Sono le parole che il 20 settembre 2005 pronunciò Piero Tosi, in veste di Presidente della Crui, leggendo la Relazione sullo Stato delle Università Italiane 2005. Dice un vecchio proverbio: “le parole sono femmine e i fatti sono maschi” (le chiacchiere non contano, contano i fatti). E i fatti su un concorso per professore ordinario di Medicina Legale a Siena, con Tosi rettore, sono riportati di seguito nell’articolo di Franca Selvatici (la Repubblica Firenze, 27 febbraio 2009) o in quello di Francesco Meucci (QN, 25 febbraio 2009).
IL RETTORE SBLOCCA CONCORSO SOTTO ACCUSA
Franca Selvatici. L’ex rettore dell’Università di Siena Piero Tosi è sotto processo per falso in atto pubblico per aver bandito, il 30 marzo 2004, un concorso di professore ordinario di medicina legale senza che esso fosse stato deliberato dal Senato Accademico (e anche senza che il Consiglio di amministrazione avesse attestato l’esistenza della copertura finanziaria). Il concorso si concluse il primo aprile 2005. La commissione proclamò due idonei, fra i quali la professoressa Anna Coluccia dell’Università di Siena, ma gli atti furono sequestrati dalla procura e sono stati dissequestrati solo di recente, dopo il rinvio a giudizio dell’ex rettore. Nonostante ciò, e contro il parere del Comitato tecnico consultivo secondo cui il concorso è affetto da «vizio non convalidabile», il 4 febbraio scorso l’attuale rettore Silvano Focardi ha approvato gli atti. E martedì 24 febbraio il consiglio di facoltà di medicina ha deciso a larga maggioranza di «chiamare» la collega dichiarata idonea, la professoressa Anna Coluccia, ossia di assumerla come ordinario. Fra i docenti che hanno votato per la «chiamata» c’era anche l’ex rettore Piero Tosi, ordinario di anatomia patologica, sotto processo per aver bandito quel concorso. Nello stesso giorno, martedì, era fissata una udienza del processo in cui la professoressa Coluccia è accusata di abuso d’ufficio per un concorso di ricercatore per medicina legale che si concluse il 28 giugno 2006 e nel quale, secondo le accuse, fu clamorosamente favorito uno dei candidati. Anna Coluccia, all’epoca professore associato, presiedeva la commissione.
La delibera con la quale il rettore Silvano Focardi ha approvato gli atti del concorso vinto da Anna Coluccia presenta alcune anomalie. Mancano due passaggi che compaiono costantemente nelle delibere di approvazione degli atti di ogni concorso universitario: non risultano essere stati «visti i verbali e la relazione finale della commissione giudicatrice» (che peraltro non sono mai stati messi in rete) e manca la «accertata regolarità formale degli atti». Il rettore si riserva «di adottare ulteriori provvedimenti a seguito dell’eventuale accertamento delle responsabilità penali oggetto di indagine». Nel frattempo, però, approva gli atti concorsuali, altrimenti – afferma – potrebbe essere accusato di omissione di atti d’ufficio. Per ora Anna Coluccia non potrà prendere servizio come professore ordinario: all’Università di Siena, afflitta da un eccesso di personale e sull’orlo di una crisi finanziaria irreversibile, le assunzioni sono congelate. Intanto si profilano ricorsi al Tar.
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Per quelli che sciacquano tanto la bocca con la “gòvernans” aggiungo un elemento cognitivo che nessuno dei giornalisti che si sono interessati alla cosa ha menzionato, ma che sicuramente molti intervenienti al blog sanno: la Prof.ssa Anna Coluccia è membro del Consiglio d’Amministrazione. Vorrà dire qualcosa? Mah!
C’è da dire che una cosa sono i rilievi penali al momento ancora in corso e una cosa sono quelli amministrativi. Ai termini di legge effettivamente il Rettore avrebbe potuto essere messo sotto provvedimento per omissione di atti d’ufficio ove non avesse adottato le delibere in discussione. Inoltre il fatto che la presa di servizio come ordinario non sia avvenuta e che sia condizionata da una serie di adempimenti e limiti (fra cui il famigerato vincolo del 90%) dà una sufficiente garanzia per un corretto svolgimento di ulteriori indagini e accertamenti. Questo per la legge.
Per il buon senso e per il senso morale più volte richiamati da Stavrogin e da Giovanni la vicenda assume i toni del disgusto, visto che i protagonisti a partire da Tosi per arrivare alla medesima Coluccia hanno dimostrato di non possedere né l’uno né l’altro.
Saluti dal Favi di Montarrenti
Oltre ad eventuali vizi di legittimità, se la documentazione per l’approvazione degli atti non è completa, quindi è irregolare, potrebbe profilarsi un abuso d’ufficio.
L’intervento del Blocco Intestinale (de vulgari eloquentia) mi stimola la seguente predica; faccio solo notare che il cotè sessantottino del blocco intestinale, che inveisce contro “i baroni” mi pare un po’ goffo e lievemente comico: quasi che tra “i baroni” mancassero di quelli della sua razza…. Ma transeat, la botte dà il vino che ha; io vorrei piuttosto intervenire per ribadire un concetto, ossia che il meccanismo del reclutamento è marcio di per sé e andrebbe rivisto dalle fondamenta, perché così com’è, è solo una finzione, in cui a seconda delle fasi, uno interpreta il ruolo di carnefice o di vittima. Quando leggo le oramai routinarie e monotone paginate di giornale sui “concorsi truccati”, meno eccitanti delle previsioni del tempo e prive di qualsiasi considerazione critica intorno al meccanismo stesso dei concorsi (che non sono concorsi di bellezza, né estrazioni della lotteria), non posso non pensare al mesto monologo di Cyrano de Bergerac:
Samedi, dix-neuf
Ayant mangé huit fois du raisiné de Cette,
Le Roi fut pris de fièvre ; à deux coups de lancette
Son mal fut condamné pour lèse-majesté,
Et cet auguste pouls n’a plus fébricité !
Au grand bal, chez la reine, on a brûlé, dimanche,
Sept cent soixante-trois flambeaux de cire blanche ;
Nos troupes ont battu, dit-on, Jean l’Autrichien ;
On a pendu quatre sorciers ; le petit chien
De madame d’Athis a dû prendre un clystère…
Inoltre, ben più mi preoccupa quello che l’intrepido vincitore andrà a fare dopo il concorso, giacché il male endemico dell’università italiana mi pare essere piuttosto l’assenteismo e l’accidia.
Casi specifici a parte, trovo grottesco che oramai i concorsi siano diventati ovunque affare privilegiato di avvocati, i quali parrebbero in grado di sentenziare su tutto, dalla biologia molecolare alla scienza delle costruzioni. L’università pare diventata una grande Regina Coeli, le notizie sui concorsi una parte della cronaca nera e ci mancano solo le ronde; in pratica non v’è concorso, truccato o no, sul quale non aleggi il terrore di un ricorso in preparazione del quale, attrezzati studi legali e fameliche gazzette, ciclostilano ponderosi dossier o articoli strillati tutti uguali.
Chiunque abbia da pagare un avvocato, può cavarsi la soddisfazione di far sbattere in prima pagina l’odiato antagonista (tanto le medesime gazzette, avendo intonato il de profundis senza che il malcapitato fosse ancora morto, si scordano regolarmente di rettificare).
Se non puoi consentirti il salasso di cospicue parcelle, ragione o no, non ti resta che abdicare (bastano 20000 euro per la trafila di un ricorso?).
Tocca solo accendere un cero alla Madonna pregando di non finire mai stritolati in quest’ingranaggio; visto da un’angolatura diversa, questo sembra essere il corollario inevitabile di un sistema improntato al ricatto e all’irresponsabilità. Forse è solo un capitolo del problema più generale dell’incertezza del diritto in Italia.
Nessuno è indenne dal rischio: l’essere punito per aver vinto un concorso fa sovente parte degli scherzi tra commilitoni, come il vecchio casermeccio gavettone. Alcuni, pochi e senza le stimmate della genialità, sembrano nondimeno passare indenni tra le fiamme, circonfusi quasi da un alone di santità, ma sono solo politicamente ben protetti.
La conclusione che trae il famigerato uomo della strada è inevitabilmente: tutti corrotti, nessun corrotto.
E avanti come prima: la criminalizzazione dell’università da parte dei media, stride tuttavia insopportabilmente col silenzio (o peggio, la retorica) intorno alle condizioni in cui versano le giovani generazioni di studiosi.
Tutto ciò è ridicolo e unico. Tutto ciò è soprattutto disonorevole. Insomma, che roba è? Dove sono le radicali riforme che ogni ministro strombazza? A lungo andare intravedo solo l’immobilismo, il collasso e la disintegrazione del sistema della formazione superiore e della ricerca in Italia. Ma tanto, abbiamo il Blocco e il festival di San Remo.
…mentre i bambini fanno oh… e vedono i film molto educativi stile Boldi e De Sica di Raiset che alle dieci serali mostrano lo bello parlare: “ti trombo”, “vaffanculo”, “stronzo”, “mi ti farei” ecc. ecc. L’Italia che sognavamo. Che è poi quella di quel cojonazzo del Blocco e di proff. oscillanti tra le buffonate semiologiche e il calciobalilla.
Bardo
P.S. Comunque sia, per nosotros resta ancor valido il dantesco “Ogni viltà convien che qui sia morta…” ed entriamo pure nella bolgia dove Focardi nocchiero ci conduce! Invece della Lonza e del Lione e altre fiere qui dominan sempre gatto e volpe, quei due bravi ragazzi (invecchiati) e poi la setta degli ipocriti con le cappe come quei di Cluny… Professori, ma de che?
ciao
bardo