia messo al muro… Il socialista Kautskij elogiò la dittatura ne “La via del potere”, Marx ne Il capitale elogiò il genocidio della borghesia e prese come modelli i robespierristi e il Terrore…
Quindi, come vedi, nella storia ci si è seduti poco al tavolo… anche da sinistra… Poi mi giunge nuova la fratellanza social-liberale; credo che gli ultimi “fratelli” siano stati i fratelli Rosselli e, forse, il Psli di… onorata memoria. Il liberalismo di sinistra è, a mio modesto avviso, fuori dalla storia.
Dimenticavo di dire che anche un certo Gesù Cristo ebbe a dire: Non crediate che io sia venuto a portare la pace, io sono venuto a portare la spada. Ma non era, certo, Renato Curcio.
Anch’io lotto per la pace, ma so che predicozzi da sagrestano sono imbelli e controproducenti. In un mondo dove regna la guerra, l’odio e il terrore, è giusto che i popoli amanti della libertà imbraccino i fucili e facciano a pezzi le belve sanguinarie. Altro che sedersi a un tavolo!
Ti dò poi una notizia: quando Marx scrisse il famoso Manifesto disse che non poteva chiamarlo socialista perché il socialismo era salottiero, mentre i proletari del tempo si definivano, con le varie avanguadie (fra cui dei filantropi), comunisti. Ora un amico teologo dice che comunismo, teoricamente non solo non è peccato ma rappresenta nobili ideali. Che Bertinotti e gli altri ciarlatani di sinistra hanno affossato. Prodi ha regalato l’Italia alle destre ingessando tutto e non facendo nulla, con la complicità dell’onorevole cacasotto Bertinotti.
Ora dovrei entrare in problematiche filosofiche ma mi butto alla lettura delle stimmate di San Francesco, un altro rompicoglioni…
Date le divergenze di vedute io cesso di chiosare ulteriormente anche perché è ben chiara la mia impostazione. Inoltre il sito è specificamente sull’università e temo con queste tematiche di anoiare i lettori.
P.F. Storico inviso ai papponi baroni universitari.
P.S. Nenni infatti si sedette a un tavolo e pure Saragat. Ci imposero 50 anni di D.C.!!! Le lotte del PCI invece, seppur fatte da un partito tiepidissimo, dettero la terra ai contadini e portarono allo Statuto dei Lavoratori. Poi chi stava seduto al tavolo vide sfilare i morti di Reggio Emilia e quelli di Genova contro Tambroni. Continuiamo a star seduti a tavolo e finiremo come nella canzone di Gino Paoli, «eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo…»
…E magari stiamo seduti al tavolo e scordiamo che gli assassini socialisti fecero fuori gli spartachisti assieme ai militari. Gentaccia come Liebknecht e la Luxemburg…