Non conosco Cecilia, ma da quel poco che mi scrive mi sembra una donna fragilissima nel fisico e con un forte temperamento. Sta combattendo da sola una durissima battaglia sulla malauniversità contro una potentissima lobby accademica, e non solo. Non lasciamola sola, diamole una mano perché è nel giusto e se lo merita.
Appello al Rettore dell’Università di Roma Tre
Cecilia Scoppetta. Egregio Prof. Guido Fabiani, invio la presente per richiedere quali provvedimenti, nella Sua funzione di Rettore dell’Università di Roma Tre, intenda adottare urgentemente ai sensi dell’art. 10 della recente legge cosiddetta “Gelmini”, nonché ai sensi del DPR 445/2000, in merito alle violazioni dell’art. 76 del DPR 445/2000 e dell’art 604 c. p. (falso in atto pubblico e truffa) denunciate in sede amministrativa (Tar Lazio e Consiglio di Stato) e regolarmente notificateLe in quanto legale rappresentante dell’Ateneo (in base a tale notifica, del resto, l’Ateneo stesso si è costituito in giudizio). Il Consiglio di Stato, infatti, ha ribadito l’inammissibilità del ricorso presentato in merito al concorso per ricercatore nel settore disciplinare ICAR/21 – Urbanistica (seconda sessione 2007), ma la sentenza omette di esprimersi proprio riguardo a tali gravi reati di natura penale, che pure sono stati ampiamente documentati anche con più di una testimonianza in forma scritta (come del resto consentito dalla recente riforma del processo amministrativo). Oltre alla denuncia penale – che, a questo punto, diviene doverosa – volta a far luce su una vicenda che appare, per molti versi, inquietante, intendiamo appellarci alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, al fine di stabilire se i nostri diritti, garantiti dalla Costituzione, siano stati gravemente violati.
Pertanto, anche per scongiurare il rischio di comportamenti inconsapevolmente omissivi – proprio ai sensi del DPR 445/2000 – da parte dell’Ateneo, si sollecita un intervento tempestivo del Rettore, nell’ambito delle funzioni anche disciplinari assegnategli, che consenta di far piena luce sugli sconcertanti esiti di questa vicenda, che appaiono in netto contrasto con le finalità culturali prima ancora che con gli interessi economici (pubblici) dell’Ateneo (il riferimento è, ovviamente, al possibile danno erariale). Tale intervento è maggiormente necessario e doveroso in un momento storico, come quello che stiamo vivendo, drammaticamente segnato da una corruzione talmente diffusa da arrivare a coinvolgere, recentemente, perfino elementi della stessa Magistratura (il riferimento è alla vicenda del giudice Toro e a quelle delle quali si sta occupando la Procura di Perugia in relazione alla cosiddetta “cricca”).
Non ho motivo di dubitare, quindi, della ferma volontà del Rettore di non accontentarsi di una giustizia meramente formale, che omette di pronunciarsi sulla sostanza (documentata) dei reati penali. Più volte, del resto, il Rettore si è giustamente espresso in favore della “cultura del merito” – che, invece, vicende come questa finiscono per ridurre a barzelletta – per non assumersi la responsabilità civile di intervenire con fermezza per il rispetto dei diritti garantiti dalla Costituzione. Ho la certezza che il Rettore, che rappresenta un’Istituzione, intenda condividere questa battaglia di civiltà, intervenendo tempestivamente e individuando le specifiche responsabilità ed il contesto all’interno del quale sono maturate una serie di scelte che hanno portato alla situazione attuale. Ciò appare urgente e necessario anche al fine di evitare ulteriori reiterazioni dei reati contestati – che si aggiungano, cioè, a quelle purtroppo già verificatesi (dicembre 2010) ed, anche in questo caso, documentate nella memoria regolarmente depositata al Consiglio di Stato – e tentativi (anche questi già verificatisi) di modificare elementi di prova (ad esempio: i documenti disponibili sui siti web dei Dipartimenti).
Si richiede, inoltre, che l’Ateneo – oggettivamente danneggiato rispetto alla sua missione istituzionale e per quanto riguarda il danno erariale – si costituisca parte civile nell’ambito del procedimento penale, al fine di ottenere quello stesso dovuto risarcimento dei danni che, ovviamente, sia io, che il mio co-ricorrente, dott. Pietro Elisei, a questo punto intendiamo richiedere con forza.
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