Pier Egisto Valensin. Ho letto con grande attenzione l’intervista rilasciata a Francesco Meucci de La Nazione “Focardi parte in quarta – Sanità, ricerca e casa – Così cambio l’ateneo”. Credo che partire in quarta sia tipico del nuovo rettore, con cui mi congratulo e a cui desidero testimoniare la mia fiducia, convinto come sono che abbia le carte in regola per mettere in pratica i suoi buoni propositi: i temi scelti sono quelli giusti, profondamente connessi tra loro, purché si aggiunga quello della formazione, visto che riguardano profondamente lo sviluppo armonico della città. Quindi niente di meglio di un docente-ricercatore-contradaiolo. E la sanità? Qui, è ovvio, bisogna aver pazienza, il nuovo rettore deve farsi le ossa; è importante però che abbia da subito le idee chiare, che parta con il piede giusto. Spero pertanto che accetti con favore qualche suggerimento in questo campo da un ex-docente medico-ricercatore-contradaiolo (devo ammetterlo all’acqua di rose in confronto a lui – e, a proposito di rose, si sa che la gente dà buoni consigli, sentendosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente dà buoni consigli, se non può più dare il cattivo esempio).
Francamente mi sono sentito gelare quando ho letto il suo slogan per l’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese (A.O.U.S.): più università rispetto al passato. Se il problema fosse solo quantitativo, non avrei il ben che minimo dubbio, ci vorrebbe molta meno università, altrimenti, almeno in questo settore, non si cambia niente. Il fatto è che così non è: il problema è di qualità dell’assistenza, è questo il terreno sul quale l’Università, la facoltà medica in primo luogo, ma non solo lei, deve rivestire un ruolo fondamentale, interno e integrato nell’A.O.U.S.. La convinzione che il nostro Policlinico sia davvero un polo d’eccellenza tornerà nei cittadini senesi quando coordinamento di tutta l’attività assistenziale, medica, chirurgica e dei servizi d’immagine e di laboratorio, abbattimento dei tempi d’attesa, calo drastico del rischio di infezioni contratte in ambiente ospedaliero, efficienza dei servizi di prevenzione, rispetto assoluto dei diritti del paziente, faranno loro toccare con mano l’eccellenza del servizio sanitario pubblico e li convinceranno che viene fatto quanto è umanamente possibile fare, privilegiando la sostanza più che l’immagine.
Due precisazioni mi sembrano doverose: (1) non voglio assolutamente sostenere che tutto vada a rotoli, non è vero; so, per conoscenza diretta, che nel nostro ospedale ci sono, sia tra i dipendenti universitari, sia tra quelli ospedalieri, tantissimi medici, biologi, operatori sanitari in genere e funzionari amministrativi di altissimo valore e di lodevole senso della responsabilità; ciò renderebbe ancora più colpevole non farlo funzionare al meglio; (2) non posso non supporre che alcune delle mie affermazioni possano apparire gratuite; garantisco che, viceversa, sono rigorosamente meditate e sono pronto, se interessa, a darne puntuale dimostrazione.
Nel frattempo mi permetto di suggerire a Silvano Focardi di studiare con attenzione, tra i tanti documenti che riguardano l’argomento, il Decreto Legislativo 21 dicembre 1999, n. 517 – “Disciplina dei rapporti fra Servizio sanitario nazionale ed università, a norma dell’articolo 6 della legge 30 novembre 1998, n. 419” – pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 8 del 12 gennaio 2000 – Supplemento Ordinario n. 10, che testimonia l’enorme potere che il rettore ha nell’organizzazione e nella gestione di un’Azienda Ospedaliera Universitaria e anche di dare un’occhiata di come tale potere è stato esercitato dal suo predecessore.
Scusandomi per l’intromissione, rinnovo al neo-rettore i miei complimenti e i miei auguri di buon lavoro.
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