Terza candidatura ufficiale a rettore dell’Università di Siena

Felice Petraglia

Felice Petraglia

Carissime e carissimi,

il piano strategico Unisi 2016/2022 è il frutto di una intensa elaborazione ampiamente condivisa e vi è disegnato in maniera rapida quello che intenderei fare nei prossimi sei anni insieme a voi tutti.

In allegato trovate anche il mio CV, a testimoniare la personale esperienza di vita universitaria e che metto al servizio della comunità dell’Università di Siena.

Cordiali saluti,
Felice Petraglia

 

 

 

Seconda candidatura ufficiale a rettore dell’Università di Siena

Francesco Frati

Francesco Frati

Cari colleghi e studenti,

ho il piacere di inviarvi in allegato il programma della mia candidatura a Rettore dell’Università di Siena per il mandato 2016-2022.
Con l’occasione, vi invito a consultare il mio sito web, all’indirizzo www.francescofrati.it, che contiene, altre al programma, il mio curriculum vitae e altre informazioni utili collegate alla candidatura.
Vi ringrazio per l’attenzione, restando a disposizione per ogni commento o suggerimento che mi vorrete far pervenire all’indirizzo email o al numero telefonico indicati di seguito.
Cordiali  saluti
Francesco Frati
Dip. Scienze della Vita – Università di Siena
tel.: +39-0577-234417; 347-6446574 (mobile)
skype: francesco_frati     TW: @francescofrati

Prima candidatura ufficiale a rettore dell’Università di Siena

Alessandro Rossi

Alessandro Rossi

Alla comunità di UNISI
Cari studenti, personale tecnico, amministrativo, bibliotecario, colleghi ricercatori e professori dell’Università degli studi di Siena.

Dopo aver formalizzato la mia candidatura a Rettore del nostro Ateneo, invio il mio Curriculum Vitae, biglietto da visita di ogni universitario, nel quale troverete l’attività scientifica e didattica, affiancate dalle responsabilità accademiche e di rappresentanza e per le quali mi definisco con orgoglio un ricercatore e un docente della nostra Università. Riporto inoltre le Linee programmatiche per UNI-SIENA 2016-2022.
Candidandomi mi impegno a coniugare sostenibilità e sviluppo della nostra Università e a tutelare la sua identità storico-culturale-artistica e scientifica.
Ringrazio tutte e tutti per l’attenzione

Alessandro Rossi

Full Professor of Neurologyimage
Dpt of Medical, Surgical and
Neurological Sciences,
University of Siena
Hospital S. Maria “Alle Scotte”
Viale Bracci, 53100 Siena, Italy
Secretariat: +39 0577 585261/233476

Il servizio che non soddisfa gli studenti: note per i candidati a Rettore

LogoUnisiUniSI? UniNO! (da:  My BOG – La mia palude)

Dr. J. Iccapot. Quando sei un giovane studente, l’Università, in tutte le sue peggiori manifestazioni, la subisci passivamente.
Quando invece hai maturato esperienze lavorative e sai come gira il mondo, l’Università la vedi come un servizio che acquisti, e lo acquisti solo se soddisfa le tue esigenze.
Un’università, come quella di Siena, dove alcuni docenti NON hanno sul sito l’indirizzo email corretto; dove se scrivi a un docente questo sistematicamente NON ti risponde; dove gli orari di ricevimento sono indicati per prendere in giro (vedi); dove talvolta NON è possibile sapere né i contenuti degli esami né i testi di riferimento né gli orari delle lezioni; dove se ti rivolgi alla segreteria questa ignora i tuoi messaggi di posta elettronica, be’, un’università così NON è certo un prodotto da comprare; poche decine di chilometri ci separano da un altro ‘fornitore’.
E allora, noi i nostri soldi abbiamo deciso di NON buttarli più nell’Università di Siena.

I problemi dell’ateneo senese sono strutturali e stanno mutando per sempre il volto, il peso e la collocazione di Siena tra gli altri atenei toscani

 

Unisi2015

Rabbi Jaqov Jizchaq. È chiaro che quello dell’ateneo senese non è più un problema contingente, legato a una particolare congiuntura, una crisi passeggera, ma trasformazione strutturale e destinata a mutare per sempre il volto, il peso e la collocazione di Siena tra gli altri atenei toscani. Sarebbe interessante parlare di questo. Il rettore dice che i conti sono a posto; Grasso e Piccini dicono di no. Le alternative dunque sono queste:

1) Hanno ragione Piccini e Grasso; e allora le domande che molto umilmente ho sottoposto al blog sul destino dell’ateneo risultano ovviamente ineludibili. L’ateneo si accinge a perdere metà del suo corpo docente; non solo, ma lo fa a un ritmo accelerato, stando ai dati ufficiali, dai quali si evince che i docenti rimasti sono molti meno del previsto; il che vuol dire che intere aree scientifiche di base sono entrate pesantemente in crisi, sono state smantellate o si accingono ad esserlo, e se i conti sono in disordine, se dunque non si può contrastare questa tendenza, parimenti non è che si può seguitare a contemplare le ruine imprecando contro un destino cinico e baro.

2) Oppure ha ragione il Rettore. Ma allora, se potendosi considerare conclusa la fase di emergenza l’università può ricominciare a guardare al futuro, “a fortiori” occorre definire con maggiore esattezza tutte le questioni con le quali vi ho ammorbato nei precedenti messaggi. Ovviamente non è che domani all’alba verranno banditi 500 posti per rimpiazzare quelli perduti; anche confidando nella promessa renziana di finanziare un migliaio di ricercatori, a Siena di questi ne toccherà se va bene una manciata, dunque le risorse, ammesso che ve ne siano, saranno centellinate e sarebbe utile capire in quale direzione investirle. L’ateneo sarà comunque, anche in questo caso, pesantemente ridimensionato e il rapporto con gli altri atenei regionali è tutto da chiarire.

Dunque in entrambi i casi, è sicuro che le aree entrate in crisi non risorgeranno più, almeno nel prossimo ventennio, cambiando il volto dell’ateneo: curioso che questa sia vista come un’operazione meramente burocratica da affidare ai ragionieri; ma dov’è l’intellighenzia locale? E poi, anche qui, l’idea balorda di ristrutturare “accorpando”, cioè prendendo chi in quelle aree ancora ci lavora e buttandolo a fare qualche cosa da qualche altra parte, rivela una mentalità da sensali, che non vedo come si possa conciliare con le richieste della SUA e del VQR: c’è solo da augurare a coloro che ragionano così di essere operati ad un rene da un egittologo.

Insomma, qualunque sia la verità sullo stato attuale dei conti, non credo che le questioni che ho elencato nei precedenti messaggi possano essere eluse. Proprio in questa fase pre-elettorale occorrerebbe anzi che fossero poste apertamente all’ordine del giorno: perché non lo si fa? Perché non ci si sbottona (a parte i proclami sulla “Life Valley”, retorici quanto quelli intorno alla “capitale della cultura”)?

Pole l’UniSI permettisi di pareggiare con l’UniPI e l’UniFI? No!

Sole24Ore

Se il sapere divide un Paese (Da: Il Mattino 24 giugno 2014)

Pino Aprile. Quando saranno disponibili, i dati sui danni alle università meridionali causati dal decreto Carrozza serviranno forse solo a misurare la dimensione del disastro. E sarà troppo tardi per rimediare, se non a prezzi e con tempi moltiplicati. Sempre che ce ne sia la volontà. Se si vuole intervenire, bisogna farlo subito, prima che cominci il nuovo anno accademico, perché le conseguenze di quell’infausto provvedimento appariranno chiare alla distanza, ma si producono da subito («Dal momento in cui avveleni i pozzi a quando l’acqua arriva nelle case e la gente comincia a morire, passa un po’ di tempo. A meno che non fermi l’acqua prima che esca dal rubinetto», mi spiega, con una chiarissima metafora, un famoso docente).

I criteri per definire “migliori” le università sono stati concepiti per premiare quelle del Nord (presenza di aziende sovvenzionatrici nel territorio; facilità di lavoro, per i laureati; entità delle tasse pagate dagli studenti), e le università del Sud sono state, così, ulteriormente svantaggiate. Questo le porterà a non poter sostituire i docenti che vanno in pensione, a ridurre i corsi di studio (l’ “offerta formativa”), alzare le tasse per gli studenti. I quali avranno una ragione in più (anzi, tre) per preferire l’emigrazione scolastica o esserne obbligati. Già senza il funesto decreto, in pochi anni, la differenza fra le immatricolazioni al Sud e al Nord è passata da 4 a 14 punti in percentuale; significa che, solo per questo (fra tasse, vitto, alloggio, viaggi), per mantenere i loro figli fuori sede, le famiglie meridionali spendono cifre nell’ordine dei miliardi di euro. Con l’accelerata imposta dal decreto, il salasso da Sud a favore del Nord sarà ancora maggiore e gli atenei meridionali sono destinati a chiudere, prima o poi. «Alcune università del Sud hanno già dovuto alzare le tasse», dice il rettore magnifico dell’ateneo barese, Antonio Uricchio. «Se le cose restano così, tutte saranno costrette a farlo. Noi ragioniamo sulla possibilità di toccarle solo per la fascia più alta di reddito».

Si stanno sopprimendo corsi, magari fra i meno riusciti, per ora; e alcuni fra i migliori professori, sapendo che le possibilità di carriera al Sud vengono ulteriormente ridotte, già si propongono a università del Nord (un docente dei più autorevoli mi racconta che il collega con cui, da oltre vent’anni, conduce ricerche di rilievo internazionale, dopo il decreto-Carrozza ha “fatto le carte” per un concorso a cattedra al Nord. «È bravo, lo vincerà. A quel punto, tutto il lavoro fatto insieme al Sud risulterà prodotto al Nord»).

La nuova ministra, Stefania Giannini, pare intenzionata a occuparsi della faccenda, secondo quanto disse circa un mese fa, in un’intervista al Mattino. Pensai (non fui il solo) che quelle parole fossero solo rassicurazioni ministerial-verbali (non costano niente, perché negarle?). Lo scetticismo riguardava pure l’altro tema toccato in quel colloquio: l’esclusione di poeti e autori meridionali dai programmi di letteratura italiana del Novecento per i licei, incredibilmente voluta dal ministero dell’Istruzione, con “indicazioni” emanate nel 2010 dall’allora ministra e frequentatrice di feste leghiste, Maria Stella Gelmini; incredibilmente, la fatwa contro gli aedi terroni, persino se premi Nobel, Grazia Deledda e Salvatore Quasimodo, fu perpetuata dal successore Francesco Profumo (governo Monti); e ancora più incredibilmente mantenuta dalla ministra Carrozza, Pd (governo Letta). Nella totale indifferenza di ministri, sottosegretari, deputati e senatori del Sud e del Nord; nonostante le denunce del Centro per la poesia del Sud e una mezza dozzina di interrogazioni parlamentari, l’ultima solo pochi giorni.

La ministra Giannini, nell’intervista al Mattino, si impegnò a intervenire su questa faccenda e sul decreto per (contro?) l’università, dopo essersi meglio informata. Si può dire che «sì, vabbe’…» fu il commento più sentito? Poi arrivano le tracce dei temi d’italiano per gli esami di Stato e ci troviamo sia Deledda che Quasimodo (che, salvo iniziative private di docenti o allievi, non figurano nel programma di studio suggerito dal ministero). No, dai! Ci togliete anche l’ultima certezza. Ovvero che i ministri dicono le cose, ma non puoi anche pretendere che le facciano! La presenza di entrambi gli autori-esclusi-e-premi-Nobel-meridionali esclude che sia un caso. Così, ora chino il capo, cospargo la pelata di cenere e chiedo scusa alla ministra per non averle creduto (ho le attenuanti, però, per i precedenti appena elencati). Quindi, per il prossimo anno scolastico, ci aspettiamo (e sono annunciate) “indicazioni per il curricolo” che riportino nei programmi e nei libri di liceo poeti e scrittori terroni del Novecento. Ma se tanto mi dà tanto, ci dobbiamo attendere che Stefania Giannini mantenga anche quanto detto a proposito dell’università? Quel decreto comporta spese più alte per gli studenti meridionali (e il reddito pro capite del Sud è il 56 per cento di quello del Nord); l’impoverimento della quantità di corsi di studio e della qualità (brutto, ma bisogna dirlo) dei docenti, perché i migliori migrano dove anche le opportunità loro offerte sono migliori (specie se diventano molto migliori). Fermare gli effetti di quel decreto è opera elementare di giustizia ed equità. Con quello che abbiamo visto in 150 anni, a danno del Sud, soprattutto negli ultimi venti a trazione leghista, non è il caso di illudersi. Se il criterio di eccellenza resta la latitudine, non il Sud, il Paese è spacciato. Online, mi sono impegnato a portare i fiori alla ministra, se a quel suo annuncio di possibile revisione seguiranno fatti. E molti si son detti pronti a fare altrettanto. Siamo ormai a fiori e opere non “di bene”, ma “per bene”, perché non si chiede un favore, ma il ripristino di un violato diritto allo studio. Di non essere condannati a emigrare anche per questo.

Riccaboni non prende più schiaffi ma cazzotti

ImpaludataUnisi

Per quel che accade all’università di Siena, a indignarsi sono gli estranei all’ateneo, come il Dr. J. Iccapot, che ha scritto il seguente articolo, ripreso integralmente dal suo blog. Non è la prima volta che Iccapot bacchetta, a ragione, l’università di Siena. Ma in questa occasione manifesta  con decisione «forte fastidio, frustrazione e rabbia» dopo aver consultato il sito di Unisi alla ricerca di informazioni che non è riuscito a trovare.

Unisi e la Comunicazione (Da: My BOG – La mia palude, 29 maggio 2014)

Dr. J. Iccapot. Lo ammetto, qualche volta ho difficoltà a muovermi in un sito web, non capisco né come sono raccolte le informazioni né come si debba navigare per trovare quello che si cerca, e questo mi dà una sensazione di forte fastidio e mi provoca frustrazione e, contemporaneamente, rabbia.

Mi è successo proprio in questi giorni, pensate un po’, ancora una volta sul sito dell’Università di Siena: cercavo informazioni sugli adempimenti burocratici per presentare una tesi di laurea; ci ho perso del tempo e poi ho spedito la persona che mi aveva fatto la richiesta allo sportello della segreteria della sua facoltà, perché davvero non sono riuscito a cavarne i piedi.

Mah!, sarà l’età, sarà che navigo su Internet solo da venti anni (be’, ventidue, se vogliamo essere pignoli), sarà che la Graphic User Interface è un oggettino delicato (eppure ho partecipato anche a progettarne alcune), insomma, questa mia esperienza con UNISI mi ha davvero infastidito.

Il sito è pulito, graficamente lineare, progettato ex-novo da non molto ma i dati che cercavo non li ho trovati!

Mi sono messo allora a sfogliare un po’ di pagine, per vedere quale sia l’attuale offerta formativa dell’Università. Nella pagina relativa ai corsi di studio ho curiosato tra le lauree triennali (una specie di ‘super-liceo’ o di laurea ‘zoppa’, a mio modo di vedere) e sono atterrato nella pagina dedicata al corso di Laurea in Comunicazione, Lingue e Culture. Qui, navigando tra i vari piani di studio, ho prima di tutto aperto i link alla bibliografia consigliata (non sempre indicata…), per orientarmi un po’ visto che i nomi dei docenti (non me ne vogliano!), non mi dicevano assolutamente nulla, per via della mia estraneità al mondo universitario; mi ha preoccupato vedere inicati, talvolta, solo libri scritti dal docente del corso stesso.

Offerta Formativa

Poi ho dato una rapida scorsa agli obiettivi formativi: qualche riga riassuntiva in grado di dare un’idea generale di ciascun corso.

Quando sono arrivato a leggere quali fossero le “Competenze attese” proprio nella pagina relativa al corso di laurea su cui mi ero soffermato, allora mi sono trovato davanti a un testo particolarmente lungo, dove si usa come soggetto delle frasi “i laureati” quando sarebbe stato più opportuno riferirsi a “gli studenti” [I laureati dovranno acquisire una conoscenza avanzata…], dove si spande a piene mani il verbo “dovere” e si salta tra il tempo presente e il futuro in maniera che mi è sembrata fastidiosa, per non dire nulla del fraseggio usato, nel complesso un po’ pesante.

Scorrendo queste righe, l’occhio è stato attratto magneticamente da una serie di errori di scrittura (svoglimento invece di svolgimento, cdl invece di C. D. L., risolverendone invece di risolvendone, nonchè invece di nonché, l’aborrito e/o,…) e, soprattutto, da un marchiano: ComprenZione, tutti errori che sono un pugno in un occhio in una pagina che cerca di “vendermi” COMUNICAZIONE, LINGUE E CULTURE.

Comprenzione

Sì, è Siena