Rabbi Jaqov Jizchaq. Secondo QS World University Rankings® 2014/2015, l’università di Siena viaggia tra il 471° e il 480° posto. Come si vede, le principali classifiche internazionali convergono grosso modo sulle stesse valutazioni, che, bada caso, differiscono radicalmente da quelle del CENSIS. Non so se la situazione si riacchiappa, nel senso che il danno è fatto, il vaso di coccio è rotto: è l’entropia, baby, e se non vogliamo scomodare il Clausius, si può anche citare San Gerolamo: “factum infectum fieri nequit”, e nel nostro caso ciò che è stato fatto è il danno, economico, d’immagine e di reputazione.
Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto… chi ha dato, ha dato, ha dato… scurdámmoce ‘o ppassato…
Tutti dicono che l’ateneo del futuro sarà un’altra cosa: per l’appunto, cosa?
Angelo Riccaboni. Mi preme mettere in evidenza la performance dell’Università di Siena nella classifica inglese perché da questa emerge senza dubbio che siamo tra le migliori istituzioni di educazione al mondo e tra le migliori in Italia. Il raggiungimento del risultato acquista ancora più importanza se si considerano le dimensioni della nostra università e se viene messo in relazione con le ridotte risorse con cui i ricercatori italiani portano avanti il loro lavoro.
Rabbi Jaqov Jizchaq. Il Rettore esulta per i risultati della classifica Quacquarelli Simonds, che al sottoscritto parevano viceversa preoccupanti: «da questa emerge senza dubbio che siamo tra le migliori istituzioni di educazione al mondo». E con ciò, saluti e baci e arrivederci a tutti i problemi che anche in questo blog sono stati posti in evidenza. Constatare la tenuta di ciò che è rimasto dell’ateneo, nonostante il terremoto, dal punto di vista della ricerca, non può voler dire buttarsi dietro alle spalle la pesantezza della situazione presente, né tantomeno invocare l’oblio su di essa: tutto va bene madama la marchesa, e chi lo nega è un disfattista; essere cinquecentesimi è il nostro recente obiettivo, all’insegna della massima mozartiana: “se non può quel che vuole, vorrà quel che può”.
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[…] Con l’ateneo senese piazzato al 471–480° posto, soddisfazione del rettore Riccaboni, che può o… […]
“Venerdì 26 settembre alle ore 11 – tratto di strada Piazza Maestri del Lavoro-Rotatoria Due Ponti, si terrà l’intitolazione della “Via dei Ricercatori”.” Encomiabile iniziativa, dopo la sinistra “Notte” dei ricercatori (in cui, hegelianamente, nonostante le graduatorie dell’ANVUR tutte le vacche sono grigie) quella di dedicare una via a costoro, che tanto patirono, accanto a quella dedicata ai “Martiri del Lavoro”; il Bullettino Senese di Storia Patria (se esiste ancora) pubblicherà un martirologio dei beati e dei testimoni della fede che ricevettero la morte durante la persecuzione, falsamente attribuito a S. Girolamo.
“Il futuro del polo senese delle scienze della vita a Siena, tra ricerca, formazione e impresa. E’ questo il tema scelto per l’incontro conclusivo della Festa provinciale de L’Unità del Pd senese”. Dal sacrifizio alla rinascita. Ve bene che l’ateneo metta al centro “le scienze della vita” (espressione enfatica, quasi che le altre scienze fossero scienze della morte), ma del resto che ne sarà? Va bene anche la dimensione applicativa, come dice il Sindaco, “funzionale all’impresa”, ma da qui, per la miseria, al puro e semplice filisteismo ce ne corre! Oramai se uno vede un integrale triplo, già gli gira la testa e comincia a dire che si tratta di “filosofia”! Insomma, è sempre di una dimensione universitaria, che stiamo parlando, non di un chiosco del lampredotto! Tacerò sul fatto che Siena aspira al blasone di “Capitale della cultura”…
Università, l’inutile sindrome da «rankitismo».
«Perché l’analisi comparativa abbia senso occorre che avvenga tra situazioni comparabili. E sicuramente il nostro sistema universitario non è facilmente comparabile con altri.
Quale altro sistema ha lo scibile organizzato (e quindi i reclutamenti, le carriere eccetera) in 370 settori scientifico-disciplinari?
Quale altro sistema affronta con la stessa impostazione giuridico-normativa l’assegnazione di una borsa di studio di dottorato di ricerca o il reclutamento di un segretario d’ufficio o di un bibliotecario?
Quale altro Paese consente che gli studenti si iscrivano per un corso di studio senza sapere se ci saranno posti a sedere a sufficienza in aula o spazio di laboratorio per tutti?
E quale sistema consente che uno studente possa sostenere in maniera del tutto regolare l’esame di un corso frequentato 18 mesi prima e magari con un altro docente?
Potrei proseguire. Chi conosce bene le università del mondo sa che non c’è nulla di simile in quelle che ci precedono nelle classifiche.»
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2014-09-22/universita-inutile-sindrome-rankitismo-063742.shtml?uuid=AByF5xvB
[Esplora il significato del termine: Renzi: Le università? Un problema In alcune ci sono troppe baronie] Renzi: Le università? Un problema
In alcune ci sono troppe baronie. L’argomento non è nuovissimo – le baronie all’Università – ma questa volta a sollevarlo è il premier che parla davanti al presidente della Conferenza dei rettori Stefano Paleari all’assemblea di Confindustria a Bergamo (Corriere della Sera http://www.corriere.it/scuola/universita/14_ottobre_13/renzi-universita-sono-problema-alcune-ci-sono-troppe-baronie-05d1c350-52f5-11e4-8e37-1a517d63eb63.shtml)
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…apprezzabile l’eufemismo: sarebbe utile una graduatoria che stabilisse dove ve ne sono POCHE.
[Esplora il significato del termine: Attacco del premier al sistema degli Atenei: devono tornare ad essere i luoghi in cui nascono le idee di business, come nei garage della Silicon Valley] Attacco del premier al sistema degli Atenei: devono tornare ad essere i luoghi in cui nascono le idee di business, come nei garage della Silicon Valley (ibid.)
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beh, qui nel garage fra un po’ ci siamo già; e con l’acqua ai cabbasisi. A Silicon Valley, però, esistono anche delle banche specializzate nel finanziamento di start up; qui ad un ricercatore a tempo determinato, le banche non concedono nemmeno un prestito per comprare il motorino.
il governo si appresta a tagliare nuovamente i fondi destinati all’Università: nel progetto di spending review che è in mano ai tecnici del Mef è infatti prevista per l’anno prossimo una diminuzione di fondi pari a 400 milioni (ibid.)
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…e addio sogni di gloria.