MAFIOSITA’ ITALIANA
Francesco Pullia. Fa bene Ichino ad auspicare una reazione alla corruzione dilagante. Strano, però, che non si accorga che se ciò non accade è perché la mafiosità, connaturata all’italianità, è ormai elevata a sistema dominante nei settori più disparati della vita pubblica.
Non siamo più ai tempi di tangentopoli. Peggio. Dopo l’ondata emotiva che ha favorito l’emanazione per la pubblica amministrazione di provvedimenti di facciata ispirati a presunti criteri di trasparenza tutto è tornato come prima, se non addirittura peggiorato. E così favoritismi, ricatti, piaggerie politiche sono nuovamente in auge. Non che, all’indomani di tangentopoli, fossero improvvisamente finiti. No. Saremmo ingenui a supporlo. Solo che mentre per un periodo c’è stata meno spudoratezza, oggi dominano spavalderia e arroganza. L’episodio denunciato ieri da Ichino sul “Corriere della Sera” di un dirigente prosternato a mo’ di zerbino nei confronti di una consigliera regionale ovviamente di maggioranza, non è paradossale ma, purtroppo, disgustosamente reale.
Casi di piaggeria e servilismo si contano quotidianamente a bizzeffe negli enti locali e vanno dall’erogazione dei contributi all’affidamento di consulenze, dalla concessione di straordinari fino alle gare d’appalto. Chi, per coscienza, non si adegua a certi comportamenti e tanto meno intende prostrarsi all’invadenza della partitocrazia è soggetto ad isolamento e mobbing e, comunque, non potrà nutrire alcuna speranza di carriera. I sindacati, che giocano sempre a darsi una patina di verginità e innocenza, sanno benissimo come funzionano le cose ma fingono di ignorarle per convenienza, opportunità e, diciamolo pure, collusione.
È semplicemente ridicolo ridurre la questione, grave, gravissima, della pubblica amministrazione ad una faccenda contrattuale o di mero aumento salariale. Vergognoso. Nessuna amministrazione è esente dal cancro. (…) È chiaro che nel momento in cui la politica diventa uno dei modi più facili per ottenere posti e acquisire privilegi tutto è consentito e l’illiceità è norma e prassi. (…)
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Adesso cosa accadrà all’università con la caduta del governo Prodi?