Riccaboni non prende più schiaffi ma cazzotti

ImpaludataUnisi

Per quel che accade all’università di Siena, a indignarsi sono gli estranei all’ateneo, come il Dr. J. Iccapot, che ha scritto il seguente articolo, ripreso integralmente dal suo blog. Non è la prima volta che Iccapot bacchetta, a ragione, l’università di Siena. Ma in questa occasione manifesta  con decisione «forte fastidio, frustrazione e rabbia» dopo aver consultato il sito di Unisi alla ricerca di informazioni che non è riuscito a trovare.

Unisi e la Comunicazione (Da: My BOG – La mia palude, 29 maggio 2014)

Dr. J. Iccapot. Lo ammetto, qualche volta ho difficoltà a muovermi in un sito web, non capisco né come sono raccolte le informazioni né come si debba navigare per trovare quello che si cerca, e questo mi dà una sensazione di forte fastidio e mi provoca frustrazione e, contemporaneamente, rabbia.

Mi è successo proprio in questi giorni, pensate un po’, ancora una volta sul sito dell’Università di Siena: cercavo informazioni sugli adempimenti burocratici per presentare una tesi di laurea; ci ho perso del tempo e poi ho spedito la persona che mi aveva fatto la richiesta allo sportello della segreteria della sua facoltà, perché davvero non sono riuscito a cavarne i piedi.

Mah!, sarà l’età, sarà che navigo su Internet solo da venti anni (be’, ventidue, se vogliamo essere pignoli), sarà che la Graphic User Interface è un oggettino delicato (eppure ho partecipato anche a progettarne alcune), insomma, questa mia esperienza con UNISI mi ha davvero infastidito.

Il sito è pulito, graficamente lineare, progettato ex-novo da non molto ma i dati che cercavo non li ho trovati!

Mi sono messo allora a sfogliare un po’ di pagine, per vedere quale sia l’attuale offerta formativa dell’Università. Nella pagina relativa ai corsi di studio ho curiosato tra le lauree triennali (una specie di ‘super-liceo’ o di laurea ‘zoppa’, a mio modo di vedere) e sono atterrato nella pagina dedicata al corso di Laurea in Comunicazione, Lingue e Culture. Qui, navigando tra i vari piani di studio, ho prima di tutto aperto i link alla bibliografia consigliata (non sempre indicata…), per orientarmi un po’ visto che i nomi dei docenti (non me ne vogliano!), non mi dicevano assolutamente nulla, per via della mia estraneità al mondo universitario; mi ha preoccupato vedere inicati, talvolta, solo libri scritti dal docente del corso stesso.

Offerta Formativa

Poi ho dato una rapida scorsa agli obiettivi formativi: qualche riga riassuntiva in grado di dare un’idea generale di ciascun corso.

Quando sono arrivato a leggere quali fossero le “Competenze attese” proprio nella pagina relativa al corso di laurea su cui mi ero soffermato, allora mi sono trovato davanti a un testo particolarmente lungo, dove si usa come soggetto delle frasi “i laureati” quando sarebbe stato più opportuno riferirsi a “gli studenti” [I laureati dovranno acquisire una conoscenza avanzata…], dove si spande a piene mani il verbo “dovere” e si salta tra il tempo presente e il futuro in maniera che mi è sembrata fastidiosa, per non dire nulla del fraseggio usato, nel complesso un po’ pesante.

Scorrendo queste righe, l’occhio è stato attratto magneticamente da una serie di errori di scrittura (svoglimento invece di svolgimento, cdl invece di C. D. L., risolverendone invece di risolvendone, nonchè invece di nonché, l’aborrito e/o,…) e, soprattutto, da un marchiano: ComprenZione, tutti errori che sono un pugno in un occhio in una pagina che cerca di “vendermi” COMUNICAZIONE, LINGUE E CULTURE.

Comprenzione

Sì, è Siena

4 Risposte

  1. Egregio, a parte gli svarioni linguistici che evidenzia, la esorto a riflettere su ciò che altri, compreso, nel mio piccolo, il sottoscritto “afficionado” di questo blog, vanno denunciando da tempo: la soverchiante tirannia di una insensata burocrazia. Espressioni bizzarre come “competenze attese” o “capacità di applicare le conoscenze attese” ecc. ronzano fastidiosamente nelle orecchie del lettore esperto che abbia avuto la mortale sfortuna di occuparsi di organizzazione della didattica in questi anni: è il linguaggio pedagogico-burocratico di quella amena letteratura costituita dai famosi/fumosi “format” ministeriali, che da tempo oramai ci tormentano ed hanno rimpiazzato la ricerca e la didattica nelle occupazioni quotidiane degli addetti ai lavori: l’accreditamento dei corsi di studio è fatto oggi soprattutto di queste pastoie burocratiche e di requisiti minimi di docenza, ovvero di astratti criteri che rigorosamente eludono ogni domanda di senso; i testi sono scritti in ostrogoto burocratese di modo che non significhino rigorosamente una beneamata minchia e prescindano categoricamente da ogni riferimento ai contenuti reali. Se fa un tour per i siti degli atenei vedrà che più o meno sono tutti uguali, realizzati col copia e incolla.

    • Sulla pagina segnalata, “comprenZione” è stata corretta, gli altri errori segnalati no.

      Il linguaggio amministrativo usato invece rimane, ostacolo di comunicazione insormontabile e talvolta un vero mistero per molti parlanti l’italiano.
      “La generazione di “fuffa” va combattuta: “Fight the fog“, ci chiede l’Europa, combattete l’oscuro ‘officialese’ ma noi restiamo fedeli allo spirito delle non mai scomparse amministrazioni borboniche.

  2. A conferma di quel che scrive Iccapot – «Il sito è pulito, graficamente lineare, progettato ex-novo da non molto ma i dati che cercavo non li ho trovati!» – farò un esempio.
    Il lettore che volesse leggere il Decreto Rettorale sull’Istituzione degli attuali Dipartimenti (D.R. 1069/2012, Prot. n. 35540/V/6, del 20 luglio 2012), riuscirà a trovarlo sul sito dell’Università di Siena?

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