Da un articolo di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera pubblichiamo il passo sulla raccomandazione per un esame di Medicina chiesta da Maria Rita Lorenzetti, imputata dalla Procura di Firenze di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e abuso d’Ufficio. La Lorenzetti è stata: assessore a 22 anni, sindaco a 31, a 35 deputata per quattro legislature, presidente della Commissione Lavori Pubblici della Camera, sottosegretaria e governatrice dell’Umbria. Ecco il link per una lettura integrale dell’articolo.
Élite locali e clientelismo selvaggio. Il (brutto) volto del federalismo
Ma è nell’Umbria natìa – dove ha governato guadagnandosi il titolo di «zarina» – che a suo modo la Lorenzetti continua a dare il meglio di sé. È lì che debitamente intercettata ci mostra che cosa è il potere locale e, diciamo pure, che cosa è l’Italia delle cento città e delle sue élite urbane. Sul versante del potere politico, l’impressione è quella di un’oligarchia plebea assurta agli agi e alle opportunità del potere senza avere la minima educazione o cultura necessarie per non restarne ebbra. Sul versante dei notabili locali, si assiste invece allo spettacolo di un’accondiscendenza servile verso la politica. S’indovina in complesso una società legata a filo doppio alla politica locale in un intreccio e uno scambio continuo, pronta a dire sempre di sì, sicura di ottenere domani in cambio qualcosa. L’occasione della telefonata è miserabile ma significativa: una raccomandazione che la Lorenzetti chiede al rettore dell’Università (per il tramite di una professoressa sua ex assessore, naturalmente del Pd anche lei): nientedimeno che per far promuovere a un esame di medicina uno studente figlio di un «compagno». Come sempre l’elemento più rivelatore è il linguaggio. La prof alla Lorenzetti: «Ho capito, ha bisogno di non essere fermato ingiustamente, diciamo così per qualche finezza accademica» (chi parla, si ricordi, è una docente universitaria…); Lorenzetti: «Ecco hai capito perfettamente Gaia mia. Noi siamo concrete e pratiche senza tante seghe»; la prof (a raccomandazione inoltrata): «Il rettore si è prosternato perché gli ho detto da chi viene: a disposizione!» (ride); la Lorenzetti (a cose fatte): «Sei grande»; la prof: «Come si dice, a noi chi ci ammazza?»; l’altra, più tardi: «Grazie pischella mia. Noi della vecchia guardia siamo sempre dalla parte del più debole» (leggi: di chi ha in tasca la tessera del suo partito).
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La prof alla Lorenzetti (PD): «Ho capito, ha bisogno di non essere fermato ingiustamente, diciamo così per qualche finezza accademica». Lorenzetti: «Ecco hai capito perfettamente Gaia mia. Noi siamo concrete e pratiche senza tante seghe»
…eh!, la Gaia scienza dei raccomandati… perché il giovanotto, in fondo, non è che non ci avesse il quid: era solo diversamente intelligente.
[…] Lorenzetti, «zarina» dell’Umbria, in un’intercettazione telefonica: «Noi siamo concrete e pra… […]