I trucchi dell’Anvur e le classifiche alterate per accaparrarsi fondi e studenti

DeNicolaoUniversità, il bluff della classifica Anvur

Il Secolo XIX del 26 luglio 2013. A smascherare la classifica dell’Anvur è stato il gruppo di ricercatori e docenti che anima Roars, il più seguito sito dedicato all’università . Da sempre critico nei confronti degli esperti dell’Anvur – definiti «bricoleur della valutazione»- Roars mette in guardia contro le conseguenze di quegli errori. Le classifiche date in pasto ai giornali saranno brandite, scrive Roars, «all’interno di ogni ateneo da parte dei gruppi che aspirano ad accaparrarsi fondi di ricerca e soprattutto punti organico». E influenzeranno, a settembre, le iscrizioni alle università.

Sergio Benedetto, responsabile della classifica dell’Anvur, parla di equivoco e spiega: «Delle due valutazioni abbiamo scelto di dare ai giornalisti quella che usa l’indicatore più semplice, non contestabile». L’altra, quella contenuta solo nel rapporto, si basa invece su «indicatori poco definiti» e quindi esposti a critiche. «Non c’è stato alcun trucco», sottolinea Benedetto. Il trucco c’è stato eccome, insiste Roars. Giuseppe De Nicolao, professore di analisi dei dati all’Università di Pavia e tra i redattori del sito, lo illustra così al Secolo XIX: «Una delle due classifiche riguarda solo la ricerca, l’altra tiene conto anche di altri fattori, come la capacità di attrarre finanziamenti. Nella conferenza stampa del 16 luglio e nelle cartelle date ai giornalisti, sono state alterate tutte e due. Sia, in un caso, usando formule matematiche diverse, che hanno in parte modificato il risultato, “promuovendo” atenei che nel rapporto finale risultano “bocciati”. Sia, in entrambi i casi, modificando le linee di confine tra atenei grandi, medi e piccoli. Ma quelle linee di confine sono decisive e devono rimanere fisse. Se le sposto, è ovvio, altero il risultato. Ed è quello che è accaduto».

2 Risposte

  1. Alla faccia dell’obiettività, qui si riportano le classifiche propinate alla stampa e quelle ufficiali, che, manco a dirlo, non coincidono: c’è una versione essoterica ed una esoterica, evidentemente (cf http://www.roars.it/online/vqr-le-classifiche-daltoniche-dellanvur/#comments).

    Questa la classifica diffusa da ANVUR ai giornalisti, relativa ai cinque “grandi università al top in tutte le aree”. Si somma il numero di celle verdi (aree in cui l’università occupa il primo posto nella graduatoria) e azzurre (aree in cui l’università è posizionata nel top-25%), si sottrae poi il numero di celle rosse (aree in cui l’università è posizionata nel peggior 25%).:

    1° Padova (7 verdi + 4 azzurro= 11)

    2° Milano Bicocca (1 verde + 7 azzurro= 8) [Dato errato ndr]

    3° Verona (1 verde + 6 azzurro= 7)

    4° Bologna (2 verdi + 4 azzurro=6)

    5° Pavia (1 verde + 5 azzurro -1 rosso=5)

    La classifica delle grandi basata sulle soglie adottate nel rapporto finale ANVUR:

    1° Padova (7 verdi + 4 azzurro=11)

    2° Bologna (2 verdi + 4 azzurro=6)

    3° Torino (2 verdi + 3 azzurro=5)

    4° Pavia (1 verde + 5 azzurro -1 rosso=5)

    5° Parma (1 verde + 4 azzurro + 1 rosso=4)

    5° Roma Tor Vergata (1 verde + 4 azzurro + 1 rosso=4)

    Per le medie università, questa è la versione per i giornalisti delle prime 6 medie università:

    1° Trento (6 verdi + 5 azzurro – 2 rossi = 9)

    2° Bolzano (6 azzurro= 6)

    3° Ferrara (6 azzurro – 1 rosso = 5)

    4° Milano San Raffaele (1 verde + 3 azzurro = 4)

    5° Piemonte orientale (2 verdi + 2 azzurro – 1 rosso = 3)

    5° Venezia Cà Foscari (2 verdi + 2 azzurro – 1 rosso= 3)

    Questa la versione del rapporto finale ANVUR:

    1° Trento (6 verdi + 5 azzurro – 2 rosso = 9)

    2° Milano Bicocca (1 verde + 6 azzurro= 7)

    2° Verona (1 verde + 6 azzurro= 7)

    4° Bolzano (6 azzurro= 6)

    5° Pisa Sant’Anna (2 verdi + 3 azzurro = 5)

    Ve ne deve essere un’altra per alcuni giornalisti particolari, dalla quale risulta che Siena è la prima DEL MONDO 🙂 e non al sedicesimo posto tra le grandi università -grandi?quindicimila studenti in calo costante- in Italia, come recita la tabella per giornalisti in generale. Una cosa è prendere atto con soddisfazione che nel periodo immediatamente precedente alla crisi ed al quasi collasso, l’ateneo senese andava discretamente in diversi settori ivi presenti; altra cosa è dire che ORA le cose vanno benissimo. Dietro la vanaglorisa adulazione si cela in realtà solo del menefreghismo (“ma di che vi lamentate, se andate proprio bene?”), il tentativo di autoassoluzione, il desiderio di rimuovere dalla coscienza dell’opinione pubblica cittadina lo stato di perdurante sofferenza di questa storica istituzione e le inquietanti prospettive per il futuro, mettendoci sopra un bel pietrone. Ciò non è degno di una classe politica che si vorrebbe addirittura “riformista”.

    Inevitabile e condivisibile il giudizio dei commentatori di ROARS:

    “L’ANVUR ha fornito alla stampa classifiche diverse da quelle desumibili dal Rapporto Finale della Valutazione di Qualità della Ricerca. In particolare sono state cambiate le soglie di demarcazione dei segmenti dimensionali degli atenei. Come conseguenza, cambiano parecchie posizioni di testa. Non è cosa da poco perché è in gioco l’immagine e la reputazione degli atenei e degli enti di ricerca.”

    “Vale la pena di ribadire che non ha molto senso ritenere che questa ultima classifica sia intrinsecamente migliore di quella propinata ai giornalisti. Sono entrambe poco significative, perché fortemente dipendenti dalle linee di demarcazione tra i segmenti dimensionali. Chi ha un minimo di consapevolezza metodologica, sorride quando legge le dotte disquisizioni dei presunti esperti su graduatorie così volatili. Piuttosto, chi ne capisce qualcosa è ben consapevole che queste classifiche, proprio perché affette da un elevato grado di arbitrarietà, sono il terreno ideale per incantare gli allocchi, soprattutto se chi le produce ha la spregiudicatezza di cambiare le soglie come meglio gli aggrada. “

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