Ateneo senese: tardivo ma efficace documento degli assegnisti che chiedono concorsi di ricercatore a tempo determinato

«(…) Gli assegnisti di ricerca rappresentano la colonna portante della ricerca svolta nell’ateneo senese: tutelare e qualificare il lavoro degli assegnisti di ricerca significa salvaguardare i livelli di qualità della ricerca, una priorità sottolineata nel piano di risanamento. L’eccellenza della nostra ricerca permetterà di mantenere elevati i parametri di valutazione sui quali dipenderà in maniera sempre crescente l’erogazione dei fondi ministeriali alle Università. (…) Sono necessarie azioni urgenti per garantire la continuità del nostro lavoro, perché la ricerca svolta dall’ateneo non subisca drastiche riduzioni o interruzioni: devono essere assunte iniziative perché il piano anticrisi non comprometta la continuità delle collaborazioni esistenti con i ricercatori non strutturati.
Le opportunità per favorire la continuità di tale percorso e garantire così la qualità della ricerca si trovano, infatti, strette in una “doppia tenaglia”: da una parte il piano di risanamento riduce i Par progetti (che hanno sinora consentito a molti giovani ricercatori di avanzare nel percorso accademico e di contribuire in modo decisivo alla produzione scientifica dei dipartimenti) e gli assegni di ricerca, che costituiscono un’opportunità cruciale nel percorso formativo di un ricercatore, opportunità già gravemente compromessa da un dimezzamento della durata degli assegni da 4 a 2 anni, a seguito di una decisione della quale è difficile cogliere il senso strategico. Dall’altra, la normativa nazionale sul blocco del turnover esclude l’ateneo senese dalla possibilità di bandire concorsi per il reclutamento di ricercatori, in quanto ateneo non virtuoso finanziariamente, seppure tra i migliori del paese per qualità della didattica e della ricerca, cui la produzione scientifica dei ricercatori non strutturati contribuisce in modo decisivo.
Gli assegnisti di ricerca, consapevoli della difficile situazione dell’Ateneo senese, ritengono tuttavia prioritaria la salvaguardia dell’attività scientifica dei ricercatori non strutturati e, con essa, della possibilità stessa di trasmissione e rinnovamento delle tradizioni intellettuali e dei settori di ricerca che costituiscono il prezioso patrimonio identitario dell’Università di Siena. (…)»